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Stessa Pelle ma Spirito nuovo

lettera di p. Christian Carlassare dal Sud Sudan

 

Stessa Pelle ma Spirito nuovo

(Atti 2,1-4)

Il 26 aprile scorso, il leader dell’opposizione – Riek Machar – è arrivato nella capitale Juba per riprendere il ruolo di vicepresidente in un governo di unità nazionale. Il presidente Salva Kiir continua a guidare l’esecutivo impegnandosi a lavorare insieme al suo rivale. A luglio 2012, Salva Kiir aveva infatti rimosso Riek Machar dal suo incarico gettando le basi per il conflitto che sarebbe scoppiato a dicembre dello stesso anno in seguito a una falsa accusa di un colpo di stato. Le ostilità hanno provocato migliaia di morti, deteriorato la situazione economica del paese e reso la situazione umanitaria insostenibile. La pressione della comunità internazionale e la crisi economica hanno forzato i due rivali a trovare un compromesso per risanare la situazione e preparare il paese alle prossime elezioni previste per il 2018. Questo evento è stato accolto con grande speranza da tutta la popolazione, ma non si nascondono dubbi e timori.

Peter Lual è il catechista più anziano della parrocchia. È della classe 1952. Ne ha vista di acqua passare lungo il Nilo. C’è un passo della Bibbia che gli è rimasto impresso e che, negli ultimi due anni, continua a ripetermi. Non ha mancato di farlo anche in questa occasione: “Può forse un Africano cambiare il colore della sua pelle? O un leopardo la sua pelliccia maculata?” (Ger 13,23). In bocca sua sono parole pungenti che vogliono smascherare i governanti scelti nel nuovo esecutivo di unità nazionale. Gli stessi di quando il conflitto era cominciato. Gli stessi che lo hanno provocato. Ironia della sorte. Non manca una vena di pessimismo, espresso anche dal profeta Geremia nello stesso versetto: “Allo stesso modo, voi che siete così abituati a fare il male sarete forse capaci di fare il bene?

È una domanda retorica alla quale tutti noi rispenderemmo con un no. Ma il Signore ci sa sorprendere aprendoci alla speranza del . Questo è stato anche il messaggio di papa Francesco in Centrafrica ai fedeli di Bangui: “Si può amare il nostro nemico? . Si può perdonare a chi ci ha fatto del male? . Con l’amore e con il perdono voi sarete vincitori”. Qui per me sta il senso della Pentecoste: nel cambiamento dal no della paura al sì della fede. Non si può cambiare la pelle o la materia con cui siamo fatti. Ma lo Spirito fa la differenza. Pur nella stessa pelle lo Spirito fa nuova la persona. Il cambiamento è interiore. Noi vorremmo miracoli che siano visibili dall’oggi al domani. Ma il cambiamento prende tempo, così come anche rimarginare le ferite causate dal conflitto. Non esistono scorciatoie, né facili accomodamenti. Anche se basta un momento per ravvederci, cambiare poi strada non è sempre facile. E perseverare per il giusto cammino è ancora più delicato. Ci vorranno anni per raggiungere la meta di un paese più coeso e fraterno.

Le condizioni ci sono. La richiesta di perdono del presidente Salva Kiir alla popolazione del Sud Sudan nel suo discorso di inaugurazione del nuovo esecutivo è stata molto confortante e rappresenta un grande passo avanti lungo questo percorso: “Mi appello alla popolazione del Sud Sudan chiedendo le scuse per la crisi creata purtroppo proprio da noi governanti. Siete stati pazienti durante questi due anni e mezzo. Il percorso che ci sta davanti è ancora pieno di ostacoli ma siamo determinati a percorrerlo e portare il paese fuori dalla crisi. Chiedo a tutta la popolazione di unirsi a me e a mio ‘fratello’ Riek Machar con uno spirito di perdono e riconciliazione”.

Come si puó dunque uscire da questa esperienza negativa, di odio, di violenza, di paura, di diffidenza, di abbandono, di miseria? C’è soltanto un rimedio per uscire da queste esperienze: fare quello che avremmo desiderato ma non abbiamo ricevuto. Se ci è stato ammazzato un nostro caro, ci prendiamo cura di chi è indifeso anche se appartiene a un’altra famiglia. Se siamo stati colpiti dalla violenza altrui, rispondiamo con la misericordia e la tenerezza. Se non abbiamo ricevuto comprensione, siamo comprensivi con gli altri; se non abbiamo ricevuto amore, amiamo gli altri; se abbiamo sentito il dolore di essere stati abbandonati da chi invece avrebbe dovuto proteggerci, ci avviciniamo a chi è solo e abbandonato. La carne si cura con lo spirito! E Dio ha mandato il suo Spirito per farci persone nuove. Qui sta il principio del cambiamento.

Ricordiamo che nel giorno di Pentecoste successe il contrario di quanto era accaduto a Babele (Gen 11,1-9). A Babele gli uomini avevano cominciato a non capirsi, a farsi del male e quindi ad allontanarsi gli uni dagli altri. A Pentecoste lo Spirito mette in atto un movimento opposto: riunisce coloro che si erano dispersi. Chi si lascia guidare dalla parola del Vangelo e dallo Spirito è una persona nuova pur nella stessa pelle di prima e fa nuova la società in cui vive. E’ lo Spirito che trasforma la carne dell’umanità e la rende un’unica famiglia dove tutti si possono capire e amare.

Buona Pentecoste dello Spirito.
 
P. Christian Carlassare
COMBONI MISSIONARIES
FANGAK - SOUTH SUDAN

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