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Dopo un anno a Tumaco, il bilancio di Padre Daniele Zarantonello

Padre Daniele ci racconta il suo primo anno di servizio a Tumaco - Colombia -

Quando sono arrivato qui a Tumaco, quasi un anno fa, non avevo la minima idea del servicio che avrei svolto. Sono venuto con molta apertura, disponibilitá, con il desiderio di ascoltare, imparare, scoprire quello che Dio voleva da me.
É stato un anno di ascolto, di pazienza operosa, di discernimento, come dicevo al GIM “con passi lenti e inesorabili”, come quando si cammina in montagna, senza fretta peró senza fermarsi inutilmente. Una volta al mese il ritiro comunitario, come oggi, é il riposo per contemplare il camino fatto, il cammino da fare, calcolando forze, possibilitá, nel modo piú realistico possibile.

Fra qualche giorno compio un anno, peró mi sembra sia passato molto piú tempo. Mi sto ubicando, riconosco le sfide, i rischi, le opportunitá, imparo a dar molta piú importanza e fiducia alle persone, perfino mi arrischio a dare qualche consiglio, e accetto nuove responsabilitá con la massima generositá possibile.

 


La parrocchia é la mia prima responsabilitá. Il 10 ottobre, durante la festa di san Daniele Comboni, il vescovo mi ha nominato parroco della parrocchia “La Resurrezione”. Era un impegno che giá era stato deciso, peró io avevo bisogno di tempo per capire bene cosa significava per me un servizio di questo tipo in questo contesto, con questa comunitá. Adesso conosco la parrocchia, e comunitariamente stiamo tracciando cammini. É una parrocchia nuova, ha pochi anni, comprende vari quartieri, tra i piú violenti dell’isola. In quest’anno molta gente é stata assassinata nel territorio della parrocchia peró di quasi nessuno abbiamo celebrato in parrocchia il funerale, vanno in altre chiese perché non é sicuro celebrare nella nostra.
La parrocchia é divisa in due zone, la parte del Pindo, dove c’é la Chiesa, e la zona del quartiere Nuevo Milenio dove c’é il centro Giovani Afro. Nella parte del Pindo non riusciamo ancora a animare bene l’incontro con i giovani, perché i quartieri sono in guerra aperta l’uno contro l’altro. Stiamo cercando di organizzare strategie per lavorare quartiere per quartiere. Nella zona del Nuevo Milenio l’accompagnamento dei giovani va molto bene, per la dedicazione di padre Jose Luis,  per l’aiuto fondamentale di Uli, volontaria tedesca che lavora con noi, per la presenza della struttura del Centro Afro, un salone per i giovani molto utile e funzionale, e perché é un quartiere dove non é tanto accentuata la guerra tra clan: la maggior parte del quartiere é controllato da un unico gruppo armato.

Sono nati differenti gruppi di famiglie: sono 18, ed il numero é destinato a a crescere nei prossimi mesi: consideriamo i gruppi di famiglie la tappa previa per dar vita a comunitá ecclesiali di base, comunitá autonome, impegnate con il loro quartiere, in rete con altre comunitá, conformando una parrocchia “comunitá di tante piccole comunitá”, in línea con i progetto pastorale della diocesi e con il cammino profetico della Chiesa latinoamericana di quest’ultimo mezzo secolo.

Alcuni dicono che questo processo di comunitá di base si é fermato, giá non funziona, é morto … peró chi realmente cammina con la gente e si sporca le mani con le comunitá non ha tempo né voglia di fomentare critiche e riflessioni inutili. Lavoriamo, stiamo con la gente, ridiamo con loro, cantiamo, danziamo con loro, piangiamo con loro: questo é ció che conta. Mi sembra che ci siano troppe persone analizando processi e fomentando pessimismi e ancora troppo poche disposte a lasciare comoditá, sicurezze per immergersi nella Vita. Lo Spirito del Vaticano II é vivo e forte, non si puó lasciare da parte. Non é un cammino laterale ma il Cammino da dove é nata una Storia nuova per la Chiesa: da lí si puó solo crescere. Chi lo vuole negare perde il suo tempo e pecca contro lo Spirito Santo.

Adesso é il tempo di formare un consiglio pastorale parrocchiale che sia rappresentativo di tutte la aree pastorali della parrocchia; o meglio, due consigli parrocchiali zonali uno per la zona del Pindo e uno per la zona del Nuevo Milenio, e un Consiglio Pastorale ampliato che si riunirá alcune volte all’anno. Il primo Consiglio pastorale ampliato é programmato per il 18 di novembre.

Questo é lo schema della struttura della parrocchia:

La seconda responsabilitá é la Commissione Diocesana della catechesi. Abbiamo iniziato all’inizio di quest’anno una scuola di formazione dei catechisti, con due livelli di formazione, uno per coloro che hanno bisogno delle nozioni basiche per svolgere questo servizio, un altro per i catechisti con esperienza che si preparano per essere missionari laici afro. Ogni livello per ora coinvolge 50 persone circa, sono passati i primi 8 mesi di scuola e la perseveranza e la motivazione personale dei partecipanti é molto alta.

In questi mesi ho visitato diverse comunitá afro della litorale limitrofo a Tumaco, ho parlato con le persone che in passato hanno accompagnato queste comunitá, ho ascoltato la gente, i loro reclami, le loro preoccupazioni, le loro proposte Con la commissione diocesana abbiamo plasmato un progetto. Abbiamo diviso la diocesi in tre zone: Tumaco, Barbacoas (oriente) e El Charco (nord). La zona di Tumaco é stata suddivisa in 5 sottozone: Tumaco e Carrettera, Río Chaguí, Río Mira, Ensenada, Río Mejicano/ Gualajo /Tablones.

Con i catechisti della scuola di formazione per missionari laici stiamo organizando per ogni sottozona 4 incontri di formazione e accompagnamento dei catechisti delle comunitá rurali nel trascorso del 2013. I missionari laici saranno i formatori dei catechisti delle zone piú distanti della diocesi; le equipe formative saranno composte da volontari; materiali, logistica, organizzazione dei gruppi di lavoro, tematiche, saranno coordinate dalla commissione diocesana della catechesi.

Sia chiaro che i catechisti non sono gli incaricati della formazione dei bambini; fanno anche questo, peró sono soprattutto laici preparati per essere responsabili spirituali delle loro comunitá di appartenenza, quelli che Paolo chiamava “anziani” o “presbiteri”; il nostro sogno é che in ogni comunitá rurale ci sia un catechista-coordinatore, incaricato della celebrazione domenicale e della formazione degli adulti, e altri catechisti di appoggio incaricati della formazione dei bambini, adolescente e giovani.

Adesso dobbiamo vedere come organizzare le altre due zone di Barbacoas e del Charco, e sto aspettando la risposta dei parroci perché siano loro i promotori della formazione nelle loro rispettive parrocchie.

Non é un servizio semplice: le comunitá rurali sono distanti,  si raggiungono solo via mare, sono vari anni che non si seguono piú, sono ubicate in zone controllate o dalla guerriglia o da differenti gruppi paramilitari, ovviamente tutti narcotrafficanti, molti sono dovuti scappare per la violenza, o per la mancanza di strutture educative per i loro figli (dove c´é la scuola arriva alla 5° elementare), o per continue fumigazioni delle coca che distruggono tutte le altre coltivazioni lecite.

Abbiamo realizzato il primo incontro nel río Chaguí la settimana scorsa: é andato molto bene. L’11 novembre toccherá alla zona dell’Ensenada nella comunitá di Colorado, il 9 dicembre la zona del río Mejicano nella comunitá di Santa Rosa, in gennaio nel río Mira, etc. Il grande problema é di tipo economico: il trasporto per mare é davvero caro e la diocesi non ha nessun fondo destinato alla catechesi: mi hanno chiesto di fare un progetto che risponda a questa esigenza, e in ció sto lavorando. Il servicio dei volontari, il trasporto con mezzi pubblici,  gli incontri nelle comunitá stesse, la partecipazione della gente nel collaborare con i  viveri e nel cucinare, abbatte moltissimo i costi, peró ugualmente le spese sono alte. Siamo riusciti ad avviare questo proceso, e andrá avanti perché sono troppi i Segni positivi che ci danno fiducia: é nato dall’ascolto di tutti, trova il consenso della base, l’appoggio del vescovo, entra appieno nel progetto patorale diocesano, potenzia i laici facendone i protagonisti della missione, accoglie trasversalmente persone di tutte le parrocchie, ha l’appoggio dei parroci, risveglia in tutti la passione per la missione e, non ultimo, ci accompagna ad ogni passo una allegria e una serenitá davvero divine. 

Un’altra responsabilitá é la pastorale giovanile: chi coordina é padre José Luis, io cerco di aiutare con le mie idee, la mia presenza , il mio impegno per quanto io possa. In parrocchia abbiamo buttato giú un paio di pareti e ampliato la biblioteca; c´é una sala con alcuni computer e una persona incaricata di coordinare questo spazio: continuo il progetto “Centro Juvenil San Daniele Comboni” iniziato e portato avanti per vari anni da p. Gordon, mio predecessore. 

 

É uno spazio che deve crescere di piú, peró non sappiamo ancora come: la realtá del quartiere dove é ubicata la parrocchia é dura, non é un luogo molto attrattivo. Mancano poi spazi per giocare, per muoversi. Ci sono delle zone adibite per lo sport, peró sono zone controllate da gruppi armati, e non é conveniente andarci. Dobbiamo cercare strategie, e poco a poco le troveremo. Quello che non voglio é che queste proposte nascano da noi ed abbiamo bisogno di noi per andaré avanti: ci vuole un lavoro precedente di sensibilizzazione dei giovani, di empowerment, e che fin dall’inizio si sentano responsabili dei passi che faremo. I 5 gruppi giovanili della parrocchia una volta al mese si ritrovano tutti insieme per condividere come stanno camminando come gruppo, ed ogni tre mesi organizziamo un ritiro con i coordinatori dei gruppi. Ogni gruppo si riunisce settimanalmente.

Oltre tutto ció che possiamo dire “organizzabile”, sento forte una responsabilitá verso la realtá e le sue sfide costanti, alle quali bisogna saper rispondere con creativitá o sopportare il colpo duro dell’impotenza. Con il quartiere La Paz da vari mesi sto collaborando con la giunta di azione comunale per rafforzare la comunitá e la sua organizzazione. Con le autoritá del quartiere abbiamo iniziato a formare un fondo economico comunitario. Tutte le domeniche vado con loro  a raccogliere $ 1000 pesos per famiglia (0,40 euro). L'idea iniziale era sistemare il ponte di palafitte che mette in connessione le case costruite sul mare con la spiaggia. Questo piccolo sforzo comunitario ha dato i suoi frutti: il municipio di Tumaco dará i materiali per il ponte, la gente metterá la monodopera e il fondo comunitario si utilizzerá per dar da mangiare agli operai. Con questo fondo comunitario potremo pure realizzare alcune piccole azioni sociali d’emergenza: una giá é stata fatta, rimettendo in piedi la casa di una vicina le cui palafitte avevano ceduto. Tutto é nato dalla gente e con l’aiuto di tutti possiamo dare frutti di solidarietá, giustizia, fraternitá. E divertirsi pure!

Visitando il carcere per la messa settimanale del lunedí abbiamo incontrato una situazione medica deplorabile: tanti carcerati ammalati, senza nessuna cura medica: infezioni, TBC, malaria, denghe, etc. E neanche una aspirina. Ci siamo organizzati per fare una brigata medica d’emergenza, bussando alle porte del Municipio, dell’ospedale, della polizia, dell’esercito, e di medici e infermieri volontari. La risposta di tutti é stata molto bella. Abbiamo dato una prima risposta all’emergenza, senza dubbio insufficiente, peró non inutile. Adesso bisogna vedere come far pressione perché l’istituzione carceraria compia con il dovere di dare attenzione medica ai carcerati, e indagare dove spariscono i soldi che lo Stato invia per questo scopo.

Due settimane fa hanno portato in carcere una donna, responsabile di aver messo una bomba nel quartiere Viento Libre (alcuni lo chiamano “Ciudad de Dios”: vi ricordate quel film?) destinata a far saltar in aria alcuni poliziotti. La signora ha 32 anni e sette figli. L’ho visitata in carcere, e sono stato a casa sua. Una figlia di 8 anni vive da un’altra parte, i 6 figli che vivono in Vento Libre, il piú grande ha 15 e non ha fatto la prima elementare, la seconda di 13 anni mi dicono vari vicini che si prostitusce, gli altri non hanno documenti di nessun tipo, … Sono uscito da quella casa con la vista annebbiata, il cuore gonfio, troppe domande e nessuna risposta. Il gruppo di famiglie del quartiere non la vuole aiutare, perché responsabile della morte della famiglia di una delle signore del gruppo. Il dolore é troppo grande, e il rischio pure.

Dobbiamo dar prioritá a questo quartiere, é giá statto fiorendo idee ... se son rose fioriranno.

Pochi giorni fa é arrivata una minaccia di morte a uno dei nostri gruppi giovanili. Questo ci ha preoccupato moltissimo perché in poche ore vari giovani hanno dovuto far le valigie e lasciare la cittá rifugiandosi presso parenti e amici. Abbiamo discusso comunitariamente la faccenda e deciso di contattare il capo del gruppo armato del quartiere. Senza scendere a dettagli abbiamo scoperto che tutta la minaccia era una farsa inventata da un adolescente che con il fatto di avere un’arma in mano voleva diventare da un momento all’altro uno dei duri della zona. Adesso é lui in pericolo: spero si faccia aiutare, una mano l’abbiamo tesa.Come un’arma puó farti sentire un dio! Per poi ritrovarti nudo e solo.

La vita continua con le sue sorprese e bisogna lasciarsi sorprendere e trasformare.

In tutto questo caos piú o meno organizzato, cresce la passione per la missione, l’amore incondizionale al popolo, il desiderio di consegnarsi totalmente alla Causa di Gesú, cresce la fiducia nella gente, nella comunitá, in Dio. La realtá é sufficientemente dura da rompere il mio orgoglio e convertirmi all’umiltá. É una conversione quotidiana che mi fa un sacco bene. 

Grazie Padre per avermi chiamato alla Missione, grazie Gesú per la tua presenza vicina, sicura, appassionata, per sentirmi al tuo fianco ad ogni istante, grazie Spirito per invadere la mia vita, il mio cuore, i miei sogni, e di ingigantirli cosí tanto.

 

 

Ilustración 1: Visita al río Chaguí - Palambí

 

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