Salmo 91
PREGHIERA NELLA GIOIA
Inno liturgico usato per la celebrazione del
sabato. Esprime tutta la gioia di un giorno di festa e la
contemplazione entusiasta di ciò che Dio sa fare per
l’uomo.
È bello dar lode al Signore
e cantare al tuo nome, o Altissimo,

annunziare al mattino il tuo amore,
la tua fedeltà lungo la notte,
sull’arpa e dieci corde e sulla lira, con canti sulla
cetra.
Poiché mi rallegri, Signore, con le tue meraviglie,
esulto per l’opera delle tue mani.
Come sono grandi le tue opere, Signore, quanto profondi i tuoi
pensieri!
L’uomo insensato non intende e lo stolto non
capisce:
se i peccatori germogliano come l’erba e fioriscono tutti i
malfattori,
li attende una rovina eterna: ma tu sei l’eccelso per
sempre, o Signore.
Ecco, i tuoi nemici, o Signore, ecco i tuoi nemici
periranno,
saranno dispersi tutti i malfattori.
Tu mi doni la forza di un bufalo, mi cospargi di olio
splendente.
I miei occhi disprezzeranno i miei nemici, e contro gli iniqui
che mi assalgono
i miei orecchi udranno cose infauste.
Il giusto fiorirà come palma, crescerà come cedro
del Libano;
piantati nella casa del Signore, fioriranno negli atri del nostro
Dio.
Nella vecchiaia daranno ancora frutti, saranno vegeti e
rigogliosi,
per annunziare quanto è retto il Signore:
mia roccia in lui non c’è ingiustizia.
Brano del Vangelo: Gv. 5, 1 - 18
Vi fu poi una festa dei Giudei e Gesù salì a
Gerusalemme. C’è a Gerusalemme, presso la porta
delle Pecore, una piscina, chiamata in ebraico Betzaetà,
con cinque portici, sotto i quali giaceva un gran numero di
infermi, ciechi, zoppi e paralitici. Un angelo infatti in certi
momenti discendeva nella piscina e agitava l’acqua; il
primo ad entrarvi dopo l’agitazione dell’acqua
guariva da qualsiasi malattia fosse affetto. Si trovava là
un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù vedendolo
disteso e, sapendo che da molto tempo stava così, gli
disse: "Vuoi guarire?" Gli rispose il malato: "Signore, io non ho
nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si
agita. Mentre infatti sto per andarvi, qualche altro scende prima
di me". Gesù gli disse: "Alzati, prendi il tuo lettuccio e
cammina". E sull’istante quell’uomo guarì e,
preso il suo lettuccio, cominciò a camminare.
Quel giorno però era un sabato. Dissero dunque i Giudei
all’uomo guarito: "È sabato e non ti è lecito
prender su il tuo lettuccio". Ma egli rispose loro: "Colui che mi
ha guarito mi ha detto: Prendi il tuo lettuccio e cammina". Gli
chiesero allora: "Chi è stato a dirti: Prendi il tuo
lettuccio e cammina?". Ma colui che era stato guarito non sapeva
chi fosse; Gesù infatti si era allontanato, essendoci
folla in quel luogo. Poco dopo Gesù lo trovò nel
tempio e gli disse: "Ecco che sei guarito; non peccare
più, perché non ti abbia ad accadere qualcosa di
peggio". Quell’uomo se ne andò e disse ai Giudei che
era stato Gesù a guarirlo. Per questo i Giudei
cominciarono a perseguitare Gesù, perché faceva
tali cose di sabato. Ma Gesù rispose loro: "Il Padre mio
opera sempre e anch’io opero". Proprio per questo i Giudei
cercavano ancor più di ucciderlo: perché non
soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi
uguale a Dio.
Testimonianza
(dal libro "Il silenzio dei vivi", Elisa Springer, Marsilio
Editori, 1997)
Io ho vissuto per non dimenticare quella parte di me,
rimasta nei lager, con i miei vent’anni.
Ho vissuto per difendere e raccontare l’odore dei morti che
bruciavano nei crematori, per difendere la memoria di tutti i
miei cari e di tanti innocenti, memoria che oggi si tenta ancora
di infangare.
Ho vissuto per raccontare che le ferite del corpo si rimarginano
col tempo, ma quelle dello spirito mai. Le mie sanguinano
ancora.
Nostra è, ancora oggi, e sempre, la sofferenza di quel
tempo, il nostro camminare avanti, fra mille
difficoltà.
Abbiamo vissuto la degenerazione, la nostra “vita
indegna”, ma siamo sopravvissuti, cercando di cancellare la
nebbia e il buio dalla nostra mente.
I nostri figli, tutto questo lo hanno già compreso, lo
portano nel cuore. La nostra sofferenza, il nostro disagio, il
nostro bisogno di riscatto, sono diventati la loro
eredità. I nostri figli soffrono il nostro passato.
I nostri figli soffrono, oggi, il nostro malessere, le nostre
ansie, le nostre paure. Gli altri sappiano che dalle macerie
della nostra esistenza, sono nati loro, i nostri figli, stelle
che abbiamo seguito per tutta la vita, con tutte le forze e che
rappresentavano il riscatto, la vita che continua, nonostante
tutto, la storia che va raccontata, che loro devono
raccontare.
Auschwitz ha rappresentato, per noi, il buio, le nostre stelle
son servite a illuminarlo. A settantesette anni sono tornata ad
Auschwitz-Birkenau.
È stata la rivincita della mia vita sulle miserie della
morte.
Mi sono ritrovata libera di camminare in quel deserto di morte
senza speranza,
libera di piangere la mia solitudine, appoggiandomi
all’uomo che, mai, avrei sperato di conoscere: mio
figlio.
Lui ha compreso il senso della mia esistenza: ho vissuto, per
cinquant’anni, ad Auschwitz all’ombra del Camino.
Da cinquant’anni, una volta all’anno, ritorno a
Vienna, raggiungo il Zentral Friedhof e mi fermo davanti a una
scritta: “Richard Springer, nato 5.11.1879 - morto
28.12.1938, Buchenwald”.
Prego sulla tomba di mio padre, e depongo, ogni volta, una
pietra: la pietra dell’amore e della vita.
Penso che un altro anno è passato ... Il tempo scandisce
la distanza che mi separa dai miei cari, ricordandomi che prima
ancora di morire ho avuto la fortuna di rinascere per vivere.
Da cinquant’anni, ogni anno, mi fermo davanti al portone
della “mia casa”, in Strozzigaße, 32: non ho
più il coraggio di entrare, ma piango.
È strano, ho la sensazione di non essermi mai allontanata,
è come se fossi rimasta lì ad aspettare la mia
vita, il mio domani.
Ripenso a quel quadro appeso all’ingresso: raffigura una
strada, senza inizio né fine, in mezzo a un bosco di
betulle.
Lì ho lasciato il mio Passato. Lì si è
fermato il mio Presente ...
Il mio Domani, adesso, ha gli occhi di mio figlio ...!
LASCIA CHE I TUOI PASSI CORRANO
...
Quando stenti a tenere il passo nel
cammino della vita...
spiega la vela, lascia che il vento la gonfi: il Soffio di Dio ti
condurrà senza fatica
se solo ti manterrai saldo al timone.
Quando gridi verso di Lui dal fondo del tuo abisso, credi che
egli ti ha già preceduto,
non c'è invocazione che vada perduta non c'è
anelito che lui non conosca.
Egli ti ha già colmato d’amore.
E allora canta! Grida di gioia! E lascia che i tuoi passi
corrano ancora lesti sul sentiero della vita.
Là dove Egli ha già costellato di luce il tuo
cammino.. e assaporerai una beatitudine infinita che darà
pace al tuo cuore.
(Anonimo)
Condivisione, preghiere
Gesto, segno
BEATI NOI GIOVANI
Se avremo il coraggio
dell'autenticità
quando falsità e compromesso sono
più comodi: la verità ci renderà liberi.
Se costruiremo la giovinezza
nel rispetto della vita e nell'attenzione
dell'uomo in un mondo malato d'egoismo:
daremo testimonianza di amore.
Se, in una società deturpata
dall'odio
e dalla violenza, sapremo accogliere
e amare tutti, saremo costruttori
e artigiani della pace: "I giovani
e la pace camminano insieme".
Se sapremo rimboccarci le
maniche
davanti al male, al dolore,
alla disperazione: saremo, come Maria,
presenza amica e discreta
che si dona gratuitamente
Se avremo coraggio
di dire in famiglia, nella scuola,
tra gli amici che Cristo è la certezza:
saremo sale della terra.
(Comunità di
Taizè)
PADRE
NOSTRO “DETTO” DA DIO
Figlio mio, che sei in terra
preoccupato, solitario e tentato;
conosco bene il tuo nome e lo pronuncio
santificandolo, perché ti amo.
Non sarai mai solo; io abito in te
e assieme spargeremo il regno
della vita che ti darò in eredità.
Ho piacere che faccia la mia volontà,
infatti io voglio la tua felicità.
Avrai il pane di ogni giorno,
non ti preoccupare; però io ti chiedo
di spartirlo con i tuoi fratelli.
Sappi che ti perdono tutti i peccati,
anche prima che tu li commetta,
ma ti chiedo che anche tu perdoni
a quelli che ti offendono.
E per non soccombere alla tentazione
afferra con tutta la tua forza
la mia mano e ti libererò dal male,
mio povero e caro figlio.
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