Ho
ripreso tra le mani questo libro, donatomi da Thomas Siemer,
forse nel 1984, fresco di stampa.
Avevo conosciuto Thomas grazie ai giornali.
Stava praticando, nel 1983 con altre 9 persone di differenti paesi
occidentali, un “Digiuno per la Vita”,
contro l’installazione in Europa dei missili Pershing e Cruise,
lo smantellamento degli SS20 sovietici e per il disarmo nucleare.
Il digiuno sarebbe proseguito sino all’accettazione, da parte
dei governanti, di misure che i dieci consideravano primarie per
salvare il mondo dall’olocausto nucleare che si andava profilando
minaccioso, inevitabile, in quei mesi.
Se ciò no fosse accaduto i 10 erano disposti a proseguire
in quella forma di lotta sino alla morte.
Decidemmo così, in tanti nel mondo, a digiunare anche noi
per quegli stessi obiettivi, ma chiedendo ai 10 di fermarsi al
limite della morte.
Io, con altri lavoratori dell’industria militare varesina e qualche
altro pacifista della zona, iniziammo a digiunare nel loro 35°
giorno di digiuno, e continuammo nel digiuno gandiano per 5 giorni,
sino a quando, al loro 40° giorno, essi decisero di fermarsi.
Feci
di tutto poi per voler conoscere quell’uomo, che come me era un
lavoratore dell’industria bellica e ora cercava di costruire la
pace.
Thomas,
conosceva bene i missili Cruise, era stato uno dei progettisti
del sistema informatico “Tercom”, che permetteva a quei missili
“convenzional-nucleari” di evitare i radar rasentando il suolo
nel loro volo subsonico verso l’obiettivo. Siemer era stato un
manager di spicco della americana Rockwell, uno scienziato, un
tecnico brillante.
Lo
feci venire alla Aermacchi, a parlare con i miei colleghi, agli
operai ed ai tecnici della “mia” azienda, si sentiva a suo agio
a parlare con noi, ci considerava esperti, capaci di comprendere
meglio di altri il suo linguaggio tecnico, che illustrava il grande,
immenso pericolo che questo tipo di armi aveva ormai introdotto
nella nostra storia.
Erano armi da primo colpo decapitante.
Armi che avrebbero spinto i sovietici ad attaccare per primi per
non essere attaccati senza possibilità di risposta.
Armi che superavano in peggio la, pur aberrante, dottrina della
“mutua distruzione assicurata” fondata sull’equilibrio nucleare.
Ai sovietici non rimanevano che due possibilità attaccare
per primi o arrendersi.
La guerra fredda stava per finire.
Sarebbe finita con l’olocausto? Sarebbe terminata con la capitolazione
dell’URSS?
Egli riteneva che ci potesse essere una terza via ma che bisognava
far presto.
Occorreva procedere al blocco della progettazione, della costruzione
e della installazione di nuove armi nucleari, occorreva fermare
la militarizzazione dello spazio, occorreva iniziare un processo
deciso di disarmo.
In
quel digiuno era dimagrito di 40 chili, grazie a Dio, era sempre
stato un uomo grande e grosso, robusto, prima di iniziare pesava
sui 100 chili. Il suo digiuno termino in una camera d’ospedale.
Fu
protagonista di molte iniziative soprattutto negli USA e tra i
cattolici del suo paese volte a convincere i Vescovi ad abbracciare
idee radicali di disarmo.
Si
rese latore di una “profezia” nei confronti del Papa che chiamava
il Primo Vescovo della cristianità alla messa al bando
delle armi di distruzione di massa, esponendosi così al
pubblico scherno. Io invece sono fiero di averlo avuto come amico.
Da:
Siemer, Thomas – Graetz, Cristina, Missili in Vaticano, Torino,
Edizioni Gruppo Abele, 1984
C’era una volta Thomas.
Per 23 anni aveva progettato e spacciato armi di morte.
Aveva messo al servizio della fabbrica Rockwell la sua eccezionale
intelligenza, la sua inventiva, la sua capacità di trasgredire
le regole del gioco per arrivare subito alla meta con la massima
efficienza.
Era un uomo dal carattere dolce ed allegro, un ottimo padre di
famiglia. Sua moglie era felice. Era anche un buon cattolico.
Sempre pronto ad aiutare il prossimo, la sua casa accoglieva chiunque
avesse bisogno dell’ospitalità.
Poi un giorno Thomas si è messo a bere, forse per debolezza.
Beveva ogni giorno in modo quasi metodico. Ma gli amici continuavano
a volergli bene; dopo tutto era un alcolista allegro ed affettuoso,
il migliore organizzatore di feste di tutta la divisione missilistica.
Nel 1976, i medici dissero a Thomas che non gli rimaneva più
di un anno da vivere. La diagnosi parlava di cirrosi epatica.
Da quel giorno la vita di Thomas è cambiata radicalmente.
Ha rifiutato di colpo il suo mondo. Ha lasciato moglie e figli
per andarsene in giro parlare di pace. A dire che le bombe atomiche
un giorno ci distruggeranno.
E’ diventato un cristiano arrogante. Esige che la sua Chiesa metta
al bando le armi nucleari. Per queste sue posizioni ha causato
lo scandalo.
In sette anni è riuscito a spendere tutto il suo denaro
in iniziative, manifestazioni, in qualunque cosa potesse servire
a questa strana impresa
Ha messo al servizio della pace la sua intelligenza, la sua inventiva,
la sua capacità di trasgredire le regole del gioco per
arrivare subito alla meta con la massima efficienza.
Oggi parla d’amore. Ha cominciato ad amare tutti quelli che incontra
invece di dedicarsi esclusivamente alla sua famiglia (….)
Dopo
il verdetto dei medici, che nel 1976 mi dava un anno di vita,
lasciai definitivamente il lavoro e me ne andai nell’isola “South
Padre”, nella punta estrema del Texas, per scrivere un libro (Warlove;
the Hypocrite, 1977, ndr) sulla mia ipocrisia di cristiano che
lavorava alla Rockwell. (…)
Due mesi più tardi avevo finito il libro, e mi era venuta
un’idea. Mentre raccontavo avevo avuto l’impressione di rivivere
i miei 20 anni. Ricordavo l’indignazione davanti alle conseguenze
della seconda guerra mondiale e la scoperta in seminario, del
concetto agostiniano di “guerra giusta”, articolato in quattro
condizioni:
Non uccidere dei civili combattenti.
Non combattere una guerra se sai che le conseguenze di questa
sarebbero un male peggiore di quello che volevi eliminare quando
hai iniziato la guerra (difficilmente applicabile all’olocausto
nucleare)
Bisogna combattere lealmente, non si può rendere inabitabile
il territorio del nemico (pensate alle radiazioni nucleari)
Una guerra giusta deve essere dichiarata da un’autorità
competente.
Scoprii così nel 1952 che le prime tre condizioni rendevano
inaccettabile la costruzione delle armi nucleari.
Attualmente poi anche la quarta viene trasgredita dalla realtà
nucleare; credo infatti che né il presidente Reagan, né
un cervello elettronico sovietico possano essere considerati autorità
competenti. (…)
Mi ossessionava l’idea che se i cristiani, che dovrebbero amare
il loro nemico, non sono in grado di rinunciare alle armi nucleari,
nessun altro potrà farlo mai…
Si andava diffondendo la notizia che l’America avrebbe fatto installare
i missili Cruise e Pershing in Europa.
Sapevo esattamente cosa significasse per me aver lavorato al progetto
del missile “Condor” per la Marina Militare, il primo della generazione
dei missili Cruise di primo colpo.
Per la prima volta si costruiva un missile capace di colpire il
bersaglio con precisione. Questi missili erano in grado di colpire
i silo dei missili sovietici e stavano per essere installati alle
frontiere dell’Unione Sovietica. La tensione internazionale sarebbe
diventata insopportabile. Gli USA stavano anche per mettere in
cantiere 27 sottomarini Trident armati ognuno di 24 missili per
un totale di 408 testate nucleari capaci della stessa precisione
e destinati a navigare lungo le frontiere sovietiche.
Dovevo avvertire il Papa che i militari stavano programmando l’impensabile!
(…)
Se soltanto il Papa vietasse dal trono di San Pietro, la costruzione,
l’installazione e l’uso delle armi nucleari! Tutti i cattolici
del mondo, 800 milioni di cattolici, sarebbero costretti ad agire
di conseguenza a questa dichiarazione, compresi 42 milioni di
cattolici americani.
Questo potrebbe risvegliare le coscienze al punto di salvare il
mondo dalla distruzione nucleare. (…)
L’amministrazione
Reagan e i cattolici militaristi sembravano aver vinto. Ma la
verità ha un modo curioso di imporsi alla gente di buona
volontà. La verità in questo caso è che abbiamo
50.000 testate nucleari, che se combattiamo una guerra nucleare,
distruggeremo il nostro mondo così come lo conosciamo,
che se c’è un Dio, non vorrebbe che noi lo distruggessimo.
E, se crediamo negli insegnamenti di Gesù Cristo, non posiamo
nemmeno compiere preparativi tali da metterci in grado di distruggere
il mondo, qualunque siano le circostanze…
(…)
La
Chiesa nel suo insieme faceva mostra della sua tradizionale lentezza,
ma molti vescovi cominciavano ad appoggiare il “Freeze”, monsignor
Hunthausen era stato il primo a promuovere l’obiezione fiscale.
Monsignor Matthiesen l’obiezione sul lavoro. Molti erano favorevoli
anche alla obiezione di coscienza al servizio militare. (…)
“…
se il Papa e i Vescovi invocassero una grande ‘riconversione’
dell’industria bellica in industria di pace e si appellassero
a tutti per richiamare la più larga attenzione sui progetti
di tale riconversione … allora si renderebbe possibile la più
straordinaria svolta nella nostra storia”
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