La violenza
continua a crescere in tanti paesi del sud del mondo,
che stanno scoppiando sotto la pressione della povertà,
della corruzione, della mancanza di segni
concreti di speranza.
Ecco due casi che in questi giorni i nostri
fratelli brasiliani ci chiedono con forza di
diffondere.
Chiediamo a voi tutta la solidarietà e l'intervento
attivo in una campagna di
pressione per Valdenia e una campagna
di pressione per Saverio, rivolte ciascuna alle istituzioni competenti. |
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La
situazione di Valdenia e i perchè delle minacce di morte
rivolte a lei
Lettera
al Governatore dello Stato di São Paulo (Geraldo
Alckmin)
del
29 settembre 2003
In
questa lettera il Centro di Diritti Umani Sapopemba
(della città di São Paulo) formalizza l’accusa di
varie violazioni dei diritti umani alla polizia
militare e civile.
Alla
base dell’azione c’è la preoccupazione grave per
la vita di Valdênia Aparecida Paulino, avvocato che
da sempre lavora tra gli esclusi della periferia est
della città e che ultimamente si è esposta in modo
forte e coraggioso in parecchie denuncie formali alla
polizia. Attualmente Valdênia è scortata dalla
polizia federale e probabilmente dovrà uscire dal
Brasile per garantire la sua incolumità.
Oltre
a questa lettera, l’associazione nazionale
brasiliana dei Centri di Difesa dei Bambini e
Adolescenti sta promuovendo una campagna di pressione
diretta a tutti i livelli di autorità federali,
statali e locali.
E’
urgente unirci a questa campagna di pressione: le
denunce alla polizia hanno portato
membri delle associazioni impegnate per la
difesa dei diritti umani ad una soglia di pericolo e
tensione molto alta. Inoltre hanno esposto la
popolazione povera, che per la prima volta in modo così
coraggioso ha saputo uscire dall’omertà e dalla
sopportazione silenziosa.
La
lettera al governatore di São Paulo è stata
consegnata personalmente dall’arcivescovo di São
Paulo, dom Claudio Hummes.
Eccone
parte della traduzione:
São
Paulo, 29 de Setembro de 2003.
Excelentíssimo
Senhor Governador do Estado de São Paulo
Geraldo
Alckmin
Il
Centro di Diritti Umani di Sapopemba (CDHS), con sede
in via Vicente Franco Tolentino 45, Pq. Sta Madalena,
São Paulo SP, insieme agli enti sociali, ai movimenti
popolari e alle chiese sotto citate, viene
rispettosamente ad informare su alcune situazioni di
violazione dei diritti umani nella regione di
Sapopemba, nella città di São Paulo, perchè siano
assunte le misure necessarie.
I – La breve lista di casi che citiamo corrisponde
ad un esempio dei tanti altri di violazione dei
diritti umani:
1)
JOÃO
MARTINS RIZZI,
29 anni, e THIAGO HENRIQUE DO PRADO, 18 anni, vittime di omicidio il 7 Agosto
1999, accusati: Poliziotti Militari
2)
JOSÉ
NUNES DO NASCIMENTO
e EDNALDO
SANTOS, vittime di omicidio il 29 Marzo 1999,
accusati: Poliziotti Militari
3)
FÁBIO
FERREIRA DA SILVA,
20 anni, vittime di omicidio il 15 Marzo 2002,
accusato: un Poliziotto Militare
4)
CARLOS
FERNANDES DE SOUZA,
26 anni, vittima di omicidio il 13 Settembre 2002,
accusati: Poliziotti Civili - DENARC;
5)
ADEMIR
PEREIRA DE LIMA,
17 anni, vittima di omicidio il 12 Marzo 2003,
accusato: un Poliziotto Militare;
6)
ANTÔNIO
RODRIGUES COSTA,
19 anni, vittima di omicidio il 23 Aprile 2003,
accusati: Poliziotti Civili – Squadra Anti-Sequestro
(DAS);
7)
DANIEL
LOPES DA SILVA,
16 anni, vittima di omicidio il 21 Giugno 2003,
accusato: un Poliziotto Militare (arrestato). La
fidanzata di Daniel è stata vittima di stupro da
parte dello stesso poliziotto;
8)
RENATO
DA COSTA SABINO,
19 anni, vittima di omicidio il 14 Agosto 2003,
accusati: Poliziotti Militari;
9)
ADEMILSON
CORREA DOS SANTOS,
33 anni, vittima di omicidio il 21 Agosto 2003,
accusati: Poliziotti Civili (GOE);
10)
ROBSON
ELOY, 25 anni, vittima di omicidio il 20 Settembre
2003, accusato: un Poliziotto Civile;
11)
FLÁVIO
SOARES DA SILVA, 17 anni, portatore di handicap
fisico: aggressione alla sua integrità fisica da
parte di Poliziotti Militari della Ronda Escolar il 2
Dicembre 2002;
12)
NELSON
FERREIRA DIAS, 22 anni, vittima di sequestro il 10
Aprile 2003, accusati: Poliziotti Civili. Merita
riconoscimento l’azione rapida della Corregedoria da
Policia Civil (equipe guidata dal Dr. Emílio), che ha
arrestato in flagrante l’accusato;
13)
JANDIRA
OLIVEIRA AZEVEDO e suo marito LEOCLÉCIO
ZUBEM DE AZEVEDO; e, WAGNER
MAURÍCIO MOREIRA BELENS. Vittime di: invasione di
domicilio, tortura, arresto illegale e calunnia il 24
Aprile 2003; accusati: Poliziotti Civili - Squadra
Anti-Sequestro (DAS). Le vittime soffrono ancora
intimidazioni e minacce.
14)
GENI
CONCEIÇÃO LAURINDO,
55 anni, e sua figlia SUELI
APARECIDA LAURINDO, 27 anni, vittime di invasone
di domicilio e abuso di autorità il 24 Abrile 2003,
accusati: Poliziotti Civili;
15)
MARIA
TEREZA FERREIRA DE LIMA,
23 anni, il 17 de Junho de 2003, all’epoca
gravida (con la pancia già grande), fu vittima di
tortura (lesione corporale dolosa, minaccia e abuso di
autorità), accusati: Poliziotti Militari;
16)
CARLA
GARCIA DOS SANTOS,
35 anni, vittima di minacce di aggressione, ingiurie
il 24 Aprile 2003, con conesguenza l’aborto; acusato:
un Poliziotto Civile;
17)
FÁBIO
FERREIRA DE LIMA,
22 anni, vittima di invasione di domicilio e tortura,
nei giorni 26
Maggio 2003
e 17 Giugno
2003; acusati: Poliziotti Militari;
18)
CARLOS
HENRIQUE DOMINGUES SANTANA,
15 anni, e VAGNER FERREIRA DE LIMA, 16 anni, vittime di lesioni corporali il 17
Giugno 2003, acusati: Poliziotti Militari;
19)
ADEMIR
PEREIRA DA SILVA,
42 anni, vittima di tortura il 10 Agosto 2003,
accusati: Poliziotti Militari;
20)
TERESINHA
PATRÍCIO DA SILVA,
vittima di ingiurie e minacce di morte, in agosto
2003, accusati: Poliziotti Militari;
21)
VALDÊNIA
APARECIDA PAULINO,
36 anni, Avvocata, impegnata nella Difesa dei Diritti
Umani, sta subendo minacce di morte, ingiuria,
diffamazione e calunnie da parte di Poliziotti
(Civili e Militari), specialmente aggravatesi dopo il
7 giugno 2003 (data del primo processo pubblico in
Sapopemba) e per questo sta ricevendo la protezione
della Polizia Federale, determinata dal Segretario
Nazionale dei Diritti Umani.
22)
PADRE
CLÁUDIO DE OLIVEIRA,
Parroco della parocchia Nossa Senhora das Graças, nel
Jardim Elba, sta subendo minacce da parte dei
Poliziotti (Civili e Militari) specialmente
aggravatesi dopo il 7 giugno 2003 (data del primo
processo pubblico in Sapopemba).
II – Udienze Pubbliche in Sapopemba
Per
tutte queste situazioni, il 7 giugno 2003 è stata
realizzata un’udienza pubblica con la presenza di
diversi organi e autorità, anche internazionali, per
ascoltare le vittime dell’azione arbitraria della
Polizia in Sapopemba.
Il
12 agosto 2003, nella seconda udienza pubblica, venne
in Sapopemba tra le altra autorità del Potere
Legislativo di São Paulo, il Segretario Speciale di
Diritti Umani
Nilmário Miranda, per ascoltare le vittime e
installare la Commissione di Protezione ai difensori
dei diritti umani.
Il
20 settembre, alla terza udienza pubblica, alla
presenza del Procuratore Generale di Giustizia dello
Stato di São Paulo Dr.
Luiz Antônio Guimarães Marrey, furono designati
dei Procuratori di giustizia per seguire alcune di
queste situazioni.
Questi
gravi problemi sono appesantiti dal fatto che il
distretto di Sapopemba ha deficit evidenti nelle aree
di educazione, sanità, cultura e divertimento. Senza
considerare l’indice di disoccupazione e la sndrome
di insicurezza di cui la gente soffre, sentendosi
abbandonata dal Potere Pubblico.
L’assenza
di potere pubblico ha generato il controllo
dell’area da parte del crimine organizzato e
collegato ad alcuni poliziotti, evidenziando la
corruzione e il regolamento di conti che i poliziotti
fanno con i trafficanti.
La
Comunità di Sapopemba si sente orfana, spaventata e
insicura, costretta tra due pareti sempre più alte
che si stanno stringendo, distruggendo la speranza di
giustizia che era riposta nello Stato.
Segnaliamo
i vari tentativi di suicidio e l’indice di
depressione tra le madri e gli adolescenti della
regione. (...)
Mettiamo
in risalto sopratutto la gravità delle minacce di
morte, delle calunnie e diffamazioni rivolte alla dott.
Valdênia Aparecida Paulino da parte di alcuni
Poliziotti che divulgano dicerie tendenziose sulla sua
integrità morale.
(...)
Cordialmente,
L’
Equipe del Centro di Diritti Umani di Sapopemba
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Ecco
la lettera da spedire alle autorità competenti
in Brasile
per
appoggiare la situazione di Valdenia e della sua
gente
(ricordatevi
di firmare e specificare la città di
provenienza):
In
questa lettera si fa pressione sul Governo dello
Stato di São Paulo, denunciando la situazione
grave di Valdenia e chiedendo che tutti i
crimini denunciati da lei e dalla gente di
Sapopemba vengano appurati. Si chiede inoltre la
protezione a Valdenia e agli altri testimoni
implicati, l'allontanamento cautelare dei
poliziotti sospettati e condanne significative
per tutti i casi riconosciuti colpevoli.
Ricordiamo che l'impunità è uno degli aspetti
più gravi della giustizia brasiliana; la
polizia locale fa molto conto sul potere che le
è garantito dalle armi e dai rapporti di
fiducia con il sistema giudiziario. Inoltre la
formazione della polizia brasiliana è militare,
per cui gli agenti scendono in strada come
soldati assoldati contro un nemico da reprimere.
La stessa polizia civile viene spesso coinvolta
in questo schema di corruzione e impunità. Non
aiuta certo il sistema penale, con carceri
strapiene e nessun tipo di misura rieducativa.
La miseria e la mancanza di opportunità
chiudono il cerchio, lasciando ben poche
alternative a sterili cammini di violenza. In
questo contesto è urgente recuperare il ruolo
dello Stato e ridare fiducia alla gente: la
politica garantisca nuova fiducia nelle
istituzioni e l'educazione di base restituisca
la voglia di partecipare.
Prezado Senhor/a,
atè na Itàlia estão chegando notìcias de violência,
corrupção, intimidação e ameaças de morte
por parte da Polìcia Militar e Civil a
integrantes das Associações de Defesa dos
Direitos Humanos. Sofremos junto à situação
da população pobre, quando atè o poder pùblico
se torna opressor e pouco digno de confiança.
Dirigimo-nos a V.Exa. para
denunciar fatos de enorme gravidade que ameaçam
a vida de uma da advogadas do CEDECA Mônica Paião
Trevisan, conhecido como CEDECA Sapopemba,
situado na Zona Leste da capital paulista.
Dra. Valdênia Aparecida
Paulino, advogada do CEDECA Sapopemba e do CDDHS
– Centro de Defesa dos Direitos Humanos de
Sapopemba, tem realizado inúmeras denúncias do
envolvimento de policiais civis e militares de São
Paulo na prática de crimes de prisão ilegal,
tortura, roubo, extorsão, abuso de poder, invasão
de domicílio e seqüestro realizados nos
bairros da Zona Leste paulistana.
Há
tempos Dra. Valdênia e defensores de direitos
humanos daquela região de São Paulo tem tido a
coragem e honradez de levar às autoridades as
informações das arbitrariedades, crimes e
covardia daqueles que usurpam o poder legítimo
do Estado para fins hediondos. Tais denúncias são de conhecimento da estrutura de
Segurança Pública do Estado de São Paulo e da
corporação policial militar deste Estado.
Em
função disto, Dra. Valdênia tem recebido
“recados” de terceiros e ameaças telefônicas
dando conta que a mesma “iria subir” ou
“iria dar baixa”, numa clara ameaça à sua
vida.
O Estado democrático não
comporta esse tratamento aos defensores de
direitos humanos, sobretudo quando as ameaças a
seu trabalho possam vir de operadores do Estado.
Sob pena de que omissões neste momento resultem
em crimes maiores e com mais vítimas, faz-se
imprescindível a adoção de medidas em caráter
EMERGENCIAL.
Ao tempo que
solidarizamo-nos com Dra. Valdênia e com todas
as vítimas e
familiares ameaçados, reivindicamos:
-
A célere e profunda apuração dos crimes
denunciados;
-
O afastamento cautelar dos policiais envolvidos;
-
Proteção à Dra. Valdênia
Paulino e às testemunhas dos crimes
denunciados e a seus familiares;
-
Responsabilização legal
exemplar de todos os envolvidos.
Outrossim,
solicitamos que as Associações de Direitos
Humanos operantes no Brasil atravès da ANCED
sejam informadas sobre as medidas porventura
adotadas.
Atenciosamente,
|
Ecco
gli indirizzi a cui è bene inviare la lettera
di cui sopra:
Gabinete
do Governador do Estado de São Paulo -
secretàrio: amadeira@sp.gov.br
Segreteria
di 'Segurança Pùblica', al segretario
Saulo de Castro de Abreu Filho : seguranca@sp.gov.br
Associação Nacional dos centros de defesa da
crinaça e Adolescente: anced@terra.com.br
Movimento
Nacional Direitos Humanos: olmar@mndh.org.br
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La
situazione di p. Saverio e i motivi delle minacce di morte
rivolte a lui
Relazione
degli avvenimenti del giorno 7 ottobre
nelle
Unità di detenzione degli adolescenti infrattori (UNIS
e UNIP) – Cariacica - ES
Il
7 ottobre 2003, attorno alle 10.45 ricevetti una
telefonata dal sig. Toninho, direttore tecnico dell’ICAES,
informandomi che era in atto una ribellione nella UNIS
e UNIP. Gli adolescenti trattenevano cinque guardie
carcerarie come ostaggi. Pur sapendo della mia
insoddisfazione riguardo ad una seria politica di
accompagnamento degli adolescenti infrattori, il sig.
Toninho mi chiedeva aiuto per risolvere il conflitto
in atto.
Andai
subito all’unità di detenzione. Arrivando,
incontrai il colonnello Rodrigues, che ha accompagnato
con molta discrezione e rispetto tutte le fasi del
dialogo con gli adolescenti.
Appena
seppi che gli adolescenti avevano assassinato uno
degli altri detenuti, dissi che non avrei fatto
nessuna negoziazione: quel crimine barbaro mi
indignava e pregiudicava la lotta in favore di riforme
pedagogiche e strutturali dentro l’unità.
Alcuni
adolescenti, serrando un coltello al collo delle
guardie carcerarie, rivendicavano la presenza della
stampa, di un giudice e del direttore dell’ICAES.
Risposi che non ci sarebbe stata nessuna concessione e
che l’unica promessa che avrei potuto fare era di
seguire le perquisizioni da parte della truppa
speciale perchè non ci fosse violenza o umiliazioni.
Inoltre,
di fronte alle loro grida, dissi agli adolescenti che
la Pastoral do Menor non sarebbe entrata nell’unità
se non avessero consegnato immediatamente gli ostaggi
e se non si fossero arresi. Arrivai a dire che avrei
spaccato i lucchetti e sarei entrato personalmente
nell’unità a ritirare gli ostaggi. Il signor
Toninho e il colonnello Rodrigues hanno seguito tutti
i miei discorsi con gli adolescenti all’interno.
Dopo circa 15 minuti, attorno alle 11.50, gli
adolescenti aprirono le porte, consegnarono gli
ostaggi e mi lasciarono entrare. Entrai da solo. Chesi
al colonnello Rodrigues di non accompagnarmi in questo
primo momento.
Davanti
al corpo dell’adolescente assassinato mi indignai
con loro. Dissi ancora una volta che non avrei mai
accettato una barbarità come quella. Che la vita è
un dono di Dio e nessuno ha il diritto di toglierla.
Poi
con calma dissi agli adolescenti di ritirarsi nelle
loro celle e comunicai che ci sarebbe stata la
perquisizione del Battaglione di Missioni Speciali.
Mi
accorsi subito che la ribellione aveva coinvolto solo
alcune celle della UNIP. La UNIS e quattro celle della
UNIP non avevano partecipato. Uscii dall’unità e
chiesi che la truppa, nel fare la perquisizione, non
esagerasse, non ordinasse agli adolescenti di
denudarsi e che la perquisizione fosse fatta solo
nella UNIP, in rispetto agli adolescenti che non si
erano coinvolti.
La
truppa entrò nella UNIP e ordinò agli adolescenti,
cella per cella, di mantenere le mani sulla testa e
con la faccia contro la parete. Poi i soldati
cominciarono a perquisire gli adolescenti, ordinando
che, sempre a piccoli gruppi, andassero fino
all’altra parete del cortile, togliendosi tutti i
vestiti, rimanendo completamente nudi.
Protestai,
ricordando l’accordo che avevamo fatto. Il
Sottosegretario di Giustizia mi disse di non
interferire perchè quelle erano le procedure della
truppa. Feci registrare la mia protesta e rimasi in
silenzio, seguendo seduto tutta la perquisizione.
Pur
già perquisiti, gli adolescenti dovettero restare
seduti, con la faccia alla parete e le mani sulla
testa, durante tutto il tempo di permanenza della
truppa nell’unità.
Terminata
la perquisizione degli adolescenti della UNIP, fu la
volta degli adolescenti delle altre unità che, pur
non avendo partecipato alla ribellione, subirono lo
stesso trattamento nel cortile della UNIP.
Finita
la perquisizione di tutti gli adolescenti, i soldati
cominciarono quella delle celle.
Come sempre, distrussero gli oggetti personali, buttando tutto per
terra. Alla fine di tutto, insistetti per entrare
nelle celle e constatare personalmente la confusione
lasciata dai soldati.
Al momento di ridistribuire gli adolescenti nelle celle, fu chiesta la
presenza delle guardie carcerarie per annotare i nomi
degli adolescenti, cella per cella. La guardia gridava
il numero della cella e gli adolescenti che ci
vivevano si alzavano, con le mani sulla testa. Fu lì
che cominciò il maggior conflitto. Tutti i soldati
che si trovavano nella UNIS si diressero fino alla
UNIP e cominciarono a gridare ordinando agli
adolescenti di correre, a gruppi, fino alle loro
celle. Inoltre, alcuni soldati battevano con forza il
bastone per terra, come segno evidente di
intimidazione.
Reclamai dicendo che non c’era necessità che corressero. Chiesi che
gli adolescenti potessero camminare e che i poliziotti
smettessero di gridare. Fu lì che il tenente che
comandava l’operazione mi chiese di allontanarmi,
perchè stavo disturbando il suo lavoro.
Risposi che il suo lavoro non era di umiliare gli adolescenti, ma di
perquisirli e rimetterli in cella, rispettando i
limiti della legge. Il tenente chiese che io me ne
andassi, ma non accettai. Lui uscì a chiamare il
colonnello Rodrigues perchè mi dicesse di andarmene.
Il colonnello mi chiese molto educatamente di restare
tranquillo. Il tenente disse che non avrebbe
continuato l’operazione se io non fossi uscito.
Inoltre ordinò agli adolescenti che ancora restavano
nel cortile di alzarsi e andare alla parete, con le
braccia stese verso l’alto.
Decisi di sedermi e restare in silenzio, dicendo che avrei fatto una
relazione su tutto quello che stava succedendo e che
avrei informato le autorità dello Stato. Il tenente
rispose che non gli interessava un bel niente di
questa relazione e che avrei potuto inviarla a
chiunque, perchè non lo preoccupava.
Rimasi seduto, davanti a quello spettacolo ridicolo dei poliziotti che
gridavano all’orecchio degli adolescenti perchè
corressero fino alle loro celle.
Il tenente, che aveva completamente perso il controllo di sè, passava
di cella in cella e chiedeva agli adolescenti che già
erano stati sistemati di starsene in piedi, con la
faccia contro la parete di fondo della cella. A un
certo punto tolse dalla cintura una bomboletta di
spray irritante e cominciò a spruzzarlo nelle celle e
contro gli adolescenti seduti nel cortile. Faceva lo
stesso con quelli che, sotto le grida dei poliziotti,
correvano fino alle loro celle. Davanti a quel gesto,
tornai a protestare. Tutti i poliziotti coprivano la
mia voce con le loro grida. I cani, mantenuti
vicinissimi agli adolescenti, erano sempre più
spaventati. Abbaiavano molto e tentavano di mordere
gli adolescenti.
Sollecitei il colonnelo Rodrigues perchè facesse qualcosa, ma non fece
nulla.
Uscii per chiedere aiuto a Silvana (prsidente dell’ICAES) e al signor
Toninho (direttore tecnico).
Mi ascoltarono subito, ma quando arrivammo alla porta
di entrata due poliziotti ci impedirono il passaggio
dicendo che per ordine del tenente nessuno poteva
entrare. I poliziotti stessi stavano uscendo
dall’unità perchè non sopportavano più il gas
irritante. Gli adolescenti tossivano molto, alcuni di
loro vomitavano. La mia gola era irritata e gli occhi
rossi. Mi diressi con i direttori fino alla sala di
coordinamento, da cui per telefono feci contatto con i
rappresentanti di altri enti perchè sollecitassero
l’intervento delle autorità dello Stato.
Arrivò così all’unità il Segretario e il Sottosegretario di
Giustizia e in seguito la Segretaria di Azione
Sociale.
CONSIDERAZIONI
FINALI
Condanno
vigorosamente la morte di Ronilson, barbaramente
assassinato da alcuni colleghi dell’unità di
detenzione. Come dissi agli adolescenti, contesto
tutti i tipi di violenza, indipendentemente dagli
autori e dalle eventuali motivazioni.
La
situazione era già stata controllata prima
dell’entrata della truppa. Gli adolescenti erano
radunati nelle loro unità. Non ci fu scontro.
Pertanto, la truppa doveva limitarsi a perquisire gli
adolescenti e le loro celle.
Durante
tutta l’azione nelle unità, i poliziotti furono
aggressivi, fecero uso di espressioni volgari,
ironizzarono e umiliarono gli adolescenti. Quando
stavano togliendosi i vestiti, un soldato umiliò un
adolescente dicendo che aveva mutandine da donna.
Durante
l’operazione alcuni soldati facevano commenti a voce
alta sullo Statuto dei Bambini e Adolescenti, sulle
concessioni offerte agli adolescenti, sul ruolo delle
organizzazioni di diritti umani, per provocarmi.
Rispetto il diritto di ciascuno di manifestare la sua
opinione, ma non erano quelli il momento e il luogo
adatti.
La truppa deve compiere il suo dovere nei limiti della legge,
indipendentemente dal fatto che i soldati concordino o
meno. Inoltre, per tutto il tempo il tenente diceva
che una volta chiamata, la truppa deve agire a suo
modo. La truppa non può agire nel modo che
preferisce, ma in accordo con la legge. Nella legge
non c’è spazio per violenza e umiliazione.
I soldati sono agenti statali. Non possono perdere la dignità morale e
soprattutto non possono assumere gli stessi
atteggiamenti degli adolescenti. Anche se fossero
davanti ad un ‘bandito’ o ad un ‘animale’,
come dicevano per tutto il tempo, devono comportarsi
come agenti dello Stato.
Nessuno ha concesso alla truppa la licenza di punire. La punizione è di
competenza della direzione dell’unità, in
collaborazione con il giudice. Alla truppa compete il
ruolo di evitare le fughe, calmare le ribellioni e
realizzare le ricerche e le perquisizioni.
Io,
a differenza di quello che fu riportato dalla stampa,
non fui chiamato dagli adolescenti, ma dal direttore
tecnico che, nell’ICAES, rappresenta lo Stato. Andai
alle unità per compiere la missione di aiutare lo
Stato a liberare gli ostaggi, evitando qualsiasi
conflitto e soprattutto atti di violenza ai danni di
chiunque. Compii la mia missione imponendo agli
adolescenti la mia autorità morale.
Gli
adolescenti ascoltarono le mie richieste senza che
occorresse negoziare con loro. Durante tutta la fase
delle trattative nessun adolescente mi mancò di
rispetto. Lo fecero, invece, agenti dello Stato
(alcuni poliziotti della truppa) con un’azione
volgare, violenta e truculenta davanti ai miei occhi,
senza alcuna necessità, visto che gli adolescenti si
erano già arresi.
Devo
ammettere che, se da un lato ci fu rispetto nei miei
confronti da parte degli adolescenti che per i
poliziotti sono ‘animali’, dall’altro non posso
dire lo stesso da parte di alcuni poliziotti militari.
Infine
voglio sottolineare che, in altre operazioni che ho
accompagnato, la truppa si era comportata in modo
eccellente. Pertanto, è possibile dislocare alle unità,
quando fosse necessario, persone con un controllo
emotivo sufficiente per compiere il loro valido
compito nei limiti della legge.
Questa
esperienza mi ha dato la possibilità di verificare la
verità delle dichiarazioni che gli adolescenti fanno
riguardo al comportamento del Battaglione di Missioni
Speciali, dichiarazioni che corrispondono anche a
quelle fatte dal personale interno al sistema
penitenziario.
Da
qui la necessità di stabilire che, quando possibile,
membri di entità di difesa dei diritti della persona
umana possano accompagnare l’azione della truppa per
evitare eccessi e per preservare la truppa da false
accuse degli adolescenti.
Vitória,
8 ottobre 2003
Pe.
Savério Paolillo
Pastoral
do Menor
Anche
in seguito a questa denuncia (probabilmente la goccia
che ha fatto traboccare il vaso), p. Saverio si trova
attualmente minacciato di morte.
La
Pastoral do Menor e i Movimenti per i Diritti Umani ,
in riunione con la Segreteria di Giustizia, presentano
proposte verso una soluzione pacifica dei conflitti
nelle unità:
-
concedere
la visita dei familiari degli arrestati alle
domeniche, iniziando il 26 ottobre 2003
-
installare
rubinetti per garantire acqua potabile agli
arrestati
-
separare
immediatamente UNIS e UNIP
-
aumentare
il numero di ore per l’ “ora d’aria”
-
trasferire
il controllo dell’ICAES alla Segreteria del
Lavoro e Azione Sociale
Le
associazioni firmatarie di questo appello in favore di
p. Saverio e di queste proposte sono:
Arquidiocese
de Vitória, MNDH - Movimento Nacional de Direitos
Humanos, CADH – Centro de Apoio aos Direitos Humanos
do Espírito Santo, CDDH - Centro de Defesa dos
Direitos Humanos de Serra,
CDDH de Vila Velha, CPDDH de Cariacica e de João
Neiva,
CJP
– Comissão de Justiça e Paz da Arquidiocese de Vitória,
Pastoral Carcerária da Arquidiocese de Vitória,
Pastoral do Menor da Arquidiocese de Vitória, Cáritas
Arquidiocesana de Vitória, Missionários Combonianos,
Centro de Defesa da Criança e Adolescente “Jean
Alves da Cunha”, Irmãs Milicianas, CDDH REGIONAL
SUL “ PEDRO REIS”, Associação de Mães e
Familiares de Vítimas da Violência, Centro de Estudo
da Cultura Negra, Conselho Estadual de Direitos
Humanos, Comissão de Direitos Humanos da Assembléia
Legislativa, Comissão de Direitos Humanos da Câmara
Federal, Associação de Pastores Evangélicos da
Grande Vitória, Aliança Evangélica Brasileira,
Conselho Nacional de Igrejas Cristãs, Comitê pela ética
e combate à corrupção de Itapemirim, Fórum Evangélico
de São Gabriel da Palha , Movimento Trabalhadores
Rurais Sem Terra, Movimento Nacional de Meninos e
Meninas de Rua, Fórum Reage Espírito Santo.
|
Ecco
la lettera da inviare alle autorità competenti,
in cui comunichiamo che siamo a conoscenza dei
fatti e chiediamo che la persona di p. Saverio
venga protetta e le violenze della polizia
vengano punite e arginate.
Ricordati
di mettere la data e la provenienza, firma anche
questa lettera, e poi inviala a:
Luiz
Moulin gabinete@sejus.es.gov.br
Rodney Miranda secretario@sesp.es.gov.br
Paulo Hartung governador@es.gov.br
Centro
de Defesa dos Direitos Humanos: cddh@terra.com.br
Prezado senhor,
estamos
acompanhando com muita preocupação a
situação de violência
na UNIP e UNIS de Cariacica - ES - e ficamos
assustados pela impreparação e agressividade
fora dos limites da lei por parte do Batalhão
de Missões Especiais na operação do dia 7 de
Outubro 2003. Estamos tambèm preocupados pela
vida do pe. Xavier Paolillo, que recebeu outras
ameaças de morte, provavelmente em seguida à
atuação de defesa dos direitos humanos naquela
e em outras ocasiões.
Pedimos
portanto que as autoridades reajam e garantam a
resolução nãoviolenta dos conflitos,
protejendo a vida de quem se oferece como
observador e mediador nessas operações.
Gratos,
esperamos uma resposta e uma ràpida mudança.
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English
Version - Valdenia
Letter
to Geraldo Alckmin,
Governor
of the State of São Paulo
September
29th, 2003
In
this letter, the Centre for Human Rights
of Sapopemba (in the town of São Paulo)
officializes the accusation to Military
and Civil Police, charging them with
several violations of human rights.
The
official action of the centre is due to a
serious concern for the life of Valdênia
Aparecida Paulino, a lawyer who has always
worked among the exluded of eastern
outskirts in São
Paulo, and who has recently exposed herself in a strong and brave way
through various formal denouncements to
the Police. Valdênia is currently being
escorted by Federal Police, and she will
likely be forced to leave the country to
guarantee her personal safety.
Besides
this letter, the Brazilian National
Association of Defence Centres for
Children and Adolescents is promoting a
pressure campaign that is directed to any
federal, state and local authority.
Joining
this pressure campaign is absolutely
necessary and urgent: the denouncements to
the Police brought some members of the
associations engaged in the defence of
human rights to a very serious and
dangerous situation. Also, these
denouncements exposed poor people, that
for the first time managed to abandon
conspiracy of silence and silent endurance
in such a brave way.
The
letter to the Governor of the State of São
Paulo was personally delivered by dom
Claudio Hummes, Archbishop of São Paulo.
The
text that follows is an extract of the
translation:
São
Paulo, 29 de Setembro de 2003
Excelentíssimo
Senhor Governador do Estado de São Paulo
Geraldo Alckmin
The Centre for Human Rights of Sapopemba (CDHS), based
in Rua Vicente Franco Tolentino 45, Pq.
Sta Madalena, São Paulo SP, together with
the social organisations, popular
associations and churches listed below,
respectfully reports some evident
violations of human rights in the district
of Sapopemba, in the town of São Paulo,
and asks for the necessary measures to be
immediately taken.
I
– The short list we report just
describes some examples of various
violations of human rights:
1)
JOÃO
MARTINS RIZZI,
29 years old, and THIAGO HENRIQUE DO PRADO, 18 years old, murdered on August 7th,
1999. The accused are military policemen;
2)
JOSÉ
NUNES DO NASCIMENTO
and EDNALDO SANTOS, murdered on March 29th, 1999. The accused are
military policemen;
3)
FÁBIO
FERREIRA DA SILVA,
20 years old, murdered on March 15th,
2002. The accused is a military policeman;
4) CARLOS FERNANDES DE SOUZA, 26 years old, murdered on September 13th, 2002. The accused are civil
policemen – DENARC;
5)
ADEMIR
PEREIRA DE LIMA,
17 years old, murdered on March 12th,
2003. The accused is a military policeman;
6)
ANTÔNIO
RODRIGUES COSTA,
19 years old, murdered on April 23rd,
2003. The accused are civil policemen –
Anti-Kidnap Squad (DAS);
7)
DANIEL
LOPES DA SILVA,
16 years old, murdered on
June 21st, 2003. The accused is a
military policeman (who was arrested).
Daniel’s girlfriend was raped by the
same policeman;
8)
RENATO
DA COSTA SABINO,
19 years old, murdered on August 14th,
2003. The accused are military policemen;
9)
ADEMILSON
CORREA DOS SANTOS,
33 years old, murdered on
August 21st, 2003. The accused are
civil policemen (GOE);
10) ROBSON
ELOY, 25 years old, murdered on
September 20th, 2003. The accused is a
civil policeman;
11) FLÁVIO
SOARES DA SILVA, 17 years old,
physically handicapped: he was assaulted
by military policemen of the Ronda Escolar
on December 2nd, 2002;
12) NELSON
FERREIRA DIAS, 22 years old, kidnapped
on April 10th, 2003. The accused are civil
policemen. The
prompt and quick action of Corregedoria da
Policia Civil deserves special
acknowledgements: the squad led by Dr. Emílio
managed to arrest the accused red-handed;
13) JANDIRA
OLIVEIRA AZEVEDO,
her husband LEOCLÉCIO
ZUBEM DE AZEVEDO and WAGNER
MAURÍCIO MOREIRA BELENS underwent
house-breaking, torture, illegal arrest
and slander on April 24th, 2003. The
accused are civil policemen –
Anti-Kidnap Squad (DAS). Victims are
still subjected to intimidations and
threats.
14) GENI
CONCEIÇÃO LAURINDO,
55 years old, and her daughter SUELI
APARECIDA LAURINDO, 27 years old,
underwent house-breaking and misuse of
authority on April 24th, 2003. The accused
are civil policemen;
15) MARIA
TEREZA FERREIRA DE LIMA,
23 years old, tortured (corporal injury,
threat and misuse of authority) on June
17th, 2003, while pregnant (her
pregnancy was evident with the naked eye).
The accused are military policemen;
16) CARLA
GARCIA DOS SANTOS,
35 years old, was insulted and threatened
with death on April 24th, 2003, and
consequently aborted. The accused is a
civil policeman;
17) FÁBIO
FERREIRA DE LIMA,
22 years old, underwent house-breaking and
torture on May 26th
and June 17th,
2003. The accused are military policemen;
18) CARLOS
HENRIQUE DOMINGUES SANTANA,
15 years old, and VAGNER
FERREIRA DE LIMA, 16 years old, were
subjected to corporal injuries on June
17th, 2003. The accused are military
policemen;
19) ADEMIR
PEREIRA DA SILVA,
42 years old, tortured on August 10th,
2003. The accused are military policemen;
20) TERESINHA
PATRÍCIO DA SILVA,
insulted and threatened with death in
August 2003. The accused are military
policemen;
21) VALDÊNIA
APARECIDA PAULINO,
36 years old, lawyer engaged in defence of
human rights, is undergoing death
threats, insults, defamation and slander
by civil and military policemen; these
menaces worsened especially after June
7th, 2003 (date of the first public
trial in Sapopemba). For this reason she
is being protected by Federal Police,
after a measure established by National
Secretary for Human Rights.
22) PADRE
CLÁUDIO DE OLIVEIRA,
parish priest of the Parish of Nossa
Senhora das Graças, in Jardim Elba, is
undergoing threats by civil and
military policemen; these menaces worsened
especially after June 7th, 2003 (date
of the first public trial in Sapopemba).
II
– Public hearings in Sapopemba
To
put an end to all these dramatic
situations, on
June 7th, 2003, a public hearing was held
in the presence of various national and
international organs and authorities, who
could finally listen to victims of the
arbitrary action of the Police in
Sapopemba.
On
August 12th, 2003, several other
Legislative Power authorities of São
Paulo took part in the the second public
hearing: among these, the Special
Secretary of Human Rights Nilmário
Miranda, who came in Sapopemba to
listen to the victims bearing witness and
institute a Protection Commission for the
defenders of human rights.
On
September 20th, during the third public
hearing, law attorneys were appointed to
follow and investigate on some cases; the
Attorney General of the State of São
Paulo, Dr.
Luiz Antônio Guimarães Marrey,
was present at the hearing.
This
serious situation is worsened by the
evident lack of structures and
organisation of this district in the
educational, health, cultural and leisure
sectors; also, it must be borne in mind
the high rate of unemployment and the
great insecurity that afflicts people in
Sapopemba, who feel abandoned by public
authorities.
The
absence of strong public powers led to the
growing development of criminal
organisations, that now control the entire
area and are linked to rotten fringes of
Police; corruption and settlements of
accounts between policemen and traffickers
are common phenomena.
The
Community of Sapopemba feels deprived,
frightened and insecure, pressed between
two walls which are becoming narrower and
narrower, destroying any hope of justice
that had been placed in the State.
In
particular, we want to point out several
attempts of suicide and a high rate of
depression among mothers and teenagers of
this district.
(...)
Above
all, we want to lay emphasis on the
seriousness of death threats, slander and
defamation addressed to Dr. Valdênia
Aparecida Paulino by some policemen, who
are divulging tendentious rumours about
her integrity. (...)
Sincerely,
The
Center for Human Rights of Sapopemba Team
Here
is the letter to send to proper
Brazilian authorities,
for
supporting Valdênia and her people
(please
remember to sign and indicate where
you are writing from):
In
this letter we intend to put
pressure on the Government of the
State of São Paulo, denouncing the
serious situation of danger Valdenia
is living in, and asking that all
crimes which were denounced by
people in Sapopemba are verified.
Then we are asking protection for
Valdenia and for the other witnesses
involved, precautionary removal for
any of the suspected policemen, and
significant condemnations for every
accused whose guilt has been
demonstrated. We would like to point
out that impunity is one of the
worst aspects of Brazilian Justice:
local Police relies on the power
guaranteed by weapons and confidence
relationships with Judicial System.
Then, Brazilian policemen receive a
military training, so they act daily
in the streets as soldiers recruited
against an enemy to put down. Even
Civil Police is often involved in
this scheme of corruption and
impunity, and Criminal System, with
overfull prisons and no re-education
measures, certainly does not help
solving this situation. Misery and
lack of opportunity complete this
alarming picture, as they leave few
alternatives to vain violent choices.
In this context, recovering the role
of the State and giving back new
confidence to people is essential
and urgent: Politics must guarantee
reliance on institutions and
Education must give back a new wish
to take part in public life.
Prezado
Senhor/a,
atè
na Itàlia estão chegando notìcias
de violência, corrupção, intimidação
e ameaças de morte por parte da Polìcia
Militar e Civil a integrantes das
Associações de Defesa dos Direitos
Humanos. Sofremos junto à situação
da população pobre, quando atè o
poder pùblico se torna opressor e
pouco digno de confiança.
Dirigimo-nos a V.Exa. para denunciar fatos de
enorme gravidade que ameaçam a vida
de uma da advogadas do CEDECA Mônica
Paião Trevisan, conhecido como
CEDECA Sapopemba, situado na Zona
Leste da capital paulista.
Dra.
Valdênia Aparecida Paulino,
advogada do CEDECA Sapopemba e do
CDDHS – Centro de Defesa dos
Direitos Humanos de Sapopemba, tem
realizado inúmeras denúncias do
envolvimento de policiais civis e
militares de São Paulo na prática
de crimes de prisão ilegal,
tortura, roubo, extorsão, abuso de
poder, invasão de domicílio e seqüestro
realizados nos bairros da Zona Leste
paulistana.
Há tempos Dra. Valdênia e defensores de direitos humanos daquela região
de São Paulo tem tido a coragem e
honradez de levar às autoridades as
informações das arbitrariedades,
crimes e covardia daqueles que
usurpam o poder legítimo do Estado
para fins hediondos. Tais denúncias são de conhecimento da
estrutura de Segurança Pública do
Estado de São Paulo e da corporação
policial militar deste Estado.
Em
função disto, Dra. Valdênia tem
recebido “recados” de terceiros
e ameaças telefônicas dando conta
que a mesma “iria subir” ou
“iria dar baixa”, numa clara
ameaça à sua vida.
O Estado democrático não comporta esse tratamento
aos defensores de direitos humanos,
sobretudo quando as ameaças a seu
trabalho possam vir de operadores do
Estado. Sob pena de que omissões
neste momento resultem em crimes
maiores e com mais vítimas, faz-se
imprescindível a adoção de
medidas em caráter EMERGENCIAL.
Ao
tempo que solidarizamo-nos com Dra.
Valdênia e com todas as vítimas e
familiares ameaçados,
reivindicamos:
1.
A célere e profunda apuração dos crimes denunciados;
2.
O afastamento cautelar dos policiais envolvidos;
3.
Proteção à Dra. Valdênia Paulino e às testemunhas dos
crimes denunciados e a seus
familiares;
4.
Responsabilização legal exemplar de todos os
envolvidos.
Outrossim, solicitamos que as Associações de
Direitos Humanos operantes no Brasil
atravès da ANCED sejam informadas
sobre as medidas porventura adotadas.
Atenciosamente,
|
Please
send the letter above to these
addresses:
Gabinete
do Governador do Estado de
São
Paulo - secretàrio:
amadeira@sp.gov.br
Segreteria
di 'Segurança Pùblica', al
segretario
Saulo de Castro de Abreu Filho :
seguranca@sp.gov.br
Associação Nacional dos centros de
defesa da crinaça e Adolescente: anced@terra.com.br
Movimento
Nacional Direitos Humanos: olmar@mndh.org.br
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English
version - Saverio
REPORT
ON THE INCIDENTS OF THE 7TH
OCTOBER IN THE CUSTODY
UNITS
OF THE INFRINGING TEENAGERS (UNIS AND UNIP)
CARIACICA-ES
On 7th October 2003, at about 10.45 I received a phone call
from Mr Toniho, the technical director of
ICAES, informing me that a rebellion in
the UNIS and UNIP was taking place. The
teenagers were holding five prison guards
as hostages. Even though he knew of my
dissatisfaction about a serious
accompanying politics of the infringing
teenagers, Mr Toniho was asking me for
help to solve the conflict which was on.
I went immediately to the custody unit. Arriving there, I met Colonel
Rodigrues, who accompanied
with a lot of discretion and respect all
the phases of the dialogue with the
teenagers.
As soon as I came to know that the teenagers had murdered one of the
other prisoners, I said I would not
conduct any negotiations: that barbarous
crime was arousing my indignation and was
prejudicial to the struggle in favour of
pedagogical and structural reforms inside
the unit.
Some teenagers, with a knife on the neck of the prison guards, demanded
the presence of the press, of a judge and
of the director of the ICAES. I answered
that there would be no concessions and
that the only promise I could make was to
follow the searches of the special troops
so that there could not be any violence or
humiliations.
Besides, in front of their shouts, I told the teenagers that the Pastoral
do Menor would not go into the
unit unless they would immediately release
the hostages and surrender. I even said
I would break the padlocks and I
would personally go into the unit to take
the hostages. Mr Toniho and Colonel
Rodrigues followed all my talks with
the teenagers inside. After about 15
minutes, at about 11.50, the teenagers
opened the doors, released the hostages
and let me go inside. I went inside alone.
I asked Colonel Rodrigues not to accompany
me in this first moment.
In front of the body of the
teenager who had been killed I got angry
with them. I said another time that I
would never accept such a barbarism, that
life is a gift from God and nobody has the
right to take someone’s life.
Then with calm I told the teenagers to withdraw in their cells and I let
them know that there would be the search
from the Special Mission Battalion.
I realised immediately that the rebellion had involved only some cells of
the UNIP. The UNIS and four cells of the
UNIP had not participated in it. I went
out of the unit and asked that the troops
did not exaggerate during the search,
without asking the teenagers to undress; I
also asked the search to take place only
in the UNIP, with respect for the
teenagers who had not got involved.
The troops went into the UNIP and ordered the teenagers, cell by cell, to
keep their hands on their heads with their
faces against the wall. Then the soldiers
began to search the teenagers ordering
them to go, always in small groups, to the
other wall of the yard, taking off all
their clothes, remaining completely naked.
I protested, remembering the agreement we had made. The Undersecretary of
Justice told me not to interfere because
those were the procedures of the troops. I
had my protest registered and I remained
silent, following all the search sitting
down.
Even though they had already been searched, the teenagers had to remain
seated, with their faces against the wall
and the hands on their heads, during all
the period of the stay of the unit troops.
When the search of the teenagers of the UNIP was finished, it was the
turn of the teenagers of the other units
who, even though they had not participated
in the rebellion, were subjected to the
same treatment in the yard of the UNIP.
Once the search of all the teenagers was over, the soldiers started the
one of the cells.
As usual, they destroyed the personal belongings, by turning everything
upside down. At the end of everything, I
insisted on going into the cells and I
verified personally the confusion left by
the soldiers.
At the moment of redistributing the teenagers in the cells, the presence
of the prison
guards was
demanded in order to write down the
teenagers’ names, cell by cell. The
guard cried the number of the cell and the
teenagers who lived there got up, with
their hands on their heads. It was there
that the major conflict started. All the
soldiers who were in the UNIS went up to
the UNIP and started to cry, ordering the
teenagers to run, in groups, to their
cells. Moreover, some soldiers beat the
sticks to the ground with violence, as an
evident sign of intimidation.
I complained saying that it was not necessary they should run. I asked
the teenagers to be allowed to walk and
the policemen to stop shouting. It was at
that moment that the lieutenant who was in
command of the operation asked me to go
away, because I was disturbing his work.
I answered that his work was not to humiliate the teenagers, but to
search them and send them back to their
cells, by respecting the limits of the law.
The lieutenant asked me to go, but I did
not accept. He went out to call Colonel
Rodrigues so that he would tell me to go.
The colonel asked me very politely to be
calm. The lieutenant said he would not
continue the operation unless I would go
out. Besides, he ordered the teenagers who
were still in the yard to get up and go to
the wall, with their arms stretched
upwards.
I decided to sit down and keep silent, saying I would write a report on
everything that was happening and I would
inform the State authorities. The
lieutenant replied that he was not
interested at all in this report and that
I could send it to anyone, because he was
not worried about it.
I remained seated, in front of that ridiculous show of the policemen who
cried in the ears of the teenagers so that
they would run to their cells.
The lieutenant, who was completely out of control, passed from one cell
to the other and asked the teenagers who
had already been settled in to stand up,
with their faces against the back wall of
the cell. At a certain moment he took out
of his belt an aerosol of irritant spray
and started to sprinkle it in the cells
and against the teenagers sitting in the
yard. He did the same with those who,
under the shouts of the policemen, were
running to their cells. In front of that
gesture, I protested again. All the
policemen were covering my voice with
their screams. The dogs, kept very close
to the teenagers, were more and more
frightened. They barked a lot and tried to
bite the teenagers.
I insisted that Colonel Rodrigues should do something, but he did not do
anything.
I went out to ask Silvana ( the president of ICAES) and Mr Toniho(the
technical director) for help.
They listened to me immediately, but when we arrived at the entrance door
two policemen prevented us from entering
saying that by order of the lieutenant
nobody could go inside. The policemen
themselves were going out of the unit
because they could not bear the irritant
gas any more. The teenagers were coughing
a lot, some of them were sick. My throat
was irritated and my eyes red. I went with
the directors down –up to the
coordination room, from which by telephone
I contacted the representatives of other
organizations so that they would request
the State authorities to intervene.
Therefore the Secretary and the Undersecretary of Justice arrived to the
unit and later the Secretariat of Social
Action.
FINAL CONSIDERATIONS
I strongly condemn the death of Ronilson, who was barbarously murdered by
some colleagues of the custody unit. As I
said to the teenagers, I protest against
any form of violence, independently from
the authors and from any reasons.
The situation had already been controlled before the entrance of the
troops. The teenagers were gathered in
their units. There was no clash. Therefore,
the troops had just to search the
teenagers and their cells.
During all the action in the units, the policemen were aggressive, they
used vulgar expressions, they were ironic
and they humiliated the teenagers. When
they were taking off their clothes, a
soldier humiliated a boy saying that he
was wearing women’s panties.
During the operations some soldiers commented loudly on the Children and
Adolescents’ Statute, on the concessions
given to the teenagers, on the role of the
organisations of the human rights in order
to provoke me. I respect the right of
anybody of expressing his own opinion, but
that was neither the right moment nor the
right place.
The troops must do their duty within the law limits, independently of the
fact that the soldiers agree or not.
Besides, the lieutenant went on saying
that once the troops have been called,
they have to act their way. The troops
cannot act the way they prefer, but in
agreement with the law. In the law there
is no room for violence or humiliation.
Soldiers are state officers. They cannot lose their moral dignity and
above all they cannot put on
the same attitudes as the teenagers. Even though they were in front of a
“criminal” or an “animal”, as they
went on saying all the time, they have to
behave as state officers.
Nobody has given the troops the liberty of punishing. Punishment is under
the competence of the direction of the
unit, together with the judge. The troops
have the duty of avoiding escapes, calming
down rebellions and doing researches and
searches.
Unlike what was reported by the press, I was not called by the teenagers
but by the technical director who, in the
ICAES, represents the State. I went to the
units to accomplish the mission of helping
the state to release the hostages ,
avoiding any conflicts and above all any
acts of violence at the expenses of anyone.
I accomplished my mission by imposing my
moral authority on the teenagers.
The teenagers listened to my requests without having to negotiate with
them. During the negotiations none of the
teenagers was disrespectful. On the
contrary, the state officers (some
policemen of the troops) were
disrespectful with a vulgar violent
truculent action under my eyes, without
any necessities, since the teenagers had
already surrendered.
I must admit that, if from one side there was respect towards me from the
teenagers who for the policemen are “animals”,
from the other side I cannot say the same
from some military policemen.
Finally I want to underline that, in other operations that I accompanied,
the troops had behaved in an excellent
way. Therefore it is possible to station
to the units, should it be necessary,
people with an emotional control
sufficient to carry out their valid task
within the law limits.
This experience gave me the possibility of verifying the truth of the
statements that are made by the teenagers
as to the behaviour of the Special Mission
Battalion, statements which correspond
also to those made by the staff inside the
penitentiary system.
Hence the necessity of establishing that, when possible, members of
organisations of defence of the rights of
the human person can accompany the action
of the troops in order to avoid excesses
and to preserve the troops from false
accusations of the teenagers.
Vitòria, 8th October 2003
Pe.
Savério Paolillo
Pastoral do Menor
Also in consequence of this denunciation (probably the last straw), p.
Saverio is at present threatened of death.
The Pastoral do Menor and the Movements for the Human Rights, together
with the Justice Secretariat, are making
proposals towards a pacific solution of
the conflicts in the units:
1.
granting the visit of the relatives of the people under arrest on Sundays,
starting from 26th October
2003.
2.
installing water taps to grant drinkable water to the people under arrest
.
3.
separating immediately UNIS and UNIP
4.
increasing the number of hours for the “air times”.
5.
transferring the control of
ICAES to the Secretariat of Work and
Social Action.
The
associations subscribers of this appeal in
favour of p. Saverio and of these
proposals are:
Arquidiocese de
Vitória, MNDH - Movimento Nacional de
Direitos Humanos, CADH
Centro de Apoio
aos Direitos Humanos do Espírito Santo,
CDDH
Centro de Defesa
dos Direitos Humanos de Serra,
CDDH de Vila Velha
CPDDH de
Cariacica e de João Neiva,
CJP – Comissão
de Justiça e Paz da Arquidiocese de Vitória,
Pastoral Carcerária da Arquidiocese de
Vitória, Pastoral do Menor da
Arquidiocese de Vitória, Cáritas
Arquidiocesana de Vitória, Missionários
Combonianos, Centro de Defesa da Criança
e Adolescente “Jean Alves da Cunha”,
Irmãs Milicianas, CDDH REGIONAL SUL “
PEDRO REIS”, Associação de Mães e
Familiares de Vítimas da Violência,
Centro de Estudo da Cultura Negra,
Conselho Estadual de Direitos Humanos,
Comissão de Direitos Humanos da Assembléia
Legislativa, Comissão de Direitos Humanos
da Câmara Federal, Associação de
Pastores Evangélicos da Grande Vitória,
Aliança Evangélica Brasileira, Conselho
Nacional de Igrejas Cristãs, Comitê pela
ética e combate à corrupção de
Itapemirim, Fórum Evangélico de São
Gabriel da Palha , Movimento Trabalhadores
Rurais Sem Terra, Movimento Nacional de
Meninos e Meninas de Rua, Fórum Reage Espírito
Santo.
Here is the letter to be sent to the relevant authorities, in which we
communicate that we have learnt about the
facts and ask that the person of p.
Saverio is protected and the violence of
the police is punished and checked.
Remember to put the date and the place of origin,
sign also this letter and then send it to:
Luiz Moulin gabinete@sejus.es.gov.br
Rodney Miranda secretario@sesp.es.gov.br
Paulo Hartung governador@es.gov.br
Centro de Defesa dos Direitos Humanos: cddh@terra.com.br
Prezado
senhor,
estamos
acompanhando com muita preocupação
a situação de violência na UNIP e UNIS de Cariacica - ES -
e ficamos assustados pela impreparação
e agressividade fora dos limites da
lei por parte do Batalhão de Missões
Especiais na operação do dia 7 de
Outubro 2003. Estamos tambèm
preocupados pela vida do pe. Xavier
Paolillo, que recebeu outras ameaças
de morte, provavelmente em seguida
à atuação de defesa dos direitos
humanos naquela e em outras ocasiões.
Pedimos portanto que as autoridades reajam e garantam
a resolução nãoviolenta dos
conflitos, protejendo a vida de quem
se oferece como observador e
mediador nessas operações.
Gratos, esperamos uma resposta e uma ràpida mudança.
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