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MAGGIO 2012

Il pane dei cagnolini: Mc 7, 24-30 di Sr Mariolina Cattaneo

Il pane dei cagnolini: Mc  7, 24-30

Partito di là, andò nella regione di Tiro e di Sidone. Ed entrato in una casa, voleva che nessuno lo sapesse, ma non potè restare nascosto. 25 Subito una donna che aveva la sua figlioletta posseduta da uno spirito immondo, appena lo seppe, andò e si gettò ai suoi piedi. 26 Ora, quella donna che lo pregava di scacciare il demonio dalla figlia era greca, di origine siro-fenicia. 27 Ed egli le disse: «Lascia prima che si sfamino i figli; non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». 28 Ma essa replicò: «Sì, Signore, ma anche i cagnolini sotto la tavola mangiano delle briciole dei figli». 29 Allora le disse: «Per questa tua parola va', il demonio è uscito da tua figlia». 30 Tornata a casa, trovò la bambina coricata sul letto e il demonio se n'era andato.

 

Questo di Marco e’ uno dei brani che ritengono personalmente piu’ difficile da leggere e da accettare per la durezza delle parole usate da Gesu’ nei confronti di questa donna di origini impure e straniere. Quante donne oggi sono trattate come “cagnolini” che stanno sotto la tavola dei padroni! Quante donne oggi come ieri si mettono in viaggio alla ricerca di un bene per loro e soprattutto per i loro cari. Ogni mese migliaia di giovani donne etiopiche cercano legalmente o illegalmente di lasciare il paese nella speranza di trovare lavoro, soprattutto nei paesi arabi. E cosi’ si lanciano, impreparate, alla ricerca di pane per loro ma soprattutto per i loro familiari, genitori, fratelli, e, a volte, anche mariti e figli. Cosi’ si muovono verso un ignoto che spesso si rivela ricco di soprusi, violenza e paura. Un esempio per tutti e’

Alem, una donna etiopica in Libano, che si e’ suicidiata poche settimane fa dopo essere stata brutalmente picchiata dal suo datore di lavoro per strada mentre cercava di arrivare all’ambasciata alla ricerca di protezione e rifugio. Molte donne non ce la fanno, molte si ammalano, altre si lasciano andare ad una vita subumana semplicemente per non perdere quel poco che possono mandare a casa.

Le storie tristi proseguono, rendendo questo brano di Marco ancora piu’ vero, terribilmente realista, mentre i “cagnolini” cercano di sfamarsi alla mensa dei padroni.

La storia di donne trattate come se non fossero umane e’ storia comune nel passato e purtroppo anche nel presente del nostro mondo. Certo e’ che questa mamma senza nome e senza identita’ diventa il paradigma di un atteggiamento nei confronti delle donne e delle persone a cui sono legate dall’amore o dal senso del dovere. Donne senza volto, straniere nelle nostre strade che cercano un modo di sopravvivere, una possibilita’ di vita per coloro che amano rinunciando alla loro patria, alla loro terra, al loro passato.

Al di la’ dei costumi comuni al tempo di Gesu,’ e’ possibile leggere questa storia senza sentirsi ribollire il sangue per le continue ingiustizie di chi nemmeno e’ considerate un essere umano, un po’ perche’ appartiene agli ALTRI e un po’ perche’ donna e quindi ALTRO rispetto alla cultura dominante?

Gesu’ incontra questa donna nell’urgenza del bisogno, eppure e’ Gesu’ che, attraverso una semplice e breve conversazione, si lascia convertire e trasformare dalle sue parole.

Gesu’ si fa convertire da una donna straniera. Non solo e’ una donna, e quindi nemmeno in grado di prestare valida testimonianza in tribunale, secondo le usanze del tempo di Gesu’, ma e’ pure straniera, e quindi pericolosa e infida. Ci sono vari esempi nella bibbia di donne straniere che hanno ammaliato diversi grandi personaggi, incluso  il re Salomone. Ci sono altre storie che raccontano di donne straniere che vengono ad abitare in Israele e lasciano un ricordo indimenticabile di loro. La piu’ famosa e’ la storia di Rut che rispecchia lo stesso tipo di riflessione di questo vangelo: Rut e’ una donna, moabita (quindi straniera), e pure vedova che per amore di un’altra donna (la suocera) si fa strada e osa in terra di Israele… divenendo cosi’ la nonna di Davide e quindi un’ava di Gesu’, nominata insieme ad altre “indesiderabili” compagne nella geneaologia di Matteo.

Gesu’ si fa convertire da una donna pagana. Malgrado tutta la nostra teologia, quanto ancora ci consideriamo superiori, noi che abbiamo la VERITA’, noi che sappiamo cio’ che e’ giusto e sbagliato. E Gesu’ si lascia guidare nella riflessione da una donna pagana, da una che non sa, da una che e’ nell’errore, da una che non ne sa niente del vero Dio, ma sa riconoscere la forza dell’amore e sa agire per il bene altrui.

La donna non viene convertita da Gesu’, ma Gesu’ si converte di fronte a questa donna, riconoscendone la fede, ma soprattutto l’amore e l’affetto per la figlia che la rendono coraggiosa e pronta a rispondere al “Signore” senza lasciarsi intimidire.

E’ l’amore che rende forti, e’ l’amore che da il coraggio di porsi dalla parte di qualcuno, e di lottare anche se le parole lasciano il tempo che trovano.  Questa donna senza nome ci lascia un esempio di come nulla e’ piu’ importante della vita, nulla e’ piu’ importante dell’amare concretamente qualcuno. Questo e’ l’amore che coinvolge e converte, innanzitutto colui/colei che ama e quindi anche coloro che stanno intorno.

La missione non si ferma al dare pane agli affamati, e nemmeno a cercare che tutti abbiano il pane. Il testo parla di un incontro e di un dialogo, dove le parole trasformano e guariscono: “Per questa tua parola va’, il demonio e’ uscito da tua figlia.” La missione e’ quindi luogo di incontro e di scambio, dove l’escluso/a ci costringe ad alzare lo sguardo per riconoscere la stessa e eguale dignita’.

La missione e’ sempre luogo di conversione quando e’ luogo dell’incontro vero con l’altro, con l’altra. La missione converte perche’ ci apre ad una dimensione nuova, ci fa riconoscere che la nostra visione del mondo e’ limitata e incapace di rispondere ai bisogni veri del cuore dell’umanita’. La missione richiede cosi’ che si cerchino cammini nuovi, nuove visioni e nuovi paradigmi dove i “cagnolini” tornano ad essere gli uomini e le donne al di la’ dei confini, coloro che non fanno parte del “noi”, dei popoli eletti, e quindi sono esclusi dai diritti.

 

Sr Mariolina Cattaneo

 

 

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