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Il popolo della notte (di Natale) 3

E pensare che le telenovelas non mi son mai piaciute. Rieccomi a te col tormentone del popolo della notte...

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Ti ricordi ancora che dopo l’avventura notturna al centro città stavo tornando a casa in auto, cosa quanto mai rara per me in Kampala per motivi che ormai sai bene! Passando nuovamente davanti al Migration Office ormai la fila di persone in attesa era interminabile nonostante fosse ancora mattina presto. Si tratta perlopiù di ugandesi che cercano di avere un passaporto. Eh già, perché qui il passaporto non è un diritto e devi dimostrare di averne bisogno se vuoi averlo. Quello che fa grande impressione è che la stragrande maggioranza di loro sono donne, giovani donne! Si tratta di persone che già avevo incontrato nel mio primo racconto notturno, quando dovevo ottenere un certificato di buona condotta per il mio permesso di lavoro e quindi di soggiorno. Si tratta di donne che, tramite agenzie specializzate, cercano di avere un impiego come COLF in medio oriente dove ce n’è una grande richiesta. Un fenomeno molto simile alle nostre COLF e badanti. Il contratto prevede una permanenza di due anni in luoghi distanti da casa, lontano dalla famiglia. Ma per molte questa è l’unica reale possibilità di poter mantenere i figli, procurando loro il necessario e mandandoli a scuola. Al costo di non esistere per loro per due anni; rinnovabili. Ho esperienza di prima mano del fenomeno grazie a Juliet che conosco ormai da una ventina d’anni e che tanti miei amici conoscono dai miei libri; la moglie di Michael e del matrimonio che…s’ha da fare! Lei ha già passato due anni in Oman, è poi tornata per le vacanze ed è ripartita. Coi soldi risparmiati ha iniziato a far costruire una piccola casetta, tutta per sé e per i due figli: Felicita e Jildo. Ripartita da poco ha avuto dei problemi di salute in seguito ad una caduta dalle scale di casa mentre correva dalla lavanderia alla cucina. Coi soldi che aveva guadagnato ha potuto fare ritorno in Uganda senza però aver niente per le spese mediche. Una situazione incresciosa che è andata avanti per qualche mese. Dopodiché, dopo una lunga convalescenza, non se l’è più sentita di ripartire, di lasciare nuovamente i figli. E dire che a parte l’ultimo incidente lei si era trovata benissimo in Oman, al contrario di molte altre donne. La famiglia che per la quale lavorava è sempre stata rispettosa e non l’ha mai oberata troppo di lavoro anche se la giornata era comunque pesante e non avesse mai né giorni né ore libere. Per molte altre (belle e giovani) ragazze non è così e i racconti di violenze, stupri, ricatti e simili son veramente penose. Dopotutto sei a tutto servizio e nonostante le agenzie offrano una certa protezione devi essere preparata. Un vero traffico legale di esseri umani, di nostri simili! E questo nel 2021, non nell’ottocento.


Ultimamente, proprio perché si è vista costretta, è ripartita, questa volta per l’Iraq. Invano ho cercato di dissuaderla; cosa potevo offrirle come alternative concrete? Anche stavolta è contenta perché è assunta da una famiglia rispettosa e può anche permettersi qualche ora libera. Ciò che è pesante è il lavoro; pare che sia una sorta di pasticciera casalinga e debba sfornare un numero esorbitante di torte da mattino a sera. Mi dice che è davvero pesante ma…che non ha scelta. Ogniqualvolta le chiedo della situazione del paese (elezioni, attentati, disordini) dice di non averne la minima idea. Il che mi fa supporre che sia ad una sorta di arresti domiciliari, la povera! Dopotutto è anche nera e non conosce granché di arabo.


Tornando al dunque è toccato anche a me rimettermi in coda per aver il tanto agognato permesso di soggiorno. Son stato infatti chiamato a tempo di record (circa tre mesi) per averlo. Alcuni miei confratelli per un semplice rinnovo han dovuto aspettare parecchi mesi nei quali la SIM telefonica è stata sospesa perché equiparati a clandestini. Per portare avanti il lavoro parrocchiale o altro han dovuto chiedere ad un amico ugandese di registrare una SIM a loro nome. E sai bene cosa voglia dire cambiare improvvisamente numero telefonico. Come cambia la percezione quando sei tu ad aver bisogno!


Nonostante fossi andato verso le 8 già la coda era interminabile, lunga circa 4 isolati. Mi era stato detto che non dovevo fare la coda perché non ero un richiedente di passaporto e così ho tentato di raggiungere direttamente il cancello e spiegare, ma... niente da fare, dovevo mettermi in coda. Tra l’altro gli ugandesi che son sempre estremamente delicati e gentili possono diventare terribili quando hanno un ruolo, così che mi dicevano, mentre mi voltavano le spalle, di andare verso un generico laggiù; quando chiedevo laggiù dove, non ricevevo nessuna risposta! Non c’era altro da fare che cercare di arrivare laggiù. La coda si componeva appunto di 4 monconi, e cosi dopo un tentativo fallito di infilarmi alla fine del primo un poliziotto di buon cuore mi fece entrare nel secondo e seguirlo. Eh già…facile no? Tutti lo fermavano e chiedevano qualcosa ed era difficile restargli vicino. Finalmente arrivammo alle strette scalette d’ingresso dove alcuni poliziotti e soprattutto poliziotte (che son tremende!), facevano una gran fretta per passare al più presto possibile dal metal detector.


ENTRATO!
E adesso? Cercavo di seguire le indicazioni per l’ufficio dei visti, cosa non così semplice cosicché diverse volte ho dovuto chiedere. Il Migration si compone di una serie di edifici coloniali che han visto tempi moooolto migliori, ciascuno dei quali ospita una sezione diversa. Naturalmente dov’ero io c’era un guazzabuglio di lingue e colori. Mi azzardai ad avvicinarmi alla finestra vicino all’ingresso e mi fu detto di lasciare passaporto e tutta la documentazione richiesta e di sedermi all’aperto; e meno male che non pioveva! Però naturalmente tutti i posti all’ombra erano occupati e così mi sedetti dove potei; il sole iniziava a picchiare. Con una lentezza esasperante chiamavano gruppi di persone ed entrare nell’edificio così che pian piano anch’io mi guadagnai un posto… all’ombra.


Dopo circa un paio d’ore toccò anche a me. Riuscii a indovinare che il nome che chiamavano fosse effettivamente il mio ed entrai nell’edificio assieme a poche altre persone e mi fu riconsegnato il
mio fascicolo. Tra le persone in attesa c’era un giovane tanzaniano con cui riuscii a scambiare poche parole. Uno ad uno si entrava per la foto digitale e il resto in una stanzetta ma senza esservi chiamati! Non mi è mai piaciuto farmi avanti col pericolo di scavalcare qualcuno e così me ne stavo pazientemente seduto finché mi fu detto abbastanza scortesemente che avrei dovuto muovermi. Mi sembrò d’infilarmi nella tana del lupo: c’erano circa 5 scrivanie e mi fu detto di sedere davanti ad una di esse. Salutai ricevendo un freddo segno col capo e …fui lasciato solo. Dopo un po' la signora tornò e leggendo il mio fascicolo mi chiese: Ah, prete? accennando una sorta di sorriso che mi rincuorò anche se poi, in realtà mi dava solo ordini secchi su cosa fare. Finché finalmente mi disse in un modo che in inglese suona assolutamente rude: Go!


Finalmente avevo il mio tanto sudato permesso di soggiorno sul passaporto. Bastava solo attraversare nuovamente la bolgia umana e la coda esterna di persone che, ormai, dubitavo che riuscissero ad ottenere il passaporto in giornata e avrebbero dovuto con pazienza infinita tornare il giorno successivo. Ma anche a me questo sudato permesso che mi avrebbe concesso di lavorare per la mia gente aveva un prezzo. Eccome! Quasi 3.000.000 di scellini, qualcosa come 900 €.


Forse tutto questo qualcosa a che vedere col Natale ce l’ha! La pazienza, la massa di disperati sfruttati la cui vita non interessa a nessuno, soprattutto donne, l’attesa nella notte di un Messia che sarebbe arrivato, ma…quando? E chissà?


E invece arrivò! E venne per stare, per condividere la quotidiana fatica e umiliazione di tanti e aiutarci a darci una mano per il bene di tutti. Se la notte è questa…allora ben venga!


P. Maurizio Ayiko

 

Buon Natale di luce e speranza.

Fr. Maurizio Balducci – Comboni Missionaries, Laybi –.Box 777 GULU, Uganda
mail: mauriziobalducci@hotmail.com – tel. +256 778 103994
Se desideri sostenere con un contributo puoi farlo tramite l’ASSOCIAZIONE MISSIONARI COMBONIANI MONDO APERTO ONLUS attraverso:

• Banca Etica - IT 30 E 05018 11700 000015122500
• Banca Credem - IT 43 G 03032 11702 010000002291
• Banco Posta (Poste Italiane) - IT 96 V 07601 11700 000028394377

INTESTAZIONE CONTI: Missionari Comboniani Mondo Aperto Onlus
CAUSALE: Erogazione Liberale per padre Maurizio Balducci – Gulu - Uganda

La ricevuta di versamento e il ringraziamento sono documenti a CONSERVARE e PRESENTARE ai Centri di Assistenza Fiscale (CAF) per la DETRAZIONE fiscale.

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