A 15 giorni dalla mia professione religiosa come Suora missionaria Comboniana
di Suor Loreta Beccia dall'Equador
A 15 giorni dalla mia professione religiosa come Suora missionaria Comboniana
Carissimi amici/amiche
Eccomi con voi per raccontarvi qualcosa ormai a 15 giorni dalla mia prima professione religiosa come Suora Missionaria Comboniana.
Mi chiamo Loreta Beccia, ho 28 anni e sono di Troia, un
paesino “comboniano” in provincia di Foggia. Dico Comboniano perché da ormai
quasi 100 anni, nel mio piccolo pesino, che conta con 7000 abitanti, c’è una
comunità comboniana e una parrocchia tenuta dai Comboniani… quella dove io sono
cresciuta e che ha inviato per il mondo già 25 comboniane e 15 comboniani. Da
qui, da una comunità d’origine fortemente legata al carisma di San Daniele
Comboni, e da una famiglia fortemente cristiana, nasce la mia vocazione. La mia
vita? Una vita semplice, da ragazza normale, in una famiglia felice e molto
unita. Appassionata dai racconti di quanti missionari e missionarie passavano
per Troia in vacanza e in visita e raccontavano le loro avventure, ma in realtà
mai avevo pensato per la mia vita quello che poi mi ha riservato e che oggi mi
rende felice. Avevo sempre pensato di studiare medicina, sposarmi, creare la
mia famiglia e… accompagnare le missioni e i missionari/e senza necessariamente
muovermi da casa mia. Invece il Signore per la mia vita aveva altri programmi e
oggi sono qui felice a raccontarvi come Lui l’ha stravolta, mi ha messa in
crisi e mi ha reso la persona felice che oggi sono, con le tante esperienze che
mi ha permesso di vivere e le tante persone con le quali mi ha fatto incontrare
e che hanno cambiato la mia vita… una vita piena di vite… una vita piena di
Dio.
Nel 2005, finito il liceo, mi viene proposto un viaggio in
Africa, destinazione: Malawi e Zambia per andare a visitare un comboniano che
era stato vari anni nella mia parrocchia, quando io ero ancora una bambina,
difatti non lo conoscevo. Non so se mi ha mosso di più il desiderio della
missione o dell’avventura… ho dato la mia disponibilità immediatamente e senza
nemmeno rendermi conto ero già in volo verso queste terre lontane di cui tanto
mi avevano parlato. Un mese in Africa cambiò totalmente la mia visione sul
mondo, ogni cosa che vedevo e sperimentavo causava un me un variegato mosaico
di sentimenti ed emozioni. Tutto mi parlava e alle volte facevo una fatica enorme
a capirne il significato. Tutto era troppo diverso dalla realtà da cui venivo,
tante cose non le capivo e tante altre mi aprivano a mondi inaspettati. Fu un
viaggio particolare. Ricordo che al ritorno tutti mi chiedevano come era
l’Africa e io solo potevo balbettare qualcosa, a me era sembrata meravigliosa
anche se c’era povertà, fame, ferite da rimarginare… però in realtà la
meraviglia dell’Africa era in quello che stava muovendo nella mia vita, dentro
di me, in quello che senza gridare tanto l’Africa stava facendo nascere nel mio
cuore… quello che oggi si è concretizzato in un “SI” per la vita, in una scelta
di dedizione totale e di offerta della mia vita a Colui che mi ha regalato la
Sua senza mezze misure. Questa era la meraviglia dell’Africa nella mia vita.
Tornata dall’Africa mi iscrivo all’università anche se in
realtà nella mia testa avevo un solo pensiero: che fare della mia vita? Sarà
davvero che il Signore mi chiede di iscrivermi all’università, di studiare? Che
vorrà da me? Mi iscrivo alla facoltà di Biotecnologie a Pavia e comincio a
studiare, fortunatamente senza problemi, ma con la testa sempre piena di tante
domande. Ricordo che mi accompagnò molto il testo di Luca, l’Annunciazione,
dove Maria è turbata da quello che le dice l’angelo, si fa tante domande… però
la cosa bella è che alla fine Maria “si abbandona”, “si fida” e mette, come
direbbe San Daniele Comboni: “la sua vita nelle mani di Dio perché Lui faccia
di essa ciò che Lui vuole”. Questo mi dava tanta tranquillità e pace e mi spinse
a contattare le Suore Missionarie Comboniane per cominciare un cammino di
discernimento. Finita l’università, ho fatto domanda per essere ammessa al
Postulantado che ho vissuto in una terra meravigliosa: Granada, Spagna. Questa
esperienza fu per me fondamentale per comprendere tante cose, soprattutto la
meraviglia di un Dio che è l’unione delle differenze. Lavoravo con donne
analfabete e mussulmane, la maggior parte del Asia o del nord dell’Africa.
Tutte donne migranti con difficoltà di inserimento. Mi era stato chiesto di
insegnare loro lo spagnolo, come primo passo d’integrazione… io avevo
letteralmente paura, una cultura così diversa dalla mia, poi erano mussulmane…
non volevo lavorare con loro. Quale la mia sorpresa scoprendo la mia piccolezza
davanti al mistero di un Dio che, nei suoi diversi nomi, è unico è più grande
delle nostre differenze. Un Dio che ci unisce e rende possibile quella
“convivialità delle differenze” di cui parla don Tonino Bello… una esperienza
unica che ha cambiato moltissimo la mia maniera di vedere “il diverso da me” e
che mi ha aiutato a scoprire in “qualsiasi altro” un fratello e una sorella da
amare, per il semplice fatto di essere persona, e non perché della mia stessa
cultura. Questo regalo grande che il Signore mi ha fatto attraverso queste
meravigliose donne è uno dei più preziosi che conservo nel mio cuore e per il
quale sempre ringrazio il Signore. Il primo anno di Postulantado fu un tempo
bello, intenso e tranquillo però sconvolto da un evento che avrebbe poi
cambiato tutta la mia vita. A Novembre del 2010 mentre ero a Granada, mi
raggiunge la notizia della morte di Mario, mio fratello di 18 anni, a causa di
un incidente d’auto. Mi sembrava come se il mondo mi cadesse addosso, non
riuscivo a capire, non volevo capire e continuai a vivere come se in realtà non
fosse successo niente, negavo la realtà e quasi per inerzia continuai il mio
percorso formativo. Finito il Postulantado continuai la formazione a Milano per
il Noviziato. Ma come si dice: “tutti i nodi vengono al pettine” e tutto quello
da cui vuoi scappare o non vuoi accettare alla fine ti si ripresenta fino a
quando non decidi di affrontarlo. Nel periodo del primo anniversario della
morte di mio fratello entro in una terribile crisi. Nella Congregazione alla
fine di ogni preghiera comunitaria concludiamo con una frase che dice: “Maria,
aiutaci ad essere come te donne di riconciliazione e di dialogo”… io ripetevo
questa frase ma mi rendevo conto di quanto ero falsa, perché nella mia vita non
cercavo ne riconciliazione ne dialogo con mio fratello, con la sua morte, con
il ragazzo che guidava la macchina. Mi sentivo falsa e inautentica e questo mi
causava un grande disprezzo di me stessa. Allora a confronto con chi mi
accompagnava e dopo un lungo discernimento, decisi di lasciare il Noviziato e
di tornare a casa per cercare di risolvere quello che sentivo che per me era un
blocco forte nella mia scelta di un SI totale e incondizionato a una vita
missionaria e religiosa. Avevo quasi fatto 10 mesi di Noviziato. Sapevo che se avessi
voluto riprendere il Noviziato questo sarebbe significato ricominciare
dall’inizio, ma non mi interessava, la cosa più importante era trovare la
tranquillità e la pace per dire al Signore il mio SI autentico e coerente, un
SI felice. Lasciato il Noviziato ritornai a casa con i miei genitori. Ogni
volta che penso ai mesi trascorsi a casa penso che questo per me è stato il
vero Noviziato. Trascorsi 6 mesi, mesi che mi hanno permesso di aggiornarmi
sulla mia famiglia, di riconciliarmi con la mia storia e soprattutto con la
vicenda di mio fratello… mesi belli, difficili, intensi, pieni di
riscoperte…pieni della consolazione di Dio che mi ha fatto capire in questo
tempo che Lui mi voleva Comboniana e che mi voleva “donna di riconciliazione e
di dialogo”, “donna di consolazione”. Per me è stato meraviglioso e alla fine
dei sei mesi chiesi alla Congregazione di essere riammessa al Noviziato. La
Congregazione valutando il mio percorso e le mie motivazioni accettò la
richiesta e mi rimandò a Milano per ricominciare il Noviziato. Dopo un anno a
Milano, anche questo tempo intenso e bello, che ha trasformato ulteriormente la
mia vita e mi ha aiutata nel mio processo di maturazione chiesi alla
Congregazione la possibilità di una esperienza fuori dai confini Europei. Con
mia sorpresa, senza molta attesa mi inviarono a Quito, Ecuador, per continuare
l’ultimo anno di Noviziato e per fare una esperienza concreta in terra di
missione. L’esperienza ecuadoriana è stata per me, quella che si potrebbe
definire, “la ciliegina sulla torta”. Un regalo del Signore. Una esperienza
unica che mi ha aiutata a confermare una volta di più che sì, il Signore mi
chiamava proprio come missionaria comboniana “ad gentes, ad vitam, ad extra”.
In Ecuador, ho avuto la possibilità di una esperienza di comunità
interculturale, vivevo infatti in una comunità con persone di 7 diverse
nazionalità, una comunità meravigliosa che mi ha aiutata a comprendere che
bella è una famiglia che non ha più confini, che trova nelle differenze l’unità.
Inoltre ho avuto la possibilità di vivere 3 mesi nelle comunità del campo in
una nostra missione della regione di Esmeraldas, precisamente a San Lorenzo. Missione
alla quale sono stata destinata e dove vivrò da oggi la mia vita missionaria.
Il 15 Marzo, dopo un percorso lungo, intenso ma davvero
ricchissimo di esperienze, ho detto il mio SI al Signore. Un SI maturato in un
processo di formazione e discernimento che è stato un vero regalo del Signore,
che mi ha aiutato a scoprire quella che sono nel più profondo di me… soprattutto
che mi ha aiutato a scoprire che dentro di me abita Dio e che la mia felicità
più grande è quella di poterlo comunicare con la mia vita agli altri.
Oggi solo una cosa posso dire al Signore ripetendo con gioia
un versetto del salmo 115: “come potrò pagare al Signore per tutto il bene che
mi ha fatto? Pronuncerò i miei voti al Signore davanti a tutto il popolo!”. Che
il Signore mi mantenga fedele a questo SI e ai voti che ho pronunciato, perché
questa totale donazione a Lui sento essere il più grande GRAZIE che posso
rivolgerGli per tutto quello che gratuitamente ha fatto e fa per me.
Assicurandoti le mie preghiere e chiedendoti di
accompagnarmi con le tu, ti saluto, ti auguri buona Pasqua ripetendo una frase
di Comboni che da sempre mi ha accompagnata: “le opere di Dio nascono e
crescono ai piedi della croce”… che nel mio, nel tuo e nei nostri cammini,
anche se spesso ci presenteranno delle croci, mai perdiamo l’orizzonte ultimo,
quello della Resurrezione, quello della vita, di una vita abbondante e felice
per tutti.
BUONA PASQUA!
Loreta Beccia