Giugno 2012 - Sr.Mariolina Cattaneo
Lc 10,30-37 – “Va' e anche tu fa lo stesso”
30 Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. 31 Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall'altra parte. 32 Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre. 33 Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n'ebbe compassione. 34 Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui. 35 Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all'albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno. 36 Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?». 37 Quegli rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va' e anche tu fa' lo stesso».
“Va’ e fa’ anche tu lo stesso”
Fai anche tu lo stesso come:
•I briganti – anche questa e’ di fondo una scelta e non del tutto rara! Di briganti ce ne sono tanti che spogliano e lasciano le loro vittime sui cigli. Certo e’ che in questo momento totale di crisi, i cigli delle strade della vita sono pieni di gente che non ce la fa a rimanere in strada, o che, purtroppo, e’ stata violentemente buttata da parte. Disoccupazione, fallimento, e una brigantesca messa in scena di mondi “irreali” della pubblicità che ci portano a finire sui cigli delle strade. Ma anche paesi interi, forse continenti interi sono sul ciglio della strada, depredati e in via di depredazione (sic… un neologismo). L’Etiopia sta svendendo la terra cosi’ da poter avere “investimenti” stranieri che sembrano portare sviluppo. L’illusione e’ terribile, ma alla fine ciò che rimane e’ lo sfruttamento della terra cosi’ come delle persone che su di essa ci vive e lavora. E tutto in nome di un proclamato “sviluppo” che non si sa bene cosa significhi. E noi tutti ci pieghiamo di fronte ad esso, convinti che sviluppo voglia sempre dire avere di più avere tanto, avere sempre. Ci sono tanti briganti sulle nostre strade, capitani d’industria, capi di stato, politiche corrotte dal denaro…. Ma anche nel nostro piccolo non viviamo forse a volte da briganti?
•I sacerdoti e i leviti – tutti noi spesso presumiamo di essere migliori solo perche’ facciamo qualche cosa per gli altri, o perche’ crediamo in qualche cosa. Siamo tutti un po’ sacerdoti e un po’ leviti, convinti come siamo di essere dalla parte del giusto e della giustizia. Siamo tutti piu’ capaci di chiedere leggi che praticare l’amore semplice e solidale di chi si sente fratello e sorella.
•Il samaritano – uno che non apparteneva alla societa’ dominante e che forse di li’ non avrebbe dovuto neanche passare. Non accetiamo facilmente il ruolo del samaritano… perche’ non e’ solo fare del bene, ma fare del bene a partire dal proprio essere paria, isolato, rifiutato, e non appartenente alla classe dominante, anzi esserne considerato un eretico, uno che non ha nemmeno la fede giusta. Accettare di assumere questo ruolo e ed essere comunque in grado di andare oltre ed aiutare altri che forse ci avrebbero condannato se non fosse stato per il bisogno. Il samaritano non e’ un Dio sulla terra, e’ un eretico, uno che non può essere nemmeno salvato, eppure, eccolo qui’ che si fa Salvatore.
Ma allora chi e’ il samaritano della storia?
Se guardo alla mia esperienza come religiosa missionaria comboniana non posso negare che l’Etiopia con la sua gente, I suoi colori e I suoi valori e’ il mio samaritano. E’ l’Etiopia che mi ha donato un cuore e un desiderio nuovo, perche’ mi ha accolto, amato, ferito le piaghe con l’olio dell’accoglienza e il vino dell’amicizia. La missione e’ il mio samaritano, perche’ mi ha aperto gli occhi su un nuovo modo di vedere il mondo, non dalla parte dei vincitori, dei banditi o dei leviti, ma dalla parte di coloro che non contano nelle crisi economiche mondiali, ma che ne subiscono le conseguenze. L’incontro con l’altro e’ il mio samaritano, perche’ mi ha permesso di scoprire nuovi modi di essere, differenze da accogliere e da sostenere, perche’ ha dato un volto al messaggio di Dio che siamo tutti suoi figli e sue figlie.
Per una volta vale la pena di non considerarsi samaritani, ma come coloro che dai samaritani, dagli esclusi, dagli eretici, dai condannati sono stati guariti e accolti. Forse, in questo modo potremo davvero fare come ci dice Gesù’: va e anche tu fa lo stesso.
Essere samaritani e’ cosi’ possibile solo se ci si lascia innanzitutto guarire dalle ferite che ci portiamo dentro e che ci impediscono un incontro con l’altro. Da qui nasce il desiderio di avvicinarsi all’altro, perche’ forse pochi si avvicinano a noi, e da quest’incontro nasce una storia nuova di amiciza e di fraternità reali, dove si condivide ciò che si ha, e anche ciò che manca.