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Un missionario racconta la situazione della Chiesa in Cina

Così lontani, così vicini

“Mamma, Gesù’ e’ così buono! Perché non posso dire che gli voglio bene?” Questa domanda fatta da una bambina di sette anni, ha spezzato il cuore di Xiao Ming, mamma di tre figli, rimasta senza più risposte adatte per evitare ai figli la dolorosa verità: nella scuola e nella società, come Cattolici, essi sono e saranno discriminati e penalizzati. Un giorno, forse anche perseguitati. Xiao Ming, con il volto un lacrime, mi chiedeva: “Come posso spiegare ai miei figli così piccoli la ragione del tenere nascosta la loro fede a scuola e con i loro amici perché questo non e’ ammesso dalle autorità? Come posso insegnare loro a stare zitti su tutto quello che facciamo in famiglia come cristiani per non avere problemi in classe? Quali danni stiamo facendo alla loro salute mentale e spirituale?”

I bambini comunque percepiscono già con chiarezza quello che sta succedendo. La più piccola ha detto a Xiao Ming: “Mamma, nel compito devo scrivere cosa abbiamo fatto nel weekend, ma non scrivo che abbiamo partecipato ad un matrimonio in parrocchia, perché questo non possiamo dirlo, vero?”. Vero. E devono tenersi la collanina con la croce che amano tanto nel cassetto, senza poterla indossare. O avere celebrazioni Eucaristiche a porte chiuse, e non per via del Covid ma per non dare nell’occhio. Nonostante tutte le rassicurazioni del Governo sulla libertà religiosa in Cina, i cristiani sono costretti a mantenere un basso, anzi, bassissimo profilo per poter sopravvivere. Sembra sempre più un clima da catacombe.

Quella attuale non è una situazione nuova nella storia millenaria della Chiesa, che ha sempre avuto problemi turbolenti con il potere politico. Quello che fa male è che gli accordi tra la Santa Sede ed il Governo (firmati nel 2018 e rinnovati nel 2020) avevano dato l’illusione della possibilità di normalizzazione della presenza della Chiesa nella società cinese, che negli ultimo ventennio aveva già fatto molto a livello culturale, sociale e caritativo. Ma le recenti “Misure amministrative riguardanti il personale religioso” e le “Norme sulle attività religiose straniere nella Repubblica popolare cinese”, che proibiscono qualsiasi coinvolgimento di missionari stranieri nella vita della Chiesa, hanno definitivamente sigillato il potere assoluto del Partito Comunista sulla Chiesa Cinese che vede la Chiesa solo come uno strumento per portare avanti le sue politiche. Secondo queste norme, i cattolici, oltre ad amare la patria, devono anche “sostenere la leadership del Partito comunista cinese, sostenere il sistema socialista, praticare i valori socialisti fondamentali, aderire al principio di indipendenza e autogestione delle religioni in Cina”.
 
La Chiesa cinese avrebbe desiderato tanto poter partecipare attivamente e lealmente alla costituzione e sviluppo della vibrante società cinese forte dei valori evangelici e mantenendo la propria identità spirituale. Nei decenni passati, la Chiesa in Cina aveva costruito una rete di caritativa capillare per la cura di coloro che erano rimasti fuori dal grande sviluppo economico del Paese, come orfani, disabili, anziani, studenti poveri.
Purtroppo, ora il margine di azione sociale delle comunità cristiane è minimo. La chiusura di opere educative ed assistenziali, badate bene, e’ avvenuto ben prima che la pandemia abbia messo il definitivo sigillo sul controllo totale del Partito sulle sue attività. Vescovi e sacerdoti, il volto più visibile e quindi più preso di mira dal Partito, sono ora costretti a fare salti mortali per tenere insieme patriottismo e fedeltà al Vangelo, sapendo di essere controllati costantemente, 24/7, dalle forze di sicurezza.

Eppure, in questa situazione così complessa, i cattolici in Cina continuano con “creativo coraggio”, come direbbe papa Francesco, il loro cammino di fede. Per via delle restrizioni e controlli, pregano più nelle famiglie che nelle chiese. Nonostante la censura, continuano a postare online materiale che riguarda la fede. Appena possono, fanno di tutto per organizzare incontri di formazione. Anche se non possono esprimersi, pensano e vedono la realtà con una narrativa diversa da quella ufficiale. Il governo ha chiuso la maggioranza delle strutture caritative e proibito il finanziamento esterno, ma la gente continua a prendersi cura dei bisognosi usando i loro mezzi. Nonostante la politica della sinizzazione della Chiesa voluta dal Partito, si sentono parte vivente del Corpo di Cristo guidato da Pietro. E desiderano imparare e capire più in profondità la loro fede, soprattutto i giovani.

Noi missionari cerchiamo in maniere diverse, anche se da lontano, di accompagnare il loro cammino. In questo momento così difficile (per via del Covid ma soprattutto per le draconiane politiche religiose) non sabbiamo cosa ci sarà permesso fare in futuro: non possiamo più permetterci di fare programmi a lungo termine. Quello che e’ chiaro e’ che non potremo più accompagnare la Chiesa Cinese come protagonisti ---non c'e’ più permesso--- , ma semplicemente come fratelli.

Avremo sempre meno da dare e sempre più da imparare dai Cristiani cinesi.

Un missionario nel mondo cinese

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