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OTTOBRE 2012

C'è soltanto il mondo da cambiare...

C’è soltanto il mondo da cambiare…

Sogni e sfide di un’umanità fragile ma piena di grazia

Lc 1,26-38


26 Ora al sesto mese fu inviato l’angelo Gabriele da parte di Dio in una città della Galilea di nome Nazaret 27 davanti a una vergine promessa sposa a un uomo di nome Giuseppe della casa di Davide,e il nome della vergine: Maria.

28 Ed entrato davanti a lei, disse: Gioisci,graziata,il Signore con te!

29 Ora ella a questa parola fu tutta turbata e discorreva donde mai fosse un saluto simile.

30 E disse l’angelo a lei: Non temere, Maria, trovasti infatti grazia presso Dio.
Ed ecco:31 concepirai in ventre e genererai un figlio e chiamerai il suo nome Gesù.
32 Questi sarà grande e Figlio dell’Altissimo sarà chiamato, e il Signore Dio darà a lui 33 il trono di David suo padre, e regnerà sulla casa di Jacob per i secoli, e dei suo regno non ci sarà fine.

34 Ora Maria disse all’angelo: Come sarà questo poiché uomo non conosco?

35 E rispondendo l’angelo le disse: Lo Spirito santo calerà su di te, e potenza dell’Altissimo adombrerà te, e perciò colui che nascerà sarà chiamato santo, Figlio di Dio.36 Ed ecco: Elisabetta tua parente anch’essa concepì un figlio nella sua vecchiaia, e questo è il sesto mese per lei che è chiamata sterile;37 perché non sarà impossibile presso Dio nessuna parola.

38 Ora disse Maria: Ecco la serva dei Signore: avvenga a me secondo la tua parola!

E s’allontanò da lei l’angelo.

La Buona Notizia della comunità di Luca è che il cuore del Dio della vita batte alla follia per questa umanità ferita al cuore. Non ci dorme la notte e la sua passione è incontenibile. E’ Padre di tutti. Corre incontro a chi si è perduto nel cammino (Lc 15,4-7) finché non lo trova e attende sulla strada chi ha voluto abbandonarlo volontariamente (Lc 15,20). Non può accettare che ci siano emarginati, esclusi, oppressi tra i suoi figli. Non si rassegna mai. Né ieri né oggi. Cammina con il suo popolo. Sogna un mondo totalmente altro, fondato sulla giustizia, la pace, la fratellanza universale e l’uguaglianza (Lc 6,20-23), dove tutti siano davvero felici e abbiano vita in abbondanza. L’evangelista lo chiama il “Regno”, quel mondo radicalmente altro ( e ognuno di noi è il mondo!) dove ai primi posti si siedono i piccoli, i poveri, i crocifissi di questa nostra storia.

E allora che fa?

Punta su di noi! Ci crede. Davvero con noi vuole ribaltare il mondo! Invia quindi un messaggero a svegliarci fuori per diventare protagonisti del cambiamento. Ci prova in tutti i modi. Ieri con Maria di Nazaret, oggi con noi. E lo fa nel mese sesto, numero che nella Bibbia ricorda la creazione dell’uomo, un avvenimento “molto bello” (Gn 1,31). Quindi vuole ricreare e ripensare ognuno di noi, perché la dignità non si radica nel possedere, consumare e pensare soltanto a sé. Ma nello spendersi, condividere e orientare la vita alla felicità degli altri.

Nella Galilea di quel tempo, periferia disprezzata in terra di Palestina, i contadini sono tassati dalla testa ai piedi, dall’impero romano, dal re Erode e dalla casta sacerdotale del tempio. Indebitati fino alle orecchie, sono costretti a vendere i campi e diventare schiavi. Come i bambini della nostra Africa di oggi, costretti chi alle armi, chi a lasciare famiglia e scuola per inseguire i buoi al pascolo, chi a mettersi al soldo di qualche commerciante nelle periferie delle grandi città. Come le nostre famiglie che perdono la terra attratte dal miraggio di qualche soldo di multinazionali e trafficanti.

In questa vicenda di oppressione il riscatto passa da una ragazza fragile, senza poteri, che non conta nulla (come le donne del suo tempo) messa ai margini della società. Proprio come la stragrande maggioranza della popolazione mondiale di oggi, che urla a Dio la sua sofferenza nei tantissimi sud del mondo (anche nel nord ci sono i sud!). La speranza e la svolta passano attraverso gli insignificanti della storia. Dalla Tunisia, all’Egitto, alla Siria, al Sudan i giovani si riversano per le strade chiedendo diritti umani e libertà. E per questo rischiano tutto! Come noi oggi: o rischiamo tutto per la vita piena dell’umanità o rischiamo il prezzo più alto: l’accontentarci triste e rassegnato all’ideologia neoliberale dominante di una vita grama fondata sulla falsa felicità del consumare e del possedere. All’insegna del: “tanto non c’è niente da fare!”. Perché al contrario, diceva sempre Martin Luther King: “Vale la pena vivere solo per ciò per cui vale anche la pena morire”.

Maria di Nazaret ha paura, non capisce, è bloccata. Il progetto che le è proposto è di lasciarsi “sprogrammare” tutti i suoi piani per lanciarsi verso l’imprevisto. Un soffrire e un morire senza certezza di resurrezione. L’inatteso è Dio stesso che scende, prende carne dentro questa umanità, fragile ma piena di potenziale di vita, di trasformazione e di speranza. Che crescono sempre dal basso. Come il “vento della primavera araba”. Dio vuole prendere volto umano nella persona di Gesù di Nazaret, uomo di strada, di campagna e di periferia, clandestino irregolare rispetto alle regole e legge del suo tempo. Ma così la giovane ragazza di Nazaret rischia la pelle: in quella società, chi restava incinta nella prima fase del matrimonio rischiava la lapidazione! Possibile che un Dio che ha sempre dato vita ora la tolga? Possibile che il messaggero di Dio le dica di gioire, lei che è amata da Dio? Forse Dio si sta prendendo gioco di lei? Forse Dio sta scherzando con noi? Ma che razza di dio è?

E allora che fa?

La ragazza non crede ancora in lei e ancor meno in qualcosa che la superi, che vada al di là del così definito “possibile”. Non ha ancora avuto relazioni sessuali con il suo ragazzo, Giuseppe, e non ha ancora fatto esperienza dell’impossibile di Dio: una Parola che va dritta al cuore e fa credere in sé stessi fino in fondo. Parola che prende vita in lei e in noi per una trasformazione radicale di progetti, idee, mentalità, sogni. E’ una prospettiva altra, quella di chi spende la sua vita per qualcosa di grande. E’ una scelta di vita, un sì per sempre. La nostra vita diventa allora Buona Notizia, quel quinto Vangelo scritto dai nostri passi, dalle nostre scelte e dal nostro impegno per cambiare davvero il mondo e costruire finalmente il Regno. Un cambio radicale di appartenenza, come testimonia fratel Cristian nel monastero di Thibirine, in Algeria, nel suo testamento spirituale prima di essere ucciso: “Se mi capitasse un giorno – e potrebbe essere oggi – di essere vittima del terrorismo che sembra voler coinvolgere ora tutti gli stranieri che vivono in Algeria, vorrei che la mia comunità, la mia Chiesa, la mia famiglia si ricordassero che la mia vita era donata a Dio e a questo Paese”.

Non è tutto marcio il mondo. Giovanni XXIII all’apertura del Concilio Vaticano II, vero e proprio soffio dello Spirito nella comunità di Gesù, invitava proprio 50 anni fa a guardarlo con ottimismo e speranza. Perché il suo destino è nelle mani di Dio e nelle nostre. Ci sono segni dei tempi che dicono che il Regno è già presente qui e che tocca a noi farlo crescere. Come la svolta democratica in Senegal, la società civile mondiale che rialza la testa reclamando diritti umani e giustizia, il mondo arabo in fibrillazione, la crisi del sistema finanziario mondiale fondato sul niente, il premio Nobel a due donne africane, le prime, e ancora precarie elezioni, dopo lunghi anni di regime in Tunisia, Libia ed Egitto.

E allora noi che facciamo?

In piedi Costruttori di pace!” amava dire don Tonino Bello. In piedi amici! Come Maria a Nazaret, nella sua Galilea, anche noi oggi, nelle nostre periferie, possiamo crederci. C’è soltanto il mondo da cambiare…

p. Filippo Ivardi

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