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Mc 16,1-8 Vi precederà in Galilea

Gim2 - Padova

GIM2, 6 maggio 2012

"Vi precede in Galilea, lì lo vedrete..."
 (Mc 16, 1-8)
E' ora di partire: 
Come? Per dove? Con chi?



Introduzione

Cari amici questa catechesi ci raggiunge ormai quasi in chiusura di cammino: è tempo di raccogliere la messe, cominciare a distinguere il grano dalla zizzania…
Ci stiamo incamminando verso la fine di questo anno di ricerca e discernimento; sicuramente ci sono stati momenti intensi dove abbiamo avuto la possibilità di approfondire, riflettere, pregare e condividere alla luce della Parola di Dio; di lasciarci motivare di tutto quello che portiamo nel nostro cuore: progetti, ansie, sogni, paure, dubbi e desideri; e di lasciarci provocare dalla realtà che stiamo vivendo. Tutto questo per capire in profondità il senso vero della nostra vita e a che cosa ci chiama il Signore.
La Pasqua che abbiamo celebrato un mese fa, dove ancora una volta abbiamo fatto esperienza che la Vita è più forte della morte e che chi ama è fedele fino alla fine, ci chiede di essere testimoni e annunciatori di speranza.
A ciascuno di noi poi, spetta di essere attenti, di saper aprire le orecchie del cuore a questi eventi, incontri, fatti, persone che costituiscono appelli attraverso cui il Signore ci chiama e ci indica delle possibilità di vita. In questi mesi abbiamo visto modi diversi di rispondere alla chiamata.
Ora amico qual’ è la tua risposta?

                            Ora possiamo leggere il Vangelo  (Mc 16, 1-8)

E, passato il sabato, Maria Maddalena e Maria di Giacomo e Salome comprarono aromi per venire a ungerlo. E molto presto, il primo giorno dopo il sabato, vengono al sepolcro, sorto già il sole. E dicevano tra loro: chi ci rotolerà via la pietra dalla porta del sepolcro?
E, guardando in alto (anablepein) osservano che è stata rotolata via la pietra:
era infatti grande assai. Ed entrate nel sepolcro, videro un giovane, seduto alla destra, avvolto in veste bianca; e si spaventarono. Ora egli dice loro: non spaventatevi. Gesù cercate, il Nazareno, il Crocifisso.
E’ risorto, non è qui! Ecco il luogo dove lo posero.
Ma andate, dite ai suoi discepoli, e a Pietro: vi precede nella Galilea; lì lo vedrete, come vi ha detto. E, uscite, fuggirono dal sepolcro; infatti le aveva prese tremore e terrore. E non dissero niente a nessuno; temevano infatti”
             " Non abbiate paura,... io sono qui"

La notte fonda delle donne e dei discepoli

La notte, il sonno, il buio della morte sceso alle tre del pomeriggio. La morte, la tristezza, il masso troppo pesante da spostare. I sentimenti di queste donne: dall’utopia di Gesù al realismo della sua morte, della sua sconfitta e umiliazione. La nostalgia di tutto quello che avevano sognato e che è crollato in un giorno. E’ notte fonda per queste donne. E sono rimaste loro sole, la fragilità in persona. Tutti dispersi, tutti scomparsi, tutti spaventati.
Eppure… se torniamo a ripercorrere il Vangelo di Marco, proprio nelle notti dei discepoli Gesù aveva mostrato di esserci, di stare a fianco di chi non ha speranza.
Ricordiamo ad esempio i due episodi in barca, entrambi di notte (Mc 4,35 e Mc 6, 45), il secondo che si chiude con le stesse parole della resurrezione: “Non abbiate paura”, perché “Io sono, io sono qui”. Nell’occhio della tempesta, nel cuore della violenza che ci circonda, Gesù ha detto una volta per tutte “Io sono qui”. Allora, in questa notte della storia, quello che occorre sono occhi nuovi, uno sguardo più profondo. Non possiamo fermarci ad un Gesù da imbalsamare con l’unguento o da imbellettare, perché rimane pur sempre un cadavere e saremmo noi stessi ad intrappolarlo in un sepolcro.
Discepoli di un cadavere, chiese che sono sepolcri.
E’ notte anche nella fede dei cristiani? Perché non ci accorgiamo che è già mattino? Che è un giorno nuovo, il primo giorno (l'uno, l'unico) e il sabato è già passato? Perché ci fa paura il masso e non “solleviamo lo sguardo”, vedendo che qualcuno l’ha già rotolato via?

Anablepein: “sollevare lo sguardo, vedere di nuovo”… vedere il nuovo. E’ lo stesso verbo del cieco che ci vide di nuovo, vide finalmente persone e non alberi. Dobbiamo faticare per vedere le cose come stanno. Le comunità cristiane che cominciano a vedere si accorgono di essere imbevute della disumanità delle regole di oggi. Per loro, vedere di nuovo significa scoprire dov’è la forza di reazione e di alternativa a questa disumanità. O ancora: la visione smaschera per noi la violenza del Sistema di Dominazione.
La re-visione (o contemplazione) ci convince che la pratica rivoluzionaria della Croce può rovesciare le regole delle armi.
La chiamiamo “Spiritualità dell’insonnia”, non solo perché molti di voi quando i tempi sono difficili realmente non riescono a dormire tranquilli…, ma anche perché dobbiamo stare svegli, guardare alla storia con altri occhi, essere testimoni anche per gli altri di uno sguardo nuovo.
Lo sguardo nuovo

Quali possono essere questi occhi nuovi? La resurrezione sta nella speranza delle vittime. Questo ci insegna la storia, questo significa vedere oltre la morte. Pensiamo alla scena della croce sul Golgota: la puoi guardare da sotto la croce, e vedi tutto ad un certo livello e con certi orizzonti. Oppure da sopra la croce, come la vedeva Gesù: altri orizzonti, altra visione. L’uccisore o lo spettatore guardano da sotto e non  vedono cosa il crocefisso contempla dall’alto. Per capire la resurrezione bisogna salire sulla croce.
Ostinata speranza di chi non crolla: loro ci insegnano che è possibile vivere da risorti già in questa storia. La resurrezione non è una fuga, non è un’attesa, né una promessa. E’ luce già in questa storia. E’ testimonianza resistente di chi non si lascia schiacciare dalla morte.
Ora cerchiamo  non solo di osservare, 
ma vedere il nuovo della resurrezione. 

Scrive l'evangelista: “Trascorso il sabato, Maria la Maddalena e Ma-ria di Giacomo e Salome comprarono oli per andare ad ungerlo”.
.L'evangelista inizia il racconto della risurrezione con un lamento, con un'accusa: “trascorso il sabato. Il sabato non era un comandamento uguale agli altri, ma era il comandamento per eccellenza. Si chiedevano infatti scribi e rabbini “Qual è fra tutti i comandamenti quello più importante?” La risposta era: il comandamento che anche Dio osserva. E qual è il comandamento che Dio osserva? Il riposo del sabato. Per cui: l'osservanza del sabato equivaleva all'osservanza di tutta la legge, la trasgressione del sabato equivaleva alla trasgressione di tutta la legge e per questo era prevista la pena di morte.
Allora Gesù ha preso le distanze.. Perché il Dio di Gesù è amore e l'a-more non può essere formulato attraverso delle leggi. Ma l'amore può essere espresso soltanto attraverso opere che comunicano vita.
Vedi l'esempio della giovane mamma africana incinta ammalata di cancro che per amore rinuncia alle terapie per salvare la figlia nata proprio in questi giorni.
Ecco perché in questo Vangelo di Marco il termine legge non c'è. Se fossero andate subito al sepolcro le donne l'avrebbero trovato già a-perto e invece hanno aspettato che sia “trascorso il sabato”. Questo fa capire l'accusa dell'evangelista su quanto è difficile liberarsi dalla legge, è difficile anche perché questa religione non è stata offerta, ma è stata imposta. Imposta con lo spauracchio, con la paura del castigo e allora l'uomo ha sempre un po' di timore nei confronti di Dio, se tra-sgredire o no. Quindi la comunità ha dovuto aspettare la fine del saba-to per andare al sepolcro per fare una cosa completamente inutile, dice “comprarono oli per andare a ungerlo”.
 Vedi l'episodio della donna incontrata dai crociati con in mani il fuoco e l'acqua. Interrogata dove stava andando rispose: "vado a spe-gnere l'inferno e bruciare il paradiso affinché ognuno non faccia il be-ne per ricompensa o per paura del castigo.
La vera unzione era già avvenuta 
L'azione delle donne è inutile, perché Gesù è già stato unto per la sua sepoltura. Poco prima della sua cattura a Betania, una donna anonima, che non aveva dovuto comprare gli aromi, ma ha dato quello che aveva, espressione della sua vita, aveva unto il capo di Gesù, in segno della consacrazione di Gesù, con un profumo di grande valore. Era la donna, immagine della comunità, che si era immedesimata con Gesù. E Gesù aveva detto “questa è l'unzione per la mia sepoltura”.Ed era il profumo della vita più forte della morte.. Per questo è l'unica azione nei Vangeli che Gesù chiede espressamente che venga fatta conoscere a tutti. Gesù dirà “in verità vi dico che dovunque in tutto il mondo sarà annunziato il Vangelo, si raccoglierà pure in suo ricordo ciò che ella ha fatto” (Mc 14, 3-9).
Qual è lo specifico della Buona Notizia? Che la vita è più forte della morte, che la morte non interrompe la vita. Questa è la Buona Notizia che gli uomini attendono, perché la morte fisica ce l'abbiamo tutti nel nostro orizzonte, allora Gesù non libera dalla paura della morte, Gesù libera dalla morte stessa. 
Quindi Gesù era già stato unto, cioè aveva voluto far comprendere che al momento della morte “sappiate che io continuo a vivere”. Quindi non la puzza della morte, ma il profumo della vita, ma tutto questo era stato dimenticato. Il profumo di Betania doveva ricordare che la vita, il profumo, è più forte della morte.
Il giorno uno, l'unico (nuova e definitiva creazione)
“E molto presto”, e qui c'è un'espressione strana, “l'uno dopo il sabato”. L'evangelista non scrive,  il primo della settimana, ma adopera il termine uno,vennero al sepolcro appena levato il sole. Perché questa espressione strana? Perché l'evangelista si rifà al libro della Genesi (1,5), al racconto della creazione dove, appena creata la luce, scrive l'autore, “e fu sera e fu mattina, giorno uno”.
Quindi l'evangelista indica nel momento della scoperta della risurre-zione di Gesù, il giorno uno, quello della nuova e definitiva creazio-ne. L'evangelista vuole dire: questa era la creazione realizzata da Dio! Non un uomo che finiva la sua esistenza con la morte, ma un uomo che, come Dio, aveva una vita capace di superare la morte.
 Non ci sono altri giorni che seguono. E degli uomini che apparten-gono a questa nuova creazione definitiva, nessuno andrà incontro alla morte. Essi non faranno esperienza della morte.
Il sole si eleva e tu dove sei?
E “molto presto” – significa quando ancora è buio – “l'uno della setti-mana vengono al sepolcro” – e qui l'evangelista già ci fa capire in anti-cipo come andrà a finire l'episodio – “appena levato il sole”. Levato il sole è l'espressione con gli stessi elementi della frase che aveva adoperato nella parabola dei quattro terreni (4,6). Conosciamo tutti quanti questa parabola; Gesù indica quali saranno gli effetti del suo messaggio. Dice che il seminatore semina; 
una parte finì sulla strada e vennero gli uccelli e la portarono via, e Gesù, spiegando lui stesso la parabola, dice che questo accade a quanti sono vittime del Satana, che rappresenta il potere; sono refrat-tari completamente al mio messaggio. Abbiamo visto che quanti aspi-rano al potere e quelli che ne sono sottomessi, vedono nel messaggio di Gesù un attentato al loro potere o alla loro ambizione o alla loro si-curezza.
 L'altra invece ha colto nel messaggio la gioia e sono quelli che il seme cade, mette radici, ma il terreno era roccioso, per cui, “appena levato il sole”, stessa espressione, il sole, che è fonte di vita per la pianta, invece ha un effetto micidiale: secca la pianta. La colpa non è del sole, la colpa è della pianta che non ha messo radici.
E Gesù stesso, spiegando questo atteggiamento dice che sono quelli che accolgono con entusiasmo, con gioia, questa Buona Notizia, ma quando si accorgono che, per essere fedeli a questa Buona Notizia si va incontro all'opposizione, alla persecuzione, cadono. Perché ecco quello che scrive l'evangelista: il messaggio non era radicato in loro.
Quindi questo è un campanello d'allarme molto importante: Attenzio-ne! Se il messaggio non radica in noi fino a diventare la nostra perso-na, e noi a diventare il messaggio, ma rimane un codice esterno di comportamento, alla prima difficoltà, alla prima opposizione, alla pri-ma persecuzione, si crolla.
Facciamo un esempio di cosa significa il messaggio che non si radica in noi: ci sono persone che dicono di amare, di perdonare perché Cri-sto ha detto di farlo, lo fanno per amore del Signore, lo fanno per carità cristiana. Ecco, significa che il messaggio non è radicato in loro. Hanno bisogno di una cosa esterna a loro per amare.  Ci sono certe espressioni d'amore che sono quasi umilianti, “lo faccio per carità cristiana”, cioè “se fosse per me potresti pur schiattare, ti perdono perché il Signore nel Vangelo dice che bisogna perdonare, ma se fosse per me non la passeresti liscia”… Ecco, attenzione! Perché quando per amare, per perdonare, per condividere, dobbiamo appoggiarci al messaggio di Gesù, al Vangelo, significa che non ha messo radici in noi, significa che non è radicato. Allora è questa la situazione delle donne. 
Dove guardi? Cerchi qualcosa o qualcuno?
“E dicevano tra di loro «chi ci rotolerà la pietra dalla porta del se-polcro?»” C'è una espressione popolare quando diciamo “mettiamoci una pietra sopra”. Cosa significa questo “mettere una pietra sopra? In passato i morti venivano seppelliti in una grotta, in una caverna, e sopra veniva posta una pietra. La pietra interrompeva radicalmente e definitivamente il rapporto con il defunto che ormai apparteneva al regno dei morti e quindi stava dall'altra parte. 
“E, alzato lo sguardo, osservano che era stata rotolata la pietra e era molto grande”. Abbiamo detto che era al mattino presto, al levar del sole; è la luce del nuovo giorno, il nuovo e definitivo giorno in cui è stata creata la luce. Incomincia ad illuminare le donne che, finalmente, “si accorgono” – l'evangelista non dice che vedono, dice che osservano, cominciano ad accorgersi “che la pietra non chiudeva il sepolcro”. La pietra non aveva mai chiuso il sepolcro, perché mai Gesù era rimasto chiuso nel sepolcro. Gesù aveva continuato la sua vita nella maniera definitiva.
 “Alzato lo sguardo”: quando cominciano ad alzare lo sguardo, cioè a non guardare più a sé stesse, ma ad ampliare il proprio orizzonte, le donne si accorgono che il motivo della preoccupazione era inesistente. La finezza psicologica di Marco è straordinaria. Fintanto che siamo centrati sui nostri problemi, sulle nostre preoccupazioni e sulle nostre angosce, e non alziamo lo sguardo, non vediamo che questo problema, questa preoccupazione, quest'angoscia era inesistente.
Quindi loro sono preoccupate “chi ci rotolerà la pietra che è molto grande?” Ma perché? Perché non avevano alzato lo sguardo. Alzato lo sguardo vedono che la pietra non chiudeva il sepolcro. La pietra, per quanto grande – e l'evangelista sottolinea che la pietra era molto grande – non può impedire alla potenza della vita di manifestarsi. La morte non è una condizione definitiva e non interrompe la vita. 
Tutti gli evangelisti, più o meno, ci danno queste indicazioni. E' molto interessante nel Vangelo di Giovanni vedere come presenta la figura di Maria di Magdala, che piange rivolta verso il sepolcro. E non s'accorge che Gesù, vivo, era dietro di lei. Fintanto che Maria di Magdala piange rivolta al sepolcro non s'accorge che colui che lei piangeva come cadavere, era vivo e vivificante dietro di lei.
Quindi, fintanto che si guarda verso la morte, non ci si accorge della presenza del vivo, del vivente. 
Quindi le donne “osservano”- indica l'incapacità di comprendere – e ancora non arrivano a vedere. Cosa vuol dire l'evangelista? Che nono-stante tanti annunzi di Gesù sulla sua morte e sulla sua risurrezione, loro ancora non capiscono. Il sepolcro, per i suoi discepoli, avrebbe dovuto sempre rimanere aperto, sono loro che hanno pensato che fosse chiuso.
Come tu vedi? E' un vedere che coglie il cuore o rimane nella superficie?
“Ed, entrate nel sepolcro, videro” – ecco finalmente cominciano a ve-dere, mentre prima osservano .. e chi ci ritroviamo? Lo stesso perso-naggio dell'arresto di Gesù – “un giovanetto”. Il termine greco per indicare questo giovanetto appare nel Vangelo unicamente in questi due episodi. E non a caso.
Quindi, il termine giovanetto c'è al momento della cattura di Gesù e c'è qui quando entrano nella tomba. Trovano lo stesso identico giovanet-to, quello che era fuggito nudo.
.Seduto alla destra di che cosa? L'evangelista non lo dice. Perché si rifà alle parole di Gesù quando, di fronte al sommo sacerdote, aveva detto (Mc 14,62): “vedrete il Figlio dell'Uomo seduto alla destra della Potenza venire sulle nubi del cielo”, che era una citazione del Salmo 110, v. 1, nel quale Dio si rivolgeva al Messia dicendo “siedi alla mia destra”.Allora questo giovane che siede alla destra, rappresenta Gesù nel pieno della sua condizione divina. 
Ricordate, questo giovane era rivestito di un telo funerario, quando lo catturano, lascia il telo funerario, simbolo della sua morte in mano ai catturatori, e fugge nudo, ma non rimane nudo.“Viene rivestito” … il verbo rivestire nel Vangelo di Marco appare al momento della cattura del giovanetto e qui. L'evangelista vuole dirci: “attenzione che è lo stesso personaggio! “Rivestito di una tunica bianca”, è l'abito dei risorti. Quindi, attraverso questo giovanetto, l'evangelista vuol far comprendere l'esperienza della comunità cristia-na del Cristo già risuscitato.

 La delusione per una resurrezione non desiderata

Le donne però si stupiscono e sono sconvolte. Questo fatto che Gesù continui ad essere vivo, vedremo, non sarà un annunzio piacevole, ma anzi getterà nel panico e nella delusione la sua comunità. Seduto alla destra, cioè condizione divina, e rivestito (non è rimasto nudo) … la morte non lascia nudi. La morte permette di essere rivestiti di questa tunica bianca. Il bianco è il colore della risurrezione, già questo colore era apparso al momento della trasfigurazione..

“Ma egli disse loro: «Non spaventatevi»”. Non è un invito, ma un or-dine. Le donne si erano sbagliate, cercavano il cadavere del Nazareno, Ma guardiamo l'accusa che fa questo giovanetto. “Voi cercate Gesù, il Nazareno”, il Nazareno? Indica il luogo d'origine di Gesù. La Galilea era la regione a nord, abitata dai poveri ed era in continua sommossa. Per cui dire che Gesù era un galileo significa che era un rivoltoso; Allora “voi cercate il ribelle giustiziato?” Ed ecco l'accusa “cercate il crocifisso?” 

Perché l'hanno crocifisso Gesù? Secondo la legislazione giudaica Gesù doveva essere lapidato, secondo il diritto romano, Gesù doveva essere decapitato. Perché hanno scelto quella che non era la maniera per eseguire le condanne capitali, ma quella che era una tortura lenta, la croce, riservata alla feccia della società? Perché Gesù non è stato lapidato? Perché Gesù non è stato decapitato? Era troppo facile questa morte. Avrebbe causato il culto di un martire Allora hanno scelto, in maniera perfida, veramente diabolica, la pena, la tortura, che era riservata, secondo il libro del Deuteronomio, ai maledetti da Dio.

Nel Vangelo di Luca, addirittura, quando le donne cercano di andare al sepolcro si trovano la strada sbarrata da due individui che dicono “cosa fate? Perché cercate tra i morti chi è vivo?”

Allora, i Vangeli sono molto chiari. La relazione con i nostri cari che sono passati attraverso la morte deve essere chiara: o piangiamo un morto, o continuiamo a sperimentare e a vivere con un vivente.. Il Dio di Gesù non risuscita i morti, il Dio di Gesù comunica ai vivi la vita di una qualità che è la sua, e che è capace di superare la morte. 

Allora ci dobbiamo decidere: o andiamo verso il sepolcro a piangere il morto, o, come le donne, alziamo lo sguardo – come Maria di Magdala – guardiamo indietro e ci accorgiamo che i nostri cari continuano a vivere con noi, ma in una maniera molto più intensa e potente. Il loro omaggio, questi aromi con cui volevano ungere Gesù, è completamente inutile. 

Un Dio che non abbandona mai, anche quando...

“Ma” – ed ecco il mandato del giovane, che è Gesù – “andate”. Quindi Gesù stesso, il giovanetto, invita ad un dietro-front. L'orientamento della comunità cristiana non è il sepolcro, ma è il mondo, dove c'è la vita. “Allora Gesù, il giovanetto, dice “Andate e dite ai suoi discepoli e a Pietro. Gesù può essere abbandonato dai discepoli, può essere tradito da Pietro, ma Gesù è l'amore fedele che può essere abbandonato, ma non abbandona. Gesù è l'amore fedele che può essere tradito, ma mai tradisce i suoi.

Non sarai mai solo, lui ti precede sempre.

Quindi Gesù recupera anche il traditore che ha detto di non avere nulla a che fare con lui. “Andate a dire ai suoi discepoli e a Pietro che egli vi precede in Galilea; là lo vedrete come vi aveva detto”. Il giovane, che è Gesù, incarica le donne di andare dai discepoli e da Pietro, ma non le incarica di annunciare quello che hanno visto. E' strano. Avrebbe potuto dire: “andate a dire loro che il sepolcro è vuoto”. Non è questo l'incarico.

La fede nella risurrezione è l'esperienza dell'incontro con il Cristo risuscitato. Non si può credere che Cristo è risuscitato perché il sepolcro è vuoto, non lo si può credere per un annunzio, per una proclamazione, ma soltanto per un incontro personale. Ecco perché dice “vi precede in Galilea, là lo vedrete”. E per vedere Gesù, per prima cosa bisogna lasciare Gerusalemme, luogo della morte. 

Perché la Galilea?

“Andare in Galilea”. Perché in Galilea? La Galilea è il luogo dove Gesù ha iniziato la sua attività, dove Gesù ha proclamato il suo messaggio. Questo andare in Galilea è un verbo dinamico di movimento e non significa naturalmente andare fisicamente? In questa regione del nord, ma vivete il suo messaggio? . “E là lo vedrete”. Il verbo vedere che ha adoperato l'evangelista non indica una vista fisica, ma una profonda esperienza interiore.

Quando si accoglie il messaggio di Gesù, interiormente, e lo si traduce in comportamenti d'amore e di servizio, di condivisione verso gli altri, si sperimenta dentro di sé una potenza infinita, crescente, si sperimenta dentro di sé un'energia vitale che ci fa percepire in maniera inconfondibile che il Cristo è vivo, perché noi siamo vivi.

Quando noi innalziamo la soglia del nostro amore, mettiamo la nostra vita in sintonia con quella di Dio, la nostra vita e quella di Dio si le-gano, e da quel momento non ci sono più dubbi, da quel momento non si crede in un avvenimento, si sperimenta! E la vita cambia completamente.

 Non andate a dare il messaggio ai sommi sacerdoti, agli scribi, ai fari-sei!” Questo messaggio non solo non gli interessa, ma li disturba. “An-date in Galilea”, la Galilea era la regione degli esclusi da Dio, era la regione della gente semi-pagana. E' da loro che bisogna portare la Buona Notizia, da quelli sono considerati gli esclusi, è là che bisogna seminare. E non fra quelli che si ritengono al primo posto nel regno dei cieli!

 “Non è qui”.  “Vi precede in Galilea”. Cammina davanti a voi. Il Vangelo finisce così; i versetti seguenti sono un’aggiunta successiva per esplicitare, ma Marco ha scritto forse il Vangelo più bello perché tiene la resurrezione in sospeso, tra un annuncio (Gesù cammina davanti a voi) e un mistero che spaventa e ammutolisce (fuggirono e non dissero niente a nessuno). Restituisce la resurrezione alla Galilea, là dove è cominciato il percorso dei discepoli.

Il Vangelo termina con una ‘non-fine’ (la parola “infatti”) e rimanda al principio (e al versetto 1,1 troviamo proprio la parola “Inizio della Buona Notizia di Gesù Cristo”). La Pasqua è il passaggio dal tradimento al discepolato.In maniera molto concreta, per Marco si chiude così il cammino di Gesù: ci restituisce una sfida : hai coraggio di camminare davvero dietro a lui? E un luogo :hai scoperto qual è la tua Galilea?.

Ma ecco la finale stupefacente, drammatica, di questo Vangelo. Ci si chiede: con che coraggio la chiesa primitiva si è presentata con un messaggio così. Se non aveva più che forte la certezza di Gesù vivo, questo è un messaggio fallimentare, perché neanche i suoi fino all'ul-timo ci hanno creduto, e, addirittura, la comunità di Gesù lo boicotta, boicotta il suo messaggio, tanta è la delusione della sua morte. Infatti sentite il finale.

“E, uscite, fuggirono dal sepolcro tremanti e fuori di sé e non disse-ro nulla a nessuno, perché avevano paura”.

Quindi fuggono dal sepolcro, non vanno dai discepoli, non vanno da Pietro, non recano l'annuncio di andare in Galilea e non dicono nulla a nessuno. E' drammatica questa finale di Gesù. Perché?

Perché l'incontro con il giovanetto, che è la figura del Cristo risorto, è una grandissima delusione. E' il crollo di ogni speranza, è il crollo di ogni sogno. Però morto un Cristo né se fa un altro. Quindi se Gesù è morto, si vede che non era il Messia. Per la tradizione ebraica il Messia non poteva morire, quindi, paradossalmente, i discepoli erano più contenti che Gesù fosse morto, che ritrovarselo vivo. 

Anche negli  Atti degli Apostoli,  c'è la resistenza a questa idea! E inve-ce, cari miei, questo Cristo non era morto, era vivo. Gesù è vivo, ma attraverso cos'è passato! Che razza di morte, che razza di condanna!

La sua risurrezione significa che non c'è da aspettarsi un altro Messia.I sogni di gloria sono definitivamente scomparsi

Un Dio che rimane con te e ti accompagna

“Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu portato in cielo e sedette alla destra di Dio”.

L'assunzione di Gesù non significa allontanamento dalla vita degli uomini, ma un profondo inserimento ancora più potente. Infatti ecco questa finale che ci piace del Vangelo “allora essi partirono” – c'è voluta una ventina d'anni prima di arrivare a questa conclusione – “e predicarono dappertutto mentre il Signore operava insieme con loro”.

Quindi Gesù assunto in cielo non è lontano dagli uomini, ma è nella loro vita e opera intensamente con loro. Non lo chiamano più Gesù, lo chiamano già Signore. “E confermava la parola con i segni che l'accompagnavano”, ecco la finale aggiunta che non è di Marco, ma non per questo è meno vera, del Vangelo. Il Signore non è assente dalla vita di coloro che trasmettono il suo messaggio, ma li appoggia e li potenzia.

Dai Vangeli si può fare questa distinzione: fra il potere, che è sempre diabolico e non va mai esercitato, e, invece, l’autorità che è evangelica e va manifestata. L'autorità è un servizio che rende libere le persone. Il potere è un dominio che invece impedisce la libertà, per cui nessuna forma di potere è ammessa nella comunità cristiana, l'autorità sì.

All'inizio il cristianesimo non meritava tanta attenzione. E stato con Stefano, il primo martire della chiesa, e poi con altri provenienti dal paganesimo, che hanno recepito il messaggio di Gesù, di rottura radi-cale con il tempio.

Quando c'è stata la rottura radicale con il tempio è iniziata la persecu-zione, benedetta persecuzione, e i discepoli sono stati costretti final-mente a fuggire dalla Giudea, ma, fuggendo dalla Giudea, sono andati in altre terre e hanno iniziato il messaggio di Gesù

E qui arriviamo al cuore anche del GIM2: tutto il nostro percorso vuole portarci a vivere da risorti in questa storia. Trovando il nostro posto e la relazione vitale con Dio per seguirlo un passo dopo l’altro.

Ora, come il Vangelo, anche il GIM è quasi in chiusura di cammino. Incomincia a farci capire che è ora di tornare in Galilea. Per alcuni di voi c’è di mezzo un salto grande da fare, per altri si tratta della continuità in quello che già avete intuito o state costruendo pian piano. Ma per tutti, vedrete, la fatica e la bellezza sarà comunque restare nel quotidiano.

 La resurrezione per noi non sarà mai eclatante. Sarà misteriosa e intensa, ma concentrata nei piccoli volti delle nostre Galilee. E sarà facile tornare in Galilea per chi avrà curato il suo quotidiano in tutto questo tempo.

Per chi in quest’anno è stato capace di “vegliare con Gesù”, di com-patire con tutti i corpi che sudano sangue, di restare giorno dopo giorno dietro a Gesù e immerso tra la gente. “Non abbiate paura”, dice Gesù. 

Non abbiate paura, ma cercatelo, datevi delle strategie perché Gesù resti vostro compagno di viaggio ogni giorno. Sarà più difficile, non per tutti ci sarà un gruppo forte di riferimento come questo, cominciate a mettere le basi per il futuro.

 E come ritornello per verificare la solidità del cammino, usate quelle che sono state le prime parole rivolte a Gesù nel Vangelo: “Che c’entri con noi, Gesù nazareno?!”


Domande:

1- Dov' è orientato il tuo sguardo? Cerchi qualcosa o stai cercando qualcuno?

2-  La risurrezione del crocifisso ti da allegria o ti fa paura? Perché?

3-  Qual'è la tua Galilea che il Risorto ti chiama ora ad andare ?

4-  La presenza del Risorto l'hai riconosciuta viva in te oppure ci credi solo per l'annuncio ricevuto?

5-  Qual'è il  sogno che Dio quest'anno  sta piano piano  ponendo nel tuo cuore? Quali gli ostacoli che devi superare per realizzarlo?


Il sogno dei  cristiani ad Aquileia

Questo sogno è il frutto di un ascolto dell’umanità/della nostra società, frutto di ascolto della PAROLA frutto di ascolto delle 15 Diocesi qui convenute. 

Nel sogno, la Chiesa è povera con i poveri!

Non fa scelte di ingiustizie, di chiusura, di divisione; 

non alza muri, non esclude, non opera per se stessa.

Ogni cristiano battezzato apre e accoglie, ascolta e si mette il grembiule, incontra e nutre, accompagna e condivide, suscita profezie ed è missionaria CON TUTTI/CON OGNI ALTRO. 

Non vive il POVERO come problema!

Di ogni povertà = mancanza di (salute, cibo, lavoro, studio, etc. etc.), fa una risorsa per rinnovarsi e rinnovare; per evangelizzarsi e annunciare l’amore di Dio; per fare Chiesa e vivere in comunione.

Agisce nel quotidiano, nel piccolo ma con attenzione e amore verso il mondo intero. Il Bene Comune è tale se è inteso come Bene di tutta l’umanità.

Dio è Amore: dunque la Chiesa è tale solo se la sua “ANIMA è la CARITA". 

Anche Daniele Comboni ha avuto un sogno e l'ha realizzato perché ha creduto alle parole del Risorto: Andate in Galileia , la mi vedrete. L'Africa è stata la sua Galileia con tanti volti dove ha riconosciuto il crocifisso - Risorto. Daniele questa" Galileia" l'ha sposata come sua sposa inseparabile e gli è stato fedele fino alla fine. Il suo esempio ti dia luce e forza anche a te caro amico\a per fare delle scelte coraggiose, spesso non comprese dal buon senso umano , ma preziose agl'occhi di Dio. Un proverbio dice: Il cammino si fa camminando , allora caro amico\a buon cammino, non sarai mai solo, Lui ti precede sempre.


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