giovaniemissione.it

LA GIOIA DE ESSERE RESPONSABILE

Gim Padova

Entrò nella città di Gerico e la stava attraversando, quand'ecco un uomo, di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomoro, perché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: "Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua". Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: "È entrato in casa di un peccatore!". Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: "Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto". Gesù gli rispose: "Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch'egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto".(Luca 19, 1-10)

Due sono le chiave di lettura che ci aiuteranno a capire tutto il brano: la prima è “Gesù è venuto a cercare ciò che era perduto”, che corrisponde proprio al disegno di Dio sulla umanità: che nessuno vada perso. Poi, questo brano è tratto dal Vangelo di Luca, l’evangelista della misericordia e dell’universalità della missione, anche tra i pagani, i trasgressori e tutti coloro che hanno sbagliato strada. 
Le espressioni più cariche di risonanza sono per ordine: cercava di vedere chi era Gesù, “oggi devo fermarmi a casa tua”; “in fretta e lo accolse pieno di gioia”, “do la metà di ciò che possiedo ai poveri” e “salvezza”. Il centro del brano è il “desiderio di vedere” di Zaccheo e lo sguardo di Gesù verso di lui.

Diventiamo ciò che desideriamo

Zaccheo, l’uomo riuscito di Gerico, esattore capo, è rimasto affascinato da Gesù. È ricco, ha soldi a palate ma ha pochi amici. È curioso: a lui piacerebbe scoprire come mai questo profeta falegname, Gesù di Nazareth, che va in giro con i sandali pieni di polvere, senza soldi, attira così tanta folla. 
Suo obiettivo è vedere Gesù, desidera incontrare questo Rabbi che riempie di gente le strade. Pero ci sono due ostacoli che gli impediscono di vederlo: la moltitudine (che lo giudica disonesto, un imbroglione, e lo disprezza) e il fatto che è piccolo di statura. Nonostante questi ostacoli, però, non si rassegna al suo destino, segue il suo desiderio e cerca la soluzione: l'albero. Zaccheo, il doganiere, salì su un albero e si nascose lassù (cosa che di solito fanno solo i ragazzi e gli schiavi); e cosi riesce a incontrare Colui che lo salva, lo ricostruisce da dentro, lo ricentra sull’asse della vita, Gesù. 
Potete immaginare la vergogna e l'imbarazzo che deve aver sentito quando è stato avvistato su quell’albero? Tutti noi soffriamo della sindrome di Zaccheo. E tu, come affronti le sfide, le difficoltà della vita? Riesci a vincere la paura del giudizio degli altri per trovare la strada verso il tuo progetto di vita?

Il desiderio verso l’orientamento della vita. 

C’è un libro scritto da Susanna Tamaro intitolato: “Va, dove ti porta il cuore”. Un libro forse un po’ sdolcinato in stile New Age, che tratta Dio (la grazia) come una serva e mette sempre l’essere umano (cioè il mio e il mio ego) al centro dell'universo. In questa prospettiva, l’uomo e la donna della New Age è colui/ colei che segue l’istinto del suo cuore per sfruttare al massimo tutte le proprie energie.
È importante fare la scelte essenziale della vita laddove ti porta il tuo cuore. Ma domandiamoci: con quale cuore?  Culturalmente quando si parla di cuore subito ci viene in mente il sentimento, l’affetto e l’amore romantico. Nella Scrittura il termine cuore, invece, indica il centro dell’uomo, la sintesi d’intelligenza, volontà e sentimento, il momento unificante della sua vita. È nel cuore che l’uomo e la donna esprime se stesso, le sue scelte, la sua speranza. 
E ci sono due tipi di cuore descritti dalla Bibbia: il cuore unificato e il cuore doppio. Il cuore unificato è il cuore attento, di chi ha un progetto per la sua vita, e cammina verso questo progett. Il cuore unificato sa attraversare anche la fatica e la paura, con coraggio e fiducia.  Ben diverso è il cuore doppio: è il cuore di chi è agitato e non si fida mai di nessuno. È un cuore di chi facilmente smarrisce l’orientamento della sua vita, e non sa più quale direzione prendere.   
Allora, con quale cuore facciamo le nostre scelte di vita? Con il cuore mosso dal desiderio di successo, di divertimento, o con il cuore unificato, educato dal colloquio con Dio e che vive secondo i valori del vangelo: la solidarietà, la condivisione, l’amicizia, la gratuità, l’accoglienza, l’amore e la fedeltà? La società di oggi ti vuole isolare e renderti una persona ‘moderna’ senza progetti di vita, nè per il matrimonio nè per la vita religiosa e ti ripete: “Dai, viviamo alla giornata!” . 

L’insoddisfazione, il punto di partenza della nuova vita

Ancora prima di salire sull’albero Zaccheo era già sulla strada verso la conversione, verso la felicità. Dice l’evangelista, “perché cercava di vedere chi era Gesù” (Lc 19,3). Cercava una fonte di gioia interiore, qualcosa di più, un’atteggiamento fondamentale del cuore umano. 
Ciò che fa soffrire Gesù è quando un “figlio di Abramo” insoddisfatto, irrequieto e non riuscito cerca di trovare qualcos’altro. La ricchezza che ha, per quanto ha, non basta più. L’essere umano nasce con il cuore malato di cose grandi e le piccole non saziano. È capo dei pubblicani, quindi guadagnava più di tutti, ma il suo cuore era vuoto, perché i soldi riempiono il portafoglio ma non il cuore. Ha tutto, ma quel tutto che ha non gli basta. È ricco, ma la sua vita è insignificante, infelice, vuota, e di solitudine. Perché la ricchezza di solito chiude le case, tira su muri, installa allarmi. 
J. Oswald Sanders nel suo libro Facing Loneliness, cioè Affrontando la Solitudine dice: "Il milionario è di solito un uomo solitario e il comico è spesso più infelice del suo pubblico". Perché la felicità non sta nelle cose ma nei valori dell’amicizia e dell’accoglienza. Non sono le cose che ci fanno felici ma i valori della solidarietà, condivisione e servizio agli altri: sono questi i valori che dobbiamo cercare. A questo riguardo il Card Carlo Maria Martini afferma: “Oggi la differenza non è tra chi crede o non crede, ma tra chi cerca e chi ha smesso di cercare”. Dobbiamo cercare Colui che mi offre la possibilità di essere migliore, diverso, più umano, più felice, e in pace. Noi giovani dove cerchiamo la nostra felicità? Che cosa realmente ti dà la gioia interiore?  Hai ancora voglia di cercare quello riempie il tuo cuore?  Desideri incontrare Gesù?  

Fermarsi a casa di tutti è il progetto di Dio.
 
“Scendi subito, oggi devo fermarmi a casa tua”(Lc 19,5). Scendi, perché Gesù lo puoi vedere solo vai in basso, da vicino. In questo “scendi” cè tutto un programma: dobbiamo scendere dai nostri piedistalli, i nostri punti di vista….  per incontrare Gesù.      
Gesù si ferma da Zaccheo, ritenuto un ladro di professione. Ma proprio il fatto che quest’uomo sia considerato perduto fa scaturire la misericordia di Dio, che  guarda al cuore e non alle apparenze. Anche lui è un figlio di Abramo.  
La crisi etica alla base di tutte le crisi del nostro tempo, indica la necessità di restare in ascolto di questo brano per promuovere un nuovo stile di relazione per un nuovo stile di vita e di accoglienza.  “Oggi devo fermarmi a casa tua” , Gesù si autoinvita. Hai mai provato a fermarti e a farti accogliere da chi chiede accoglienza nel nostro paese? da chi è diverso per la religione o per la cultura e la lingua? Andargli/le incontro con viso disteso e dirgli/le: “Oggi devo fermarmi a casa tua, desidero conoscerti, sapere di te, della tua famiglia, della tua storia… desidero parlarti di me….”
“Vengo a casa tua”. Accogliere questo invito di Gesù a Zaccheo, significa ‘uscire’ da noi stessi, dalle nostre sicurezze, dal timore di dover cambiare, di non potere controllare tutto… 
 Gerico è su ogni strada del mondo. E ci sono molti Zacchei, uomini e donne nascoste sull’albero sotto cui passiamo tutti i giorni. Gesù ci sfida a guardare in alto e invitarli, senza pregiudizio, a scendere per condividere con noi la festa della vita.  Una delle priorità missionarie del nostro tempo è di restituire a ogni uomo, ogni donna la sua identità di figlio di Dio. 

Un incontro che ti cambia

Il momento decisivo è quando Gesù alza lo sguardo e gli dice: “Zaccheo scendi.” L’incontro personale con Gesù è un incontro con Dio che salva, che non fa prediche e non condanna ma che moltiplica l'amicizia. E la vita si rimette in moto. La salvezza consiste proprio in quest’amore gratuito di Gesù che restituisce vita e dignità alla persona umana.

 “Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia”. (Lc 19,6),   Il rientro in casa è gioioso.  Due effetti della salvezza provata da Zaccheo sono: la gioia dell’accoglienza e la condivisione dei suoi beni che lo porteranno a raggiungere la sua vera statura umana. Davanti a Gesù, lui fa una dichiarazione di redditi, impegnandosi a dare, gratuitamente, la metà dei suoi beni ai poveri, e a restituire quattro volte tanto a chi aveva frodato. La sua casa si apre a tutti e si riempie di amici: il ricco diventa amico dei poveri. L’amore è mettersi a disposizione: “…la metà di tutto ciò che ho è per loro” (Lc 19,8), parole che indicano un radicale cambiamento di comportamento, che d’ora in poi si centrerà sulla condivisione e la giustizia. Chi incontra Gesù nella propria vita certamente non resta più lo stesso di prima. E quello con Cristo è un incontro che genera cambiamento, novità e diventa punto di partenza della nuova vita!

E noi, dove ci incontriamo? Il Facebook ha stravolto le modalità dei nostri incontro. Oggi il chat sul Facebook è per molti una piazza dove incontrarsi, conoscersi, parlare, scambiarsi notizie. È vero, garantisce immediatezza della comunicazione, rapida diffusione. Però tutto questo ha mutato anche le nostre relazioni umane, il nostro modo di interagire e di tessere rapporti di amicizia. L’amicizia prima andava coltivata con passeggiate, telefonate, vite intrecciate nel quotidiano. Oggi essa può crescere anche attraverso frequenze virtuali. Con un click si chiude la chat e allo stesso modo si spengono amicizie, amori, fidanzamenti.

Oltre lo stereotipo, riconoscere il volto della persona

La gente, descritta col termine “tutti” in questo brano del vangelo, mormora contro Gesù, è molto arrabbiata: non è conveniente per Lui entrare nella casa di un peccatore. Perché i peccatori, ladri, imbroglioni come Zaccheo bisogna minacciarli, ammonirli e, soprattutto, tenerli separati.  La folla ha occhi, ma solo per indagare e giudicare; ha sì orecchie, ma solo per ascoltare le critiche, le chiacchiere, il pettegolezzo; ha sì la bocca, ma solo per mormorare, calunniare e denigrare.
Invece lo sguardo di Gesù non giudica, non condanna, non umilia, e perciò libera la persona. Prima del pubblicano, Gesù in Zaccheo vede la persona umana; guarda il suo cuore e interpella la sua parte migliore (il suo tesoro). Zaccheo, (in ebraico Zaccai), significa “puro” o “Dio si ricorda”. Ma “Dio si ricorda” non del suo peccato, bensì del suo tesoro. Se Gesù avesse detto: “Senti, Zaccheo, io ti conosco bene, so che sei un ladro, se restituisci ciò che hai rubato verrò a casa tua”, sicuramente lui sarebbe rimasto ancora lì sull'albero. 
Gesù lo chiama per nome: Zaccheo… Per tutti gli altri era “il capo dei pubblicani, il ricco”, ma per Gesù è Zaccheo (19,5). Chiamare una persona per nome vuol dire dargli dignità e volto. Cioè Gesù gli dice: “Io credo in te Zaccheo; io vedo che in te c’è qualcosa di buono. Per gli altri sei solo un farabutto, ma io vedo il valore della tua vita, la tua dignità e il tuo esistere”.  Gesù non si ferma a considerare ciò che fa, ciò che ha, da dove viene Zaccheo (capo dei pubblicani, piccolo e ricco), ma si interessa alla sua persona e sceglie di andare da lui. Umanizzare le nostre relazioni, “provocare” l’incontro andando al di là dell’apparenza, condividere per conoscersi, investire su relazioni più vere e giuste, apre la strada a nuovi stili di vita!
Ci domandiamo: Di fronte ai “Zacchei” della nostra società riesco a superare gli schemi e stereotipi per guardare il volto della persona? Sono capace di togliere l’etichetta e vedere la persona che c’è dietro allo sfruttatore?  O accetto passivamente di etichettare e dividere le persone diverse in base al colore della pelle, alla loro provenienza geografica, alla loro religione, etc)?  

La gioia di essere responsabile

Zaccheo si alzò… E’ una persona nuova, ha incontrato il Risorto. Il faccia a faccia con Cristo di solito mette in discussione lo stile di vita della persona; infatti, dopo l’esperienza dell’incontro con Gesù, Zaccheo si alza e decide di farsi ancora più piccolo, rinunciando ad abusare degli altri, rinunciando all’ingiustizia e distribuendo i suoi beni: “…e disse: Ecco Signore io dò la metà dei miei beni ai poveri. Se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto”. (Lc 19,8). “Restituire quattro volte tanto” era una legge dell’Antico Testamento secondo la quale chi rubava doveva restituire quattro volte tante. In questo modo lo sfruttatore si rimetteva in regola. 
Il dovere della restituzione. Poiché è provato che esistono i poveri nella mia città e nel mondo io non posso più dormire un sonno tranquillo se non li ho aiutati. Di questo si parla anche nella parabola del Buon Samaritano. Io non posso dire a un altro: “Non m’interessa”. Io ho il dovere e la responsabilità di restituire loro i diritti e la dignità. Restituire vuol dire coprire il male di bene, che è il cuore di tutta l'etica cristiana. Sei stato disonesto? Ora tenta di rimediare la situazione. Hai causato lacrime? Ora rendi felice qualcuno. Comincia a donare e rimettere ai tuoi i loro debiti. Questo lo fa l'amministratore infedele che ha scoperto di sprecare i beni del suo padrone: rinuncia all’interesse immediato per i soldi per fare degli amici che lo accoglieranno. Allora, lui restituisce pane, olio – vita ai debitori; fa di ciò che ha un sacramento di comunione. (Luca 16,1-13).   
Una via per l’uomo che vuole essere più felice è sentirsi responsabile della propria vita e di quella altrui, e ciò comporta un rispondere personalmente alla voce di Dio. In quest’ottica la condivisione dei beni, la restituzione dei diritti delle persone sfruttate, la solidarietà e la sobrietà che ci porti a capire che noi e gli altri abbiamo un destino comune, diventano segno dell’incontro con Cristo, della presenza del Regno che cresce. 
Don Lorenzo Milani scrisse in cima alla sua scuola di Barbiana “I Care”, ovvero “Mi sta a cuore”, non sono indifferente agli altri, in un certo senso mi sento responsabile della vita degli altri. È questa la responsabilità, che ci fa essere in comunione con gli altri e che fa sentire sulla nostra pelle gli stessi desideri di giustizia e rispetto fraterno che tutte le diverse etnie del mondo ogni giorno sperano di vivere. Perché a chi ha trovato Gesù, è vietato di essere felice da solo. 
Alla fine, dunque, Zaccheo ha imparato che questa è la strada della felicità: la nostra vita ha senso solo nel donarsi, nel contribuire a dare gioia e dignità alle persone che ne erano state spogliate. “C’è più gioia nel dare che nel ricevere, e la vita si ottiene dando, non prendendo o rubando”. Zaccheo è pieno di gioia perché finalmente ha capito che quello che si dà è quello che veramente costruisce la persona, perché quello che si trattiene per sé non si possiede, ma rende la persona un’infelice. 

Domande per la riflessione: 
1. “Zaccheo cercava di vedere chi era Gesù”:  Cosa desidero migliorare o cambiare davvero per essere più libero, più felice e vivere la gioia interiore?
2. Secondo te, c’è una via di uscita nella prospettiva delle relazioni umane, per fare fronte a questa crisi economica e dei valori, che sta “mettendo in ginocchio” lavoratori e famiglie?
3. “Oggi devo fermarmi a casa tua”:  a Gesù mancano “altri Zacchei”. 
3.1. Riesco a superare gli schemi e stereotipi per guardare il volto della persona? 
3.2.  Sono capace di togliere l’etichetta e vedere la persona che è dietro allo sfruttatore?  
3.3 Accetto passivamente di etichettare e dividere le persone diverse in base al colore della pelle, alla loro provenienza geografica, alla loro religione, etc.?  
4. “…dò la metà dei miei beni ai poveri…”: Di fronte al modello economico attuale basato sull’accumulazione di capitale e della logica del “si salvi chi può”, quali valori dobbiamo recuperare per costruire una nuova società più giusta e più fraterna? 


Condividi questo articolo:

Registrati alla newsletter

giovaniemissione.it

BARI

Via Giulio Petroni, 101
70124 Bari
Tel. 080 501 0499

ROMA

Via Luigi Lilio, 80
Roma, 00142
Tel. 06 519451

VERONA

Vicolo Pozzo, 1
37129 Verona,
Tel. 045 8092100

PADOVA

Via S. G. di Verdara, 139
35137 Padova
Tel. 049/8751506

NAPOLI

Via A. Locatelli 8
80020 CASAVATORE (NA)
Tel. 081.7312873

VENEGONO

Via delle Missioni, 12
21040 Venegono Sup. (VA)
Tel. 0331/865010