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Lettera di fratel Claudio Bozza dal Sud Sudan

Nell'anno del suo giubileo d'argento, fratel Claudio Bozza, assieme agli auguri di Pasqua, ci descrive alcuni importanti eventi accaduti nell'ultimo periodo in Sud Sudan come portatori di speranza per questo paese e ci racconta l'attività che continua all'ospedale di Mapuordit.

Carissimi,

vi mando un saluto e un abbraccio da Mapuordit a voi tutti che da tempo mi accompagnate con il Vostro affetto e amicizia.

La gioia Pasquale è ormai alle porte e vorrei non perdere l’occasione di unirmi spiritualmente a tutti voi, alle vostre famiglie, nel celebrare insieme la gioia che ci viene dal Risorto. Come spesso ci ricorda Papa Francesco la gioia è una caratteristica esenziale che contraddistingue il cristiano.

 

Una speranza per il Sud Sudan? La grande novità di questo ultimo periodo in Sud Sudan, è stato l’accordo di Pace tra il Governo e l’Opposizione armata di quelli che sono stati chiamati “ribelli”. Questo ha permesso al leader dell’Opposizione di rientrare in Sud Sudan, dall’esilio forzato. Anche se lo scetticismo generale era grande, una personalità di grande statura morale come il Vescovo emerito Paride Taban ha detto che questa volta la Pace aveva una chance. In effetti, per la prima volta alcuni toni arroganti usati in passato per scaricare le responsabilità (innumerevoli sono state le violazioni dei diritti umani da parte di entrambi gli schieramenti), sono stati smussati e penso che molti siano rimasti sorpresi nel sentire il Presidente dichiarare che la guerra civile scatenata nel 2013 sia stata “colpa della classe dirigente” e sentirlo chiedere perdono per tutto il male arrecato alla popolazione. Certo, molti sospettano che l’obbiettivo principale del nuovo accordo (l’ennesimo) sia più una spartizione del potere che un vero piano per la pace e lo sviluppo… ma è, al momento tutto ciò che abbiamo.

 

L’attività in ospedale continua: Circa 40.000 persone hanno visitato l’ambulatorio (4000 più dell’anno scorso) e 5000 sono stati ammessi, nel periodo da Gennaio a Novembre 2018. La clinica prenatale ha offerto assistenza a più di 4000 donne in dolce attesa e 482 hanno deciso di partorire in ospedale, grazie anche al servizio ambulanza. Anche la presenza nel territorio ha riportato un aumento delle attività con 20000 vaccinazioni. A tutto questo, ha contribuito la nuova strada che è stata costruita e che congiunge la strada principale del Paese, da Juba a Wau, al nostro ospedale, che per anni è rimasto isolato e che ora diventa un punto di riferimento anche per chi abita lontano. È un segno di sviluppo ma anche un carico di responsabilità. Anche quest’anno siamo stati visitati da molti volontari che hanno condiviso con noi le gioie e le preoccupazioni della nostra gente. Senza l’aiuto di queste persone, molte delle attività non sarebbero state possibili. Grazie alla solidarietà di molti, l’ospedale riesce a raggiungere i più lontani e per questo la gente ci dà fiducia.

Si tratta principalmente di manifestare vicinanza con le persone che vengono, talvolta con le braccia lungo i fianchi, in cerca di una risposta ai loro problemi di salute. Non sempre la trovano e non tutti ce la fanno. Possiamo vantarci di un 91% di buoni esiti dell’ammissione in ospedale ma dobbiamo ammettere anche un 2% di persone che, ad un certo punto, lasciano l’ospedale per ritornare ai “guaritori locali”, circa il doppio che hanno una malattia cronica da cui non c’è guarigione ed altri, che sono portati a casa da Dio Padre/Madre, non come statistiche, ma come figli e figlie prediletti che hanno trovato il conforto che l’uomo non poteva loro dare.

C’è sicuramente molto di più da fare e ci sono aree in cui si può migliorare ma la tentazione sarebbe pensare di essere noi a far tutto e dimenticare che Dio è stato presente prima di noi e continua a essere presente in ogni atto.

A questo proposito, rinnovo il mio ringraziamento a quanti hanno aderito e altri che hanno in programma di sostenere la campagna “Un letto per Mapuordit Hospital”. ....Sono i piccoli gesti concreti che contribuiscono a cambiare la storia delle persone.  

 

 

Giubileo d’argento: Il 21 Maggio 1994, nella nella Chiesa parrocchiale di Busto Garolfo (Milano) alla presenza del Superiore Generale, circondato da tanti amici, confratelli e da un nutrito numero di parrocchiani di Celeseo, mi impegnavo pubblicamente a vivere i miei primi voti religiosi come Missionario Comboniano fratello, secondo le regole dell’Istituto dei Missionari Comboniani.  

Non mi sembra vero di aver raggiunto il primo traguardo e allo stesso tempo sento il dovere di ringraziare prima di tutto Dio, per il suo amore la sua fedeltà che in questi anni ho potuto sperimentale. Spesso mi trovo a ringraziare Dio per quello che mi dà, ed è importante esprimerlo nella preghiera di ringraziamento. Ancora più bello e significativo ringraziarlo per quello che è, perchè è il Dio fedele nell’amore. La sua bontà non dipende da quello che riesco a fare, dalle mie capacità umane ma indipendentemente da quello che io sono in grado di fare, Dio mi ama e continua ad amarmi fedelmente. Devo anche riconoscere che in questi anni non sono mancate difficoltà o meglio momenti in cui le nubi dei problemi sembrano addensarsi pesantemente sulle giornate, perciò fare memoria che l’amore fedele di Dio splende sempre, come sole che non tramonta mi ha aiutato molto.

25 anni fa mi impegnavo pubblicamente a partire per la missione di cui 13 anni trascorsi in Kenya e 3 in Sud Sudan e 9 anni in provincia italiana. Non esiste missione senza la partenza. Spesso nella vita è forte la tentazione di restare, di non prendere rischi, di accontentarsi di avere la situazione sotto controllo. È più facile rimanere a casa, circondati da chi ci vuol bene, ricordo che la mia famiglia non ha opposto resistenza alla mia scelta di vita ma faceva fatica ad accettare il fatto di dover andare lontano da casa, dopo tutto mi dicevano che ci sono povertà anche in Italia. Sì, è vero ovvunque troviamo povertà, basta guardarsi attorno ma la quantità numerica fa la differenza. L’Africa, ancora oggi, rimane il continente più bistrattato da tutti! Gesù invece invia: “Andate”. Non usa mezze misure. Non autorizza trasferte ridotte o viaggi rimborsati, ma dice a tutti coloro che lo vogliono seguire una parola sola: “Andate!”. Andate: una chiamata forte, un invito chiaro a essere sempre in uscita, pellegrini nel mondo alla ricerca del fratello che ancora non conosce la gioia dell’amore di Dio.

Che Dio benedica abbondantemente Voi, le vostre famiglie, inoltre affido la Pace del Sud Sudan alla vostra preghiera, come mi affido anch’io.

Buona Pasqua a tutti!  

 

Fr. Claudio Bozza, mccj

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