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Ogni volta che siamo disorientati, in particolare di fronte al povero, ci poniamo questa domanda? Agiamo come Gesù?

Se ci fosse stato Gesù al mio posto, cosa avrebbe fatto?

Domenica 18 novembre i giovani di Bari in cammino con San Daniele Comboni si sono riuniti per il consueto appuntamento mensile del Gim

GIM Bari

A Bari abbiamo scelto un incontro «fuori» dal comune: nello spirito dell’andare verso le tante “Afriche” del mondo, anche noi, come il Comboni, ci siamo recati al Centro di accoglienza Caritas “Don Vito Diana”, centro di ospitalità maschile che accoglie persone con la prima necessità di avere un posto letto, ma con la finalità di ascoltarle e riscattarle dalle tante situazioni di fragilità.

Abbiamo dialogato con Raffaele, diacono e referente del Centro, che ci ha mostrato la struttura e ci ha illustrato la missione che essa rappresenta. Non a caso siamo partiti da una domanda fondamentale: chi è il cristiano? Dopo esserci guardati in faccia, un po’ spiazzati, lui stesso ci ha fornito una risposta/domanda, altrettanto spiazzante: il cristiano è colui che, come Charles de Foucauld, di fronte ad ogni situazione si chiede: se ci fosse stato Gesù al mio posto, cosa avrebbe fatto?

Ogni volta che siamo disorientati, in particolare di fronte al povero, ci poniamo questa domanda? Agiamo come Gesù? Siamo giovani coinvolti in svariate attività di volontariato, azioni che mirano al dare con gratuità senza nulla ricevere. Ma quanto conosciamo le cause della povertà? Cosa facciamo per andare a rimuoverla in origine? La visita al dormitorio è stata occasione di conoscenza di una realtà operatrice del bene sul territorio, ma ancor più un incontro stimolante che ci ha posto – e ci pone – nella condizioni di interrogarci in profondità sul nostro agire quotidiano.

L’incontro con Boniface, giovane nigeriano ospite del dormitorio, ci ha ricordato che dietro ogni volto c’è una persona in carne e ossa, un cuore che pulsa ricco di aspettative e sogni, così come canta il ritornello della sua canzone “Il mio cuore (My heart)”. Prima ancora di schierarci a favore o contro le mille narrative sui “migranti”, dovremmo tutti, almeno una volta, provare ad ascoltare la storia di un “migrante”, la storia che è ciascuna persona che migra, con un nome e un bagaglio di vita, profondamente diverso, ma esattamente come ognuno di noi. Boniface non credeva di sopravvivere attraversando la Libia, ma ringrazia Dio perché è stato la sua forza.

Storie diverse. Storie che non possono essere incasellate nelle regole, ma che rispondono all’unica regola che sovrasta le altre: il buon senso. L’incontro al dormitorio si è concluso con una provocazione che getta uno sguardo al futuro e che dovremmo fare nostra: umanità non è far funzionare bene un dormitorio – ma anche una qualsiasi struttura di accoglienza – umanità è chiudere i dormitori, perché non ce ne sarà più bisogno, perché tutti avremo aperto le porte delle nostre case a chi non ha più un tetto.

«Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. […] In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me.» (Mt. 25, 35-40)

 

Francesca Pepe, GIM di Bari

 

 

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