Riscoprire la bellezza e la speranza in mezzo alla precarietà
Lettera da Fr. Claudio Parotti
Carissimi/e parenti ed amici/che,
è domenica pomeriggio e sono riunito con gli altri 21 missionari comboniani presenti in Colombia per alcuni giorni di preghiera e poi di programmazione a livello nazionale. In questi giorni di silenzio, rileggo e rivedo l’anno 2012 con tante situazioni vissute e parecchia gente incontrata…
A Tumaco la Vita continua complessa e precaria per tanta, troppa, gente; ma Dio è più presente che mai, nelle tante situazioni in cui ho imparato a riconoscerlo assieme alle persone che ci circondano.
Qui, come poi in fondo accade anche a Busto Garolfo, sono soprattutto le donne a sopportare le tragedie più gravi e ad essere autentiche maestre di Speranza. Condivido con voi la testimonianza di Sandra e Inés, due donne così diverse tra loro, però, allo stesso tempo, così vicine. Sandra ha 25 anni, è originaria di un villaggio chiamato Bajito Vaquería che io visito tutti i giovedì, lontano una mezz’oretta di canoa dalla nostra parrocchia. Cinque anni fa incominciò a vivere con Hector e così traslocarono al villaggio Pital de la Costa a quasi 4 ore di canoa dalla nostra parrocchia. Là, la terra dev’essere assai fertile poiché mi raccontano che coltivano tanti tipi di frutta e di tuberi. In questi anni, Sandra ed Hector hanno avuto due figli ed una figlia che nel mese di maggio scorso è annegata in un pozzo.
Nel mese di luglio, un gruppo di paramilitari è entrato nella loro casa e, saliti al primo piano, hanno sequestrato per un paio di giorni una carissima amica di Sandra, violentandola ripetutamente. Immediatamente, Sandra con i due figli, andò alla ricerca di un cellulare, telefonò a sua mamma Adriana nel Bajito Vaquería e, nel giro di 3 giorni, già abitavano con la mamma. E’ qui che l’ho conosciuta. Io ho buoni rapporti con quella famiglia, così un giovedì pomeriggio, Maicol, fratello di Sandra, mi raccontò la tragedia. Hector trascorse 3 settimane nei campi a Pital de la Costa e 2 settimane con Sandra e i 2 figli. A metà settembre, un giovedì mattina, appena giunto al Bajito Vaquería, Sandra mi invitò a colazione e mi disse: “Hermano Claudio, il 24 (festa patronale), vogliamo battezzare Fabian, nostro figlio più piccolo; sarà bene che anche lui si senta accompagnato da Dio”.
Così accadde, P. Daniele battezzò Fabian, assieme ad altri 13 bimbi.
All’inizio di novembre, Sandra mi invitò nuovamente a colazione e mi disse che non poteva più rimanere nella casa di sua mamma, collaborando solo nei servizi domestici, così mi chiese un piccolo prestito per comprare in Tumaco e rivendere nel villaggio carni e verdure. E così accadde. Poco prima di Natale, uscendo dalla Radio (dove registro e trasmetto diversi programmi), sento un grido: “Hermano Claudio, fermati un momento”, mi giro e sento un forte abbraccio; era Sandra che, con gli occhi lucidi ed un bel sorriso, mi diceva: “ incomincia a ricevere la metà del prestito!!”.
Un’altra situazione ben diversa è quella che vive doña Inés (62-65 anni); vive in uno dei quartieri più violenti di Tumaco, Viento Libre (in questi ultimi 2 anni, in quella zona possono circolare solo gli abitanti del quartiere, ma noi missionari possiamo muoverci con tranquillità, fin quando non tramonta il sole). Circa
dieci anni fa, la mamma di Inés, doña María, fu colpita da una trombosi che l’ha paralizzata alle gambe ed al braccio destro; quasi 3 anni fa, Reducindo (marito di Inés) venne colpito da un’emorragia celebrale che l’ha reso quasi immobile e senza l’uso della parola. Doña Inés deve (meglio, ha scelto di) servire sua mamma e suo marito; sta crescendo anche una nipote di 11 anni ed ogni giorno deve trovare la maniera di avere cibo e medicine per tutti. Un pomeriggio, durante la visita ai malati, sono passato da loro e doña Inés mi ha raccontato la sua fede nel Dio della Vita: “al mattino presto esco di casa e compro un pane di 200 pesos (0,01euro), rientro a casa, lo condivido con le 2 gattine, poi prego Gesù di Nazareth : dammi oggi tanta forza almeno fino a mezzogiorno poiché devo lavare e massaggiare mia mamma e mio marito, devo uscire a fare qualche lavoretto informale per comprare il cibo, devo tornare a casa e cucinare il pranzo. Sai, Hermano Claudio, che fino adesso Gesù mi ha sempre ascoltato e non mi ha mai abbandonata?”.
A me sono venuti gli occhi lucidi, come sarà possibile non commuoversi davanti ad una fede così profonda ed in un quartiere così violento? Chiesi permesso e la domenica successiva condivisi alla Radio questa testimonianza di fede e di servizio per animare altre persone.
Ogni giorno, chiedo nella preghiera personale e comunitaria, la capacità di riconoscere Dio nella Vita per poi poterlo celebrare e condividere. Forse, mi sono dilungato troppo, ma mi sembrava importante condividere la Speranza e la Fede nel Dio della Vita, dai nostri quartieri in cui l’anno scorso sono state uccise decine e decine di persone, dove la disoccupazione aumenta e l’ospedale peggiora.
Vi abbraccio tutti e tutte, credetemi, in quest’anno 2013, vale tanto chiedere a Dio l’amore necessario per vivere come sorelle e fratelli. Un ricordo nelle preghiere soprattutto a chi più soffre.
Fratel Claudio P.
Fusagasugà, 13/01/2013