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Novembre 2011: Il Tempo, la Grazia e il Regno (Mc 1,9-15)

di sr Mariolina Cattaneo

 Il Tempo, la Grazia e il Regno
(Mc 1,9-15)

 

“In quei giorni Gesù venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, uscendo dall' acqua, vide aprirsi i cieli e lo Spirito discendere su di lui come una colomba. E si sentì una voce dal cielo: "Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto".
Subito dopo lo Spirito lo sospinse nel deserto e vi rimase quaranta giorni, tentato da satana; stava con le fiere e gli angeli lo servivano.
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella Galilea predicando il vangelo di Dio e diceva: "Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo".” 

Normalmente pensiamo che per ottenere una grazia dobbiamo innanzitutto guadagnarcela. E’ un modo di pensare che ci fa dire che solo chi se lo merita deve ottenere qualche cosa, che solo chi è bravo (o furbo)  riuscirà nella vita... Non possiamo immaginarci che qualcosa ci arrivi gratuitamente se non, forse, i regali di Natale, che però dobbiamo contraccambiare... altrimenti il prossimo anno non verranno più.
Il senso di gratuità è qualche cosa che davvero facciamo fatica a sentire. Il vangelo di Marco, invece, inizia annunciando questa gratuità “In quei giorni Gesù fu battezzato nel Giordano... vide aprirsi i cieli... sentì una voce dal cielo: “Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto” (Mc 1, 9-10).
La grazia di sentirsi amati avviene prima di ogni altra parola o opera, ed è la grazia di sentirsi riconosciuti per ciò che si è, di sentirsi chiamati per nome, smossi dentro. Grazia e gratuità hanno una comune origine: quella di non essere commercializzabili!
Solo dopo aver fatto questa esperienza Gesù si muove verso il deserto, o come dice il testo originale, Gesù viene “buttato fuori nel deserto” dallo Spirito. L’esperienza del deserto è parte della vita, perchè è confronto senza mediazioni con se stessi e con la realtà.

L’ESPERIENZA DEL DESERTO
La nostra fatica nel leggere i vangeli è spesso dovuta alla distanza storica e psicologica. Le cose di cui si parla, i ritmi e i tempi sono semplicemente troppo lontani dal nostro mondo per poter acquistare significato.
Parlare di battesimo, di deserto, di liberi predicatori rende assolutamente estranea l’esperienza viva e vissuta del tempo di Gesù.
Possiamo ricercare paradisi perduti, possiamo andare alla ricerca delle ultime oasi selvagge, o delle spiagge (solo teoricamente) incontaminate, ma non possiamo immaginarci la sensazione di arrivare a sera, di vedere il sole spegnersi nel silenzio assoluto. Non sentire rumori, se non il fruscio della natura, non dover a forza comunicare e nemmeno se ne abbiamo voglia.
Questo simbolo è sempre stato particolarmente importante per il popolo di  Israele (ad es. Deut 8, 2-6) in quanto luogo costitutivo della sua storia, luogo in cui è diventato un popolo, in cui ha scoperto l’Altro, in cui si è perduto quasi completamente. Per Israele, come per Gesù, il deserto è divenuto contemporaneamente il luogo dell’incontro e della tentazione. E’ per questo che l’esperienza nel deserto non è solo un periodo passeggero di “purificazione”, ma diventa per Gesù il luogo di incontro con le proprie paure, le proprie ingordige, le proprie fantasie.
Proprio perchè luogo-simbolo dell’incontro con sè e con l’Altro, nel deserto Gesù, così Marco ci racconta, incontra anche l’altra profonda esperienza umana, quella degli angeli che danno una mano, quella dell’incontro con l’Altro che gratuitamente dona. A differenza degli altri evangelisti, Marco, infatti, non dice che bisogna aspettare la fine della tentazione, ma parla contemporaneamente di tentazione, stare con le fiere, e venir servito dagli angeli. L’altro è colui che dona con gratuita, che “ci serve” non per dovere o per ottenere favori, ma semplicemente per amore. E anche noi diveniamo Altri quando facciamo lo stesso, quando diveniamo gli “angeli custodi” dei nostri vicini e dei nostri lontani. L’interdipendenza diviene così un valore della gratuità, un momento privilegiato della vita, dove veniamo serviti e serviamo, dallo stesso piatto, con lo stesso cibo.

IL TEMPO DEL REGNO
Solo dopo l’incontro con il SE più vero e con gli angeli Gesù è pronto per l’annuncio. Ancora una volta però il senso delle espressioni “Il tempo è arrivato, il Regno di Dio è vicino, pentitevi e credete” tende a sfuggire
E’ arrivato il tempo, ma quale? Già in molti se lo sono chiesti: il tempo della fine, il tempo del giudizio, il tempo dove non c’è più tempo... eppure sono duemila anni che aspettiamo che questo tempo avvenga.
Il messaggio sembra non arrivare a tiro. Qual’è il contenuto di questo annuncio? Perchè non è più chiaro, diciamo come i dieci comandamenti, almeno sapremmo cosa fare.
Non ci sono regole, malgrado le molte che si sono formate lungo i secoli di cristianesimo, non ci sono formule, c’è solo un’atteggiamento di fondo, un luogo di incontro con il REGNO che è vicino, ma non ancora visibile, che vediamo, ma non possiamo toccare, che si sente, ma ancora come voce lontana.
La fatica degli esseri umani è proprio qui, nel momento fondamentale cerchiamo qualcosa che ci dia sicurezza, qualcosa che ci permetta di sapere che siamo nel giusto, che stiamo facendo la cosa giusta.
Ed è proprio qui che sembra mancarci la terra sotto i piedi, mentre cerchiamo di dirci il Regno è vicino, il tempo è arrivato.
In un mondo di fondamentalismi e di relativismi questo messaggio si pone esattamente contro: il Regno c’è, è visibile, ma non lo si può possedere, perchè è piu’ grande, perchè va oltre la nostra comprensione del momento.
Forse l’unico modo è quello che ha fatto Gesù: riconoscetevi amati (pentitevi), credete al Vangelo (all’idea di un mondo buono e bello, fatto per viverci ed abitarci TUTTI insieme, dove la relazione è piu’ importante del possesso), credete ai vostri occhi, credete alla bontà che c’è in ciascuno di noi.

E’ strano quanto la Chiesa abbia trasformato il messaggio semplice e chiaro, anche se non certo in qualcosa di estremamente complesso. Di sicuro, però, ci ritroviamo a domandarci il senso del tempo, del nostro tempo fisico, degli anni che passano, del momento presente che continua a fuggire.
E’ proprio in questo tempo che il Regno si realizza, che il messaggio viene annunciato, che Gesù  si ritrova con trentatre anni di vita davanti da realizzare, la maggioranza dei quali passati da bambino, adolescente, e adulto in quel di una piccola cittadina chiamata Nazaret.
In questo tempo si realizza il tempo di Dio, che è per antonomasia senza tempo, il tempo del quotidiano, del piccolo, del semplice.
Forse questo è il messaggio più prezioso che riceviamo dal Vangelo: non cercate al di là, cercate dentro la ricchezza e la felicità perchè solo nel cuore della Vita, nel cuore del Tempo, nel cuore dell’incontro con l’Altro c’è la possibilità di trovare il Regno, di costruirlo insieme, di sognarlo insieme con Dio stesso.

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