30
settembre 2001
HABARI!
Jambo,
hujambo? Ciao, come stai?
Habari
gani? Che notizie mi porti?
Carissimi
Amici e Amiche, spero di trovarvi bene, nonostante le
“corse” che ogni ripresa d’anno sociale, scolastico,
lavorativo, pastorale ….etc
prevede. Se avete un po’ di tempo eccomi ancora a voi con
qualche aggiornamento su quest’ultimo mese, letteralmente
volato, ma sempre ricco di nuove scoperte, piccoli grandi
avvenimenti, e quotidianità africana nella quale mi sto
incanalando e abituando. Aspetto anche da voi i vostri
aggiornamenti, avvenimenti e cose belle o difficili che state
vivendo, ok?
È
iniziato l’autunno da voi? Qui stiamo entrando nella
primavera, con un sole un po’ più forte, soprattutto quando
è bello dritto a mezzogiorno; il mattino e la sera è sempre
frescolino, è come essere da noi sulle nostre Prealpi. Molti
fiori stanno sbocciando ed è una vera meraviglia di colori e
profumi. Le piogge non sono frequenti anche se questa dovrebbe
essere la stagione più favorevole. L’acqua è sempre la
benvenuta per i raccolti dell’anno e per gli acquedotti che
forniscono l’acqua alla popolazione. Speriamo bene.
Per quanto mi riguarda, trascorso agosto per ambientarmi nel
nuovo ambiente e situarmi nella nuova comunità, guardandomi
attorno e cercando di conoscere un po’ di Nairobi e dintorni,
ecco settembre caratterizzato sicuramente dall’inizio del
corso di inglese. Ogni mattina dal lunedì al venerdì, abbiamo
avuto due ore piene di scuola in città, presso il British
Council, poi il pomeriggio lo studio personale a casa. In
questa prima fase di corso intensivo ho cercato di mettere
dentro più cose possibili; la scuola è veramente organizzata
bene, con insegnanti inglesi e con una metodologia che veramente
non si perde un attimo. Abbiamo avuto il nostro primo test e
ora, dopo un break di due settimane, riprenderemo a metà
ottobre, con un ritmo più diluito. Fino ad ora non mi riesce
difficile il capire e l’apprendere a livello grammaticale. La
difficoltà per me è il parlare! Il mio vocabolario è
ancora povero e per questo mi sento un po’ bloccato. Spero nel
“miracolo”; veramente, ripartire con un’altra lingua è
difficile e come mi ha scritto una suora missionaria con
esperienza in questo campo, si torna ad essere bambini… e
bisogna accettare questa realtà per non sentirsi a disagio. Io
ci provo, senza perdermi d’animo e sapendo che per un po’ di
mesi sarà così!
Anche
il resto della comunità è impegnata con la scuola di SOCIAL
MINISTRY, al Tangaza College, l’istituto di teologia,
voluto dagli istituti missionari presenti in Kenia (Tangaza
significa appunto “annuncio”) e si rivolge a tutto l’est
Africa anglofoba. Fa parte dell’università cattolica di
Nairobi e questo corso di tre anni di ministero sociale, cerca
di fornire solide basi a laici, religiosi e religiose impegnati
nel contesto dello sviluppo. Sono circa 150 gli iscritti e molti
di loro provengono dalle zone più povere della città e del
Kenia stesso. Molti sono mandati dalle parrocchie, piccole
comunità cristiane e diocesi stesse e una volta terminato il
corso, ritornano nel loro ambiente collaborando con le comunità
cristiane, ONG e altre associazioni, in progetti di sviluppo. La
nostra comunità è molto coinvolta in questo senso sia
perché tutti i fratelli, da qualche anno, fanno
obbligatoriamente questo corso, e poi perché con noi vive p.
Francesco Pierli (nostro formatore e “cappellano” dice lui,
insieme a fr. Emilio Prevedello, l’altro formatore che per la
prima volta nella storia della congregazione fa da superiore
nella comunità), ex superiore generale dei Comboniani,
ideatore, promotore e ora preside di questo dipartimento. Si
crede molto che anche attraverso questa formazione e impegno
potrà nascere una ripresa per l’Africa. È una
speranza che ogni giorno cerca di farsi realtà con l’impegno
di tutti per la buona riuscita di questo corso. È un po’ il
mettere in pratica il motto di Comboni: “Salvare
l’Africa con l’Africa” che ancora si cerca di
attualizzare. Ecco che spesso i discorsi in comunità ruotano
attorno a questa nuova sfida per la chiesa, invitata e provocata
ad aprirsi maggiormente, recuperando il valore del ministero
sociale e laicale, fino ad ora, al dire di tutti, troppo
trascurato! Se il Vangelo non cambia veramente anche la vita,
che annuncio sarebbe? La scuola è totalmente a carico degli
istituti promotori e dei corsisti. Per quanto possibile si cerca
anche di contribuire per quegli studenti meritevoli ma che non
dispongono di mezzi finanziari per frequentare i corsi, per
questo si cercano delle “borse di studio” per gli studenti
più poveri. Altre offerte che riceviamo vanno a pagare la
scuola a dei bambini che non avrebbero altro modo per accedere
all’istruzione. Si fa molto per l’istruzione, è un settore
molto importante per lo sviluppo. Sul numero di Nigrizia di
settembre trovate un approfondimento in questo senso, con un
articolo di p. Francesco.
Noi
del primo anno siamo ancora “fuori” da questi discorsi, ma
forse da gennaio, se la lingua ce lo permetterà, potremo
frequentare qualche corso e poi con il prossimo anno partire in
pieno. Sinceramente, questa prospettiva scolastica, ancora per
qualche anno, non è che mi renda particolarmente felice,, vista
l’ “allergia” ormai per sedie, banchi, prof., compiti,
interrogazioni e tesine varie, ma questo è quanto ci viene
chiesto in questo periodo di formazione e forse, guardando bene
la realtà, un altro grande dono che riceviamo. Dono che diventa
impegno poi da condividere! Quindi avanti, che la missione è
appena all’inizio!
Per
fortuna che adesso la scuola non ci prende tutto il tempo, e
questa è l’altra novità di settembre: con Felisberto, il
portoghese del primo anno, abbiamo iniziato il nostro apostolato
a Kariobanghi, la parrocchia tenuta dai Comboniani dall’altra
parte della città. Ci vuole più di un’ora ad arrivarci se
tutto va bene. Dipende dal giro che fa l’autobus, se le strade
sono aperte e se non c’è troppo traffico. Ma se prende la
strada del mercato di Nairobi è finita e arriviamo che è quasi
ora di ripartire!!! Io mi fermo al dispensario tenuto dalle
suore Comboniane, così rinfresco un po’ la professione anche
se lavorare qui è un po’ diverso! La responsabile è suor
Gabriella di Verona (non ci sono medici, e le visite, diagnosi e
prescrizioni sono completamente a carico degli infermieri!!!);
il resto del personale è tutto locale; stando con loro posso
parlare inglese e imparare qualche parola nuova di kiswahili, la
lingua parlata dalla gente. Ci andiamo solo il sabato ma non è
esclusa la possibilità di fermarci per la notte e partecipare
così all’attività pastorale domenicale. Poi, scuola
permettendo, anche qualche giorno durante la settimana, vedremo.
La parrocchia offre molte possibilità di apostolato; serve una
zona molto estesa della periferia della città, una delle più
povere, e molti sono gli impegni nel campo pastorale, sociale
(con i gruppi di Pace e Giustizia che si occupano del problema
della casa e della terra) e della pastorale sanitaria, con il
dispensario e con la visita dei malati a casa, in particolare
dei malati di aids, che non si contano e che spesso sono
emarginati e abbandonati a loro stessi.
Parlare di questa malattia è tabù e molto si cerca di
fare a livello di educazione sanitaria. In questo senso operano
delle suore americane, le Medical Sisters, con dei progetti
mirati verso questo settore. Nella parrocchia sono presenti
anche le Missionarie della Carità, (le suore di Madre Teresa di
Calcutta), con un centro di accoglienza per bambini abbandonati.
Felisberto invece scende a Korogocho, uno degli slums della
parrocchia e insieme a sister Gill, una Medical Sister,
collabora nell’animazione di un altro centro di accoglienza di
bambini siero positivi, la maggior parte orfani di genitori
morti per aids e che ora vivono sulla strada, e con loro si
riesce a fare un po’ di educazione sanitaria per aiutarli a
convivere e crescere con questa malattia. Il pomeriggio lo
raggiungo anch’io così ho la possibilità di stare con loro.
Alcuni sono neonati e una giovane donna vive a tempo pieno con
loro assistendoli in tutto. Tutte queste realtà rientrano nelle
attività pastorali della parrocchia che non senza difficoltà
cerca delle risposte a tutte queste sfide. In ottobre ci sarà
il primo processo in tribunale tra chi abita nelle baracche e
che pretende di essere loro proprietari chiedendo affitti
altissimi. Speriamo che possa cambiare qualcosa in questa guerra
tra poveri che causa solo violenza. Si spera inoltre che il
governo faccia qualcosa per riconoscere a questa gente il
diritto alla terra su cui vivono perché è quotidiano il
terrore di essere cacciati via. È difficile fare ragionamenti
razionali quando in ogni ambito dilaga la corruzione, vera piaga
dal paese a loro stesso dire. Me ne parlano anche gli infermieri
che lavorano al dispensario. Anche negli ospedali per esempio
dilaga, e per il personale è normale farsi “pagare” per
ogni servizio. È solo un esempio, ma la corruzione arriva in
ogni settore, primo la politica! Ho promesso di essere breve e
di starci in due facciate quindi mi fermo con queste
descrizioni; mi limito a condividere quello che vedo e sento, e
ve lo racconto così, in semplicità. Ho lasciato a casa un
video dell’Emi (editrice missionaria italiana) che l’hanno
scorso ha realizzato un servizio su Nairobi. È fatto molto bene
e che fosse interessato a saperne di più lo può chiedere a mio
papà o c/o i Comboniani così come qualche libro di
approfondimento. (A Verona c’è una libreria missionaria
comboniana presso la parrocchia di Santo Mio in via Mazzini, o
si può andare direttamente in Casa Madre; in particolare
segnalo due libri, di facile lettura ma ricchi di contenuti e
belle riflessioni scritti ancora in contesto giubilare ma ancora
attualissimi, visto gli eventi di questi giorni. Il Giubileo,
come dicevamo l’anno scorso non è finito! Sono scritti
partendo dall’esperienza di chi vive in questo contesto e per
questo autentici: TESTIMONI DEL SOGNO DI DIO, di p. Francesco
Pirli e suor Maria Teresa Ratti e la SOLIDARIETA’ DI DIO, di
p. Alex Zanotelli. Con 20.000 £ ve la cavate con tutti e due).
Cosa
dire di quello che è successo negli USA e dei “rumori” di
guerra che si sentono anche qui vicino? (l’America sta
“rifornendo” il porto di Mombasa come punto di appoggio per possibili, speriamo di no,
attacchi al Medio Oriente, e l’attentato alla loro ambasciata
di 4 anni fa, qui a Nairobi,
è ancora una ferita aperta e non si capisce quali
grovigli politico.economici ci siano dietro). Voi sarete invasi
da notiziari, approfondimenti e commenti di ogni tipo, (come
dicevo l’altra volta qui si da molto spazio al locale; il
resto del mondo resta fuori, almeno nell’informazione); visto
da qui quello che sta succedendo è terribile e assurdo allo
stesso tempo; un nuovo millennio che riparte così!?! Ma vivendo
vicino a centinaia di migliaia di poveri che lottano ogni giorno
per cercare di sopravvivere dignitosamente, mi chiedo perché,
prima di accendere altri fuochi non andiamo a vedere e
analizzare le cause di questi conflitti, a farci tutti un esame
di coscienza, con la volontà di cambiare qualcosa e stare
meglio tutti. I disequilibri e le ingiustizie primo o poi
generano processi di riscatto e liberazione. La storia cosa ci
insegna? Quale il destino degli imperi se guardano solo ai
propri interessi? In questo tempo sto riflettendo con le parole
di Raull Follerai; quanto si potrebbe fare di bene se
convertissimo gli arsenali guerra per promuovere pace, partendo
dalla giustizia, che vuol dire scuole, lavoro, case, ospedali,
etc, per una vita più dignitosa per tutti? Sento il desiderio
di credere alla pace come realtà e risposta possibile alle
sfide di oggi. Sforziamoci di diventare noi stessi operatori di
pace lì dove viviamo, per ora, saremo una piccola goccia ma
faremo nascere vita. L’Africa mi sta insegnando a guardare
avanti, a camminare e ripartire sempre, ad avere fede e
speranza, perché la vita continua e c’è un Dio che ci ama,
è vicino, e cammina con noi.
La vita continua anche guardando ai tanti bambini che
nonostante tutto nascono e veramente rappresentano un segno di
vita e benedizione di Dio. Come Auma, la quintogenita di
Veronica e Peter, il mio amico e coetaneo dello slum di Libera
di cui vi ho parlato l’altra volta, che è nata all’inizio
di settembre e che è stata accolta con grande gioia nonostante
vivano tutti stretti in una baracca con una sola stanza e quando
piove bisogna spostarsi e mettere dei secchi perché filtra
l’acqua. L’ho sperimentato anch’io visitandoli un giorno
di pioggia. La baraccopoli cambia d’aspetto per il fango che
si forma ma loro dicono che così è meglio perché l’acqua
pulisce un po’ di sporcizia in giro. Felici loro!?!
Allora,
avanti con gioia, preghiamo, crediamo e impegnatici per la pace,
senza perdere la speranza che possiamo fare qualcosa per
costruire un modo migliore! Lì dove siamo.
Buon
ottobre Missionario, di preghiera, sensibilizzazione e impegno.
Amani,
iwe kwenu, kwa heri ya kuonana
(la
pace sia con te e a risentirci)
Statemi
bene, un saluto a tutti
E
buon proseguimento per tutto quanto vivete,
vicini
come sempre,
Damiano
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