giovaniemissione.it

TLC: Trattato di Libero Commercio

Il TLC, trattato di libero commercio, è un accordo “commerciale bilaterale” tra Stati Uniti, Perù, Colombia ed Ecuador che ha lo scopo di aprire i mercati nazionali latino americani ai prodotti statunitensi e al capitale straniero e viceversa immettere le merci del Perù, e degli altri stati coinvolti, nel più grande mercato del mondo, quello degli USA.
Ciò che più preoccupa i piccoli e medi settori è che fin dall’inizio il governo Toledo si è mostrato accondiscendente nei confronti di ciò che gli USA decidevano, senza che si formasse una commissione di esperti che monitorasse gli interessi e i benefici di entrambe le parti.
Nella strategia politica degli USA, la firma dei TLC risuona come un esempio, una dimostrazione, una minaccia di isolamento rivolta a quei paesi che ancora non hanno dato il consenso all’ALCA (trattato che vuole creare un mercato libero di tutta l’America) e a quelli come Brasile, Argentina, Paraguay e Uruguay che attraverso l’accordo commerciale Mercosur si oppongono agli Stati Uniti.
Rispetto a questo gravoso problema nazionale si è creata la Campaña peruana frente al ALCA che vuole farsi rappresentante dell’opinione pubblica e che semplicemente chiede che tutta l’informazione riguardo l’ALCA e il TLC sia messa a disposizione del popolo peruviano, che tutti i punti di vista vengano presi in considerazione; chiede che entità indipendenti dal governo valutino benefici ed effetti negativi di questi possibili trattati e che la firma dell’accordo avvenga solo dopo aver consultato la volontà del paese attraverso un referendum.
La campaña frente al ALCA trae le sue posizioni dalla riflessione riguardo gli accordi ATPA e ATPDEA che fino ad ora non hanno portato a grossi benefici.
La legge di promozione andina e di sradicamento della droga (ATPDEA) che dalla fine del 2001 è andata a sostituire l’ATPA, rimarrà vigente fino al 31 dicembre 2006. Questa nuova legge ATPDEA apre il commercio libero da tasse doganali a prodotti che prima ne erano esclusi. Esistono però dei criteri di eleggibilità che determinano quali paesi ne possano beneficiare. Riassumendo, questi criteri sanciscono che: il paese non sia comunista, che non abbia espropriato o nazionalizzato proprietà di cittadini statunitensi, che favorisca le decisioni prese in favore degli stessi cittadini e ne riconosca l’estradizione, che collabori alla creazione dell’ALCA e alla lotta contro il terrorismo intrapresa dagli USA.
La Campaña frente al ALCA  fa notare ciò che il TLC portò in Messico. Il trattato firmato nel 1994 tra USA, Canada e Mexico ha causato nel settore agro e zootecnico, che riguarda un quinto della popolazione, la perdita di un milione e trecento posti di lavoro, obbligando milioni di famiglie a migrare in città. Trenta mila aziende nazionali vennero chiuse, sostituite dalle maquilas, imprese nord-americane che producono con marchi, investimenti e tecnologie propri, usando mano d’opera locale sfruttata con bassi salari, per inviare la produzione in patria, dove andrà ad incrementare l’esportazione nazionale.
Uno studio della Pianificazione Nazionale della Colombia rivelò che l’accordo aumenterebbe il benestare del paese del 0.79%. Le importazioni crescerebbero all’11%, mentre le esportazioni solo al 6%, quindi in quattro anni l’economia avrebbe un deficit del 3%.
Il caso del Perù non sembra portare a migliori risultati, troppe sono le incertezze e i punti interrogativi a cui nessuno vuole rispondere.
L’accordo che si sta per firmare rientrerà nella categoria sopracostituzionale, questo significa che i compromessi che il Perù si assumerà saranno quasi impossibili da invertire in futuro.
Il ministro Ferrero spinge perché il trattato si firmi, in questo modo, dice, le esportazioni peruviane avranno la possibilità di espandersi su tutto il mercato nord-americano; risulta però evidente che il ministro sta guardando al TLC solo con gli occhi di quella piccola parte di esportatori agricoli, lo 0.5%, e tessili, l’1%, senza preoccuparsi di ciò che avverrà per la quasi totalità di piccole e medie imprese che non sono mai riuscite ad arrivare al  mercato internazionale.
Il Trattato di Libero Commercio trascinerebbe inoltre nel mercato nazionale, imprese statunitensi accordando loro l’accesso a servizi quali: acqua, salute, educazione, cioè settori chiave e in gran parte in mano dello stato peruviano. Le piccole e medie imprese del Perù andrebbero sostituite con altrettante straniere, che introdurrebbero prodotti propri che in patria vengono sussidiati, come quelli agricoli. In campo farmaceutico invece arriverebbero nei negozi medicine molto più costose in quanto prodotte all’estero e gravate dai diritti.
L’economia peruviana che più d’ogni altra cosa avrebbe bisogno di essere incentivata attraverso finanziamenti a imprese nazionali, verrà appesantita aprendola alla colonizzazione del capitale straniero.
Appare chiaro che gli Stati Uniti hanno interesse a collocare le proprie multinazionali in territorio peruviano per sfruttarne maggiormente le risorse naturali (minerarie e petrolifere in primis), ma il popolo latino ne trarrà davvero qualche vantaggio? Robert Lawrence e Craig Van Grasstek, analisti politici statunitensi, affermano che il Trattato di Libero Commercio altro non è che una strategia politica, un mezzo per arrivare a scopi ben diversi dal commerciale ed economico. Il vero interesse dell’amministrazione Bush è introdursi in questi stati sudamericani per avere un presidio che riesca a controllare politicamente il governo Toledo, obiettivo che si nasconde dietro le vesti del controllo del narcotraffico e del terrorismo (Plan Patriota).

Condividi questo articolo:

Registrati alla newsletter

giovaniemissione.it

BARI

Via Giulio Petroni, 101
70124 Bari
Tel. 080 501 0499

ROMA

Via Luigi Lilio, 80
Roma, 00142
Tel. 06 519451

VERONA

Vicolo Pozzo, 1
37129 Verona,
Tel. 045 8092100

PADOVA

Via S. G. di Verdara, 139
35137 Padova
Tel. 049/8751506

NAPOLI

Via A. Locatelli 8
80020 CASAVATORE (NA)
Tel. 081.7312873

VENEGONO

Via delle Missioni, 12
21040 Venegono Sup. (VA)
Tel. 0331/865010