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Non praticheranno più la guerra

di p. Maurizio Binaghi da Chicago

Non praticheranno più la guerra

Lettera di p. Maurizio Binaghi

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“FORGERANNO LE LORO SPADE IN ARATRI, LE LORO LANCE IN FALCI:

UNA NAZIONE NON ALZERA’ PIU’ LA SPADA CONTRO UN’ALTRA

E NON PRATICHERANNO PIU’ LA GUERRA”

(IS. 2, 4)

Carissimi,

Mai come quest’anno le parole di Isaia risuonano piu’ gravi che mai in questa nazione in guerra che manda i suoi figli piu’ poveri e disperati - da loro infatti e’ formata la maggior parte dell’esercito americano - ad uccidere altri diseredati. Ma e’ comunque Natale anche se l’utopia della pace, il sogno di Isaia, il sogno di Dio faticano ancora a diventare realta’.  Nonostantre tutto, ancora una volta, inebriato d’amore il Figlio di Dio si fa carne, diventa uno di noi, si incarna povero, discriminato, immigrato, perseguitato... Ancora una volta l’amore non cede alla disperazione, la passione si rinnova, la vita rinasce, si incarna ancora ed ancora...

 Sembra strano ma anche nel nostro quartiere e nel nostro centro, il Peace Corner, sta arrivando Natale. Certo non e’ il Natale delle luci sfavillanti ne’ quello dei negozi che rigurgitano regali, ma anche per noi e’ Natale.

E’ il mio primo Natale vissuto nel ghetto, dal di dentro. Ed e’ stupendo vivere la grazia di poter condividere con i piu’ poveri ed abbandonati la nascita del Salvatore del mondo. E’ un privilegio grande, che non merito, quello di celebrare Natale con questi giovani. Certo noi sentiremo solo da lontano l’eco di canti solenni e stupendi, vivremo solo di riflesso la solennita’ di liturgie profonde e eleganti, ma celebreremo Natale anche qui, nel ghetto Ovest di Chicago, magari in pochi senza troppi canti e senza grande solennita’, ma anche noi celebreremo la vita, faremo Natale. Anche noi accoglieremo, come ogni ogni giorno, il Dio della vita,  il bambino nato povero, discriminato e apparentemente senza futuro.  E ancora una volta questi giovani potranno identificarsi con questo Dio-bambino che nasce nel ghetto di Betlemme e in ogni ghetto dimenticato del mondo di oggi.

Qui nel ghetto Natale e’ diverso. Certo l’atmosfera non aiuta: non ci sono luci, solo il riflesso dei lampeggianti della polizia e delle ambulanze con il loro fischio acuto che rompe la notte, anche quella piu’ sacra...

Natale nel nostro ghetto parla di giovani infreddoliti agli angoli delle strade, anche la notte della Vigilia, a vendere droga per procurarsi pochi dollari fantasticando un Natale almeno apparentemente normale. E con quei pochi soldi, frutto di illegalita’ istituzionalizzata, qualcuno comprera’ un regalo alla sua mamma bambina o scarpe nuove al fratellino. (E’ leggenda urbana il pensare che i ragazzi che vendono droga qui in America si arricichiscono: una notte sulle strade, sfidando le bande rivali e la polizia, frutta in meda 10-15 dollari...)

Natale qui da noi e’ anche questo: poverta’ che si accentua ancora di piu’ in crudo contrasto con gli alberi illuminati a giorno del centro citta’.

E l’altare della vigilia della notte piu’ sacra e’ per per molti la fredda panca del tribunale che funziona a pieno ritmo anche il 24 dicembre.. . e la preghiera sussurata nascondendosi il volto: “Ti prego Dio, non in prigione il giorno di Natale”.

Natale e’ sacro anche qui, piu’ sacro che mai, sacro perche’ sacri presepi sono le case fatiscenti e senza riscaldamento del ghetto dove i poveri Cristi di oggi, neri e dimenticati, nascono e crescono. Natale e’ sacro davvero qui nel ghetto, presepe tutto l’anno, luogo dove il Figlio di Dio ha posto la sua tenda tra i suoi fratelli e sorelle dimenticati da noi ma non dal Dio che si fa carne.

- Natale e’ davvero sacro qui nel nostro ghetto buio e violento per le paure e i dubbi di Marquin che anche a Natale vaghera’ per le strade in cerca di un posto caldo, a 17 anni.

- Natale e’ fatto sacro per le lacrime di rabbia di Jigg quando riaccompagera’ in casa la mamma ubriaca d’alcool e di disperazione e l’ascoltera’ per ore ripetere sempre le stesse cose...

- Natale diventa sacro per le sofferenze, la rabbia, l’angoscia e la disperazione di tanti giovani per cui Natale e’ un giorno come un altro, fatto di droga, violenza, e di morte lenta, quotidiana, quasi inevitabile.

- Natale e’ sacro qui nel ghetto per il silenzioso dolore di miriadi di giovani AfroAmericani che la piaga silenziosa dell’AIDS uccide a centinaia, ogni settimana, nel silenzio di una societa’ puritana e fatta di apparenza che tenta di tenere nascosto il flagello troppo vergognoso e imbarazzante per chi si ritiene “La nazione piu’ importante del mondo”. AIDS che uccide nell’indifferenza di istituzioni e chiese troppo superbe e distaccate dalla realta’ per comprenderne la portata e la sofferenza. Chiese e istituzioni ancora troppo “Bianche”  e ricche, per capire  la sofferenza di poveri neri e immigrati. Societa’ e chiese ancora troppo attente e devote ai ricchi sobborghi per accorgersi dei diseredati dei ghetti: gente che non puo’ permettersi costose elemosine...

Ma e’ Natale, vita che nasce, che ri-nasce anche per noi qui nel nostro piccolo Peace Corner, il centro per ragazzi di strada nel cuore del ghetto.

E’ vita che ri-nasce negli occhi e nelle speranze dei 12 giovani, tutti membri di bande, che frequentano ogni giorno la nostra scuola serale per il diploma di scuola dell’obbligo. E’ Natale nei piccoli-grandi sogni dei giovani che fanno parte del corso di avviamento al lavoro. Per pochi soldi puliscono i vetri e i giardini nei sobborghi. I soldi sono davvero pochi, ma sono onesti, e finalmente Reese, Quin e Daniel ritornano a sognare: sognano di trovare lavoro...

E’ Natale e qui, nel nostro ghetto, le spade si sono trasformate in aratri, le pistole, in libri di testo, i coltelli in utensili per la pulizia, la droga in speranza di pace. Davvero le parole della profezia di Isaia risuonano vere qui nel ghetto.

Natale: la speranza ri-nasce, nasce di nuovo per l’esempio e l’amore dei nostri insegnanti, giovani volontari dalla Loyola University, che ogni sera sfidano gli stereotipi del ghetto per venire ad insegnare qui da noi. Natale nell’orgoglio giustificato e meritato di chi fino a pochi mesi fa faceva fatica a leggere mentre adesso scrive articoli pieni di saggezza per il nostro neonato giornalino. E’ Natale per chi finalmente ha deciso di tornare a scuola.

E’ Natale perche’ in molti ormai chiedono di celebrare liturgicamente e religiosamente il “Nostro” Natale anche qui al centro: “come si fa in chiesa.” E’ il miracolo della vita e  della speranza.  Natale e’ vero, autentico, Sacro anche qui nel ghetto Ovest di Chicago, nel nostro Peace Corner.

E’ Natale e la vita ritorna a fiorire negli occhi e nel sorriso di chi non sapeva piu’ sorridere. Nei piccoli gesti d’amore e di attenzione di tanti che stanno imparando a perdonare, di chi apprezza la vita, non perche’ ricca e che non manca di nulla ma perche’ apprezza le piccole gioie di grandi conquiste quotidiane.

E allora a tutti: “Buon Natale dal ghetto di Chicago”. Buon Natale da questo luogo dimenticato ma per questo privilegiato per vivere il Natale di Dio. Buon Natale da questo luogo di missione dove vengo evangelizzato ogni giorno. Buon Natale da questo luogo di purificazione e di svuotamento, di “kenosis”, da tutto cio’ che impedsce al Natale di essere vera manifestazione del Dio della vita, manifestazione del il Dio che si fa uomo per incontrarci nella nostra umanita’ e farla diventare divina.

Buon Natale da Joseph, Richard, Daniel, Maurice, Quin, Jigg, Terrel, Chris e da tutti i piccoli miracoli di vita e di pace che sono i giovani del Peace Corner. Buon Natale anche da tutti i giovani che ancora non sanno sognare, che ancora fanno della violenza e della rabbia la loro regola di vita, da chi non conosce pace, da chi ancora fatica a ri-scoprire la vita. Il nostro cuore e le nostre preghiere qui al Peace Corner sono per loro: per chi non conosce ancora il nostro centro, per tutti coloro – e sono tantissimi- che ancora fanno della strada la loro dimora, per chi fatica ad abbracciare la vita.

E Buon Natale anche da me, missionario privilegiato e testimone inadeguato del Dio della vita. Non posso che ringraziare per questa meravigliosa e dura esperienza alla scuola dei poveri, degli ultimi, maestri pazienti e autentiche immagini del Dio che si fa carne.

Camminiamo insieme nella notte piu’ sacra, ricordiamoci al Dio della vita, celebriamo la nascita del Dio con noi, facciamo Natale insieme, portiamoci nel cuore e nelle preghiere.

Maurizio  

 

 

p. Maurizio Binaghi

Missionario comboniano dopo aver svolto un periodo di servizio in Italia (Brescia)

è stato destinato come missionario negli Stati Uniti. Oggi lavora nella periferia di Chicago con i giovani esclusi.

 

 

 

 

 

 

 

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di p. Maurizio:

 

"Il Verbo si è fatto Carne e ha posto la sua tenda tra noi" 

 

"Dal letame nascono i fiori"

 

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