“Io sono l’altro”. Questo era il titolo del campo a cui abbiamo partecipato e la frase che ci ha accompagnato in ogni singolo momento vissuto. L’ALTRO è la parte di noi che ancora non conosciamo e ci fa paura; sono i compagni con cui siamo partiti e abbiamo condiviso praticamente tutto; sono le persone che ci hanno accolto; i volti e le storie di ragazzi e giovani adulti migranti che abbiamo incontrato e ascoltato, che ce l’hanno fatta, ma anche il ricordo di chi, purtroppo, non c’è più. NOI SIAMO L’ALTRO.
Liberarsi dalle interferenze, non avere paura del diverso, ascoltare senza giudicare e aprirsi all’incontro con l’altro sono i pensieri che ci hanno accompagnato durante l’esperienza che, come piccolo gruppo di “Giovani in missione”, abbiamo vissuto alla fine del mese di luglio. Le giornate erano divise principalmente in due momenti. Durante le mattinate davamo una mano all’interno di un’associazione dell’Istituto Don Calabria che si occupa di protezione, inclusione e accoglienza di minori stranieri non accompagnati. Con i ragazzi incontrati abbiamo trascorso ore di dialogo e condivisione, ma anche di spensieratezza: giochi di società con l’obiettivo di avvicinarli un po’ alla lingua italiana; ore ai fornelli per preparare torte e piatti tipici della loro cucina da assaggiare tutti insieme; passeggiate alla scoperta del centro storico di Palermo e giornate al mare tra tuffi e partite a pallavolo. Nei pomeriggi, invece, abbiamo avuto l’opportunità di conoscere e confrontarci con alcune realtà locali che si occupano di immigrazione e emarginazione sociale. Abbiamo approfondito gli aspetti giuridico-legislativi legati al mondo dell’immigrazione con un’operatrice legale presso la CLEDU (Clinica legale per i diritti umani). Ci siamo avvicinati alla tematica della tratta grazie alla testimonianza di Suor Valeria, che opera nei centri di ascolto della Caritas di Palermo.
Attraversando le strade del quartiere Ballarò siamo stati ospitati da Moltivolti, ristorante siculo-etnico che permette di scoprire il mondo a tavola con all’interno uno spazio dedicato a progetti di inclusione sociale e lotta alla povertà. Siamo stati accolti a Danisinni, quartiere quasi “dimenticato” della città di Palermo, dove Fra Mauro porta avanti un importante progetto di riqualificazione urbana e di riscatto sociale. Siamo salpati con la barca di Lisca Bianca, organizzazione che promuove l’inclusione sociale e lavorativa di giovani svantaggiati, e abbiamo potuto ascoltare la storia di vita di Kadjia, una giovane ragazza madre approdata con sua figlia a “La Zattera” cinque anni fa. “La Zattera” accoglie giovani adulti migranti, e non solo, che qui possono trovare un luogo sicuro, una casa. Arrivano, si fermano e quando sono pronti proseguono il loro viaggio, il viaggio della vita, verso altre mete così come i figli, ormai adulti, lasciano la propria casa.
Infine, abbiamo vissuto un importante momento di festa con la comunità che per una settimana è stata il nostro approdo; un evento a cui hanno preso parte anche decine e decine di giovani provenienti da ogni parte del mondo o quasi con cui abbiamo condiviso balli e canti dai ritmi e suoni africani e arabeggianti. Non sono, però, mancati anche momenti di riflessione e di silenzio, particolarmente intensi e toccanti da un punto di vista interiore e personale vissuti al cimitero dei Rotoli, di fronte a delle semplici croci senza nomi e senza volti in memoria di tutti coloro che decidono di attraversare il mare e che purtroppo non ce la fanno, e a San Martino alle Scale, in un luogo di raccoglimento e preghiera dove ci siamo confrontati e messi in ascolto di noi stessi. Istanti in cui abbiamo avuto la possibilità di guardarci dentro, di affrontare le paure che quotidianamente ci bloccano, di confrontarci con questioni con cui ancora non riusciamo a fare i conti e di liberarci, all’inizio forse con un po’ di vergogna ma senza alcun giudizio, esternando alcuni pensieri da condividere con gli altri. In poco tempo abbiamo fatto diverse esperienze e conosciuto tantissime persone: abbiamo dialogato, ci siamo messi in ascolto, abbiamo condiviso, ci siamo confrontati e grazie all’incontro con l’Altro abbiamo aperto i nostri orizzonti e iniziato ad abbattere le nostre barriere.