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A loro Gesù sembra dire: “rimboccatevi le maniche perché spetta a voi dare la spallata ad ogni sistema di potere, io sarò con voi. Vivete quindi con passione e compassione!”.

In cammino con la comunità di Marco (Mc 1, 1-13)

Mani sul mondo

L'autore del vangelo

Marco (chiamato anche Giovanni Marco) è l'autore del secondo vangelo. Sebbene Marco non fosse stato tra i discepoli originali di Gesù Cristo, dopo la sua conversione divenne un assistente dell’apostolo Pietro e può avere scritto il suo vangelo sulla base di quanto aveva appreso da lui. Marco e sua madre, Maria, vivevano a Gerusalemme; la loro casa era un punto d’incontro per alcuni dei primi cristiani (cfr. At 12:12). Egli lasciò Gerusalemme per aiutare Bàrnaba e Saulo (Paolo) nel loro primo viaggio missionario (cfr. At 13:25; 13,4-6,42-48). Paolo in seguito scrisse che Marco era con lui a Roma (cfr. Col 4,10); Pietro si rivolse a lui come a “Marco, il mio figliuolo” (cfr 1Pt 5,13),  suggerendo che tra loro esistesse un legame molto stretto.

Data e luogo

Non sappiamo esattamente dove fu scritto il Vangelo di Marco. Marco lo scrisse probabilmente a Roma tra il 64 d.C. e il 70 d.C., forse poco dopo il martirio dell’apostolo Pietro avvenuto intorno al 64 d.C.

Per chi è stato scritto e perché?

Il Vangelo di Marco è indubbiamente il più antico di tutti; contiene alcuni particolari — come la traduzione di citazioni aramaiche, alcune espressioni in latino e la spiegazione di usanze ebraiche — che sembrano rivolte a una platea composta principalmente da Romani e da persone di altre nazioni gentili, nonché da convertiti al cristianesimo, che presumibilmente si trovavano a Roma e in tutto l’Impero romano. 

Una costante di Marco nel Vangelo è che i discepoli, pur vivendo gomito a gomito con Gesù, gli sono lontani perché seguono una loro immagine di Messia che non corrisponde a quella che si vede in Gesù.

Gesù non è morto perché era la volontà di Dio, ma perché era la convenienza della casta sacerdotale al potere. L'istituzione religiosa e Dio non si possono tollerare. L'uno esige la scomparsa dell'altro.

Elementi generali

In generale, i vangeli non sono un resoconto storico di quel che Gesù ha detto e fatto, ma una visione teologica della comunità che ha sperimentato la potenza della resurrezione di Gesù, e alla luce di questo fatto rilegge, o meglio, interpreta tutta la sua esistenza terrena con dei motivi legati alla particolare situazione della comunità alla quale l'evangelista appartiene e alla quale si dirige. La verità che vogliono trasmettere è che quegli individui emarginati dalla religione e ritenuti lontani da Dio in realtà sono i primi a percepirne la presenza in mezzo all'umanità. 

La buona notizia che i vangeli contengono è la rassicurazione di Gesù ai suoi discepoli che, anche se la società è sempre sottomessa a regimi, a sistemi e a poteri che schiacciano la libertà e la dignità degli esseri umani, anche se nella società sembrano queste strutture di potere inamovibili, la verità delle cose sempre prevarrà. 

Questo però non sarà un fatto automatico, ma il risultato di un impegno di vita da parte di coloro che hanno deciso di seguire Gesù veramente. A loro Gesù sembra dire: “rimboccatevi le maniche perché spetta a voi dare la spallata ad ogni sistema di potere, io sarò con voi. Vivete quindi con passione e compassione!”.

Struttura del testo

Marco imposta il suo racconto in modo tale da far vedere che Gesù comincia il suo ministero al nord, nella Galilea, poi scende giù a Gerusalemme, e a Gerusalemme muore. Viene a Gerusalemme per una Pasqua e lì muore. Dal capitolo 1 fino a tutto il capitolo 9, Gesù si trova nel nord. Col capitolo 10 si sposta a sud, e da 11 fino a 15 e inizio del 16 - l'ultimo capitolo - abbiamo il ministero di Gesù a Gerusalemme come racconto della passione e della morte.Come si può apprezzare, il vangelo è tutto centrato sul protagonista, su Gesù; ma soprattutto sul tentativo di individuare l'identità del personaggio: chi è Gesù?

Nel vangelo secondo Marco distinguiamo tre sezioni

la prima va dal capitolo 1,14 al capitolo 6,13: il problema dell'identità di Gesù:

  • Mc 1 - “Che c'entri tu con noi, Gesù Nazareno?”...1,27: “Tutti furono presi da timore al punto che si chiedevano: chi è mai questo?";
  • Mc 4,41 - (sono i discepoli che si interrogano l'un l'altro) “Chi è dunque costui al quale anche il vento e il mare ubbidiscono?”;
  • Mc 6 - (l'interrogativo dei compaesani) “da dove gli vengono queste cose? Che sapienza è mai questa? E questi prodigi? Non è costui il carpentiere?”.

la seconda sezione va dal capitolo 6, 14 al capitolo 10, 52: "Chi dice la gente che io sia?”......... “ma voi, chi dite che io sia?”

Notiamo in questa sezione una triplice identificazione di Gesù:

  • Mc 8,29 - “Tu sei il Cristo” (professione di Pietro);
  • Mc 8,31 - "Figlio dell'Uomo" (auto-rivelazione di Gesù)
  • Mc 9,7 - “Questo è il mio figlio prediletto” (rivelazione divina).

 

La terza parte del vangelo va dal capitolo 11 alla fine. E' il ministero a Gerusalemme, che si conclude con il centurione, un non-credente, che, ai piedi della croce, confessa l'identità di Gesù: “Davvero quest’uomo era Figlio di Dio” (Mc 15,39).Il Vangelo di Marco finisce al capitolo 16 al versetto 8, e termina in una maniera inconsueta che non c'è in nessun altro scritto della letteratura greca: “Ora andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro che egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto. Ed esse”, le donne, “uscite, fuggivano via dal sepolcro perché erano piene di timore e di spavento. E non dissero niente a nessuno perché”....durante il II secolo venne aggiunta una chiusa dalle comunità cristiane chiamata "la chiusa breve", identificata con Mc 16,9-29. 

Contesto 

Roma aveva circa un milione di abitanti. I romani costituivano il 10% ed il restante erano schiavi. Immaginatevi di arrivare ad una città come questa e di dire agli schiavi che siamo tutti uguali, che siamo fratelli e che l’autorità dell’imperatore non vale nulla. 

Che cosa potreste sperare se non la persecuzione? E fu questo che avvenne. La persecuzione di Nerone fu violenta e crudele. I cristiani dovettero passare alla clandestinità e non potevano più riunirsi pubblicamente. La persecuzione provocò le reazioni più diverse dentro la comunità: alcune persone abbandonarono la comunità e la fede; altri, invece, accettarono con coraggio la morte per non rinnegare i loro ideali e la loro fede...altri ancora cercarono un compromesso con il potere e così restare cristiani, almeno di nome. 

Quest'ultima soluzione è la tentazione di tanti cristiani di ogni epoca e provenienza geografica, la tentazione di diluire il messaggio rivoluzionario del vangelo per continuare ad essere cristiani, senza compromettersi politicamente, giacché ciò portava alla morte. E’ la grande tentazione, quella di trasformare il Vangelo in una religione, un insieme di dottrine, riti e questioni morali, privandola del tutto della sua forza profetica. Questo è quanto precisamente preoccupava Marco e la sua comunità: il rischio di rendere inutile la memoria ed il progetto di Gesù, riducendolo ad una religione.

Pretesto

Ecco perché (= il pretesto) Marco e la sua comunità sentono il bisogno urgente di scrivere il vangelo, mentre a Roma imperversa la persecuzione in cui moriranno anche compagni importanti come Pietro e Paolo. 

Testo

Marco scrive il suo Evangelo portando Gesù Cristo, il Cristo vivo, all’interno della comunità di Roma, al cuore del conflitto, mostrando come anche lui fu minacciato, calunniato, perseguitato, ma non abbandonò il suo progetto. Non c’è uscita, la croce diventa il cammino definitivo!

L’ultima parola del Vangelo è PAURA (Mc16,8); di fronte al sepolcro vuoto c’è appena un avviso: “Dite ai discepoli e a Pietro che Egli li precede in Galilea, dove lo vedranno”(Mc16,7). 

L'indicazione è chiara: se vogliamo vedere Gesù vivo, allora dobbiamo tornare alla nostra Galilea e nuovamente fare il suo cammino; altrimenti, è come se non fosse mai resuscitato.

Per la tua riflessione

  • Qual è il contesto socio-politico-economico e religioso in cui ci troviamo oggi?
  • Come discepoli/e di Gesù di Nazareth, quali scelte di vita siamo chiamati a fare?
  • Enumera tre grandi scelte e sottolinea quelle che per te e prioritaria.

 

P. Antonio D'Agostino, mccj

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