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Gv 1, 1-18: ORA CAMMINA SULLE STRADE DI GESU'

Catechesi GIM2 Padova. 9/06/2013

 

Gv 1, 1-18

In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.

In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini;la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta.

Venne un uomo mandato da Dio:il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce.

Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;eppure il mondo non lo ha riconosciuto.

Venne fra i suo e i suoi non lo hanno accolto.

A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio:a quelli che credono nel suo nome,i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità.

Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me». Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.

Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.

Una parola che ci in-forma e ci tras-forma

Il nostro destino si gioca nella parola scambiata: essa può fiorire in comunicazione, comunione e felicità, oppure abortire nell'incomunicabilità, nella solitudine e nell'angoscia. Per noi tutto dipende dalla parola, che può generare verità e luce, libertà e amore, dono e vita, oppure causare errore e tenebra, schiavitù e odio, possesso e morte. Il vangelo di Giovanni è come un concerto, una lotta tra queste realtà contrastanti, alla quale nessuno è indifferente.

Nel racconto della creazione si dice che ogni vivente è creato secondo la propria specie; dell'uomo e della donna invece non si dice che appartenga a una specie. Sono infatti depositari della parola: diventano essi stessi la parola che ascoltano e alla quale rispondono.

Essi sono liberi di determinare la propria natura. Se ascoltano la parola di Dio, partecipano della natura di Dio( sono generati come figli\e di Dio); se ascoltano altre parole che non ha questa sorgente, possono diventare a loro immagine e somiglianza ( figli\e della menzogna o delle tenebre). La parola poi ci pone in relazione con gli altri.

Essa ci entra nell'orecchio, accende l'intelligenza, riscalda il cuore e muove mani e piedi: "informa" le nostre facoltà ed energie, il nostro sentire e pensare, volere e fare, la nostra esistenza intera.

La parola, come ci informa, così ci trasforma perché porta con sé il dono di Dio (l'amore = lo Spirito di Gesù Risorto che ci umanizza e ci rigenera continuamente a immagine di Lui). Allo stesso tempo la Parola non ascoltata e non accolta non illumina il nostro spirito, non lo abita e la nostra umanità si deforma e muore come quando ci chiudiamo in un luogo senza ossigeno.

Il Comboni stesso lo aveva percepito, era convinto infatti che il vangelo (la Parola di vita eterna), annunciato in mezzo a tante oscurità e schiavitù, porta con sé una forza rigeneratrice, che darà frutti abbondanti se troverà annunciatori e annunciatrici disposti a donarsi, con quella stessa passione d'amore con cui è stata vissuta dal Figlio di Dio.

Domanda:

2- Noi diventiamo la parola che ascoltiamo e accogliamo. Amo sostare in silenzio per vedere e far maturare la parola che mi abita e mi orienta ? Qual è la parola che ora più mi abita ?

 

In principio c'era la parola creatrice,

cioè" il sogno di Dio"

Ora vediamo di approfondire un po' il testo del prologo dove l’evangelista riassume e anticipa tutta la sua opera; qui ogni singola parola del prologo sarà poi sviluppata lungo tutta la narrazione del vangelo. In principio, l’evangelista si rifà al primo libro della Bibbia, il libro del Genesi, che inizia con queste parole: In principio Dio creò il cielo e la terra. Ebbene l’evangelista non è d’accordo.

In principio era il Verbo, cioè prima ancora di creare il cielo e la terra Dio aveva in mente un progetto. “Verbo” significa una parola, una parola creatrice che realizza il progetto di Dio nella creazione. Questa Parola continuamente interpellava Dio perché arrivasse a realizzarlo. L’evangelista scrive che in Lui era la vita e la vita era la luce degli uomini.

Non c’è una luce esterna che deve guidare gli uomini - la luce, nella spiritualità ebraica, era la legge - ma è la vita la luce degli uomini. E’ la risposta al desiderio di pienezza di vita quello che guida e illumina la via degli uomini. La luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta. L’evangelista assicura che la luce, man mano che allarga il suo splendore, vince le tenebre. La luce non deve combattere le tenebre, non c’è nulla di bellicoso in questo progetto di Dio sull’umanità. La luce deve soltanto splendere. Nella misura in cui splende, le tenebre restringeranno il loro influsso.

 

Un Dio che lotta con noi

e in noi per la vita

La luce splende nelle tenebre....Nel nostro pianeta ci sono tanti volti umani, tutti differenti uno dall'altro, ci sono tante etnie e razze con una propria storia e origine, ma la vita è la stessa, il cuore umano si assomiglia. Malattia e morte le troviamo dappertutto. Ma la spiegazione della malattia e della morte può essere diversa. Dappertutto la morte cerca di inghiottire la vita, dappertutto lottiamo a favore della vita, ma le cause della malattia e della morte sono dette diversamente. Per chi ha fatto l'esperienza di un annuncio in terra d' Africa, o in America latina, è normale confrontarsi con le saggezze millenarie delle tradizioni locali, e tutto ciò ci spinge a mettere in comune l’esperienza di Dio, per cercare di offrire il dono di Dio in Gesù e non la cultura di noi bianchi. Si desidera inoltre mettere Gesù nel dialogo del villaggio, come quando la gente si raduna sotto l’albero per trattare le questioni e ognuno può dire la sua parola.

 

Le tenebre ci abitano ancora, ma non sono...

se Lo accogliamo

Vi si narra un racconto che dice: “La mamma un giorno mandò il suo bambino a prendere l’acqua alla sorgente. Il bambino protestò perché era sera ed aveva appena piovuto. La mamma lo sgridò e lui andò. Poi tornò spaventato, aveva visto il serpente, e l’anfora che era caduta dallo spavento si era rotta. La mamma non rimproverò il figlio, ma anzi si sentì in colpa. Al mattino presto andò lei stessa: scese alla sorgente e vide la radice di un albero, emersa per l’erosione della pioggia: sembrava un serpente, capì allora la paura del figlio nel semibuio della sera. Quella radice, per suo figlio, era un vero serpente. La paura veniva dalla suggestione, dal timore, che provocava un'oscurità e una insicurezza nello spirito del ragazzo.

Questo semplice racconto ci aiuta a cogliere che la vita è spesso in balia di esperienze oscure che hanno una origine dentro di noi. Queste oscurità o tenebre che ci abitano e ci rendono spesso schiavi non sono però onnipotenti, sebbene si strutturano in realtà che sembrano invincibili. In questi giorni lo stesso Papa Francesco ci ha detto: " si è istaurato nel mondo una cultura dello scarto che tende a divenire mentalità comune, che contagia tutti.

La vita umana, la persona non sono più sentite come valore primario da rispettare e tutelare, specie se è povera o disabile, se non serve ancora, come il nascituro, o non serve più come l'anziano. Se si rompe un computer è una tragedia, ma povertà e drammi di tante persone finiscono per entrare nella normalità.

La Parola di Dio (una parola eterna e creatrice), oggi ci dice e ci invita a credere che essa stessa ha una forza tale da far dissolvere queste forze oscure, questo torpore che si insinua nel nostro spirito, essa è come il sole che dissolve con la sua luce l'oscurità della notte. Per il popolo africano infatti il missionario è colui che viene da lontano, che parla del Signore che ha vinto le tenebre e apre alla speranza di un cammino di luce. Non è raro in Africa sentirsi dire: "sei venuto tra noi perché la parola di Dio diventi luce dentro la nostra storia e dentro la nostra vita, perché senza di essa ci sentiamo perduti e nell'oscurità”.

Non è forse questa la più bella sintesi del testo biblico che abbiamo ascoltato? In terra d'Africa poi, non è difficile incontrare persone poco istruite ma di una saggezza profonda, nata non dai libri ma da una vita vissuta e illuminata dallo spirito. C'è un proverbio africano che ci dice : “La corda nuova si rannoda alla vecchia”. Gesù come vedremo nel vangelo ci incontra là dove siamo e nello stato in cui ci troviamo, e ci porta oltre. Egli offrendoci la luce della sua parola ci permette di rinascere e di offrirci il dono di ripulire il "cielo" che è anche dentro di noi, da spiriti inquietanti e paure accumulate.

Domanda:

1- Quali sono le oscurità che ancora mi abitano e condizionano le mie scelte? Come vincerle?

 

Il dramma della non accoglienza

E ora arriviamo a quelli che sono i versetti centrali del prologo: Venne tra i suoi, ma i suoi non l’hanno accolto. Com’è stato possibile? E’ stato possibile perché proprio il potere rappresentato dalle persone appartenenti al sinedrio, in nome del Dio del passato, hanno rifiutato il Dio che si manifestava nel presente. Il Dio del passato l’avevano potuto manipolare presentandolo come un Dio di potere, per poter essi stessi esercitare il potere. Il Dio invece che si presenta, è un Dio d'amore che si mette a servizio, scombinando tutti i loro piani, i loro progetti. Per questo lo hanno rifiutato. Allora non è difficile comprendere che si può essere" praticanti e allo stesso tempo non discepoli, perché la fede quando è autentica è una relazione di consegna di sé a Qualcuno e non solo pratiche esteriori che ti possono illudere e a volte mantenere alcuni privilegi come lo erano i capi religiosi al tempo di Gesù.

 

Il nostro potere qual è?

Però, l’evangelista assicura, ed è questo il versetto principale di tutto il prologo, A quanti lo hanno accolto, quindi c’è chi ha accolto questo progetto di Dio, questa parola, ha dato il potere di diventare figli di Dio. “Figli di Dio” non si nasce, ma si diventa, accogliendo questo progetto di vita, facendolo proprio. Questo progetto, lo vedremo, si realizza nella figura di Gesù e possiamo accoglierlo come modello del proprio comportamento.  

Domanda:

3- La mia è una fede di consegna a Qualcuno o solo di pratiche esteriori? Credo nella bellezza e nella necessità di un progetto di Dio in me da realizzare in piena libertà e consapevolezza ?

 

Un Dio che si veste di debolezza

E il Verbo, questa parola creatrice, si fece carne. L’evangelista non scrive, come ci saremmo aspettati, “si fece uomo”, ma “si fece carne!” La carne indica l’uomo nella sua debolezza, la debolezza dell’esistenza umana. E venne ad abitare … non “in mezzo a noi”, ma  in noi.L’evangelista sta indicando qualcosa di straordinario. Con la nascita Dio non è più da cercare, ma da accogliere.

E’ un Dio che non solo è vicino, ma un Dio che chiede a ogni uomo di diventare l’unico vero santuario dal quale irradiare il suo amore, la sua santità e la sua compassione. Quindi questo Verbo si è fatto carne, nella debolezza dell’esistenza umana, il che significa che non esiste dono di Dio che non passi attraverso la carne, così come attraverso la nostra ’umanità. Dio non pla¬sma più l'uomo con polve¬re del suolo, come fu in principio, ma si fa lui stes¬so polvere plasmata.

Il va¬saio si fa argilla di un picco¬lo vaso. E se tu devi piangere, anche lui imparerà a piangere. E se tu devi morire anche lui conoscerà la morte. Da allora c'è un frammen¬to di Dio in ogni carne. C'è santità e luce in o¬gni vita. Il Verbo entra nel mondo e porta la vita di Dio in noi. Ecco la vertigine: la vita stessa di Dio in noi.

 

Un Dio che ama rimanere in noi

Quando ero in Africa osservavo che il lebbroso sapeva che la morte aveva deposto le uova nella sua carne, e già la morte frettolosa diffondeva odore di cadavere. Il povero che abitava una capanna dove pioveva dentro, sapeva che prima o poi la capanna cadrà, così come il suo corpo deperirà.

Se poi nella notte era esposto a zanzare e fiere si domandava da dove gli verrà l’aiuto. Dio si chiedeva non può averci messi nel mondo per restare esposti alle forze del male e della notte. Il sole infatti sprofonda nella notte, ma vive la sua rivincita dopo qualche ora, basta saper attendere.

Il dramma dell’uomo indifeso è il non vedere come Dio si fa vicino, non sapere se la sua vita conta per lui . Il problema non è l’esistenza di Dio, ma la sua presenza. Un combattimento spirituale oppone la Vita alla Morte. Ecco allora che Dio in Gesù ci rivela con stupore che Lui entra nella nostra carne di natura esposta a scomparire con il tempo e li costruisce la sua casa dove abitare per sempre, anche dopo l'esperienza della precarietà della carne umana. Da qui nasce la consapevolezza di essere noi stessi la dimora prediletta di Dio, e ciò da luce, forza, gioia e speranza al nostro essere creature predilette =figli\e nel Suo Figlio.

 

Dio non lo si può meritare, ma solo accogliere

Il racconto grandioso di questo vangelo che ci da un senso di vertigine, si acquieta dentro una parola semplice e bella: accogliere. Ma i suoi non l'hanno accolto, a quanti invece l'hanno ac¬colto ha dato il potere di di¬ventare figli.

Accogliere: parola bella che sa di porte che si aprono, di mani che accettano doni, di cuori che fanno spazio alla vita. Parola semplice come la mia libertà, parola verti¬ce di ogni agire di donna, di ogni maternità. Dio non si merita, si accoglie. «Accogliere» verbo che ge¬nera vita, perché l'uomo di¬venta ciò che accoglie in sé.

Se accogli vanità divente¬rai vuoto;se accogli disor-dine creerai disordine at¬torno a te, se accogli luce darai luce. Se accogli la menzogna creerai un mondo falso. Se accogli il denaro come possibilità di potere e strapotere sugl'altri, creerai la morte attorno a te.

Basta che guardi un po' attorno a te i tanti esempi, uno di essi è la riflessione di Papa Francesco sulle cause devastanti di una finanza iniqua e senza Dio, fatta in questi giorni "il cibo sprecato è cibo rubato ai poveri". In Italia si butta via 18 miliardi di cibo all'anno, mentre un miliardo di essere umani vivono la tragedia della fame causata tante volte da chi purtroppo problemi di fame non ne ha.

P. Ezechiel Ramin ci diceva che se non vuoi far parte della soluzione farai parte del problema. Tutto sta in ciò che decidi di accogliere in te : l'essere figlio\a di Dio o il non esserlo.

Domanda:

4- Cosa significa per te diventare figlio\a di Dio? Nella tua vita pratica hai coscienza che Dio non si merita, ma che si può solo accogliere come dono da donare ?

 

Il progetto di Dio su di te

L'Abbà di Gesù ti chiede di accogliere il suo figlio in te per fondersi con te e dilatarti le tue capacità d’amore, per renderti capace di essere un santuario privilegiato dal quale si irradia il suo amore. Questo è il progetto di Dio sull’umanità: ogni uomo o donna diventa l’unico vero santuario.

Gesù un po’ più avanti in questo vangelo dirà che se uno lo ama e osserverà la sua parola, il padre e lui verranno in esso e prenderanno dimora presso di lui. Quindi questa è la grande novità, cioè è iniziata l’epoca dell’unico vero santuario che è Gesù e quanti lo accolgono. Egli non attende che le persone vadano verso di lui, ma è il santuario che si orienta verso le persone, specialmente verso gli ultimi, verso le persone che sono state emarginate e rifiutate.

Dalla sua pienezza, questa pienezza d’amore, noi tutti abbiamo ricevuto grazia su grazia. Questa espressione indica che l’amore alimenta l’amore. C’è un amore ricevuto che va accolto e trasformato in amore comunicato.

L’amore che l’uomo riceve da Dio, che accoglie e che poi trasforma in amore comunicato all’altro permette a Dio una nuova, più abbondante, risposta d’amore.

E questo in un crescendo senza fine. Ed ecco i versetti conclusivi e importanti.

 

La grazia o la "bellezza" dell'amore

Perché la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità, cioè l’amore generoso di Dio, l’amore fedele, vennero per mezzo di Gesù Cristo.

L’evangelista qui anticipa quella che sarà la nuova alleanza di Gesù. Mentre Mosè, il servo di Dio, ha imposto un’alleanza tra dei servi e il loro Signore, basata sull’obbedienza alla legge, Gesù, che è il Figlio di Dio, propone un’alleanza tra dei figli e il loro Padre, basata sull’accoglienza e somiglianza al suo amore. Quest’amore fedele, questa verità, non nasce dal bisogno dell’uomo, ma lo precede. – Dio nessuno lo ha mai visto.

L’evangelista smentisce quello che è scritto nel libro dell’Esodo, dove si legge che Mosè ed altri hanno visto Dio. No, hanno fatto solo esperienze molto limitate. Pertanto, la volontà di Dio che Mosè ha espresso, è una volontà limitata alla sua esperienza. Dio nessuno l’ha mai visto, il figlio unigenito, che è Dio .. ecco il progetto che si è realizzato, ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.

 

Gesù non è come Dio, ma Dio è come Gesù.

Quindi l’evangelista invita a centrare tutta l’attenzione su Gesù. Gesù non è come Dio, ma Dio è come Gesù. Tutto quello che noi crediamo di sapere su Dio adesso dobbiamo verificarlo ed esaminarlo in Gesù, quel Gesù che poi dirà a Filippo: “Chi ha visto me ha visto il Padre”.Ecco, questo è l’annunzio: non un uomo che deve salire verso Dio per divinizzarsi, ma accogliere un Dio che è sceso verso gli uomini umanizzandosi. Tanto più le persone saranno umane, tanto più si manifesterà il divino che è in loro.

Ora per conoscere Dio Padre," l'Abbà" non si devono fare ragionamenti filosofici o perdersi in disquisizioni.

Basta contemplare Gesù, osservare quello che ha fatto, che cosa ha detto, che cosa ci ha insegnato, come si è comportato, come ci ha amato, chi ha preferito, chi ha frequentato, da chi è andato a cena, chi ha scelto, chi ha rimproverato, chi ha difeso.

Basta soprattutto contemplarlo nel momento più alto della sua gloria, quando viene innalzato sulla croce. In quella manifestazione totale di amore, il Padre ha detto tutto.

Domanda:

5- Gesù non ti chiama tanto ad obbedire a una legge esteriore ma accoglierlo e diventarne somigliante. Cosa significa per te concretamente ?

Quali passi sei chiamato\a a fare per realizzare questo in te?

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