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Il racconto della seconda moltiplicazione dei pani e dei pesci presente nel vangelo di Marco è inserito all’interno della narrazione del viaggio di Gesù nella Decàpoli, in terra straniera, quasi a dire che alla mensa del Regno di Dio c’è posto per tutti.

Non capite ancora?

Incontro con la Parola, GIM 1, 18 aprile 2021

Dal Vangelo di Marco (8,1-21)

In quei giorni c’era di nuovo una folla grandissima, e poiché non avevano da mangiare, Gesù, chiamati a sé i discepoli, disse loro: «Sento compassione di questa gente; poiché da tre giorni sta con me e non ha da mangiare. Se li rimando a casa digiuni, verranno meno per strada; perché alcuni di loro sono venuti da lontano».

I suoi discepoli gli risposero: «Come si potrebbe mai saziarli di pane qui, in un deserto?». Egli domandò loro: «Quanti pani avete?» Essi dissero: «Sette». Egli ordinò alla folla di accomodarsi per terra; e presi i sette pani, dopo aver reso grazie, li spezzò e diede ai discepoli perché li distribuissero alla folla; ed essi li distribuirono.  Avevano anche pochi pesciolini; ed egli, dopo aver detto la benedizione, comandò di distribuire anche quelli.

Tutti mangiarono e furono saziati; e dei pezzi avanzati si raccolsero sette panieri. Erano circa quattromila persone. Poi Gesù li congedò. E, subito, salito sulla barca con i suoi discepoli, andò dalle parti di Dalmanuta.

Allora vennero i farisei e si misero a discutere con lui, chiedendogli, per metterlo alla prova, un segno dal cielo. Ma egli, dopo aver sospirato nel suo spirito, disse: «Perché questa generazione chiede un segno? In verità io vi dico: nessun segno sarà dato a questa generazione». E, lasciatili, salì di nuovo sulla barca e passò all’altra riva.

I discepoli avevano nella barca solo un pane, perché avevano dimenticato di prenderne degli altri. Egli li ammoniva dicendo: «Guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!» Ed essi si dicevano gli uni agli altri: «È perché non abbiamo pane». Gesù se ne accorse e disse loro: «Perché state a discutere del non aver pane? Non riflettete e non capite ancora? Avete il cuore indurito? Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? E non vi ricordate?  Quando io spezzai i cinque pani per i cinquemila, quante ceste piene di pezzi raccoglieste?» Essi dissero: «Dodici». E «Quando spezzai i sette pani per i quattromila, quanti panieri pieni di pezzi raccoglieste?» Essi risposero: «Sette».  E diceva loro: «Non capite ancora?».

Introduzione al Testo

"Ci sono persone così affamate nel mondo - diceva Gandhi - che per loro Dio non può avere che la forma di un pane". La Bibbia conosce così a fondo l'esperienza della fame, da dare a Dio il nome di "Colui che dà il cibo a ogni vivente" (Sal 136,25).

È interessante notare che il segno del pane è raccontato per ben 6 volte dagli evangelisti; In Marco lo troviamo per ben 2 volte: Mc 6,30-44 e Mc 8,1-9. Tra tutti i segni è quello più ripetuto, sicuramente perché è il più carico di significato.

Anche la Chiesa, come una madre, da sempre ripete questo segno eucaristico, con il solo scopo di proteggere la vita in tutte le sue forme: dà pane a chi ha fame e accende fame di cose alte in chi è sazio di solo pane.

Il racconto della seconda moltiplicazione dei pani e dei pesci presente nel vangelo di Marco è inserito all’interno della narrazione del viaggio di Gesù nella Decàpoli, in terra straniera, quasi a dire che alla mensa del Regno di Dio c’è posto per tutti.

Inoltre, la maniera con cui Marco introduce questo evento, cioè senza alcuna determinazione né di tempo, né di luogo, ci fa capire l'intenzione dell’evangelista: Gesù si rivolge a tutti e in ogni tempo, perché Egli stesso è dono di Dio per tutte le genti, senza differenza tra giudei o gentili. Infatti, il bisogno di mangiare non riguarda solo qualcuno, ma riguarda tutti, e tutti sono destinatari della compassione di Dio.

Riflessione sul testo

v. 1 In quei giorni c’era di nuovo una folla grandissima, e poiché non avevano da mangiare, Gesù, chiamati a sé i discepoli, disse loro:

Gesù è in territorio pagano e ciò di cui si rende immediatamente conto è la fame della folla numerosa; è il solo apreoccuparsene, per questo chiama a sé i discepoli che sembrano non interessati. Anche oggi, sono tantissimi coloro che sono nel bisogno, ma i più pensano ai propri interessi.

v. 2 "ho compassione per la folla che già da 3 giorni è con me e non hanno da mangiare"

Verso la moltitudine straniera Gesù mostra lo stesso identico sentimento che ha provato per le folle di Israele; non esistono categorie di persone che possono sentirsi escluse dall’amore del Padre. Sono stati tre giorni di “digiuno” di pane, ma sono stati anche tre giorni di ascolto e di nutrimento mediante la parola di Dio che Gesù sta annunciando.

v. 3 Se li rimando digiuni alla loro casa, verranno meno per la strada e alcuni di loro sono venuti da lontano.

L’evangelista sottolinea che tra questa gente c'è anche chi viene da lontano. Non si tratta solo di lontananza geografica; bensì, molto più sottilmente, si sta parlando di lontananza spirituale: sono quelli che potremmo chiamare “i lontani da Dio”.

v. 4 Gli risposero i suoi discepoli: "come si potrà saziarli di pani nel deserto?"

La risposta dei discepoli è molto pragmatica, sembra che non abbiano imparato nulla; eppure c’era già stata la prima condivisione dei pani dove, condividendo quello che portavano, avevano visto che in questa maniera si sfamava e si saziava una moltitudine di gente. Gesù sembra dire anche a noi che vogliamo essere suoi discepoli, che i problemi della gente sono anche i nostri problemi, perché in questo mondo ingiusto non possiamo essere solo spettatori, ma parte attiva.

v. 5 E domandò loro: "quanti pani avete?" Gli dissero: "sette".

Gesù chiede di guardare a quello che si ha e che già in qualche modo si possiede, perché poco o tanto che sia, lo si condivida. Si parla poi di sette pani; vi ricordo che i numeri nella Bibbia non hanno mai valore matematico, aritmetico, ma sempre un valore figurato. Qui abbiamo il 7; il 7 è un numero importante in tutte le culture e indica la totalità. Quindi il fatto che i discepoli rispondono dicendo 7 non significa che hanno 7 pagnottelle di pane, ma significa che è tutto quello che hanno.

La proposta di Gesù è unione e condivisione, da vivere con questi atteggiamenti:

  • prendi coscienza dei tuoi doni, delle tue capacità;
  • unisciti e mettiti insieme, fai gruppo, fai comunità;
  • condividi ciò che hai, ciò che sei;
  • fai della tua vita uno spezzare il pane con chi è in necessità;
  • unisciti alle persone per cercare insieme le soluzioni ai problemi che attanagliano la loro vita.

Così diceva San Basilio ancora nel secolo IV:

"Il pane che a voi sopravanza è il pane dell'affamato; il vestito appeso al vostro armadio è il vestito di colui che è nudo".

vv. 6-7 Gesù ordinò alla folla di sdraiarsi sulla terra e preso i 7 pani, ringraziò, li spezzò, li diede ai suoi discepoli perché li servissero, li distribuissero. Ed essi li servirono alla folla. Avevano anche pochi pesciolini; dopo aver pronunciato la benedizione su di essi, disse di distribuire anche quelli. 

Perché Gesù ordina alla gente addirittura di sdraiarsi? Sdraiarsi, questo verbo si rifà alla cena dei giorni festivi delle famiglie che avevano dei servitori e mangiavano all’uso greco-romano dove c’era un gran piatto al centro e poi tutta una serie di lettini a raggiera. Si mangiava sdraiati, con un gomito ci si appoggiava e con l’altro si prendeva il cibo. Chi è che mangiava così? I signori, quelli che avevano dei servi che li potessero servire. In particolare questo era il modo di mangiare per ricordare la liberazione della Pasqua. Allora l’azione di Gesù, la prima azione che Gesù fa è che coloro che si considerano servi vengano trattati come dei signori.

Ringraziò, spezzò...Siamo di fronte ad un tipico gesto “eucaristico” sottolineato anche dal fatto che Marco usa per indicare il rendimento di grazie il verbo eucaristein, il termine tipico dell’Eucaristia. Si tratta di un “gesto di non ritorno” perché sta ad indicare il momento dell’offerta e del dono di sé, della condivisione, della rinuncia a sé per essere dono di fraternità al prossimo.

...li diede ai suoi discepoli perché li servissero... Il compito dei discepoli di Gesù è quello di distribuire, cioè di servire. Non sono loro i proprietari di questo pane; una volta che l’hanno condiviso, questo pane non è più loro. Ringraziare significa che ciò che si possiede non è cosa propria, ma dono ricevuto e come tale va condiviso.

v. 8 E mangiarono e si saziarono e raccolsero 7 sporte di pezzi avanzati.

Per ben tre volte ritorna nel racconto il numero sette e questo numero viene ripetuto in rapporto ad un segno che si compie in terra straniera. Sicuramente per noi questo numero dice ben poco; per questo è necessario collocarci idealmente nel contesto culturale di Marco, e comprendere che le sette ceste di pani avanzati sono destinate alle settanta nazioni straniere della tradizione biblica ebraica (vedi Gen 10).

È proprio il caso di dire: dove c'è unione e condivisione c'è abbondanza!

vv. 9-10 Ed erano circa 4000. Poi Gesù li congedò. E, subito, salito sulla barca con i suoi discepoli, andò dalle parti di Dalmanuta.

Il numero 4 indica i punti cardinali, i 4 venti, e quindi la figura dell’universalità dell’umanità. 4 x 1000 = 4000 indica l’infinità.

vv. 11-13 Allora vennero i farisei e si misero a discutere con lui, chiedendogli, per metterlo alla prova, un segno dal cielo. Ma egli, dopo aver sospirato nel suo spirito, disse: «Perché questa generazione chiede un segno? In verità io vi dico: nessun segno sarà dato a questa generazione». E, lasciatili, salì di nuovo sulla barca e passò all’altra riva.

Ritornato in terra di Israele, Gesù viene interpellato dai farisei, i quali gli “chiedono un segno per metterlo alla prova”. I farisei sono i custodi gelosi della tradizione di Israele; si considerano “depositari” della fede del popolo eletto e sono coloro che si sentono responsabili della sua trasmissione fedele. Il conflitto che si innesca tra farisei e Gesù deriva dal fatto che questi considerano sempre di più Gesù di Nazareth come uno che rischia di sconvolgere le loro sicurezze, mettendo a repentaglio, secondo loro, la fedeltà a quanto era stato trasmesso dagli antichi padri. Per questo essi chiedono “un segno dal cielo”, una prova chiara di quello che Gesù va dicendo e operando; un miracolo che possa allontanare ogni dubbio e fugare ogni perplessità. In realtà essi voglio piegare il mistero di Gesù alla loro mentalità e al loro modo di intendere la fede in Yahwè.

v. 14 I discepoli dimenticatesi di prendere dei pani non avevano con sé nella barca che un pane.

Questo pane, l’unico che si trova nella barca, è Gesù.

v. 15 Raccomandava loro dicendo: attenti, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito degli erodiani.

Il lievito è quello che corrompe quello che ha vicino. Allora Gesù mette in guardia i discepoli dal modo di pensare, dalla mentalità dei farisei e degli erodiani. Il messaggio di Gesù è incompatibile con qualunque forma di potere, sia quello religioso sia quello politico, sia dei farisei sia quello di Erode, perché quello che accomuna farisei ed erodiani, che erano già apparsi coalizzati contro Gesù, è il potere politico o il potere religioso. Pertanto Gesù mette in guardia i suoi discepoli da ogni forma di potere. Dal potere non può venire nessuna forma di salvezza, ma soltanto l’oppressione, e l’oppressione impedisce all’uomo il suo sviluppo. L'unico potere permesso a un cristiano è quello del poter servire!

vv. 16-21 Ed essi si dicevano gli uni agli altri: «È perché non abbiamo pane». Gesù se ne accorse e disse loro: «Perché state a discutere del non aver pane? Non riflettete e non capite ancora? Avete il cuore indurito? Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? E non vi ricordate?  Quando io spezzai i cinque pani per i cinquemila, quante ceste piene di pezzi raccoglieste?» Essi dissero: «Dodici». E «Quando spezzai i sette pani per i quattromila, quanti panieri pieni di pezzi raccoglieste?» Essi risposero: «Sette».  E diceva loro: «Non capite ancora?».

I discepoli non prendono sul serio l’avvertimento di Gesù, non cercano di approfondirlo, non si preoccupano di prendere le distanze dal lievito dei farisei e di Erode, ma continuano a discutere sulla loro problematica: sono inquieti perché non hanno pani. Un pane con sé lo hanno, ma ritengono che per loro non sia sufficiente. Gesù si rende conto che il suo avvertimento sul lievito dei farisei e di Erode non interessa ai discepoli e si stupisce della loro incomprensione: non hanno capito che quando lui è presente con loro nella barca, basta un solo pane. La mancanza di fede dei discepoli li avvicina ai farisei e provoca sette domande di fila che Gesù rivolge loro, concluse da un rimprovero finale, fatto anch’esso in forma interrogativa "non capite ancora?".

Ponendo le sette domande riportate in Mc 8,17-21 Gesù interpella il cuore, interpella gli occhi, interpella gli orecchi, interpella la memoria dei discepoli. In Dt 29,1-2 abbiamo un brano parallelo con le sette domande di Gesù; lì abbiamo anche la chiave per capirle: se Dio non dona cuore, occhi, orecchi, capacità di fare memoria, restiamo fuori di ogni comprensione.

La fede è una risposta che scaturisce da tutto l’uomo. Procedendo con Gesù verso Gerusalemme i discepoli avranno bisogno che Gesù continui ad aprire loro gli occhi, perché la sua identità apparirà loro sempre più difficile da comprendere.

DOMANDE GENERALI:

  • Cosa mi ha colpito di più di questo vangelo? Perchè?
  • Quando e dove avviene il fatto che ci viene raccontato?
  • Chi sono le persone che appaiono? Che posizione sociale occupano?
  • Quali sono i comportamenti, i sentimenti, le scelte di Gesù?
  • Si tratta di moltiplicazione o di condivisione?
  • Qual è il messaggio che ricevo da questa Parola di Dio?
  • Quanto faccio io per chi è nel bisogno? Raccontiamo qualche nostra esperienza di solidarietà.

 

Riflessione di alcuni gimmini su Mc 8,1-21

Cosa risuona in questa storia del vangelo? In questa storia del Vangelo, vediamo l’importanza del PANE, come simbolo di condivisione. Vediamo anche l’importanza della COMPASSIONE, per esempio quella che provava Gesù nel dare un pezzo di pane alla folla, costituita in prevalenza da persone umili che avevano fame. Allora, da qua ci siamo ricollegati all’episodio della condivisione del pane a dei bambini dell’America latina che soffrivano la fame. Tuttavia, vediamo che all’inizio i discepoli non capiscono bene quello che Gesù vuole dire loro. 

Tempo e spazio indeterminati:All’inizio, con l’espressione “In quei giorni”, non è ben precisato il tempo e anche per quanto riguarda la dimensione spaziale abbiamo delle espressioni come “decapoli”, ovvero dieci città confederate che non facevano parte di Israele e questo sta ad indicare come Gesù oltrepassi i limiti del popolo a cui era stato inviato.

Per Gesù, inoltre, non ci sono confini, in quanto vuole raggiungere tutto il mondo rivolgendosi non solo al suo popolo, ma a tutti. La prima moltiplicazione avviene in Giudea, mentre la seconda avviene fuori dalla Palestina.

I personaggi e le posizioni che ricoprono nel contesto sociale: I discepoli non erano persone aristocratiche che occupavano ruoli importanti all’interno della società, al contrario erano persone umili e vediamo dunque nella folla persone ancora più umili, che addirittura avevano fame. Questi personaggi erano contrapposti al re Erode che rappresentava l’autorità politica e agli scribi e ai farisei che rappresentavano le autorità religiose. Le persone generalmente non hanno nulla da perdere.

Si parla pertanto di ‘scartati’, ovvero persone che vengono lasciate morire e attualmente ci sono delle realtà molto simili di persone che sono state abbandonate, come per esempio chi soffre nel Niger. Gesù è un punto di riferimento e c’è, ma non tanto per risolvere i problemi, quanto più per affrontare i problemi che persistono nella società. Un esempio molto attuale è l’Egitto, al quale l’Italia sta vendendo le armi da guerra, il cui utilizzo è giustificato per difendere i ricchi a discapito dei più poveri. La FAME, quindi, non è solo corporale, ma anche di valori, poiché rappresenta la DIGNITÀ DI OGNI PERSONA.

Oggigiorno purtroppo c’è ancora il problema della disparità, in quanto c’è chi comunque anche in questa situazione della pandemia ci sta speculando a discapito di chi soffre.

Quali sono i sentimenti che muovono Gesù?

I sentimenti che smuovono Gesù sono la compassione verso chi ha fame, e per sentirla bisogna vedere, anche perché Dio non uccide, non condanna e non giudica e questo è il Cuore del Vangelo e della Bibbia. Uno dei capisaldi del cammino GIM è proprio la Comunicazione Critica, ovvero l’informazione e la formazione nel vedere per poter sentire. Il Signore Gesù a sua volta chiede aiuto. La modalità con cui rispondere alle esigenze umane è importante. Con la moltiplicazione dei pani, inoltre, Dio non è un “Deus ex-machina” o un Dio che sembra risolvere i problemi come la cibalgina, quando hai mal di testa, perché Dio non è la cibalgina, ma va oltre, è capace di tutto.

“AIUTATI CHE DIO TI AIUTA”. Vediamo anche numeri simbolici come il 7 che sta a significare “è tutto ciò che abbiamo”. “Aiutati che Dio ti aiuta, ma sappi che Dio sarà dalla tua parte, anche laddove dovesse mancarti”. Gesù prende il pane, poi lo spezza e lo condivide. Con la condivisione, ovvero con tutto ciò che noi abbiamo e siamo, ce n’è per tutti. C’è chi si arricchisce sempre di più e chi si impoverisce, anche se la comunità continua a crescere e quindi tutti quanti hanno il diritto a vivere dignitosamente. C’è un film intitolato “Catena dell’amore” (“Catena de favores”), che è interpretato da un bambino e lo scopo è quello di aiutarsi reciprocamente.

Il messaggio del signore, perciò, è che noi non siamo soli e il cristianesimo è una religione che predica valori come l’uguaglianza. (Per esempio, con la raccolta di generi alimentari, presso varie parrocchie e associazioni di volontariato). È importante la condivisione, in quanto il mio “tutto” trasforma noi e la nostra società e se non condividiamo, non c’è futuro.

Se parlo per me, io sono sempre ben disposto ad aiutare persone che hanno bisogno e credo siano giusti i valori come la solidarietà, la condivisione, e sostenere chi è in difficoltà attraverso piccoli gesti.

Alessandro, Chiara, Antonio, Suor Iris

 

Dopo la lettura del Vangelo proposto – Marco 8, 1-21 –  ci hanno colpito diversi passaggi. La scossa delle novità che Gesù porta e questo cambiamento ha scosso la sensibilità di alcuni di noi. Gesù si preoccupa per quelli che vengono da lontano, chi di solito è dimenticato. Gesù come un padre, si prende cura di tutti. Nella folla, alcuni vengono da lontano e non hanno da mangiare e ci domandiamo perché questa gente seguiva Gesù. Forse per le parole che diceva, parole che erano di verità e non parole vuote. I pezzi avanzati che vengono raccolti per simboleggiare la dignità di quello che c’è nel piatto, nel mondo. Il momento in cui Gesù si spazientisce e chiede ai discepoli perché non capiscono il segno, ci fa pensare a quando non vediamo Gesù nella nostra vita.

Tempo e luogo. Marco non ci fornisce nessuna indicazione temporale e cronologica perché parla a tutti, senza nessuna distinzione. “Dalmanuta” ci fa capire che siamo in un territorio pagano, per simboleggiare l’universalità del messaggio di Dio: tutti facciamo parte del popolo di Dio. La Chiesa parla in questo modo al mondo intero. Non c’è indicazione temporale perché Gesù parla a tutti in qualsiasi momento storico volutamente.

Personaggi all’interno del contesto sociale. Le persone che appaiono occupano tutte le posizioni sociali. Ci sono la folla, i discepoli, i farisei, Gesù e forniscono una completa rappresentazione del mondo. Quelle 4000 persone della folla sono i pagani e per questo non sono accolti benevolmente. C’è quindi una moltitudine di possibilità di entrare a contatto con il mondo intero.

Comportamenti, sentimenti, scelte di Gesù. Vediamo come Gesù si prende cura della folla; si sposta perché deve proseguire nel suo cammino; il monito che fa è un richiamo a ragionare con la propria testa. Un monito che Gesù compie verso i discepoli e verso di noi. Gesù si spazientisce perché secondo lui i discepoli non capiscono niente, si preoccupano che non hanno pani! E affinché comprendano il significato del messaggio con la propria testa, Gesù non dà le risposte ma guida i discepoli alla verità.

Moltiplicazione o divisione? Secondo alcuni di noi, grazie alla condivisione si arriva alla moltiplicazione. Secondo altri invece, la condivisione viene dopo la moltiplicazione ed è possibile grazie ai nostri gesti quotidiani, noi che viviamo cercando di seguire la Parola. Una bella riflessione ci viene data da un proverbio siciliano che dice “Cu spatti avi a megghiu parti” cioè “chi divide ha la parte migliore”. I discepoli mettono insieme quello che hanno, lo danno a Gesù che lo dona alla folla perché se dividi hai di più e con Lui non manca mai quello che ti serve. Infine, una parola che è emersa in questa nostra condivisione è abbondanza. Gesù infatti dà sempre di più di quello che promette, non si accontenta.

Il messaggio che ricevo. Gesù offre pane e nel momento in cui abbiamo il pane, abbiamo tutte le energie per andare oltre e condividere il nostro vissuto contribuendo a creare un mondo più giusto. Questo fanno i discepoli: si mettono a servizio della folla per condividere ciò che hanno.

E quanto facciamo noi per chi ha bisogno? Nel lavoro, nella famiglia e al di fuori cerchiamo di far star bene gli altri anche con piccoli gesti ma sentiti, ricchi di significato. Noi non abbiamo per avere ma per condividere.

Alessio, Cecilia, Michela, Francesca

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