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PLAN Colombia, interventismo USA e violazione dei diritti umani

I programmi di militarizzazione del Continente latino-americano e la violazione dei diritti umani in Colombia

Con la giustificazione della lotta al narcotraffico, gli Stati Uniti si sono lanciati in una nuova campagna militare in Sud America che rischia di estendere a tutta l’area andina il conflitto civile che insanguina da oltre cinquanta anni la Colombia. Alla vigilia della tormentata elezione presidenziale il Congresso Usa ha stanziato 1.374 milioni di dollari a favore del cosiddetto ‘Plan Colombia’, l’articolato programma di fumigazioni delle coltivazioni di coca e di riforme economiche strutturali predisposto dal Presidente colombiano Andrès Pastrana su pressione dei circoli militari nordamericani e della Cia. In realtà il ‘Piano’ di Washington ha un respiro geografico più ampio di quello colombiano ed è finalizzato all’intervento diretto degli Stati Uniti in tutta la regione. Il pacchetto di ‘aiuti’ assegna direttamente alla Colombia più del 65% dell’ammontare del budget, 862,3 milioni di dollari, tre quarti dei quali in sofisticati sistemi d’arma, a cui si aggiungeranno 330 milioni in aiuti supplementari secondo il piano di ‘assistenza militare’ del Dipartimento della difesa per il biennio 2000-2001. Oltre a 55 milioni di dollari destinati ad attività e programmi delle forze armate Usa ‘classified’, cioè sottoposti al segreto militare, da realizzare in Colombia e nei paesi andini, e ai 400 milioni a favore delle ‘agenzie statunitensi impegnate nella lotta al narcotraffico’, il Congresso ha altresì assegnato 180 milioni di dollari per ‘programmi di assistenza militare’ ai paesi limitrofi, Perù, Ecuador e Bolivia (1). Ciò avvia un processo di militarizzazione del continente senza precedenti, in un contesto geopolitico caratterizato da gravi crisi istituzionali e dall’insicurezza generalizzata (vedi i casi del Perù post-Fugjmori, dell’Ecuador della dollarizzazione forzosa e delle legittime rivolte indigine, del Venezuela ostaggio dei colonnelli e della Bolivia dove si è acutizzato il conflitto tra il governo e i piccoli produttori di coca dell’altopiano).

 

Il Plan Colombia varato dal Congresso Usa

Voce di spesa

(milioni di dollari)

Totale aiuti alla Colombia

862,3

Aiuti ad altri paesi

180

Aiuti alle agenzie USA

276,8

Interventi segreti

55,3

TOTALE

1,374,4

 

Aerei ed elicotteri “per la lotta contro la droga”

In vista del consolidamento delle operazioni di eradicazione delle coltivazioni di coca e della liquidazione dei gruppi della guerriglia strumentalmente accusati di coordinare le distinte fasi del narcotraffico, negli ultimi tre anni la Casa Bianca ha consegnato alla Colombia oltre mezzo miliardo di dollari in armi pesanti. Il paese è divenuto così il maggior destinatario nel mondo dell’’assistenza militare’ degli Stati Uniti, accanto ad Israele ed Egitto. L’assistenza militare ricevuta da Washington è superiore a quanto ricevuto congiuntamente da tutti i paesi dell’America Latina e dei Caraibi. Oltre 300 ‘consiglieri’ militari Usa operano permanentemente in Colombia in attività d’intelligence o di addestramento delle unità d’élite delle forze armate nazionali.

Buona parte delle voci di spesa del ‘Plan Colombia’ sono indirizzate all’ammodernamento della componente aerea ed elicotteristica delle forze di sicurezza. Si prevede infatti il trasferimento al governo colombiano di 16 elicotteri Uh-60 ‘Blackhawk’ e 30 elicotteri Uh-1h nella nuova configurazione ‘Super Huey’, che si aggiungeranno ai diciotto velivoli della stessa tipologia consegnati alla Colombia a fine ’99. Il Dipartimento della difesa interverrà altresì per ampliare la flessibilità operativa della polizia nazionale colombiana, fornendo sistemi di comunicazione, armi e munizioni, e finanziando la costruzione di un imprecisato numero di “basi anti-droga” alla frontiera con Perú ed Ecuador. Nonostante il riconosciuto fallimento della politica di ‘fumigazione’ aerea (le aree destinate alla coltivazione delle foglie di coca si sono triplicate in meno di cinque anni), gli Usa forniranno direttamente alla polizia locale 12 elicotteri ‘Super Huey’, 2 elicotteri ‘Blackhawk’ ed un nuovo velivolo per le operazioni di eradicazione. Gli analisti militari sperano che la versatilità di questi strumenti da combattimento possa essere determinante per vincere la resistenza delle basi nel sud della Colombia, nei dipartimenti del Putumayo e del Caquetà, sotto il controllo dei principali gruppi guerriglieri (Farc ed Eln).

 

Trasferimenti sistemi d’arma Usa alla Colombia (anni 1996-2000)

Programma

1996

1997

1998

1999

2000

(previsione)

Vendita diretta da governo a governo di sistemi di difesa, addestramento e servizi

$55,878,000

$96,142,000

$76,879,000

$18,000,000

$18,000,000 (Vendita elicottero BlackHawk)

Vendita armi programma anti-droga, addestramento e servizi

$28,571,000

$ 6,935,000

$10,782,000

$10,000,000

$10,000,000

Vendite di aziende private autorizzate dal governo Usa

$33,470,542

$85,835,667

$85,025,792

$40,122,462

 

(Fonte: Department of State, Background Notes: Colombia, Washington, January 1999)

 

L’intervento militare USA nell’area andina

Per conseguire l’egemonia militare nelle regioni andine e nello scacchiere caraibico, il Pentagono ha puntato contestualmente al consolidamento delle proprie capacità d’interdizione aerea, installando una serie di radar in Centro America, Colombia, Perù e in alcune isole dei Caraibi. In particolare Porto Rico è stata assunta a pilastro centrale del complesso operativo militare degli Stati Uniti nell’area centro-meridionale del continente. Nell’isola sono stati trasferiti i reparti delle forze armate precedentemente di stanza a Panama. Per migliorare le capacità di pronto intervento e vigilanza nel conflitto colombiano, il Dipartimento della difesa ha inoltre firmato due accordi bilaterali per ottenere in ‘concessione transitoria’ alcune importanti basi operative. Il primo accordo, con i Paesi Bassi, partner Nato, autorizza il dislocamento di aerei Usa nelle Antille olandesi, nello specifico nelle isole di Curacao ed Aruba; il secondo, con l’Ecuador, per l’utilizzazione della base aerea di Manta. Il trattato con le autorità di Quito avrà una durata di dieci anni e autorizza la costruzione di hangar e il miglioramento della pista aerea ove ospitare gli aerei cargo C-550, quelli per il rifornimento in volo Kc-135, ed i velivoli radar Awacs e P-3 della marina statunitense. In vista del rafforzamento dei “sistemi difensivi” di Perù, Ecuador, Bolivia e Panama, il Dipartimento Usa ha previsto una spesa di 410 milioni di dollari per l’anno fiscale 2000, aggiuntiva al budget stabilito dal ‘Plan Colombia’ per i paesi confinanti con la Colombia.

Un ultima novità in tema di militarizzazione del territorio è trapelata in occasione del recente vertice di Brasilia dei capi di stato dell’America Latina. Il presidente venezuelano Hugo Chavez ha denunciato che un’impresa privata statunitense “a cui la Guyana ha concesso una parte della regione di Esequibo”, al confine con il Venezuela, starebbe per installare “una base aerospaziale per il lancio di missili, dotata di un porto e di una pista d’atterraggio, a cui possono tenere accesso secondo il contratto sottoscritto, esclusivamente cittadini e funzionari degli Stati Uniti” (2).

 

Verso una nuova guerra per il petrolio?

A Washington nessuno nasconde come la Colombia sia d’interesse vitale per gli interessi economici degli Stati Uniti. “Il paese è un importante partner economico degli U.S.A.: è il nostro 5° maggiore mercato di esportazione in America Latina”. Così ha giustificato il varo del nuovo pacchetto di aiuti, il sottosegretario di Stato per gli Affari politici Thomas Pickering, uno dei maggiori sostenitori del ‘Plan Colombia’. Se l’obiettivo primario del Pentagono è quello di riaffermare i propri interessi geostrategici nell’area andina eliminando dal cortile di casa qualsiasi focolaio di guerriglia ‘filo-comunista’, è anche vero che l’intervento militare risponde al crescente interesse del capitale nazionale di promuovere le esportazioni alla Colombia, intervenire direttamente nella realizzazione delle imponenti opere programmate (dighe, centrali idroelettriche, arterie stradali e fluviali), perpetuare il monopolio nell’estrazione del petrolio e del carbone.

La priorità di assicurare l’investimento straniero in particolare nell’industria petrolifera è stata inserita nel testo di emendamento al ‘Plan Colombia’, proposto dai senatori democratici Dewine, Grassley e Coverdell. “Con gli aiuti” - si legge nell’emendamento - "s’insisterà a che il governo della Colombia completi le riforme urgenti orientate ad aprire completamente la sua economia agli investimenti e al commercio estero, particolarmente all’industria petrolifera” (3).

Per sponsorizzare l’approvazione del ‘Plan Colombia’, si è presentato in audizione al Congresso, il vicepresidente della Occidental Petroleum Company - Oxy, Lawrence Meriage. Il responsabile della multinazionale petrolifera su cui vanta una partecipazione per mezzo milione di dollari il vicepresidente degli Stati Uniti Albert Gore, ha chiesto che gli aiuti militari non siano destinati solo “a recuperare il controllo del sud della Colombia, dove pure stiamo operando”, ma anche alle aree più settentrionali, “come il Nord di Santander, alla frontiera con il Venezuela, dove stiamo per intraprendere le operazioni di trivellazione e dove le coltivazioni di coca sono aumentate del 300%” (4). Il vicepresidente della Oxy si è guardato bene di riferire al Congresso che la sua compagnia si trova a fronteggiare in Colombia la resistenza del gruppo indigeno degli U’wa, che proprio nel Nord di Santander si è visto espropriare terreni e villaggi per consentire l’insediamento di nuovi pozzi, e che minaccia il suicidio collettivo come purificazione contro l’indebita appropriazione di quello che considera il “sangue delle terre ancestrali”.

L’apertura al mercato e al capitale internazionale e il rafforzamento del trattato di libero commercio con gli Stati Uniti, sono forse la contraddizione più grande del ‘Plan Colombia’, che ufficialmente dovrebbe avviare attività economiche di contrasto alle coltivazioni illegali e alla ‘narcoeconomia’. Queste coltivazioni infatti, sono cresciute proprio a seguito della liberalizzazione dell’economia dell’ultimo decennio. La privatizzazione delle grandi banche e del mercato dei cambi, l’ammodernamento del sistema finanziario e delle telecomunicazioni, la privatizzazione dei porti e la creazione di zone franche in tutto il paese (i punti cardine delle riforme liberiste imposte dalla Banca mondiale e dal Fondo monetario internazionale), come sottolinea l’Osservatorio Geopolitico delle Droghe di Parigi, hanno favorito “l’espansione della quantità di valuta originata dai traffici illeciti” che ha fatto ingresso in Colombia, accelerando il processo di ‘narcodollarizzazione’ dell’economia (5).

 

Un Piano imposto dagli istituti dell’economia neoliberale

Che il ‘Plan Colombia’ risponda particolarmente alle necessità di accelerare i programmi di riforme strutturali neoliberali dell’economia e delle istituzioni colombiane, è dimostrato dal ruolo di lobbing internazionale interpretato dai maggiori organismi finanziari. Contemporaneamente all’ingente pacchetto militare varato dall’amministrazione Clinton, il Fondo monetario ha sottoscritto un accordo a sostegno del governo colombiano che prevede la concessione di prestiti per 2,7 miliardi di dollari in tre anni, mentre un altro miliardo e mezzo è stato promesso dalla Banca mondiale. La Internacional Financing Corporacion (IFC), agenzia di ‘cooperazione’ della Banca mondiale, ha invece concesso un credito per 154 milioni di dollari per l’avvio di progetti infrastrutturali, petroliferi e minerari (6). Ulteriori tranche finanziarie sono state impegnate dai governi di Giappone, Spagna e Norvegia, mentre l’Unione Europea in un recente vertice a Bogotà, ha ribadito il proprio interesse a sostenere i ‘programmi sociali’ del governo Pastrana. In realtà si tratta di crediti a favore del piano nazionale di privatizzazione di beni e servizi, indispensabili a non far perdere quote di mercato alle imprese del vecchio continente. Con una decisione irresponsabile, pienamente in linea con la filosofia militare di ‘contrasto al narcotraffico’ di Washington, l’italiano Pino Arlacchi, direttore del Programma delle Nazioni Unite per la lotta alla droga (Undcp), ha annunciato 100 milioni di dollari per l’implementazione del piano di eradicazione aerea.

Mentre la comunità internazionale sostiene i programmi di aggiustamento strutturale del governo colombiano, la situazione economica è diventata gravissima: il paese è nel mezzo della sua peggiore recessione dopo il 1931, la domanda interna è crollata, il settore industriale non regge la competizione con i produttori emergenti del continente, la fuga di capitali è impetuosa. La disoccupazione ha superato il 20% e aumenta ogni giorno la povertà e l’indigenza. Sette milioni di persone non sono in grado di ottenere l’ingresso economico necessario a coprire il costo degli alimenti base (7). Le ‘nuove riforme economiche neoliberali’ e il taglio agli investimenti delle politiche sociali hanno accentuato la discriminazione e l’ingiustizia sociale. Mentre la distanza tra ricchi e poveri nei paesi del nord Europa mantiene un rapporto di 6 a 1, in Colombia è stato raggiunto un rapporto di 46 a 1, il maggiore di tutto il Sud America (8).

 

Aiuti Usa contro i diritti umani

Il personale militare U.S.A. in Colombia, continuerà ad operare, in attività di addestramento. In nessuna circostanza i militari Usa parteciperanno o accompagneranno le forze colombiane impegnate in operazioni di ogni sorta. Il sostegno Usa continuerà ad essere sottoposto alla verifica del rispetto dei diritti umani da parte del Dipartimento di stato, settore in cui le forze armate colombiane hanno ottenuto significativi risultati” (9). E’ stato questo l’impegno assunto dal Dipartimento della difesa di fronte al Congresso per ottenere il voto favorevole al ‘Plan Colombia’. Eppure il Dipartimento di Stato si era espresso in modo completamente differente nel suo rapporto sui diritti umani presentato nel febbraio 2000: “L’impegno del Governo colombiano in materia di diritti umani continua ad essere povero. Le forze di sicurezza, i gruppi paramilitari, la guerriglia e i narcotrafficanti, continuano a commettere gravi abusi, incluse esecuzioni extragiudiziarie e torture. (…) I paramilitari, responsabili di numerose stragi dispongono di una base di appoggio tra militari e poliziotti, così come tra la classe dominante a livello locale in certe regioni”. Tra le 418 persone arrestate nel ’98 perché legate ad attività paramilitari, compaiono i nomi di 82 appartenenti alla forza pubblica. “Le prove suggeriscono che c’erano accordi taciti tra comandanti militari locali e gruppi paramilitari, e ciò ha aiutato questi ultimi ad agire in libertà in zone sotto il controllo militare - prosegue il Dipartimento di stato - In Colombia sono attualmente in corso indagini su 303 crimini presumibilmente commessi da militari e poliziotti, tra cui molti ufficiali, tanto come delitti politici e comuni (10).

Human Rights Watch, nel suo ultimo dossier sulla violazione dei diritti umani in Colombia, ha individuato i reparti delle forze armate maggiormente indiziati di crimini e legami con le organizzazioni paramilitari di estrema destra. “Sono stati documentati casi dove la 3^ brigata dell’esercito di stanza a Cali, paramilitari della Accu (‘Autodefensas Campesinas de Córdoba y Urabá’), organizzazione guidata da Carlos Castano, e i trafficanti di droga si sono alleati per attaccare la guerriglia e i civili”. Il rapporto dell’organizzazione non governativa internazionale documenta i “continui legami” tra militari e gruppi paramilitari in altre aree della Colombia e che hanno coinvolto “reparti della 4^, 5^, 7^, 9^, 14^ e 17^ brigata dell’esercito. Sono stati raccolti dati sui legami con i paramilitari anche su metà delle unità facenti parte la 18^ brigata (esclusa la scuola militare)”. “Questi reparti – conclude Human Rights Watch - operano all’interno di tutte e cinque le divisioni colombiane. In altre parole il sostegno alle attività dei paramilitari rimane un fatto di dimensione nazionale ed include aree dove le unità stanno ricevendo o si prevede che ricevano l’aiuto militare Usa”. Sette degli ufficiali menzionati per gravi violazioni dei diritti umani, infine, risultano essersi graduati presso la ‘School of Americas’, l’istituzione delle forze armate statunitensi destinata alla formazione degli ufficiali sudamericani.

 

La Colombia ostaggio della violenza

Mentre si avviano massiccie operazioni militari di fumigazione dei campi di coca e di bombardamento di postazioni della guerriglia nella regione meridionale del paese, la Colombia è scossa da un ulteriore imbarbarimento del conflitto, dall’aumento della violenza politico-sociale e del numero dei massacri e delle vittime. Nel 1999 i casi di grave violazione dei diritti umani sono stati 3.430, con una crescita del 76% rispetto a quelli censiti l’anno precedente (1949). Una tendenza similare si osserva in relazione alle infrazioni al diritto internazionale umanitario, 3.417 casi nel 1999, contro i 2.419 del ’98. Per quanto riguarda invece il numero delle vittime della violenza politico-sociale, si è registrato un aumento del 50%: 2.226 nel ’99 rispetto ai 1.545 assassinii dell’anno precedente (11).

Ad analoghe conclusioni giungono i rapporti della Defensoría del Pueblo che registrano una crescita di quasi il 50% del numero delle stragi (402) e del 36% del numero dei morti causati da esse (1.836). Ciò consolida il ruolo della Colombia come il paese con il maggiore indice di omicidi al mondo, con un valore di 93 vittime per ogni 100.000 abitanti, quasi cinque volte superiore alla media dell’America Latina.

I principali responsabili di questa nuova ondata di sangue sono indubbiamente i gruppi paramilitari a cui si attribuiscono 152 massacri nel 1999 e il 78% del numero totale delle violazioni contro i diritti umani. “Nei due anni di governo del presidente Andrés Pastrana – ha commentato amaramente Amnesty International – i gruppi paramilitari hanno esteso considerevolmente le proprie aree di dominio territoriale, ottenendole a forza di sistematiche atrocità contro la popolazione civile. E contrariamente di quanto afferma il Governo, le connessioni tra l’esercito e le ‘autotodefensas’ non solo continuano ad essere mantenute, ma si sono rafforzate ed allargate (12).

Ancora più fosco lo scenario di guerra del nuovo millennio. Una decina di giorni dopo l’approvazione da parte del Congresso degli Stati Uniti del ‘Plan Colombia’, la Defensorìa del Pueblo ha presentato il rapporto sui diritti umani per il periodo gennaio-giugno 2.000, registrando “con dolore e indignazione che questo è il semestre in cui si è verificato il maggior numero di massacri dell’ultimo decennio in Colombia”. Secondo l’organizzazione statale, sono stati censiti in questo periodo 235 massacri e 1.073 vittime, con una media di 6 morti al giorno. “Le azioni commesse contro civili indifesi – si legge nel rapporto - sono state realizzate nella maggior parte dei casi dai gruppi paramilitari, responsabili già di 93 massacri (il 39% del totale)”. Trentotto sarebbero invece le stragi compiute da “organizzazioni armate non identificate”, mentre ai gruppi della guerriglia sono stati attribuiti 31 massacri (il 13,2%). Ciò ha condotto all’incremento del numero dei ‘desplazados’, le persone costrette a trasferirsi in altri dipartimenti o all’estero per sfuggire agli orrori della guerra. Attualmente sono già due milioni i colombiani rifugiati in Colombia o nei paesi limitrofi. Oltre 225.000 colombiani hanno lasciato il paese nei primi nove mesi del 2000 per non farvi più ritorno. Con aperto cinismo il Pentagono ha preventivato che a seguito delle fumigazioni del ‘Plan Colombia’ altre 300.000 persone lasceranno il Putumayo e il Caquetà per riparare in altre regioni meridionali e in Ecuador. Un esodo di dimensioni bibiliche che secondo numerosi analisti sudamericani non potrà che ‘vietnamizzare’ o forse meglio ‘colombizzare’ l’intera regione andina.

 

Vittime del conflitto in Colombia (1999)

Vittime di azioni belliche

2.233

Vittime di infrazioni del Diritto Umanitario Internazionale

3.417

Vittime di violazioni dei diritti umani

3.430

Vittime della violenza politico-sociale

2.226

(Fonte: Banco de Datos de Derechos Humanos y Violencia Polìtica – Cinep y Justicia y Paz)

 

Ulteriori dati sul Plan Colombia, i programmi di militarizzazione del Continente latino-americano e la violazione dei diritti umani in Colombia potranno essere consultati sulla pagina web dei ricercatori indipendenti di ‘Terrelibere’, www.terrelibere.it.

 

1 Center for International Policy, “The contents of the Colombia Aid Package”, Washington, http://www.ciponline.org/colombia, 18 luglio 2000.

2 ‘Tiempos del Mundo’, 7 settembre 2000, pag. 1.

3 “Plan Colombia”, bozza aggiunta alla poposta del progetto di legge ‘S1758 Aliance Act’, sezione n. 101.2.

4 A. Pastrana, “Plan Colombia: Plan para la paz, la prosperidad y el fortalecimiento del estado”, Suplemento especial ‘Desde Abajo’, Santafé de Bogotà, 1999, pag. 37.

5 A. Labrousse, M. Koutozis, “Geopolitica e Geostrategie delle Droghe”, Asterios Editore, Trieste, 1996, pag. 91.

6 ‘El Colombiano’, 26 agosto 2000.

7 Departamento Nacional de Planeaciòn – PNUD, “Informe de Desarrollo Humano para Colombia 1998”, Tercer Mundo Editores, Santafé de Bogotà, 1998, pag. 142.

8 Cinep & Justicia y Paz, ‘Noche y Niebla. Panorama de Derechos Humanos y Violencia Polìtica en Colombia’, n. 13, giugno-settembre 1999, pag. 159.

9 T. R. Pickering, “Statement before the Senate Appropriations Committee, Subcommittee on Foreign Operations”, Washington, 1999.

10 ‘El Colombiano’, 26 febbraio 2000.

11 Cinep & Justicia y Paz, ‘Noche y Niebla’, n. 14, ottobre-dicembre 1999, pag. 21.

12 ‘El Colombiano’, 4 ottobre 2000.

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