La Chiesa sudanese, una voce forte nella società
Lettera di Fratel Damiano Mascalzoni dal Sud Sudan
Carissimi Amici,
saluti da Juba dove stiamo svolgendo
l’annuale incontro tra tutti i missionari comboniani che lavorano in Sud Sudan.
È una buona occasione per incontrarci e condividere le nostre esperienze dalle
diverse missioni dove operiamo per poi ripartire con delle linee comuni di
azione e presenza.In
questi giorni ho ricevuto molti messaggi chiedendo notizie riguardo la nostra
situazione; sembra che l’evolversi di alcuni conflitti interni al Paese abbiano
“fatto notizia” anche da voi e che qualche agenzia di informazione si stia
interessando alla causa del Sud Sudan.
Se siamo arrivati
all’Indipendenza del Sud Sudan il 9 luglio 2011 con grande gioia e
soddisfazione, questo però non ha coinciso con lo stabilizzarsi di una Pace
solida e duratura nel paese.Al momento rimangono delle zone “calde” nel
processo di ri-disegnare i confini del Sud Sudan specialmente con il “fratello
maggiore” del nord Sudan soprattutto nelle aree interessate dai giacimenti di
petrolio (vedi Abiei, Sud Kordofan, etc). Poi c’è la zona dei Monti Nuba; un popolo
che vive all’interno del nord Sudan ma che si è sempre schierato ed appoggiato
la causa del sud.
Ora si sentono abbandonati e stanno subendo attacchi dalle
forze del nord interessate a riconquistare quel territorio (ma non il suo
popolo...), con il rischio e paura che la zona Nuba diventi un’altro Darfur
(conflitto che non si è ancora spento). Infine ci sono lotte interne legate a
conflitti di interesse tra i diversi gruppi etnici (e i loro leaders) che ora
cercano di governare il paese.La maggioranza della popolazione sud
sudanese è di origine “pastoralista” cioè allevatori di mucche in continuo
movimento alla ricerca di pascoli (portandosi a volte anche in zone agricole).
Questa è la causa maggiore di conflitti con tribù che si rubano capi di bestiame a vicenda, vendette che ne seguono e coltivatori che si vedono razziare i raccolti..., conflitti che sembrano senza fine e che purtroppo causano molti incidenti, sfollati e perdite umane soprattutto quando i gruppi coinvolti sono armati (dai loro leaders...). Ultima notizia di questi giorni, la decisione del governo Sud Sudanese di chiudere i pozzi di petrolio all’interno del paese ma ancora controllati dal governo di Khartoum (cioè del nord).
Questa è la notizia che si teme di più e che potrebbe veramente riaccendere un conflitto generale; infatti, con l’indipendenza ci si aspetterebbe più controllo del governo sud sudanese sulle risorse interne che invece continuano ad essere sfruttate dagli interessi economici del nord. Nonostante questa lista che forse spaventa più che rassicurare, la situazione attorno a Juba e nella nostra missione di Tali è tranquilla; sentiamo e sappiamo dei conflitti ma c’è da dire che sono circoscritti quasi che ci fosse una ferma volontà del Governo di non degenerare in conflitti maggiori.
Il presidente cristiano del Sud rassicura
continuamente la sua volontà per non ricominciare guerre ma di riconciliare i
conflitti. É aperto al dialogo, agli aiuti e consigli della comunità
internazionale, con l’ONU che non ha mai abbandonato il paese. In generale non
si respira il desiderio di ancora guerre .
E poi c’è il ruolo della Chiesa, una voce
forte nella società, con i vescovi che vengono consultati dai leaders locali,
instancabili promotori sempre coinvolti in prima linea nei processi di pace e
riconciliazione. Una voce, quella della Chiesa, che è ascoltata e tenuta in
forte considerazione da tutti, segno di un popolo sud sudanese che confida
nella presenza di un Dio che non abbandona le sorti del Suo popolo, e di
missionari, catechisti, preti e pastori locali determinati ad essere testimoni
concreti di questa presenza di pace. Eroico in questo senso il gesto delle suore
comboniane che operano sui Monti Nuba; a parte il loro servizio nell’ospedale
locale ora affollato dai feriti dei diversi conflitti, hanno deciso a loro
rischio di non chiudere Radio Speranza, la radio che gestiscono per la
Diocesi, che pur essendo un obiettivo dei combattimenti, vuole rimanere fedele
al nome che porta e così continuare a trasmettere. Concludo questa pagina con un Grazie
sincero per i messaggi di solidarietà arrivati, per la vostra vicinanza e
ricordo nella preghiera. In questi giorni ripartiremo per Tali, determinati a
portare avanti i nostri impegni concreti con la gente anche con il vostro
aiuto.
Allora Grazie per “accompagnarci” in
missione, un ricordo e impegno che diventa reciproco anche per i vostri cammini
non meno facili dei nostri di questi tempi in Italia. Ma quando confidiamo
nella presenza del Signore al nostro fianco, rinasce ogni giorno la speranza
che non siamo soli ma che Lui è la nostra Guida sicura.
Allora
buona ripresa di un 2012 colmo di vera Speranza,
fratel Damiano Mascalzoni