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Nel dare c’è la gioia della libertà

OrmeGiovani scritto da padre Diego Dalle Carbonare, missionario in Sudan, ispirato dal brano del Vangelo di Giovanni 10,1-10 e pubblicato sul numero di Giugno 2020 di Nigrizia.

Gesù dà la sua vita che diventa in noi una nuova vita  

Quando ormai l’establishment religioso ha deciso che i giorni di Gesù sono contati, lui alza il tiro. Proprio nel cortile del tempio, detto “ovile” perché rappresenta il gregge di Dio, il suo popolo eletto, Gesù si mette a dire di essere lui «la porta». Anzi, lui è «il pastore». E che pastore! Già aveva dato prova di non seguire i canoni della pastorizia quando aveva dichiarato che per lui una sola pecora smarrita va salvata anche a costo di lasciarne 99 nel deserto (qualcuno aveva esclamato beffardamente “auguri!”). Ma ora esagera dicendo che lui, il pastore buono, è pronto a dare la sua stessa vita per le pecore. A fronte del lupo che viene a divorarle.
Ricordo un paio d’anni fa, mentre in classe cercavo di spiegare ai miei studenti le parole di Gesù «C’è più gioia nel dare che nel ricevere». Quando ho chiesto come intendessero queste parole, uno di loro rispose che è meglio essere quello che dà, perché significa che qualcosa da dare ce l’hai... mentre se sei sempre quello che riceve, allora vuol dire che sei proprio un poveraccio.
Mi era sembrata una lettura troppo... “materialista”. Eppure, a pensarci bene, credo che il senso pratico dei miei studenti fosse più vicina alle parole di Gesù di quanto non lo fosse il mio romanticismo teologico... Perché veramente nel dare c’è la gioia della libertà, che chi riceve non si può permettere. Il pastore non è buono perché “sorride” in faccia al lupo. Gesù ci ha insegnato ad amare i nostri nemici, ma non ha mai parlato di sorrisi e occhi tondi. Lui dà la sua vita che diventa in noi una nuova vita.  

La lettera di Ezechiele Ramin

Mi vengono in mente le parole di Ezechiele Ramin, «la vita è bella e sono contento di donarla». In una sua lettere del 12 febbraio 1985 (è stato ucciso il 24 luglio di quell’anno in Brasile), padre Ezechiele scrive: «(...) Sto camminando con una fede che crea, come l’inverno, la primavera. Attorno a me la gente muore (la malaria è cresciuta del 300%) i latifondisti aumentano, i poveri sono umiliati, la polizia uccide i contadini, tutte le riserve indios sono invase. Con l’inverno vado creando primavera. Giobbe mi suggerisce le parole più amare “so che il mio vendicatore vive... io lo vedrò nell’ultimo giorno”. I miei occhi con fatica leggono la storia di Dio quaggiù. Come vedi sto andando da Gerusalemme a Gerico e incontro il vangelo. (…)».
Se togli la malaria e ci metti il Covid-19, fa rabbrividire quanto sia ancora attuale. Spero non me ne voglia Ezechiele, se faccio una lectio di queste sue belle parole. Anche perché, se son belle, vuol dire che sue non sono.
Sto camminando con una fede che crea, come l’inverno, la primavera”. A volte pensiamo alla fede come a un arrivo, e che le scelte della vita siano per chi ha una fede forte. Invece la fede è un cammino dipinto nei toni dell’inverno. Ma è proprio la sua incompletezza, forse anche la sua miseria, ad aprire lo spazio alla primavera. La fede è inverno e il regno di Dio è primavera. Ti piaccia o meno, questa primavera sta arrivando, non perdere tempo a lagnarti e piangerti addosso perché non sei tu ad essere il sole. Tu sei desiderio di vita. Tutti noi lo siamo.
Attorno a me la gente muore... i latifondisti aumentano, i poveri sono umiliati, la polizia uccide i contadini, tutte le riserve indios sono invase.” Sembra di leggere il giornale di oggi, di ogni oggi. Ma qui arriva, quasi come un ritornello con un fraseggio squisitamente lusofono, “con l’inverno vado creando primavera”. L’inverno che sono io è lo stesso inverno in cui vive il mondo. Perché ci apparteniamo a vicenda. Io non sono un supereroe che viene da un altro pianeta, ma mi porto lo stesso inverno che il mondo sta vivendo. Del resto, sono stato creato dalla sua stessa polvere...
I miei occhi con fatica leggono la storia di Dio quaggiù”. Perché a camminare con Gesù non si capisce mai se siamo noi a leggere la Parola, o lei a leggere noi. E perché Dio ha cambiato domicilio e vive fra noi – anche se in molti si ostinano a chiamarlo straniero.
Sto andando da Gerusalemme a Gerico e incontro il vangelo”. Due possibili letture. Da una parte, sembrerebbe che siamo il buon Samaritano, che trova sulla sua strada l’uomo aggredito dai briganti. Il vangelo è aggredito e noi gli veniamo in soccorso. C’è una profonda identità fra Gesù, la Parola e i poveri. “Ogni volta che avete fatto ciò ad uno di questi miei fratelli...”. Ma ad essere attenti, la parabola di Luca 10 non ci dice che il samaritano scendeva da Gerusalemme a Gerico. Ce lo dice il malcapitato che scendendo dalla città santa incappò nei briganti. Allora il vangelo è quello che assale... È vero che spesso il vangelo ci assale. Per farci come morire al nostro io vecchio, e farci soccorrere da chi mai avremmo pensato ci portasse bene, il buon Samaritano, il buon Pastore.
Chiudo questa riflessione, e questo anno di condivisioni con te su Ormegiovani, augurandoti buon cammino. Che il buon Pastore ti trovi e che tu ti lasci curare dal buon Samaritano. Poi potrai continuare il cammino. Ciao.  

P. Diego Dalle Carbonare

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1«In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante. 2Chi invece entra per la porta, è il pastore delle pecore. 3Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore una per una e le conduce fuori. 4E quando ha condotto fuori tutte le sue pecore, cammina innanzi a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce. 5Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». 6Questa similitudine disse loro Gesù; ma essi non capirono che cosa significava ciò che diceva loro.
7Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore. 8Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. 9Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo. 10Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza.

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