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RISORGERE PER PASSIONE

p. Dario Bossi, riflessione sulla Pasqua 2008

Passione di Dio ... e nostra!! 


“voglio mantenere gli occhi spalancati su questo mondo cosí umano,
fatto di penombra e di notti, di amore e di conflitti,
di grida e di sorrisi, di lacrime e di dolcezza”

 


La passione non é solo un momento particolare dell’anno, una settimana santa che miracolosamente si risolve all’arrivo della Pasqua. La passione è un atteggiamento del cuore.
La pagina più bella del Vangelo che parla di passione è il racconto della donna che entra, con tremore e coraggio, nella sala di uomini seduti a tavola e rompe il vaso con essenza profumata, per ungere Gesù di Nazareth.
La passione di questa donna è più forte di qualsiasi regola, rompe i preconcetti e la paura, non si interessa del giudizio degli altri. Non calcola le spese e non riserva nulla per sé.
Questa icona é simbolo del miracolo più bello della vita: quando un bambino nasce, la donna ‘si rompe dentro’ per donare la luce a una nuova persona.
Frutto della passione-amore, il miracolo della vita esige passione-sofferenza per realizzarsi.
Passione di amore e di sofferenza: non si può distinguere. La creazione geme e soffre le doglie di un parto, perché spunti una vita nuova. Anche Dio soffre ogni giorno, assumendo lo sforzo dell’umanità per difendere la vita.
Donatella, amica che vive da anni a Betlemme nel cuore della violenza imposta al popolo Palestinese, sente questa sofferenza sulla pelle.
A Betlemme Dio continua a soffrire i dolori del parto, tentando di rinascere “nella tristezza di una notte scura, nelle lacrime dei bambini, nelle finestre chiuse per paura, nella pace che non arriva, nelle vittime di ieri, di oggi e di domani”.
Donatella é una delle ‘levatrici’ di quella terra (in Brasile ‘parteiras’): condivide la passione di Dio per far nascere la vita ogni giorno. Per lei, passione significa non dimenticare: “voglio mantenere gli occhi spalancati su questo mondo cosí umano, fatto di penombra e di notti, di amore e di conflitti, di grida e di sorrisi, di lacrime e di dolcezza”.
Essere ‘parteiros’ della vita che ancora non è nata: è questa la nostra passione missionaria! La vita non ci arriva gratis… È un dono di Dio, certo, ma Lui stesso soffre e lotta perché la vita sbocci, sia protetta e si realizzi in pienezza.
Molte volte, nelle contraddizioni violente di questo Brasile, sento il peso della vita che fatica a nascere. Ci sono giorni più sereni, altri che sembrano vicoli ciechi… L’importante secondo me, come dice Donatella, è non permettersi di dimenticare. Caricare permanentemente con noi le attese e le sofferenze di molti, ospitare dentro la nostra esistenza l’esistenza di molti altri. Smettere di vivere da soli.
Quando celebriamo la passione di Dio, facendo memoria nella Messa, ricordiamo sempre l’Agnello di Dio che ‘toglie’ il peccato del mondo. Ma l’espressione esatta sarebbe “Agnello di Dio, che ti fai carico del peccato del mondo…”
La passione di Dio è così: farsi carico delle speranze e del dolore di un mondo che fatica a nascere veramente.
Questa passione non si risolve con la bacchetta magica del giorno di Pasqua. Al contrario, il nostro tempo è come un sabato permanente di attesa, una lunga veglia che si pone tra le ferite mortali del venerdí santo e le prime luci del Nuovo Giorno. Tra l’amore e la sofferenza, tra la sconfitta e la resurrezione.
Questa ricerca, equilibrio instabile con Dio, mi sfida… e mi appassiona!

Resurrezione

Non conosco Dio e non oso definire chi possa essere.
Ma ci sono tre ‘movimenti’ di Dio nel Vangelo che mi conquistano e che ho scelto come punti di riferimento anche per la mia vita.

  • Il Dio che Gesú di Nazareth è venuto a svelare è il Dio dell’incarnazione. Impregnarsi di vita, immergersi nella storia, nuotare fondo dentro l’esistenza degli altri e scegliere le storie dei piú poveri e esclusi. È un principio che anche per me ha molto senso.
  • Questo stesso Dio vive una passione di amore e sofferenza. Ho giá detto quanto questo mi appassioni.
  • Infine, Gesú di Nazareth è resuscitato. In parole piú semplici potremmo dire: la sua vita ha avuto senso fino in fondo.

Proviamo a capire meglio cos’è la resurrezione… (qui nessuno vuole fare teologia: è la povera esperienza di un missionario che si interroga sul senso di quello che sta dicendo alla sua gente!)
Una cosa è certa: non esiste resurrezione senza passione. Cosí come non riceviamo gratis la vita, ma occorre passione e molta cura perché la vita sbocci, anche la resurrezione, vita in pienezza, è frutto di passione.
Quel che piú mi affascina dei racconti di resurrezione è la prova che Gesú usa per mostrare che è tornato a vivere: non chiama in causa migliaia di angeli, né scherza con lampi di luce e di gloria, né si ascolta una voce dall’alto che dice “Questo è mio figlio, oggi l’ho resuscitato”.
No: semplicemente Gesú mostra le mani e i piedi, forati e induriti dal cammino, dagli incontri, dal lavoro. Si resuscita nelle mani e nei piedi: se chiediamo un’interpretazione di questo passaggio ad un lavoratore dei campi nordestino, qui in Brasile, avremo la migliore delle esegesi!
Non c’è resurrezione senza passione; per me significa che resuscita ogni persona che ha lottato, che ha cercato il senso della vita, che ha vissuto con un obiettivo. La resurrezione è la conferma finale che è valsa la pena, anche se nel cuore della vita molte volte non vedevamo vie d’uscita, non trovavamo motivi di speranza.
La nostra sete di vita, sete di Dio, ‘scava dei pozzi’ durante questa esistenza. Nella vita senza fine questi pozzi saranno colmati, ognuno nella sua misura: chi avrá lottato e cercato riceverá in proporzione alla sua sete.
“Una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sará posta in grembo” (Lc 6,38).
Qual è la misura del tuo grembo? Quale la profondità del pozzo che la tua sete di vita sta scavando?
Ci sono persone che saranno ricordate eternamente, per la loro sete di vita: sono testimoni (‘martiri’) della resurrezione. Irmã Dorothy Stang, per esempio, è stata uccisa nel pieno della sua sete, lotta per la terra e la dignità della gente del Pará. Ancora oggi, i suoi compagni di cammino si incontrano tutte le settimane e chiudono le loro riunioni con un momento di spiritualitá irresistibile: dopo l’assassinio della irmã, hanno raccolto in un vaso la terra su cui si è sparso il suo sangue. In cerchio, toccando questo vaso, ogni volta tutti gridano insieme “Dorothy vive! Sempre, sempre, sempre!”
La sete di Dorothy ha ancora senso e continua nella lotta dei suoi amici.

Ci sono altre persone, peró, di cui nessuno si ricorda: poveri, hanno sempre vissuto ai margini e lottato per sopravvivere e garantire vita ai figli e amici. Anche loro resuscitano, perché la sete di vita e di senso riceve una misura di consolazione e pace nelle braccia del Padre, che ama soprattutto i poveri. Anche la vita dei dimenticati ha senso, tra le braccia di Dio.
In qualche modo, quindi, stiamo fin d’ora decidendo se e quanto risorgere.
L’intensitá della vita e la profondità delle risposte che riceveremo dipende dalla passione e dalle domande che scaldano oggi la nostra vita.
Per questo Gesú dice: “Tutti quelli che credono in me non moriranno mai”.
Scegli, dunque, la vita!


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