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Golpe o plebiscito?

p. Diego dalle Carbonare dall'Egitto

 
Dopo una caduta del regime piuttosto veloce, adesso ci inoltriamo in un momento di instabilità e di paura. La manifestazione popolare di domenica 30 giugno non ha precedenti nella storia: 23, 25, forse 30 milioni di persone sono scesi in strada per dire “no” al presidente dei Fratelli Musulmani. Praticamente un plebiscito, visto che qui in Egitto gli aventi diritto al voto sono molto meno di 40 milioni. L’Europa e l’America hanno fatto tanto gli schizzinosi e hanno parlato di “golpe”. Ma mi chiedo – e lo faccio con rabbia – quando mai un golpe è stato iniziato dal popolo? Se le elezioni sono espressione della voltontà popolare, decine di manifestazioni in cui scendono per strada tre quarti della popolazione adulta non lo sono? Al Jazeera ha fatto una campagna vergognosa, in cui si dava l’impressione che il Paese fosse diviso a metà. Ma i pro-Mursi hanno fatto una (una!) manifestazione, mentre l’opposizione, che sappia io, una decina qui al Cairo, e molte altre in tutto il Paese. Peccato che i media italiani ed europei abbiano abboccato all’esca mediatica di Aljazeera... A volte i telegiornali seguono copioni standard...

Forti di questi numeri, il movimento Tamarrod (ovvero “ribellione”) e l’esercito si son alleati per girare pagina. E lo hanno fatto in modo veloce e ordinato. Non ci sono stati episodi di violenza fino a quando Morsi non è stato deposto. Molto interessante è stata la partecipazione dei Cristiani, che di solito – un po’ per paura un po’ per vittimismo – se ne stanno in disparte quando ci sono manifestazioni. Questa volta, invece, sono scesi a manifestare anche loro. Non ha stupito, dunque vedere il papa copto, Tawadros II, prendere parte alle negoziazioni che hanno aperto la transizione istituzionale. Il papa copto spalla a spalla con il gran muftì di Al-Azhar: le due guide religiose dell’Egitto, amate e stimate per la loro bontà e desiderio sincero di dialogo e convivenza pacifica.

Purtroppo, nei giorni che hanno seguito la deposizione di Mursi, le frange islamiste più fondamentaliste si sono attivate, con una serie di dimostrazioni e di dichiarazioni che preoccupano. E mentre l’Occidente deve ancora decidere se il popolo egiziano è stato politically correct, Hamas sta portando avanti una campagna di terrore, nel Nord del Sinai come anche qui al Cairo. Un prete copto è stato ucciso a sangue freddo sabato, e ogni giorno, ormai da una settimana, si sentono notizie di chiese e centri cristiani attaccati da qualche fervente pro Mursi. Chi la dura la vince. Speriamo solo che il buonsenso del popolo egiziano prevalga sull’ignoranza dei violenti.

P. Diego dalle Carbonare, Egitto

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