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Gim Pesaro (ottobre 2004): Tocca la Parola di Vita

 

TOCCA LA PAROLA DI VITA

La comunione genera la vita

GIM Pesaro, ottobre 2004

 

 

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TOCCA LA PAROLA DI VITA

La comunione genera la vita

Catechesi


"La vita si è fatta visibile, noi l'abbiamo veduta e di ciò rendiamo testimonianza

e vi annunciamo la vita eterna, che era presso il Padre

e si è resa visibile a noi "

(1 Gv 1,2)


Giovanni scrive in un tempo di persecuzione


Le comunità cristiane, la forza dell'Impero romano. L'accusa era di ateismo, cioè di infedeltà alle divinità di Roma e alla loro incarnazione: Cesare. La comunità di Giovanni vive verso la fine del I secolo; da cinquant’anni, ormai, a fasi alterne i cristiani erano perseguitati. Lo storico Tacito li definisce


"un gruppo di persone odiate dalla gente per i loro crimini. Una setta nota con il nome di cristiani. Il loro fondatore, un certo Cristo, era stato messo a morte dal procuratore Ponzio Filato sotto l'impero di Tiberio. Questo arrestò l'abominevole superstizione per un certo tempo, ma poi essa esplose di nuovo e si diffuse, non solo in tutta la Giudea, dove era nata, ma anche nella stessa Roma, il serbatoio ideale per ogni genere di depravazione e di sozzura. Quelli che confessarono di essere cristiani furono subito arrestati (...) Essi furono messi a morte con ogni genere di scherno. Coperti con pelli di animali selvatici, furono fatti a pezzi dai cani, o crocifissi, o bruciati vivi: quando scese la notte, essi servirono come torce umane per illuminare. (...) Questi cristiani erano colpevoli e meritavano bene quella sorte". (Annali, 353-354)


Sembra di ascoltare i commenti di oggi riguardo ad una chiesa impegnata o a chi lotta per la pace.


II Tempio di Gerusalemme era stato distrutto dall'esercito romano e il potere aveva ormai scelto la via della deterrenza contro i ribelli della colonia di Giudea. L'imperatore Domiziano, al potere nell'epoca in cui il discepolo Giovanni scrive con la sua comunità, è ricordato come uno dei più crudeli della storia; si faceva chiamare apertamente "Dio" e "Signore".


Giovanni scrive in un tempo di esclusione


Dopo la distruzione del Tempio, i farisei riuscirono a scavarsi una loro nicchia tranquilla nella società dominata da Roma: incentravano la loro vita sullo studio della Bibbia, manifestavano la fede nella condivisione dei pasti e negli ordinari impegni della vita. Non davano fastidio a nessuno, e per questo riuscirono a garantirsi un certo riconoscimento sociale.


I cristiani, invece, ripudiavano proprio il sistema in cui i farisei si erano inseriti e contestavano questo loro ideale di santità sterile. Per questo erano nettamente esclusi da ogni relazione sociale: cominciarono ad essere chiamati ''pàroikoi ' (quelli che stanno fuori dalla casa, che non sono inclusi nelle regole della società).


Giovanni scrive in un tempo di confusione


In molti modi la gente tentava di dare le sue risposte all'oppressione di Roma: i ribelli con la violenza, i monaci con l'isolamento in comunità nel deserto (come Qumran), gli gnostici con circoli filosofici per pochi iniziati, molti giudei sposando il sistema di Roma e tollerandolo.


Ognuno aveva le sue soluzioni, i conflitti tra un gruppo e l'altro erano evidenti.



Persecuzione, esclusione e confusione...


Eppure la comunità di Giovanni comincia la sua lettera con parole che hanno dell'assurdo:

“La vita si è fatta visibile. Noi l'abbiamo veduta”

Ma dove?! Follia! Nessuno in un contesto del genere poteva immaginare queste parole.



I testi su cui pregheremo quest'anno sono molto preziosi, dunque: sono un tentativo appassionato e ostinato di trasmettere speranza in un tempo di morte. La religione ufficiale del tempo non dava risposte di vita e per questo è stato scritto il Vangelo. Che provocazione! E se valesse anche oggi, in riferimento ai modelli religiosi del nostro tempo?

  • tempo in cui la violenza sembra essere assunta come l'unica soluzione (ma noi non l'accettiamo!)

  • tempo di squilibrio disumano tra i popoli, tollerato a tal punto che si costruiscono argini e si investono soldi per contenere e nascondere la disperazione dei poveri, anziché nutrire la loro speranza

  • tempo di fragilità per ciascuno di noi: siamo così deboli e sbattuti dal vento di questa vita complessa che spesso nemmeno riusciamo a ribellarci


Eppure R-ESISTONO molte piccole comunità cristiane ostinate nella speranza, senza fuggire dal mondo. Le conosciamo e le abbiamo incontrate, nei campi estivi, in Carovana attraverso l'Italia, nelle nostre esperienze di missione, nelle figure profetiche che ancora oggi pompano sangue per i polmoni un po' stanchi della chiesa d'Europa. Queste comunità danno risposte forti, realistiche e coraggiose: scelte di vita radicali e impegnate di singoli, famiglie, gruppi interi.


PRIMA PARTE


E' come dice Giovanni:


“Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia la Parola della Vita, noi lo annunciamo anche a voi.” (1 Gv 1,1.3)


Dal Vangelo di Giovanni prendiamo anche queste parole:


“In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. In Lui era la Vita e la Vita era la luce degli uomini” (Gv 1,1.4)


Al giorno d'oggi siamo alluvionati dalle parole. E poiché i “sapienti” sono pochi, è frequente sentire discorsi vuoti e inutili. Diviene sempre più raro ascoltare parole che illuminano la mente, che riscaldino il cuore, che sappiano rispondere agli interrogativi fondamentali che portiamo dentro: perché vivo? Che senso ha la storia? Su quali valori fondare la giustizia e la pace? Perché soffro o muoio?


Siamo tutti alla ricerca affannosa di risposte vere a queste domande. Ne abbiamo bisogno come il pane che mangiamo e dell'aria che respiriamo. Ma chi ci darà queste risposte vere, se le parole dell'uomo sono vuote e in ogni caso, non bastano? Ci vengono in aiuto le parole divine. Dio Parla. La bibbia ci trasmette le sue parole. Parlando, Egli non solo fa conoscere se stesso, ma mentre le parole divine rivelano Dio, svelano l'uomo all'uomo. Ma c'è di più. Mentre le parole umane - anche quelle delle persone sagge - sono vento, le parole di Dio invece sono evento, realizzano quello che dicono.


Giovanni non chiama Dio per nome, ma "Ciò che era fin da principio... In principio era il Verbo (=Parola). Lui l'origine di ogni cosa e di ogni essere. Gesù è la Parola e la Parola è Dio. Quando Dio parla crea. Quando lo ascoltiamo spesso viene la tentazione di essere distratti seguire pensieri inutili. Se oggi qui ci fosse un personaggio importante e a noi interessante sicuramente daremmo tutta l'attenzione dovuta. Quale impatto avrebbe Gesù nel nostro cuore se prestassimo tale attenzione. Lui scioglierebbe ogni difficoltà, dubbio e infonderebbe in noi la sua forza. Ma c'è da aggiungere che Gesù non è solo un uomo. Lui è il Signore della Vita.


Giovanni ci invita ad imparare a scoprirlo e a conoscerlo ma ciò è possibile solamente attraverso la preghiera che è fatta di ascolto. Quando lo conosco (= sono parte di Lui) allora la mia Vita ha un senso ha un significato, ha sapore è la felicità. Nessuno lo può fare per me, nessuno può prendere il mio posto.


Esercizio del silenzio: chiudi gli occhi e ascolta i rumori, anche il tuo cuore


LUI CERCAVA ME


Signore, Signore, perché Ti nascondi così a me?

Ti chiamo ardentemente. Ti cerco ovunque.

Grido disperatamente verso di Tè. Mi offro interamente a Tè.

Ma che cosa vuoi di più? Rifiuterai indefinitivamente di ascoltarmi?


Figlio mio, smetti di agitarti cosi.

Quando capirai che non sei tu a cercarmi, ma Io ti chiamo da sempre;

non sei tu che Mi preghi, sono Io che tento incessantemente di farmi sentire da tè;

non sei tu a desiderarmi, sono Io che aspiro a tè instancabilmente;

non sei tu che Mi chiami, sono Io che, giorno e notte, busso alla tua porta.

Le tue preghiere, le tue suppliche, non sono che le lente risposte a quelle che ti rivolgo.


Perché, la fame che tu hai di Me non sarà mai uguale alla fame che Io ho di tè;

la sete che tu hai della Mia acqua non si calmerà mai,

se non accetti nel silenzio

di venire a bere alla Mia sorgente

e di non desiderare che lei.


“Ciò che noi abbiamo UDITO - VEDUTO - CONTEMPLATO - TOCCATO ossia il VERBO della VITA”. Udire, vedere, contemplare, toccare non è soltanto prestare attenzione, ma sentire gustare e fermarsi su quella Parola che colpisce il nostro cuore affinché possiamo vedere. Un proverbio dice che “non c'è più sordo di chi non vuoi sentire e non c'è più cieco di chi non vuol vedere". Questo sta a significare che se la cosa ti interessa la senti e la vedi altrimenti no.


DESIDERIO e INTERESSE sono atteggiamenti necessari per l'ascolto. Il Silenzio è il mezzo per entrare in sintonia con Dio e sentire il nostro cuore e poter capire con la mente e il cuore per arrivare a vedere. Quando scopri qualcosa di meraviglioso non resisti, d devi fermare a contemplare. Per esempio: un tramonto, le stelle, la natura.... Contemplare Dio significa sentire questo grande amore di Dio nel nostro cuore e gustarlo, gustare la Sua Parola, la Sua presenza che ci invade. La contemplazione non è un concetto, un pensiero è Presenza. Due che si amano non hanno bisogno di parole ma di silenzio, gustare la presenza dell'altro, guardarsi negli occhi.


La nostra idea di preghiera dipende da quale idea abbiamo di Dio. Il Nuovo Testamento ci presenta Dio non come qualcuno al di fuori di noi ma presente nell'intimità del cuore e sangue della nostra vita. Dio si interessa, si preoccupa di noi e della nostra felicità. Lui vuole dare se stesso a noi, ma questo Lui non lo può fare a meno che noi non lo permettiamo.



Domande:


  • Che idea o immagine ho di Dio?

  • Quanto tempo prendo per me stesso? Quanto tempo riservo alla preghiera?

  • Quali sono stati i momenti o eventi forti nella mia vita di incontro con il Signore


SECONDA PARTE


“... Noi Abbiamo... noi Lo annunciamo anche a voi”


Perché Giovanni dice Noi? Perché la verifica alla mia preghiera è proprio il noi. Dio non è mai egoista, non è chiuso in sé ma è per l'altro, è comunione, di conseguenza Dio quando ti chiama ti manda, e qui sta il cuore della Missione. Quando noi amiamo gli altri, anche chi è scomodo, e la comunità in cui viviamo allora siamo TESTIMONI della presenza di Dio.


LA VERA MISSIONE PARTE DALLÂ’INCONTRO CON DIO

CHE CI MANDA


“...Annunziamo la Vita eterna...”. La Vita eterna inizia qui, ora. Per Giovanni la gioia della comunione e dell'amore fraterno è già Vita Etema, cioè VITA PIENA PER TUTTI. Che tutti abbiano diritto al cibo all'acqua, alle cure mediche, all'istruzione e libertà di culto.


Le lettere di Giovanni non fanno altro che ripetere lo stesso ritornello:


“Chi non ama il fratello che vede come può amare Dio che non vede?” (1 Gv 4,20)

“Se uno ha ricchezze di questo mondo e vedendo il suo fratello in necessità gli chiude il proprio cuore, come dimora il lui l'amore di Dio? Figlioli, non amiamo a parole ne con la lingua, ma coi fatti e nella verità” (1 Gv 3,17-18)


La persecuzione per chi fa scelte controcorrente e paga di persona (l'onestà, il rispetto dei più deboli, la giustizia); l'esclusione di chi si espone con la sua vita (una vita sobria, che non bada alle apparenze, che ha il coraggio di dire la verità); la confusione di chi non obbedisce alle regole di questo mondo (e allora deve cercarle ogni volta, non da nulla per scontato, tenta sempre di dialogare con il diverso). Chi ci sta si faccia avanti... gli altri è meglio che tornino a casa fin da subito, perché non merita attenzione chi prende in giro la Vita!


  • In questo tempo della tua vita, cosa significa per tè ^avere una gioia piena""! Ti senti di viveria, ci sono momenti in cui la intuisci e capisci come inseguirla? Hai il coraggio di buttarti oppure senti che ti costerebbe troppa fatica e preferisci startene al calduccio, sotto le tue coperte?

  • La comunione è il cemento che ci fa r-esistere: puoi essere convinto di tanti valori, ma se sei solo e pensi a Dio come ad un funzionario allo sportello della vita non andrai molto avanti. Sei disposto-a a giocarti in questo anno di G1M insieme agli altri, per costruire comunione con questo gruppo che crede nella Vita Piena e la vuole portare lontano?


Mons Romero diceva:


"Lo dicevo un giorno ed oggi torno a ripetervelo: Se per disgrazia un giorno tacesse la nostra emittente, non ci lasciassero scrivere più il nostro giornale, fratelli, ciascuno di voi che credete deve trasformarsi in un microfono, in una emittente radiofonica, in un altoparlante, non parlando ma chiedendo la fede. E perciò io non temo che la nostra fede dipenda unicamente dalla predicazione dell'arcivescovo. Non mi credo così importante. Ciò che credo è che questa parola, che non è che una umile eco della Parola di Dio, entra sì nel vostro cuore, non perché è mia, ma perché viene da Dio ".


Domande:

  • Quali impegni sto portando avanti nella mia famiglia, parrocchia, scuola e lavoro nel creare Verità, Giustizia e Comunione?

  • Quando hai vissuto un'esperienza positiva come ti sei sentito/a?

  • Davanti agli ostacoli o difficoltà come reagisci e ti comporti?


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