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Non possiamo fregarcene di quello che accade lontano, perché pensare di rimanere sempre sani in un mondo malato, è pericoloso, oltre che fuori dalla storia.

"Nessuno si salva da Solo"

Una riflessione di Giuseppe Mantegazza, novizio comboniano

2020-Papa-Coronavirus

Un cielo plumbeo, una pioggia incessante, un silenzio irreale interrotto solo verso la fine dai rintocchi di campane e dalla sirena di un’ambulanza, un uomo vestito di bianco, affaticato, solo davanti ad una piazza – di tutta la civiltà cristiana la più importante al mondo - rimasta vuota e silenziosa, esattamente come vuote e silenziose lo sono diventate quelle di tutto il mondo.
Lì, precario a pregare (le due parole hanno la stessa etimologia, dal latino prex) ad invocare Dio, l’unico leader mondiale capace di interpretare i segni dei tempi, da profeta, quando parlava, sin dall’inizio del suo pontificato, di globalizzazione dell'indifferenza, di guerra mondiale combattuta a pezzi, di cultura dello scarto, di Chiesa come ospedale da campo, di crisi ambientale e cura della casa comune (in particolare attraverso l’enciclica Laudato Si, così tanto potente e scomoda, perchè radicalmente evangelica, da sollevare un vortice continuo e concentrico di attacchi contro il suo pontificato, per opera di potentissime strutture di potere che si sono sentite minacciate), o quando parlava degli incalcolabili lutti e dell’indicibile dolore causati direttamente od indirettamente dalle guerre, come quelle ormai decennali in Siria, in Iraq ed Afghanistan, in Africa ed in Medio-Oriente, ma anche quelle dell’America Latina infestata dalla violenza e dal narcotraffico, o causati dalle ingiustizie e dalle sperequazioni sempre più acute, tra stati ed all’interno di essi.

Ma non vedevamo, facevamo finta di non vedere, di non sentire quel dolore, relegandolo ad altri mondi distanti, costruendogli attorno muri impregnati di ideologia securitaria e della paura,  di religiosità pagana ed identitaria, ingannandoci nel non voler sentire, ed ammettere, che non solo in quel dolore siamo, inevitabilmente, sempre stati immischiati,  ma che, di quello, ne siamo anche corresponsabili, perchè le migrazioni causate da guerre e povertà partono da là ed arrivano qua, perchè le armi ed i sistemi avanzatissimi di “difesa” partono da qua ed arrivano là, finendo spesso, come ordigni distruttivi,  sopra i tetti di scuole ed ospedali; eppoi perché “abbiamo” eletto improbabili capi arruffapopoli, assecondando le loro, e le nostre, narrazioni ideologiche, false, mistificatorie ed elusive, puntando il dito sugli altri, facendo i forti coi deboli, i capri espiatori, i più fragili, i più poveri, i migranti, e tutto ciò per scamparla dal guardarci dentro, facendoci deboli coi forti, fuggendo dalle responsabilità, evitando di comprometterci, per non rischiare di mettere in discussione le contraddizioni, le ipocrisie e le deformazioni, ormai insostenibili, in noi e nelle nostre opulente ed egoiste società.

Non stiamo combattendo una guerra, la guerra è altra cosa, ancora più orribile (e’ la cosa più orribile e più contraria al sogno di Dio, che e' la pace), siamo in emergenza sanitaria, come lo sono da sempre i paesi africani in cui muoiono a causa della malaria, secondo l’OMS, oltre 400mila persone l'anno, specie bambini; non siamo in guerra, anche se gli incalcolabili lutti ora ce li abbiamo qui, ed allora forse sarebbe più facile “sentire” per comprendere, ciò che da anni prova a dirci Papa Francesco:
quindi di riconoscere la cultura dello scarto quando qualcuno parla di immunità di gregge e di decidere chi può essere salvato e chi invece no, e cioe’ di praticare non solo l’eutanasia ma anche l’ eugenetica; di riconoscere la necessità per l’umanità di ospedali da campo (proprio come quelli che si stanno montando a decine in tutto il mondo per fronteggiare il corona-virus), come metafora di una Chiesa in uscita e guaritrice di anime sempre più chiuse e sfiduciatedi riconoscere, anche attraverso la comparsa di questo virus, la profonda crisi ambientale che vive il nostro pianeta e che quindi stiamo vivendo noi (molti studi mettono in correlazione l’inquinamento atmosferico e la diffusione del virus).
E di riconoscere una economia che uccide: come quando, ad emergenza già in corso, si e’ preferito non fermare le attività produttive nel bergamasco, consentendo al virus di propagarsi così impetuosamente e capillarmente su quel territorio, ormai martoriato, o quando il presidente Trump insiste nel voler “ripartire” con la ”normalità” produttiva entro Pasqua, od ancora quando, sempre negli Usa, un giovane diciassettenne affetto da covid-19 viene lasciato morire perché in un ospedale gli negano le cure perché privo di assicurazione sanitaria.

Come non ricordare le parole di Bergoglio che continuamente ci ha parlato di sistemi e di strutture di male, di intrecci perversi di sistemi che uccidono ("Il paradigma tecnocratico tende ad esercitare il proprio dominio anche sull'economia e sulla politica" -Enciclica LaudatoSì 109), come non ricordare queste sue parole, proprio oggi, mentre in Italia muoiono soffocate migliaia di persone, sia perché scarseggiano i posti letto nelle terapie intensive, e questo perché si sono favoriti gli interessi, anche nella sanità, di pochi e potenti gruppi privati, a scapito di quelli pubblici e collettivi, sia perché mancano respiratori polmonari, mentre le linee di produzione degli F35 (Lockheed And Martin/Leonardo-Finmeccanica) proseguono a ciclo continuo, così come proseguono a correre le linee di produzione dello strategico (considerato tale dal Governo italiano) comparto industrial-militare, a produrre e fatturare, in un rituale che sa di  macabro, consapevoli che quegli aerei, le bombe, le tecnologie più sofisticate, oltre che ad arricchire economie e PIL dei paesi produttori ed i conti bancari dei signori e strateghi delle guerre, compresi alcuni politici nostrani sovranisti e securitaristi, servono ad ammazzare tante vite innocenti.
In un mondo orfano di leaders, rimane lui il leader più autorevole ed autentico, prendendo sulle proprie spalle il dolore e la solitudine del mondo, sapendo, e questo ce lo ha detto fin da subito, che non possiamo fregarcene di quello che accade lontano, perché il lontano è diventato, oggi più che mai, meno lontano, perché quello che succede in Africa od in Asia ci riguarda da vicino, perché pensare di rimanere sempre sani in un mondo malato, è pericoloso, oltre che fuori dalla storia, perchè tutto e' intimamente connesso, e nessuno si salva da solo.

GLM - Giuseppe Mantegazza

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