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LE GRANDI ESTINZIONI DELLA TERRA

“L’estinzione è la regola. Sopravvivere è l’eccezione” (Carl Sagan) -

Desertificazione in Basilicata (www.nationalgeographic.it)

La teoria dell’evoluzione sostiene che tutti gli esseri viventi un giorno si estingueranno: alcuni se ne andranno via all’improvviso, mentre per altri si tratterà di un lento e sofferto scomparire. È ciò che avvenne per moltissime specie in passato. Gli esseri viventi che oggi popolano il nostro pianeta, dal filo d’erba all’uomo, sono quelle specie che hanno vinto “la partita a carte” con l’evoluzione. In passato ci sono stati alcuni avvenimenti che hanno devastato la Terra e la vita con essa. In particolare, è possibile identificare cinque grandi estinzioni di massa di cui due sono le più eclatanti.

La prima avvenne circa 250 milioni di anni fa. Allora la vita conosceva negli oceani il suo massimo splendore. Quasi 300 milioni di anni erano trascorsi dall’esplosione Cambriana, il grande boom della vita, in cui le prime forme complesse avevano fatto la loro comparsa. Ma proprio in questo periodo iniziò a registrarsi un significativo aumento della temperatura e forti variazioni climatiche scossero la Terra. Nell’emisfero settentrionale vasti e torridi deserti si estesero. In quello meridionale i ghiacci si espansero e si ritrassero innumerevoli volte con velocità incalzante. 

Ad estinguersi furono 96% delle specie marine e 70% dei vertebrati terrestri (compresi anche gli insetti a differenza delle altre estinzioni di massa): la vita fu ad un passo dall’essere estirpata dalla Terra per sempre. I motivi di un evento tanto violento sono stati a lungo indagati. Tra tutti, quello accettato dalla comunità scientifica riguarda la messa in posto di una provincia magmatica (una vastissima area formata da rocce eruttate in un breve lasso di tempo) in Siberia che nel giro di alcune centinaia di migliaia di anni ricoprì un’area di milioni di km2. 

Le grandi emissioni di CO2 causarono un generale aumento della temperatura (stimato attorno ai 5°C) che bloccò le correnti oceaniche: le acque si stratificarono impedendo il ricambio di ossigeno e si instaurò una situazione di anossia (assenza di O2) generale. A causa dell’anossia, il mare conobbe un proliferare di organismi anaerobici, i quali rilasciarono in atmosfera notevoli quantità di acido solfidrico, che combinandosi con l’ozono ridusse drasticamente la protezione dai raggi UV. Inoltre, l’aumento di temperatura innescò lo scioglimento e il conseguente rilascio di ingenti quantità di metano clatrato (ghiaccio che ingloba gas come il metano contenuto negli oceani), che a sua volta incrementò l’effetto serra. 

Poi, come in un gioco a domino senza fine, l’enorme quantità di CO2 causò l’acidificazione degli oceani. La diminuzione di pH andò ad ostacolare la produzione di carbonato degli esseri viventi portando alla morte delle piattaforme carbonatiche (le attuali barriere coralline). Nella terraferma, intanto, le piogge acide e l’infiltrazione della provincia magmatica in strati di carbone causarono numerosi e violenti incendi che devastarono la flora e la fauna. L’immissione di CO2 legata alla combustione contribuì a mantenere e aumentare l’effetto serra già presente. La vita e il pianeta Terra impiegarono moltissimo tempo a riprendersi da questa catastrofe.

La causa scatenante della seconda più importante (e la più famosa) estinzione di massa, invece, non fu soltanto il magmatismo, ma piuttosto l’impatto di un meteorite, Chicxulub, sul pianeta Terra circa 66 milioni di anni fa. La devastazione che seguì, tuttavia, fu incredibilmente simile a quella già avvenuta. Dapprima un’immensa nuvola di polvere bloccò i raggi solari e inibì la fotosintesi. Poi, per coloro che erano stati in grado di sopravvivere al “lungo inverno”, subentrarono gli incendi, l’effetto serra, la stratificazione degli oceani, la pioggia acida, le immissioni di acidi solfidrici, lo scioglimento dei metani clatrati, l’attivarsi di una vasta provincia magmatica nel Deccan in India. 

I dinosauri, che per 200 milioni di anni avevano dominato la Terra, scomparvero. Ma anche molte altre specie si estinsero per sempre, fra cui circa il 70% di quelle marine. La vita non si riprese che 500 mila anni dopo il grande evento, quando l’attività magmatica diminuì notevolmente.

Il vulcanismo e l’impatto del meteorite furono due eventi che, sebbene completamente diversi, portarono alla medesima conclusione: la distruzione del precario equilibrio del nostro pianeta e l’estinzione di quasi tutto quello che la vita aveva faticosamente costruito. Ma come poterono due avvenimenti così locali e così brevi avere effetti tanto lunghi e tanto sconvolgenti? 

In confronto al sollevamento di una catena montuosa non sono, in fondo, che piccola cosa. Ma la differenza sta esattamente nella velocità con cui il singolo evento avviene. La tettonica a placche richiede tempo per avvenire, un tempo che è paragonabile a quello di cui l’evoluzione necessita per adattarsi. Non sono mai gli eventi potenti e lenti che distruggono il mondo. È nel breve istante in cui, ad esempio, cade un meteorite che sta la drammatica causa di ogni “fine del mondo”.

Oggi c’è un nuovo, irrefrenabile e veloce avvenimento in atto sulla Terra. Si tratta di noi esseri umani. Basta pensare a come, in poche centinaia di anni, le attività antropiche abbiano modificato il contenuto di gas serra in atmosfera, aumentato la temperatura del pianeta, estinto molte specie. La tecnologia e la conoscenza sono avanzate in modo esponenziale, così rapidamente che la natura e la Terra non sono in grado di starci dietro. La velocità con cui inquiniamo i fiumi, tagliamo le foreste e immettiamo gas in atmosfera non è paragonabile a quella di cui avrebbe bisogno il pianeta per riadattarsi. L’universo e la conoscenza umana viaggiano a frequenze sempre più diverse. 

Forse a prima vista può sembrare ridicolo e assurdo paragonare le azioni di un uomo a quelle di una vasta provincia magmatica o di un meteorite. Addirittura presuntuoso. Ma è la storia stessa a parlare. Gli effetti della nostra veloce attività si stanno già facendo vedere per chi ha occhi per osservare. La temperatura globale è aumentata di 1° C rispetto all’Ottocento, i ghiacci della calotta groenlandese e antartica si stanno sciogliendo, la desertificazione dell’Europa meridionale è già in corso. Nelle ultime estati sempre più incendi hanno distrutto le foreste del pianeta. 

Solo un folle non si accorgerebbe di come questi avvenimenti siano simili a quelli delle grandi estinzioni del passato. Se l’uomo non fermerà la sua corsa, le cose potranno soltanto peggiorare. E una nuova estinzione di massa non è così improbabile come potremmo pensare. 

Tuttavia, l’umanità ha anche qualcosa che dinosauri, meteoriti e vulcani non possedevano. Conosciamo il passato. Sappiamo quello che è accaduto e che ci aspetta se continueremo su questa strada. E questo ci rende estremamente più saggi. Dal passato possiamo imparare e possiamo rimediare. Siamo la causa dei grandi cambiamenti climatici che sono in atto, ma forse possiamo anche esserne la cura. L’eccezione all’estinzione.

 

Federica Vanzani

 

   

Incendio in California e scioglimento dei ghiacciai alpini (www.nationalgeographic.it)

 

Murales apparso nella notte tra il 25 e il 26 aprile a Londra un’opera attribuita allo street artist Banksy: un bambino con in mano un cartello del gruppo di ecologisti Extinction Rebellion

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