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Natale per un'antropologia redenta

L'umanità non può più rimanere indifferente, dovrà maturare nella sua partecipazione democratica alla vita socio-politica, come cittadini impegnati e informati che prendono parte allo sviluppo del loro Paese.

Il cammino del discepolo/a del Signore continua con il dono della esortazione apostolica "Querida Amazonia", definita dai rappresentanti della REPAM (= Rete Panamazzonica) - Cardinale Claudio Hummes, cardinale Pedro Barreto e Mauricio López - "un dono dalla periferia al centro", "un volto concreto che porta vita, che apre nuove possibilità" e che pone l’uomo "di fronte all’urgenza di una vera crisi climatica". In quest’ottica, la REPAM invita a lottare innanzitutto per i diritti dei popoli indigeni, tutelandone la dignità e la varietà culturale, formando “comunità pienamente cristiane con il loro volto amazzonico”.

L'Amazzonia rappresenta per la Chiesa un "laboratorio politico-pastorale" che spinge a una rinnovata presa di coscienza dei cattolici contro i rischi del capitalismo, i cui effetti più violenti si manifestano in modo sconvolgente in quel luogo concreto, dove "le sofferenze dei popoli amazzonici derivano - ha ben sintetizzato Vatican News - da uno stile di vita imperiale, in cui la vita è considerata semplice merce e le disuguaglianze finiscono per essere sempre più rafforzate"; mentre, "i popoli indigeni possono aiutare a comprendere l’interconnessione delle cose manifestando che la cooperazione a livello mondiale è possibile ed è urgente".

L'Italia, culturalmente e geograficamente lontanissima dall'Amazzonia, sembra aver colto questo messaggio, come testimoniano il magistero di alcuni vescovi e l'impegno conseguente di organismi laicali come Rinascita Cristiana e le Comunità "Laudato Si'", promosse dal vescovo di Rieti Domenico Pompili insieme a Carlo Petrini, fondatore e animatore di Slow Food.

Entrambi Papa Francesco li ha voluti nominare nel Sinodo perché stanno lanciando le comunità “Laudato Si’” nelle città, nei quartieri, nelle piccole realtà italiane, come opportunità di rielaborazione del pensiero e diffusione delle prassi proposte dal Pontefice, e quale contributo alla conoscenza e alla diffusione dei messaggi dell’enciclica verde di Bergoglio dentro e fuori le comunità cristiane. 

A questo proposito, e con il Natale alle porte, Bergoglio chiede di ribaltare la prospettiva e di non chiederci "Cosa posso comprare", piuttosto "Cosa posso dare agli altri". La battaglia al consumismo è sempre stata tra le priorità di Francesco. Questi sono momenti in cui serve ribadirlo: "Quanta gente passa la vita solo ad accumulare, pensando a stare bene più che a fare del bene. Ma com'è vuota una vita che insegue i bisogni, senza guardare a chi ha bisogno! Se abbiamo dei doni, è per essere noi stessi dono".

Oggi i nemici di una società basata sulla dignità della persona umana e i diritti di tutti i popoli non sono gli impoveriti che bussano alle nostre porte, ma coloro che li impoveriscono; non sono gli affamati che cercano una vita migliore altrove, ma chi crea situazioni di fame e di insicurezza tra i popoli.
A questo proposito ricordiamo le parole di Papa Francesco che nella sua ultima enciclica dichiara che : "Persistono oggi nel mondo numerose forme di ingiustizia, nutrite da visioni antropologiche riduttive e da un modello economico fondato sul profitto, che non esita a sfruttare, a scartare e perfino ad uccidere l’uomo. Mentre una parte dell’umanità vive nell’opulenza, un’altra parte vede la propria dignità disconosciuta, disprezzata o calpestata e i suoi diritti fondamentali ignorati o violati" (FT 22).

Ma c'è di più; siamo di fronte a sfide di portata mondiale, come la minaccia della fine della vita umana organizzata sulla terra a causa dei cambiamenti climatici causati dall'essere umano e di cui la deforestazione dell'Amazzonia da una parte, e il covid-19 dall'altra, sono segni tangibili ed estremamente pericolosi.

Di fronte a tutto ciò, l'umanità non può più rimanere indifferente; né può semplicemente delegare la sue istanze così vitali alle autorità del momento; bensì, dovrà maturare nella sua partecipazione democratica alla vita socio-politica, come cittadini impegnati e informati che prendono parte allo sviluppo del loro Paese.

É di poche ore fa la notizia che in Gran Bretagna la giustizia ha riconosciuto l'inquinamento atmosferico colpevole della morte avvenuta nel 2013, di una bambina di 9 anni che viveva in una palazzina dormitorio affacciata su una strada molto trafficata della periferia di Londra (cfr Avvenire 16.12.2020).

Da questo punto di vista il Natale acquista tutta una sua luce, e ci dona speranza e fiducia nelle nostre capacità umane di trasformare il mondo, nella misura in cui, però, sappiamo coglierne il cammino, quello stesso che lo Spirito che guida la storia di questo mondo creato e amato da Dio Padre/Madre, ci va indicando.

Questo cammino ce lo ricorda Papa Francesco con la sua enciclica Fratelli Tutti: sviluppare una antropologia di appartenenza e di comunione. Ciò è anche espresso nei vangeli, che ci riferiscono di un'antropologia basata sul vivere insieme, sull'appartenenza alla famiglia umana, sul senso di fratellanza e sorellanza universale da coltivare al fine di conseguire il bene di tutti e per tutti.
Questa è la via che conduce a Dio, che passa attraverso il riconoscimento del valore che hanno tutti gli esseri e l'accettazione di una vita comune con loro.

L'individualismo, che per troppo tempo è apparso come la caratteristica stessa dell'esistenza cristiana, ne è in realtà la falsificazione. Gesù Cristo è venuto per riunire coloro che erano divisi.
Egli ha fatto cadere il muro di separazione ed ha posto le fondamenta di una fraternità universale, cioè più forte di tutte le separazioni e di tutte le ostilità (Ef 2,14). Non vi è fede viva se non si entra in questo dinamismo di comunione, lottando contro le ingiustizie, il razzismo o il disprezzo dei poveri, senza aver loro fatto sperimentare nello stesso tempo la forza che il cristiano riceve dalla potenza della comunione.

Ora questa forza viene dalla coscienza di essere stati stabiliti per grazia cooperatori di Dio nell'opera della creazione e di partecipare al movimento di fraternità che Cristo ha inserito nella storia con il suo Amore liberatore. Solamente così la comunità dei discepoli/e di Gesù Cristo potrà testimoniare che la Chiesa non è un movimento chiuso, una setta che separa, ma una famiglia dove ci si ama, dove ogni persona può trovare lo Spirito che fa vincere l'odio, il disprezzo o la paura.

Accogliamo allora il Signore che viene, chiediamogli che ci svegli dal sonno, a vivere con gli occhi ben aperti, a saper leggere i segni dei tempi che viviamo, e a impegnarci nella promozione della vita, di tutta la vita, di ogni essere vivente, contro ogni forma di distruzione e di morte provocata dai poteri forti di questo mondo.

P. Antonio D'Agostino, mccj

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