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Vedere più da vicino la Missione

di padre Franco Noventa dal Costa Rica

 Barrio Cuba, 19.10.06

Carissimi amici,

da tanto tempo non mi faccio vivo, non perché vi abbia dimenticati, ma perché sono preso nel “registrare” e accogliere tutti i volti e i nomi della gente cui il Signore mi ha inviato. Volti e nomi che si prendono il mio tempo dalla mattina alla sera e mi rendono felice di donarmi loro, condividendo l’amore del Padre per tutti i suoi figli.

Come oggi sono due mesi che mi trovo qui, nella Parrocchia della “Medalla Milagrosa” del Barrio Cuba, insieme al mio confratello messicano Padre Alfredo Del Toro. Non ci conoscevamo prima, lui ha 49 anni e io 65, esperienze di vita diverse, ma ci completiamo ed è come se fossimo stati amici da sempre. E’ un bel dono del Signore questa fraternità e, credo, già un annuncio del Vangelo in questo ambiente spesso violento e chiuso allo “straniero”.

La nostra parrocchia conta circa 25.000 abitanti. La maggioranza sono “Ticos” (Costarricensi) e poveri. Un cinquemila persone “Nica” (Nicaraguensi) vivono nella parte più miserabile del Barrio Cuba, il “Pochote”. Sono fuggiti dalla guerra e la fame del Nicaragua, e si ritrovano qui clandestini, senza alcun diritto, senza lavoro, vivendo in tuguri impressionanti, sempre in lotta per la sopravvivenza.

E allora fioriscono le piaghe dei poveri: criminalità, spaccio di droga, prostituzione, ignoranza. Suor Maria, una carmelitana spagnola, 75 anni, da trent’anni percorre i vicoli maleodoranti della collina del Pochote cercando di portare un aiuto, il Vangelo e il calore dell’amore di Cristo, mentre altre tre sue consorelle (una salvadoregna, una honduregna e una tica) gestiscono una scuola elementare poco lontano dalla chiesa.

Un altro gruppo di suore, le Carmelitane di San José, gestiscono un’altra scuola elementare, più piccola, ma più aperta ai poveri; dei laici, riuniti in associazione, gestiscono un asilo, giusto addossato al nostro cortiletto, e così le urla, i canti e le risa dei bimbi ci ricordano che la vita ha il sopravvento sulle miserie umane.

Per vedere più da vicino cosa significhi vivere nella miseria, ho voluto visitare una signora, “Ana”, che avevo incontrato nel centro di ascolto di sr. Maria al Pochote. La signora, all’età di 12 anni aveva visto ammazzare i suoi genitori e tutta la sua famiglia in Nicaragua, durante la guerra fra sandinisti e somozisti. Si salvò in montagna dove sofferse freddo e fame per un anno, poi con altri disperati si rifugiò in Costarica. Per trovare un appoggio si unì a un uomo (che non ho ancora incontrato), senza lavoro, senza documenti, ubriacone e violento. Le ha dato sei figli, e la più grande ha dodici anni.

Sono dunque entrato in “casa”, un insieme di vecchie lamiere ricuperate chissà dove e mal posate. Pioveva quel giorno, e da più parti entrava acqua facendo fango nel “pavimento” di terra. Hanno tirato un filo elettrico dal cavo pubblico, per non pagare la luce, e hanno così due lampadine; l’acqua vanno a cercarla presso un’amica cui arriva, niente bagno. L’unico mobile era una vecchia credenza.

Ana aprì tutti i cassetti e mi disse con tristezza e angoscia: “vedi, non ho niente da dare da mangiare ai miei figli!”. Tre vecchi letti sgangherati in un bugigattolo, è il “dormitorio” per tutta la famiglia! Le avevo portato una grande sporta di viveri (riso, fagioli, zucchero, burro, pasta e sapone ..) e 40.000 “colones” (circa 80 euro). Scoppiò in un pianto di gioia. Questa visita mi lasciò il cuore ferito, ferito di compassione e di desiderio di aiutarla ancora. E i bambini di Ana sono sani e belli come il sole: un miracolo della misericordia del Signore!

La parrocchia è molto viva, con tanti gruppi attivi e che collaborano fra di loro. E’ bello vedere questo loro impegno e un gruppo di giovani e adulti si preoccupa in modo speciale di aiutare i poveri della parrocchia, in particolare 120 famiglie cui si dà una volta al mese una grande sporta di viveri. Un po’ li questuiamo una volta al mese a una produttrice di pasta e di burro, un po’ li comperiamo con delle offerte regolari di alcuni benefattori e una colletta in chiesa due volte al mese, ma .. i soldi non bastano mai.

Abbiamo in parrocchia anche cinque comunità neocatecumenali, e una nuova ha appena cominciato nella nostra cappella del “Sagrado Corazón” a cinque chilometri dal centro. Si vedono frutti bellissimi di conversione, e come “comunità” o individualmente sono anche impegnati in altre attività della parrocchia, smentendo, quanto a volte succede in Europa, l’accusa di far ghetto.

E così, i giorni, le settimane, i mesi ci sfilano veloci senza quasi che ce ne accorgiamo, nella gioia di servire il Regno di Dio in questi fratelli e sorelle che il Signore ci dà. Diamo anche disponibilità alle confessioni e ad un ampagnamento spirituale per chi lo desidera, tre giorni alla settimana e durante l’Ora Santa del giovedì sera: la gente viene anche da altre parrocchie, ed è bello vedere in loro questa ricerca di Dio e di un cammino verso la santità.

Per il terzo anniversario della canonizzazione del Comboni, da noi celebrato la domenica 8 ottobre, abbiamo fatto un’intensa animazione missionaria, e tutti erano palesemente interessati e contenti perché, dalla fondazione della parrocchia 57 anni fa, era la prima volta che sentivano parlare d’Africa e di missione.

E’ un po’ presto per farvi gli auguri di Natale, ma dato che sicuramente i negozi e la pubblicità stanno già parlando dei “regali di Natale” e che non so quale sarà la mia disponibilità di tempo fra un mese, auguro a tutti di cuore un incontro sempre più vero e profondo con Gesù che viene a salvarci. Un abbraccio.

Padre Franco Noventa (Costa Rica)

 

 

 

 

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