Lettera agli amici, ottobre 2009
p. Giorgio Padovan, Brasile
Pubblichiamo la seconda "lettera agli amici" di padre Giorgio Padovan, dal Brasile. Ti invitiamo a leggere anche la sua prima lettera. Un saluto di pace al nostro amico Giorgio, alla sua comunità, e un augurio di vita piena, nella lotta, nella fedeltà, nella testimonianza ...
lo Staff di Giovaniemissione
41ª Lettera amici, ottobre 2009
Mi fermo per stare con voi, per
raccontarmi e soprattutto raccontare come Il Signore mi stà
lavorando in questi primi mesi della nuova tappa di vita missionaria
in Brasile, nella terra rossa e ricca di minerali di Minas Gerais.
Mi trovo a Nova Contagem, un quartiere
di circa 60 mila abitanti, di Contagem, una cittá satellite
della grande Belo Horizonte, capitale dello stato di Minas Gerais.
La parrocchia é formata da 12 comunità
ecclesiali di base, organizzate in rete (comunione di comunitá), che
evangelizzano il quartiere con la loro presenza, preghiera, amicizia
e impegno per la giustizia e pace. Nell’area pastorale abbiamo
l’aiuto di una piccola ma significativa comunità di laici
comboniani brasiliani e di due comunità di suore salesiane. Nel
quartiere c’è anche un carcere di massima sicurezza, con
1.935 detenuti : una grande e difficile sfida missionaria. La
comunità comboniana è composta da due sacerdoti p. Chico ed io, e
da due seminaristi comboniani latino-americani che dovrò
accompagnare ed introdurre alla vita missionaria.
Quando vado in giro e spiego dove abito, mi rispondono;”Che brutto posto... lontano, periferia, violento” Invece é la terra promessa donatami da Dio per fare l’esperienza della misericordia e presenza del Dio fedele e liberatore.
Qui il lavoro é sempre tanto... e bello. Per chi vuole buttarsi ed immergersi... il tempo e le energie non bastano mai. Ed allora si lascia fare al Signore, che fa' piú di noi e meglio di noi.
Arrivato a Nova Contagem, mi sono preso
tre mesi per ascoltare, tre per guardare e tre per cominciare a
parlare. E cosi fanno nove mesi: un tempo che ricorda la gravidanza e
il parto. Adesso é giunto il momento di cominciare a parlare, di
dire qualcosa, con umiltá e semplicitá. Ho imparato che il buon
missionario ascolta molto, osserva tutto e parla poco.
E
poi mi sono posto le domande :”Chi sono i poveri? Dove sono gli
esclusi? Come vivere la misericordia e la
giustizia? ". Cosí mi sono messo in ricerca e in ascolto: ho visto
che i prigionieri, gli adolescenti e i giovani sulla strada, i
disoccupati, le famiglie segnate dalla droga e violenza sono quelli
che piú mi interpellano e chiedono accoglienza e attenzione.
Nelle prime visite al carcere “Nelson
Hungria” mi sono sentito impreparato e fragile, cosi mi sono messo
in un atteggiamento di alunno e di discepolo , impegnato ad entrare
in questo mondo che é un altro mondo. E´una grossa sfida, non é
facile.
Nei primi incontri mi sono relazionato
con i prigionieri e ho visto che sono persone con una grande
sete di speranza, riconciliazione, perdono, capaci di accogliere e di
camminare. Non esiste persona irrecuperabile.
Ho un equipe di 8 persone: composta da
una suora e sei laici e visitiamo il carcere due volte la settimana.
Era un anno che non si celebrava l' Eucaristia, per vari problemi.
Sono riuscito ad incontrare i vari direttori e a fissare la Messa
il 15 di settembre, festa della Beata Vergine Addolorata. Il vangelo
del giorno(Gv. 19,25-27) ci invitava a contemplare la passione di
Gesú e di Maria, a stare in piedi diritti presso la Croce. Quale
luogo migliore per celebrare questa festa e la messa? Per contemplare
la passione di tante mamme con i figli in carcere e condannati, lo
sguardo misericordioso di Gesú per i suoi preferiti, gli ultimi e i
poveri.
All’Eucaristia hanno partecipato
circa 50 reclusi, funzionari, poliziotti, guardie, volontari della
pastorale carceraria. Si é creato un ambiente di rispetto, di
silenzio, di preghiera. Per piú di un ora i carcerati si sono
sentiti persone, figli, rispettati. Le armi, le catene, i cani sono
rimasti fuori dal luogo dove si celebrava. Davvero l’ Eucaristia ha
la forza di liberare, rendere fratelli, creare comunione
e fraternitá.
Dalla
porta dello stanzone dove si celebrava vedevo dietro alle sbarre di
una cella una frase scritta sul muro: “Gesú Cristo abita qui”.
Molto volte é facile dimenticarlo.
Alla
fine abbiamo condiviso com le persone alcune Bibbie e dei rosari. Ma
ad un certo punto finiscono le coroncine ed allora Agnaldo,
condannato a 22 anni, dona il suo rosario a José che era rimasto
senza... gesti di donazione, condivisione e comunione in questo luogo
di reclusione.
Una volta al mese vado anche nell' APAC
(un associazione che si prende a carico i carcerati): li é tutta un'
altra storia, metodologia e ambiente. Il carcere é autogestito dai
carcerati. Non ci sono guardie e neppure armi. I
prigionieri hanno le chiavi, organizzano la disciplina, fanno le
pulizie e da mangiare. Ci sono spazi e momenti per lavorare,
studiare, riflettere e pregare.
Abbiamo parlato, cantato, pregato
assieme... e soprattutto sono uscito con il cuore toccato da loro e
da Dio. Ero andato a visitarli con alcuni giovani e... loro ci hanno
visitato.
Immaginate che prima di uscire ci hanno
benedetto e invocato lo Spirito Santo su di noi.
"- Qualcosa di nuovo sta accadendo
nella Parrocchia di San Domenico di Nuova Contagem!" dice la
gente nel vedere movimento, riforme nella casa parrocchiale,
l'arrivo di nuove persone.
"Un piccolo gruppo di studenti di
teologia inseriti nella missione, tra la gente e i poveri, in una
comunità comboniana". Questa frase potrebbe riassumere
l'esperienza iniziata in questi mesi e di cui sono responsabile.
Non c’é un cammino tracciato, ma lo
si fa camminando, provando e cercando. Non ci sono ricette pronte.
Stare con i poveri e vivere la missione, con atteggiamenti di
ascolto, dialogo, umiltà, servizio, disponibilità ... questo è il
percorso. Il "nuovo" è riaffermare la nostra scelta di
essere presenza tra i poveri come una comunità e non singolarmente.
Questa è un'altra grande sfida della missione, e dello stile
comboniano. Lasciare che la gente e i poveri modellino le nostre
strutture, le nostre attività e le nostre case.
Il criterio base è di credere
nel valore di questo cammino e formazione, in cui tutti si sentano
coinvolti: è la missione che forma, a cominciare da uno stile di
vita sobrio e in comunione con i poveri.
P. Teresino Serra (superiore generale)
scriveva nel mensile comboniano Nigrizia: "Io sogno che un
giorno si trovi la formula giusta per formare per la missione, in
missione e con la missione. Ma credo che rimarrá sempre
insostituibile la testimonianza personale e comunitaria, fatta di
quello zelo evangelico per la missione che rende il nostro carisma
attraente e capace di conquistare i giovani”.
Un
altro lavoro in cui mi sto dedicando con passione in questi mesi é
la pastorale sociale e in modo particolare il progetto “ESPAÇO
ESPERANÇA”.
Il
progetto “Espaço Esperança” (luogo della speranza), é iniziato
nel 1997, in mezzo alla favela in un quartiere segnato da
violenza, traffico di droga, mancanza di infrastrutture. Come
risposta a questa realtá alcune donne, dei giovani e la comunitá
ecclesiale si sono uniti per creare un luogo di ascolto, di incontro,
di organizzazione capace di alimentare la speranza della gente. Sono
state scelte due aree come prioritá per il lavoro sociale:
educazione e salute.
Nel 2001, grazie al lavoro di questo
gruppo, si da inizio all’ associazione ACCSA (Associazione
Culturale Comunitaria di Solidarietá in Azione), poi
trasformata in ONG, che é il braccio destro della
parrocchia nelle attivitá sociali, umanitarie e di aiuto ai piú
poveri.
L’
ACCSA, promuove diverse attivitá e progetti a favore degli
impoveriti (esclusi).
Nel
campo educativo: gestisce quattro gruppi di alfabetizzazione
di adulti, e sostiene i giovani nei corsi professionali, come
elettricisti, muratori, informatica. Promuove un dopo scuola per
circa 50 bambini e adolescenti in situazione di precarietá e
povertá, fornendo una alimentazione e un accompagnamento pedagogico.
Per i giovani vengono organizzate diverse attivitá culturali,
sportive, servizio di volontariato per non lasciarli sulla strada e
tentati dal miraggio della droga e della violenza.
Nel micro credito ed economia
familiare: accompagna e sostiene 15 mamme impegnate nel taglio e
cucito, di modo che oggi realmente contribuiscono ad aumentare il
reddito familiare. Questo porta ad una notevole crescita
dell’autostima di queste donne, alla riconoscenza da parte dei
mariti, con un conseguente miglioramento per la famiglia.
Nel
campo della salute: promuove
la formazione “di operatori socio-sanitari” in un lavoro di
prevenzione, di visita delle famiglie, dell’uso della sapienza
popolare e delle conoscenze tradizionali, nella diagnosi delle
malattie e nell'uso di medicine naturali preparate con foglie,
radici, fiori, frutti e corteccie.
Organizza periodicamente campagne per
la donazione di sangue coinvolgendo centinaia di persone.
Con vari gruppi di donne si animano
corsi di formazione di educazione alimentare. Si sono formati due gruppi di donne
nella produzione di sapone, prodotti di igiene ecologici, e profumi
artigianali.
Ultimo, ma non come importanza, é il grande lavoro “della política della salute”. Organizzare la gente per rivendicare il loro diritto alla salute, fiscalizzare e verificare la sanitá municipale e dello stato, coscientizzare per evitare la privatizzazione della salute e lo smantellamento della salute pubblica.
Volevo chiudere questa lettera ricordando un amico don Ruggero Ruvoletto, missionario diocesano di Padova, grande amico dei missionari comboniani. E´stato assassinato nei giorni scorsi a Manaus, nell’ Amazzonia brasiliana.
Non é stato un incidente di percorso, un caso anomalo. Ma frutto della sua dedizione e donazione alla gente, ai giovani e ai poveri della periferia di Manaus. Per il missionario la morte fa parte del suo cammino e vocazione. Chissá cosa vuole dirci il Signore con questo segno!? Forse dire alla Chiesa di Padova di continuare con passione e fedeltá il cammino missionario e martiriale. Alla gente di Manaus e del Brasile di non scoraggiarsi, continuare con speranza , di credere nella vita donata e condivisa per amore. Chiediamo a don Ruggero che interceda dal cielo per ciascuno di noi.
Un grazie di cuore, a nome dei poveri, per la vostra solidarietá e impegno per la giustizia. Qui si fa l’esperienza che il povero, quando chiede, tende due mani, una per chiedere solidarietá, aiuto, giustizia; l’altra per offrire fraternitá, speranza, un mondo piú sostenibile e vivibile.
Um abbraccio grande e missionario
p. Giorgio Padovan
missionário comboniano
NOVA CONTAGEM , 01 ottobre 2009 Festa di S. Teresina