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Il popolo delle montagne di Guerrero

Lettera dal Messico del novizio Delio Montieri

Quando la stampa italiana scrive di alcune realta’ locali del Messico racconta sempre di un indice di violenza tra i piu’ alti del mondo. Lo stato di Guerrero, situato nel Sud-Ovest del Messico, fa parte di queste realta’. Questo stato, che si affaccia sul Pacifico ed e’ uno dei territori piu’ estesi del Messico, un tempo era famoso per Acapulco, citta’ della costa nota per le star di Hollywood che, ogni anno, frequentavano le sue spiagge incantevoli. Acapulco era anche famosa per i “gringos” che venivano a colonizzarla. Tuttavia, oggi, questa citta’ e’ caduta in disgrazia: i turisti sono sempre meno e molti preferiscono la piu’ gettonata Cancun della penisola dello Yucatan. Oggi Guerrero non e’ piu’ famoso per Acapulco, ma per i quarantatrè studenti di Ayotzinapa, scomparsi nel 2014 e di cui tuttora non si hanno notizie certe. Non solo: oggi Guerrero  è famoso per una delle più alte presenze di narcotraffico, di sequestri e di violenza per arma da fuoco, nonchè di violenza domestica. A tutto questo si aggiunge un indice di poverta’ tra i piu’ alti del Messico. Tuttavia, la storia di Guerrero non e’ fatta solo di violenza e di miseria: i volti della gente di questo stato possono raccontarci di una storia millenaria fatta di tradizioni e culture indigene, ma anche di un forte senso di appartenenza alla propria terra natía. Nello stato di Guerrero, infatti,  molti popoli indigeni non sono ancora a stretto contatto col processo di occidentalizzazione che ormai da secoli ha attraversato l’intero Messico. In questi luoghi ancora si rispettano e si conservano le tradizioni locali; si parlano ancora lingue locali come il mixteco, il tlapaneco o il nauatl. Una di queste realta’ si trova a Sud di Guerrero, al confine con lo stato di Oaxaca. Si tratta di una zona ricca di montagne con strade sterrate che collegano un paese ad un altro. I municipi di questa zona, Metlatonoc e Cochoapa, comprendono una serie di villaggi (circa 200) situati quasi sempre alle pendici di una collina o di una montagna.  La gente in queste zone preferisce chiamarsi “il popolo delle montagne”. In queste terre poche sono le persone che parlano spagnolo: la lingua ufficiale della gente e’ il mixteco. In questi luoghi sono difficili i collegamenti via internet e via telefono; inoltre, per spostarsi con l’auto da un villaggio ad un altro, a volte, sono necessarie ore. In queste terre ancora si cucinano tortillas, fagioli e peperoncini con stufe a legna: quel poco che la gente ha, lo offre sempre con generosita’. In questi luoghi la religiosità popolare è fortissima ed è la base della cultura locale: ogni villaggio ha sempre una chiesa imponente. Il popolo delle montagne, poi, cerca di riscattare e rinforzare i suoi valori indigeni, che si esprimono principalmente in cinque usi e costumi: le feste, il territorio, la assemblea comunitaria, le autorità e il lavoro comunitario. Questi cinque elementi regolano tutta la vita della comunità indigena.

Le feste sono spazi di vita per la gente: con esse si riallaccia la relazione al territorio che lasciarono i loro precursori; lo stesso territorio che oggi permette loro di vivere attraverso il mais, la legna, gli animali e gli altri elementi della natura che essi utilizzano; inoltre, in queste feste si nota bene come la religione imposta dagli spagnoli convive pacificamente con la religiosità indigena, che e’ custodita gelosamente dagli abitanti di queste terre. La assemblea e’ il centro decisionale che definisce la orientazione politica di ogni villaggio. Le decisioni prese nelle assemblee hanno carattere obbligatorio e si applicano a tutti i componenti della comunità; in questo ambito, più che la legge statale o federale, vale la legge che si da’ ogni comunità territoriale; ciò si nota bene nel matrimonio, che, nella maggioranza dei casi, si contrae in giovanissima età; l’accordo matrimoniale, infatti, ha valore giuridico solo per le due famiglie che si accordano e per le comunità che vi partecipano, ma non ha alcun valore per l’ordinamento messicano.  Le autorità sono elette e rispettate e hanno il compito di facilitare la comunicazione tra i membri della comunità e il governo civile, ma anche di applicare le decisioni prese nelle assemblee; esse  svolgono il proprio lavoro per un anno in maniera gratuita; tra gli incarichi comunitari, oltre a quello del commissario, responsabile politico della comunita’, c’e’ quello del “fiscal”, che si occupa delle attività legate alla chiesa ed e’ considerato l’incarico piu’ importante in dignità per ogni villaggio; c’e’ inoltre il ruolo del comandante, responsabile della sicurezza del villaggio; oltre ad essi ci sono i “principales”, che sono gli anziani; la loro parola conta molto nelle assemblee comunitarie; essi sono anche i fondatori delle comunità che hanno speso tutta la loro vita passando tra i vari incarichi. Infine il lavoro comunitario e’ uno dei pilastri fondamentali per realizzare i progetti dei villaggi. Molto spesso si tratta di servizi come: sistemare e riparare strade danneggiate a causa del vento e della pioggia, vigilare i boschi per non avere incendi e organizzare la pubblica sicurezza della comunita’, soprattutto quando ci sono feste. Da tutto ciò si nota come il popolo delle montagne mantiene una forte partecipazione alla vita della comunita’ e un forte senso di protezione del proprio territorio. Nell’ultimo decennio, tuttavia, e’ arrivata la occidentalizzazione tra gli abitanti di queste terre. Il governo ha cominciato a regalare televisori al plasma agli abitanti dei villaggi; ha anche cominciato a costruire strade asfaltate che hanno permesso la comunicazione tra i centri più importanti e strade sterrate percorribili con le automobili per collegare i villaggi. Insieme alle strade asfaltate, si sono aperte nelle comunita’ piccole botteghe che vendono soprattutto Coca-Cola e Pepsi-Cola. Ma insieme alle strade asfaltate si e’ aperta maggiormente la possibilità di commerciare la mampola, dalla cui gomma si ricava l’oppio e altri derivati. Oggi, infatti, a causa della situazione di povertà, molti abitanti di questi territori sono costretti a coltivare questa pianta per tirare avanti. Inoltre, sempre a causa della povertà e per mancanza di opportunità di lavoro, molti sono costretti a emigrare negli Stati Uniti o in altri stati del Messico. Molto spesso i nuovi migranti, quando ritornano nella propria terra natía, rifiutano la propria cultura e preferiscono parlare solo spagnolo. A tutto questo si aggiunge il fenomeno sempre piu’ crescente delle “pandillas”: molti giovani abbandonati a loro stessi durante la crescita, si aggregano per formare piccole organizzazioni criminali. Un altro fenomeno che si registra e’ anche quello del traffico d’organi; proprio nel febbraio di questo anno, un’organizzazione criminale ha tentato di sequestrare un bambino per questi tipo di traffico nel municipio di Metlatonoc; fortunatamente, il bambino e’ riuscito a scappare, pur essendo stato ferito alla gamba da un’arma da fuoco. Oggi, in conclusione, e’ il tempo per il popolo delle montagne di proteggere la propria lingua, le proprie tradizioni, la propria cultura, le proprie origini e il proprio territorio da tutti i processi di trasformazione sociale che stanno avvenendo. Il compito dei missionari comboniani presenti in queste terre e’ proprio quello di accompagnarli in questa protezione delle loro civiltà. Sicuramente l’orgoglio del popolo mixteco permetterà che questa civiltà ancora non si dissolva del tutto nel gran calderone della civiltà occidentale.

 

11 febbraio 2015

Delio Montieri.

di: Delio Montieri - edit fmarchese

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