giovaniemissione.it

Mt 27, 32-56: UN SÍ APPASSIONATO - VERAMENTE COSTUI ERA FIGLIO DI DIO

Catechesi Gim 1 Padova, marzo 2014

 

 

 

Mt 27, 32-56

Ora, uscendo, trovarono un uomo di Cirene di nome Simone,e lo costrinsero a portare la croce di lui. Giunti a un luogo chiamato Golgota, che è chiamato luogo del cranio, gli diedero da bere vino mescolato con fiele e, assaggiatolo, non ne volle bere. Ora, avendolo crocifisso, si divisero le sue vesti, gettando la sorte,e, seduti, stavano lì a custodirlo. E avevano posto sopra il suo capo la scritta della sua condanna: Questi è Gesù, il re dei giudei. Allora vengono crocifissi con lui due ladroni, uno a destra e l’altro a sinistra. Ora i passanti lo bestemmiavano, scuotendo i loro capi e dicendo:

Tu, che distruggi il tempio e in tre giorni lo ricostruisci, salva te stesso,se sei Figlio di Dio,e scendi dalla croce! Similmente anche i sommi sacerdoti, beffeggiandolo con gli scribi e gli anziani, dicevano: Altri salvò, non può salvare se stesso!

È re d’Israele: scenda ora dalla croce e crederemo in lui. Confidò in Dio: lo liberi ora, se lo vuole. Ha detto infatti: Sono Figlio di Dio! Ora parimenti i ladroni, crocifissi con lui, lo insultavano. Dall’ora sesta ci fu tenebra su tutta la terra fino all’ora nona. Ora, verso l’ora nona, gridò in alto Gesù a gran voce, dicendo:

  Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?

Ora alcuni di quelli che stavano lì avendo ascoltato, dicevano: Costui chiama Elia. E subito corse uno di loro e, presa una spugna imbevuta di aceto e postala attorno a una canna, gli dava da bere. Ora gli altri dicevano: Lascia, vediamo se viene Elia a salvarlo!

Ora, Gesù, avendo di nuovo gridato a gran voce, emise lo Spirito. Ed ecco il velo del tempio si squarcio in due, dall’alto verso il basso,e la terra si scosse,e le pietre si spaccarono e i sepolcri si aprirono e molti corpi dei santi dormienti risuscitarono, e, usciti dai sepolcri dopo la sua risurrezione entrarono nella città santa e apparvero a molti. Ora, il centurione e quelli con lui che custodivano Gesù, visto il terremoto e le cose accadute, furono molto spaventati, dicendo:  

Veramente Figlio di Dio era costui!

C’erano poi lì a guardare da lontano molte donne che avevano seguito Gesù dalla Galilea per servirlo. Fra loro c’era Maria la Maddalena e Maria madre di Giacomo e Giuseppe e la madre dei figli di Zebedeo.

 

Messaggio nel contesto

Sulla croce Dio entra in scena, per la prima volta si fa vedere al mondo. “Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, conoscerete Io-Sono”, YHWH (Gv 8,28). Dio è conosciuto nel Figlio dell’uomo elevato sul patibolo del nostro male!L’umanità di Gesù, il Figlio che dona il suo corpo e il suo Spirito ai fratelli, è la manifestazione di Dio Squarciato dalla nostra violenza, cade il velo che nasconde Dio; e cessa finalmente l’ignoranza che ci fece fuggire da lui.

La croce, distanza infinita tra la sua realtà e le nostre immaginazioni su di lui, annulla l’immagine diabolica di Dio: ritroviamo finalmente, nel Figlio crocifisso, il volto del Padre, e il nostro di figli. Nel Crocifisso vediamo ciò che occhio umano mai non vide (1Cor 2,6-9): la passione di Dio per il mondo.

Sulla croce il male raggiunge la sua massima espressione: uccide l’autore della vita. E Dio, sommo bene, si esprime totalmente: dà se stesso a noi che lo crocifiggiamo. Questo è il suo giudizio, che rivela lui e salva noi! La caduta dell’uomo tocca il fondo senza fondo dell’abisso di Dio, il quale in esso rivela la sua gloria.

Il racconto inizia con il Cireneo: costretto a portare la croce, rappresenta coloro nei quali ancora contempliamo il Crocifisso, che è sempre con noi a nostra salvezza (v. 32).

Segue la crocifissione e l’affissione del titolo di condanna (vv. 33-38). Attorno alla croce si svolgono le varie interpretazioni, che vanno dalla bestemmia alla derisione e all’insulto (vv. 39-44).

La morte di Gesù è presentata come le tenebre d’Egitto e il caos originario, principio rispettivamente dell’esodo e della creazione.

Nel buio meridiano si elevano due forti gridi dal Figlio: nel primo si rivolge al Padre e nel secondo emette il suo Spirito (vv. 45-50). È lo Spirito di Dio, datore di vita, che ricrea il mondo nuovo, non più sottoposto alla morte (vv. 51-53).

Il centurione, e quanti sono con lui, fanno la prima professione di fede: riconoscono in colui che hanno crocifisso il Signore (v. 54).

La scena, che si apre con il Cireneo, si chiude con le donne ai piedi della croce. Queste rappresentano l’umanità nuova, che contempla il suo Signore crocifisso, lo segue e lo serve: sono il profumo di Cristo (cf. 2Cor 2,14s), che comincia a effondersi per il mondo (vv. 55-56).

Gesù è il Figlio di Dio, il volto del Padre perché dà la vita per i fratelli: fa piovere il suo Spirito su tutti, cominciando dai suoi crocifissori. In lui finisce la violenza dell’uomo, e vediamo Dio, il suo e il nostro vero volto.

 

Il Cireneo "il più piccolo" Solo più tardi capirà il grande dono ricevuto

  Ora, uscendo, trovarono un uomo di Cirene di nome Simone. È un estraneo di passaggio, che dai campi rientra in città. Cirene è in Africa! Lui, e non Simone detto Pietro, sta “con” Gesù nel momento della “sua” gloria. Lo costrinsero a portare la croce di lui. Nel momento più alto della storia di Dio e dell’uomo, Simone aiuta il Signore a portare la croce. È la croce del male del mondo, sulla quale finirà Gesù. Discepolo è colui che porta la propria croce (16,24). Chi è costui che porta addirittura la croce del Signore? Ciò che Gesù fa con noi, lo fa il Cireneo con lui: è discepolo perfetto, che si identifica con il suo Maestro. In lui si compie a nostro favore ciò che ancora manca alla passione di Cristo per la nostra salvezza (cf. Col 1,24). Ma lui non lo sa, né lo vuole. Eppure gli tocca farlo: è costretto! Infatti è il più piccolo tra i fratelli lì presenti alle porte di Gerusalemme, ai piedi del Calvario. A lui “tocca” portare la croce. Se fosse stato ricco, potente o sapiente, l’avrebbe potuta scaricare su altri! Anche lui diventerà immondo come il Signore, e non potrà celebrare la Pasqua. Il suo è un caso maledetto, che capita a chi è debole e non può ribellarsi: “deve” portare la violenza altrui. Dopo l’“Ecce homo”, ecco un altro come lui, inizio di una numerosa schiera che abbraccia tutti i poveri e i dannati della terra. In Marco è padre di Alessandro e Rufo (Mc 15,21): un padre che ha una posterità senza fine (due è il numero aperto alla molteplicità). Tutti i piccoli del mondo sono cirenei! Solo più tardi capirà il grande dono che gli è stato fatto.

La vocazione ad essere con Gesù non è frutto di volontà: è un dono che capita, controvoglia, a chi solo dopo capirà. Sul momento è solo un increscioso incidente, che mai avrebbe voluto che avvenisse.

 

 

I poveri sono spesso i veri cirenei della storia

  Papa Francesco nella sua carta apostolica " il vangelo della gioia", ci invita a uscire nelle periferie esistenziali e geografiche per riconoscere nei poveri cirenei di oggi giorno il grido di una liberazione, di una nuova vita che ci invita ad uscire dal nostro guscio di comodità e di schemi prefissati, dove il povero, l'emarginato rimane spesso ai margini del nostro cuore. Ci invita ad aver il coraggio di sporcarci le mani e portare il peso della loro croce, per essere noi stessi cirenei che permettono a Dio di operare la sua salvezza. Ecco alcuni suoi passaggi che ci possono far riflettere (v. n 49).

Oggi e sempre, «i poveri sono i destinatari privilegiati del Vangelo», e l’evangelizzazione rivolta gratuitamente ad essi è segno del Regno che Gesù è venuto a portare. Occorre affermare senza giri di parole che esiste un vincolo inseparabile tra la nostra fede e i poveri. Non lasciamoli mai soli. Usciamo, usciamo ad offrire a tutti la vita di Gesù Cristo. ..

Preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze....

Se qualcosa deve santamente inquietarci e preoccupare la nostra coscienza è che tanti nostri fratelli vivono senza la forza, la luce e la consolazione dell’amicizia con Gesù Cristo, senza una comunità di fede che li accolga, senza un orizzonte di senso e di vita.

Più della paura di sbagliare spero che ci muova la paura di rinchiuderci ,...mentre fuori c’è una moltitudine affamata e Gesù ci ripete senza sosta: «Voi stessi date loro da mangiare» (Mc 6,37).

 

 

Il patibolo (croce) dello schiavo ribelle ci libera

  La croce, patibolo dello schiavo ribelle, è il suo trono; l’esecuzione del Signore dell’universo è l’avvenimento più grande, la cosa più sublime che l’uomo possa fare. Si divisero le sue vesti. Le vesti del Figlio ricoprono i crocifissori. Dio aveva dato ai nostri progenitori due tuniche di pelle in cambio delle foglie di fico, in attesa di fare loro questo dono.

L’eredità del Figlio spetta ai fratelli che l’hanno crocifisso. Sono i primi che, rivestiti di lui, daranno gloria a Dio. Con lui due ladroni. Uno alla destra e l’altro alla sinistra, i due ladroni rappresentano tutti noi, che abbiamo rapinato l’eredità del Padre. Al centro c’è il Figlio, che la offre. A quel punto anche i ladroni sono “innocenti”: non possono più nuocere, perché in croce l’Emmanuele è con loro: il Giusto condivide la loro sorte, per quanto colpevoli siano stati.

I passanti lo bestemmiavano. La bestemmia è non riconoscere il Cristo, il Figlio di Dio che abbiamo crocifisso per bestemmia. Distruggi il tempio e in tre giorni, ecc. È stata l’accusa contro Gesù (26,61).I sommi sacerdoti lo beffeggiano con gli scribi e gli anziani. Come prima i soldati e poi i passanti, ora anche i capi lo beffeggiano. La potenza e sapienza di Dio è bestemmia e beffa per la potenza e la sapienza del mondo, che lo bestemmia e beffeggia.

 

Salva te stesso.... e scendi dalla croce. 

Salvare se stesso è l’origine dell’egoismo che governa ogni nostra azione. Così anche Satana lo tentò nel deserto (4,3.6) Scendi dalla croce. Dio si rivela tale perché resta sulla croce. Se scendesse, sarebbe un uomo, come tutti noi. Salvò altri, non può salvare se stesso. Gesù perde se stesso per salvare noi. La croce è la somma di tutto il male che noi facciamo e di tutto il bene che Dio fa per noi. Se Gesù scendesse dalla croce, in croce saremmo noi; e lui non sarebbe né Signore né Messia. Confidò in Dio, lo liberi, ecc. (cf. Sap 2,13.18-20). Gesù è il Figlio la cui giustizia è affidarsi al Padre, in obbedienza al quale si affida ai fratelli perduti. I ladroni crocifissi con lui lo insultavano, ecc. La croce è scandalo, anche per coloro ai quali il Signore si fa vicino, per portare la sua benedizione.

 

Signore dove sei?

Giulia una giovane fisioterapista si innamora di un giovane ammalato all'ospedale di nome Francesco, anche lui si innamora di lei. Ha però Francesco una malattia che non gli permetterà di vivere a lungo, così come di avere figli. Lei ne è consapevole, lo accoglie così com'è e si sposano. I figli come prevedibile non arrivano ed ecco allora l'adozione di due bambini etiopi orfani di nome Valdameri e Nazareth. Il fratello di Francesco Alberto ha la sua stessa malattia, ora lui era in attesa di un trapianto di polmoni. Domenica scorsa dopo tanto attendere con speranza lo ricoverano per il trapianto. Giulia mi chiede di pregare per l'intervento, lei prega molto, ma questa settimana mi telefona piangendo dicendomi che il cognato Alberto di 47 anni non ce l'ha fatta a superare l'intervento . Telefonandomi mi diceva: "non capisco più nulla parchè tutte le preghiere non hanno realizzato ciò che gli ho chiesto, forse Dio non mi ha ritenuta degna, parchè? Perché deve lasciare questa vita lui che era entrato in sala operatoria con tanta fiducia e speranza?

Ma Dio dov'è? E' comprendibile il suo dolore,che merita rispetto e condivisione silenziosa, ma poi ci dobbiamo confrontare con ciò che avviene. Spesso diciamo: se Lui ci fosse, deve intervenire. Ma l'esperienza ci dice che spesso non avviene come ci aspettavamo. Allora ci viene il pensiero: che senso ha credere, fidarsi, pregare, se poi ...Credo che sono comprensibili tutte queste domande, le stesse potrebbero andare all'infinito...e anche noi ci chiediamo Signore parchè non ci hai dato il segno che volevamo? Ma il segno la vicinanza di Dio, la sua compassione è lì nel suo figlio sulla croce che condivide con Giulia e con te tutto questo. E' lui che ne porta per primo il peso, è Lui che prende l'iniziativa di prendere la tua croce e chiede a te di seguirlo e di non scendere dalla croce, perché l'amore che ti ha donato ha un prezzo. Un amore che va oltre l'apparente sconfitta e l'apparente forza di questa violenza umana e dei nostri limiti. E' Lui che prende per mano l'umanità di Alberto e non la lascia rapire da nessuno, nemmeno dalla morte. E' Lui solo che può rialzarlo come il Padre ha fatto con Lui, solo Lui gli può dare tutto ciò che il cuore di Alberto anelava sebbene con cammini inattesi e non desiderati. Lui solo può infondere la vera consolazione e certezza ai suoi cari che Alberto non è morto, ma è rialzato, rigenerato grazie al dono di quel "emise lo Spirito" su tutti e anche sui di lui sulla croce, cominciando dal Centurione e i suoi crocifissori che lo riconoscono proprio nel momento più tragico e di apparente sconfitta.

 

Dalle tenebre alla luce senza tramonto

Ci fu tenebra su tutta la terra. Si oscura il sole di mezzogiorno: è la fine del mondo! Oltre la croce del Figlio di Dio, nessun male può andare. Il peccato ha raggiunto il suo apice: la luce, principio della creazione, è “presa” dalle tenebre. E tutta la terra fa lutto per il Figlio (cf. Am 8,9s).La tenebra, che divora il sole, è il regresso al caos primordiale; da esso Dio fa la nuova creazione. È la notte che copre l’Egitto; da esso il Padre estrae e fa nascere il Figlio!

Primo grido: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? (Sal 22). È l’inizio del Salmo 22, che esprime fiducia nella disperazione. L’abbandono di Dio è il male compiuto dall’uomo, che ha lasciato il Padre. Il Figlio, fatto per noi maledizione e peccato (Gal 3,13; 2Cor 5,21), porta su di sé il male dei fratelli, e lo grida al Padre. In lui, che grida con noi a Dio, nessun abbandono è più abbandonato. In ogni abbandono di Dio troviamo il Figlio, che si è abbandonato per noi. Chiama Elia. Vediamo se viene Elia a salvarlo. Elia, rapito in cielo su un carro di fuoco, è invocato e atteso come il salvatore delle situazioni impossibili avendo di nuovo gridato a gran voce. Dopo il primo grido, pieno di tutta la nostra morte urlata al Padre, questo secondo è la voce potente del Verbo creatore che si diffonde nelle tenebre e crea la vita. È il vagito potente della creatura nuova: il Figlio di Dio, nel quale tutto è fatto, nasce sulla terra!

 

Emise lo Spirito.

Dall’alto della croce, è inviato sulle tenebre lo Spirito del Figlio, che a tutto dà vita. Un Dio che condivide l'esperienza più tragica di ognuno di noi.

In Gesù, che muore sulla croce, meditiamo sulla morte di tutte le vittime innocenti, vibriamo di compassione profonda; ci sentiamo dolorosamente provocati alla nostra responsabilità personale e comunitaria; ad impegnarci per prevenire le morti a causa della fame, di malattie endemiche e curabili; di guerre e altre forme di violenza, le morti su lavoro, sulle strade; le morti per sofferenze personali e familiari attuate in modo tragico.

Gesù, che muore sulla croce, ci conduce a compiere, camminando sulle strade del mondo l’itinerario dei martiri, di tutte quelle donne e quegli uomini, quelle comunità uccise vittime di giustizie inaccettabili perché annunciatori e testimoni coerenti e fedeli della giustizia, della pace, della fraternità: una grande ricchezza a cui attingere.

Gesù, che muore sulla croce, ci rivela il Dio impotente nel mondo e per questo totalmente solidale con noi; solo questa compassione può salvare la nostra vita, quella dell'umanità, anche la vita della Chiesa: “al di fuori dei poveri non può esserci salvezza".

IN UNA SOCIETA’ SPESSO ASSASSINA

SOLO UN ALTRO MONDO E' POSSIBILE

I poveri possono sperare? Hanno diritto di sperare oppure li stiamo ingannando? Questo pensiero, che mi ha accompagnato con insistenza e continua ancora oggi a pungolarmi, mi ha portata a vedere nel nostro occidente la causa di questa disperazione, di quest’ombra che avvolge persone nate per essere felici e che hanno tutte le condizioni per esserlo.

Ho cercato di studiare a fondo se esistono cause di speranza e posso dire di aver trovato che esse ci sono. La filosofia dell’essere ha affermato fortemente la nostra identità: l’uomo occidentale è un uomo completo in sé, isolato e separato dagli altri con i quali comunica solamente per il bisogno di sviluppare la ragione e l’intelligenza.

Oggi prevale un’altra convinzione: l’uomo non è completo in sé, l’uomo ha bisogno dell’altro. La vera essenza dell’uomo, il contenuto della sua personalità non è la ragione ma la compassione, l’amore verso gli altri, che significa responsabilità.

Questa è la nostra speranza. Non so se ne avete coscienza: noi viviamo in una società assassina, Tutta la sua attività, questa specie di crescita febbrile che ci affascina, la pagano milioni di persone. Ci impressionano molti fatti di terrorismo, gli eventi di guerra nel mondo, ma trascuriamo tutta quella morte silenziosa e lenta di quelle persone che non hanno accesso ai diritti fondamentali della vita, a cui quotidianamente rubiamo la vita per avere il diritto si sprecare, di entrare nei supermercati e prendere tutto il superfluo possibile, spinti solamente dal fascino della novità. […].

Noi che apparteniamo alla cultura e al mondo omicida, dobbiamo avere la capacità di aprirci verso le vittime di cui siamo responsabili. ...Dobbiamo essere dissidenti e capaci di unirci realmente a tutte le forme di protesta e di rifiuto… Veramente un altro mondo è possibile!” (fr. Arturo Paoli)

Lo svelamento di Dio nella nudità del Figlio e la professione di fede

Il velo del tempio si squarciò. Nel battesimo di Gesù si squarciò il cielo, scese lo Spirito e risuonò la voce che lo proclamò Figlio; nella sua morte si squarcia il velo del tempio e il Figlio di Dio nasce sulla terra, riempiendo il cosmo del suo Spirito. Dio non è più dietro il velo del tempio, in cielo; è nella nudità del Figlio, che lo svela sulla terra. La terra si scosse, ecc. Il sole si oscura, il cielo si squarcia, la terra si scuote, le pietre si spezzano: è la fine del mondo posto nel male, che nell’uccisione del Figlio consuma la propria violenza.

Il centurione e quelli con lui,.... Il comandante e il suo plotone di esecuzione, che l’hanno ucciso e lo guardano, ora conoscono il Signore della gloria ed esclamano:"Veramente Figlio di Dio era costui". ". Per la prima volta l’uomo conosce chi è Dio: lo vede nel corpo del Figlio, dato per lui che l’ha ucciso.

 

 

Solo che sa restare ama veramente .

Molte donne ecc. Ai piedi della croce nasce la Chiesa, raffigurata da queste donne che contemplano. Dal fianco di Adamo addormentato nacque Eva, madre dei viventi. Dalla ferita d’amore del nuovo Adamo, che dà la vita per lei, nasce l’umanità nuova, che vive della passione del suo Signore.

Queste donne guardano. I loro occhi e il loro cuore sono sulla croce, e il Crocifisso è nei loro occhi e nel loro cuore: si “battezzano” nella morte di Gesù, per essere poi, conrisorgere con lui nella novità di vita. Dalla debolezza di Dio nasce il nuovo popolo, la cui prima caratteristica è la debolezza di chi guarda la croce. Questo sguardo di compassione verso il Signore corrisponde allo sguardo di compassione del Signore verso l’uomo, che l’ha condotto lì. La sequela e il servizio portano qui, e partono da qui.

A questo punto del vangelo ci sono solo delle donne. I discepoli, forti e intelligenti, sono scomparsi. Rimane solo chi ha la forza e la sapienza di Dio, che è la debolezza e la stupidità dell’amore. In Mozambico al tempo della guerra una sorella missionaria che orientava l'ospedale, impedita dai miliziani ad agire, disse un giorno sconsolata: "qui non si può più lavorare, curare,... allora è meglio andarsene dove c'è questa possibilità". L'anziano del posto udito questo dai vicini corse per incontrare la sorella e avvicinatala gli disse: "cara sorella quando una mamma non può far nulla per il suo figlio non lo abbandona, ma rimane accanto come segno di amore e compassione". Oggi la missione è proprio questo : restare con compassione, sostare con amore, coraggio e tenerezza nelle realtà dove la vita è più minacciata, dove il povero e l'emarginato non trova che lo ascolta e si prende a cura di lui.

 

Video tratto dal film di D. Bonhoeffer (ora: 1,18-25)

"Mi sono chiesto quale significato avrà Cristo nel futuro. Avremo bisogno di una nuova forma di cristianesimo in un'epoca nel quale il mondo è cambiato. Credo che la religione abbia un solo scopo , insegnare alla gente a condividere la sofferenza altrui e quella di Dio in un mondo senza Dio. Non basterà più una religione che sia solamente formale, servirà la fede, con Gesù Cristo al centro. Il vero cristianesimo significa condividere il dolore degl'altri. Non sta a noi profetizzare il giorno in cui gli uomini chiederanno ancora a Dio di cambiare il mondo e di rinnovarlo, ma quando verrà ci sarà un linguaggio nuovo, forse poco religioso, che esprimerà la liberazione e la redenzione dell'uomo contenuto nel messaggio di Gesù, la gente rimarrà colpita dalla sua potenza e dalla sua verità, essa proclamerà la pace tra Dio e gli uomini.

 

Comboni:"Le opere di Dio nascono sempre ai piedi della croce".

Per Daniele la fonte della missione nasce dall’intimità con il Cuore di Colui che ti ha amato di un amore eterno. Comboni consapevole di ciò non esitò a perdere la propria vita per riaverla assieme a tanti fratelli che gridavano sotto il peso di una croce fabbricata dalla arroganza di coloni e schiavisti che crocifiggevano il popolo dell'Africa centrale .Daniele era convinto che: “Quando il missionario della Nigrizia ha caldo il cuore del puro amore di Dio i più duri travagli diventano al suo cuore un paradiso in terra”. I missionari perciò sono invitati a “tener sempre gli occhi fissi in Gesù Cristo, amandolo teneramente”. “Il cattolico, avvezzo a giudicare delle cose col lume che gli piove dall’alto, guardò l’Africa non attarverso il miserabile prisma degli umani interessi, ma al puro raggio della sua Fede; e scorse colà una miriade di fratelli appartenenti alla sua stessa famiglia, aventi un comun Padre su in cielo, incurvati e gementi sotto il giogo di Satana. Allora, trasportato egli dall’impeto di quella carità accesa con divina vampa sulla pendice del Golgota, ed uscita dal costato del Crocifisso per abbracciare tutta l’umana famiglia, sentì battere più frequenti i palpiti del suo cuore; e una virtù divina parve che lo spingesse a quelle barbare terre, per istringere tra le braccia e dare il bacio di pace e di amore a quegl’infelici suoi fratelli (2742).

 

 

La lettera per te da parte dei giovani del Gim 2.

Sono giovani che hanno fatto e stanno facendo un cammino, giovani che stanno affacciandosi alla nuova logica dell’andare oltre. Ascoltiamo insieme questa lettera scritta anche per te:

" E’ bello, Signore sognare in Te riporre in Te i miei sogni perché non li spegni,no! Tu doni loro la Tua luce E io non devo avere timore se davvero i miei sogni crescono in Te. Perché proprio in te li radico. E da te ricevono la Grazia . E non in me, o da me che sarei solo un idealista fugace. E’ bello sognare in Te, Signore! Da oggi i miei sogni sono in Te .”

 

Domande:

1- Cosa ti suscita la figura del Cireneo? Servizio, obbedienza, costrizione, riconoscenza, .....perché?

2 - Gesù è spogliato e umiliato , ma tutto questo non gli toglie la sua dignità di amare fino alla fine. Tu come reagisce quando ti vengono tolte le tue cose, le tue sicurezze, quando ti vengono stravolti i tuoi piani? Quando devi affrontare un torto subito, un insulto ricevuto?

3- Gesù non è preoccupato di salvare se stesso, ma te. Cosa significa allora seguirlo?

4- Bonhoeffer come anche il Comboni erano convinti che il cristiano è tale se condivide il dolore degl'altri. Tu come reagisci davanti alle periferie esistenziali e geografiche dove c'è sempre questo grido di non lasciarli soli?

5 - Donarsi come Gesù si è donato a te, suscita in te gioia, entusiasmo, coraggio, o paura e preoccupazione, perché?

6 - Comboni guardando e riflettendo davanti a Gesù crocifisso ha trovato la forza per una scelta coraggiosa, cosà significa per te?

Condividi questo articolo:

Registrati alla newsletter

giovaniemissione.it

BARI

Via Giulio Petroni, 101
70124 Bari
Tel. 080 501 0499

ROMA

Via Luigi Lilio, 80
Roma, 00142
Tel. 06 519451

VERONA

Vicolo Pozzo, 1
37129 Verona,
Tel. 045 8092100

PADOVA

Via S. G. di Verdara, 139
35137 Padova
Tel. 049/8751506

NAPOLI

Via A. Locatelli 8
80020 CASAVATORE (NA)
Tel. 081.7312873

VENEGONO

Via delle Missioni, 12
21040 Venegono Sup. (VA)
Tel. 0331/865010