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È NATO GESU! È NATA LA VITA!

di p. Fernando Madaschi, dal Perù

È NATO  GESÚ! È NATA LA VITA!

“Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria,...” (Gv 1, 14)

Carissimi tutti, vi scrivo dal cuore delle Ande peruviane, dove vivo da circa un anno, in un piccolo paesino di campesinos, Cayna, che si trova a 3.340 mt. di altezza, nel departamento di Huánuco. Condivido la mia vita con la gente e vi assicuro che è un’esperienza forte, viva, intensa e fatta di tanti incontri.

Qui la gente vive di patate, granoturco, frumento e un po’ di animali, come pecore, maiali e porcellini d’India. La vita per loro è dura. Lavorare la terra a 3.000/4.000 metri di altezza non è per niente facile, anche se uno ci è abituato. Masticare le foglie di coca e  bere un po’ di aguardiente aiuta a rendere il lavoro meno pesante. L’unico attrezzo disponibile è la chaquitaklia, una specie di vanga pesantissima.

Le famiglie sono numerose e i bambini, che incontri dappertutto, sono sempre accoglienti e sorridenti, anche se il 70.8%, dai 3 ai 5 anni, soffrono di denutrizione cronica, con conseguenze gravissime per la loro vita.

I politici di turno vivono nella capitale o  nei capoluoghi, in comodi appartamenti o uffici affittati, a spese dei poveri, lontani dalla realtà.

Io cammino molto: a volte 11 chilometri al giorno, a volte 22, per visitare le piccole comunità della zona. I posti sono stupendi, la natura incontaminata, l’aria che respiri è pura e .... puoi toccare il cielo con un dito. Lungo il cammino incontro campesinos con sacchi di patate, donne incurvate cariche di legna e bambini con i volti bruciati dal sole, pascolando i loro greggi..... E sento sprigionare la VITA.

Sono questi incontri che ci ricordano che Gesù non può venire se non siamo capaci di lasciarci stupire, se non c’è già niente che ci scomoda, se le nostre viscere non si commuovono di fronte a tanto dolore.

Queste realtà ci ricordano che Gesù non può venire se la tenerezza e la semplicità non si impossessano del nostro cuore.

Questi popoli, con la loro voglia di vivere, ci ricordano che Gesù non può venire se la nostra fede, le nostre catechesi e le nostre celebrazioni non si trasformano in azioni concrete per la pace e la giustizia; se la solidarietà non distrugge le frontiere e la speranza non illumina l’orizzonte sempre sorprendente della vita.

Sono questi volti che ci ricordano che Gesù non può venire se non ci lasciamo trasformare dalla Parola ascoltata e pregata,e se non ci lasciamo toccare dal grido dei poveri che ci esigono una vita degna. 

Qui non ci sono alberi di Natale. L’unico albero che cresce a quest’altezza è l’eucalipto, che la gente usa per costruire le loro case e bruciare nella bicharra (una piccola cucina fatta di terra). Qui non ci sono luminarie. Le uniche luci sono le candele che illuminano le loro case fatte di terra e le stelle che riempiono il cielo ogni notte. Qui non ci sono vetrine addobbate, ma solo il mercato della domenica, dove ognuno stende i suoi prodotti per terra. Qui non ci sono panettoni, ma solo pane cotto nel forno a legna.

Come non pensare a nonna Uila, una donna di 70 anni che da 7 anni si é presa a carico i tre nipoti, dopo che la mamma è morta di tubercolosi. Lo fa con sacrificio, ma con una tremenda dignità, coltivando patate e allevando pecore e maiali, che ogni giorno porta al pascolo.

E mamma Antonia, dopo che i terroristi le hanno ucciso il marito, è rimasta sola con 6 figli.  È incredibile la sua tenacia nel lavorare la terra,  perché tutti possano terminare di studiare. È incurvata e rugosa, ma sempre sorridente e accogliente.

E poi Filomeno che, rimasto solo con 5 figli, si è dedicato completamente alla sua famiglia e ogni domenica riunisce la piccola comunità cristiana di Utcush per celebrare e condividere la Parola. La gente lo cerca continuamente per un consiglio, sfogare una sofferenza o raccontargli un problema. Anche per me è un buon direttore spirituale.

È incredibile come Eusebia cammina ogni domenica 24 chilometri, fino al piccolo mercato del paese, per vendere erbe medicinali, che crescono sulle Ande, e poter poi comprare un po’ di riso e zucchero per i suoi 4 bambini.  

Sono loro che continuamente ci ricordano che ogni giorno è Natale, che Gesù è già venuto e che ci è vicino nei più deboli e marginati e disprezzati e che il Regno di Dio è già in mezzo a noi. Solo dobbiamo cercarlo e contemplarlo  scoprendo la sua presenza  fatta umanità in milioni di volti, per sentirci così figli e figlie, fratelli e sorelle, e rendere visibile l’amore di Dio, che è Padre e Madre. Sono loro che ci chiedono di alzare la nostra voce contro quelli che causano tanta miseria, di abbandonare uno stile di vita pieno di cose, ma assente di vita, perché anche loro possano semplicemente vivere con dignità.

A voi tutti vorrei augurare, come diceva don Tonino Bello, un “Natale scomodo”, che sporchi le nostre mani, impegni le nostre lacrime, il nostro tempo e la nostra vita, nella costruzione di un mondo “altro”, di una vita migliore e tanto necessaria per milioni di uomini, donne e bambini.... di giocarci l’esistenza, perché VINCA LA VITA. 

Vi auguro un NATALE di PACE e un NUOVO ANNO pieno di VITA. 
  

Vi abbraccio forte, p. Fernando Madaschi mccj  
 

p. Fernando Madaschi
Misioneros Combonianos
Casilla 185 – HUÁNUCO (PERÚ)
 
E-mail: elperuano14@yahoo.it

 

di: Luca M.

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