Il libro dell'Apocalisse
Il movimento apocalittico
II libro dell'Apocalisse è uno dei libri più ricercati della Bibbia e, allo stesso tempo, quello che suscita maggiormente sentimenti contraddittori: paura e speranza, curiosità e timore, passività e resistenza. Molte volte è usato per spaventare, intimorire e così controllare la gente. La parola "apocalisse" evoca immagini e visioni di catastrofi, guerre, fine del mondo e di solito è usata in senso negativo. Tutto ciò viene alimentato da predicazioni e perfino da film, seguendo una linea di pensiero fondamentalista.
Invece, la parola greca apo-kalypsis significa ri-velazione, togliere il velo, scoprire, e ha un senso positivo. Chiariamo subito un fatto importante: l'apocalisse non è stata scritta per far paura ma per aprire gli occhi, per leggere la realtà in maniera critica e alimentare la nostra speranza.
Affinché ciò possa realizzarsi, facciamo uno sforzo di approfondimento prendendo in considerazione tre aspetti:
• il contesto storico;
• il movimento apocalittico;
• il genere letterario del nostro libro.
Come
spiegare il fenomeno del movimento apocalittico? Che cos'è? Da
che cosa ha origine? Perché, nel periodo dei re, non vi erano
apocalittici ma solo profeti? E perché dopo l'esilio, nel
periodo dei grandi imperi, la profezia prese la forma di apocalisse?
Quale analogia tra la nascita del movimento apocalittico e la
situazione di oppressione che il popolo viveva e ancora vive nei
grandi imperi?
La
fede in Dio, la fedeltà all'Alleanza nel periodo monarchico
era vissuta come impegno in una realtà dove il popolo e ogni
persona si sentivano responsabili. All'origine del movimento
profetico vi è un'esperienza umana molto comune. Quando di
fronte ad una situazione percepiamo di poter fare qualcosa per
trasformarla, dentro di noi nasce un senso di responsabilità,
si fa viva una chiamata: "Non posso rimanere fermo! Devo fare
qualcosa!". E se siamo credenti, la coscienza ci dirà:
"Vai! Dio ti chiama! ". Il movimento profetico nasce da
questa esperienza: poter fare qualcosa per armonizzare i fatti
storici con il Progetto di Dio.
L'esilio
del popolo in Babilonia e la vittoria di Ciro sull'impero babilonese
avevano cambiato la situazione. Ora di fronte all'impero il popolo
sente nella pelle l'incapacità di controllare la
situazione, di cambiare la direzione della storia. Non sono
padroni di nulla, sono senza potere in un mondo senza confini che li
minaccia e li terrorizza. Tutto è sfuggito al loro controllo e
sembra entrato nel caos. I ricchi, le élite, riescono a
trovare un modo di convivere col nuovo potere. I poveri invece sono
in balia degli eventi, nessuno prende le loro difese, sono senza
aiuto. Non sanno a chi aggrapparsi, non hanno più alcuna
risorsa, rimane solo Dio!
Questa
situazione provoca un approfondimento nel modo di esercitare la
profezia e diviene terreno fertile per i più svariati
movimenti. Viene così posto il seme da cui nasce il movimento
apocalittico. Se guardiamo i nostri giorni comprendiamo bene
tutto questo, dal momento che viviamo in una situazione di caos
simile e assistiamo pure al proliferare di movimenti di ogni tipo.
In
epoche di paura, insicurezza, caos, abbandono, con un sentimento di
impotenza di fronte alla forza dell'impero che agisce come un rullo
compressore, ci sono persone che vogliono mantenere la propria fede
nel Dio della vita, che credono alla fedeltà di Dio
all'Alleanza, che mantengono viva la loro speranza, che scommettono
sul Dio che opera meraviglie nella storia a favore dei piccoli e
impoveriti. La realtà di queste persone e di questi piccoli
gruppi diventa il terreno fertile del nuovo movimento apocalittico.
La fede nel Dio della vita, la speranza dell'arrivo del Regno,
l'amore al popolo che soffre sono una forza creatrice potente: dal
terreno fertile della profezia spunta e fiorisce l'apocalittica.
E venne la persecuzione. Era l’anno 95-96 d.C. Molti cristiani pensavano che dopo la persecuzione ordinata da Nerone, avvenuta negli anni 64-65, non ci sarebbe stata altra persecuzione: "Nella persecuzione di Nerone, Dio provò con il fuoco la nostra fedeltà. Ora possiamo aspettare la fine del mondo e la venuta di Gesù per la seconda volta".
Questa era la visione molto comune nelle comunità. Ma venne la persecuzione, e molto più forte! La persecuzione di Nerone si fermò a Roma. Quella di Domiziano si estese per tutto l'impero. Nella prima persecuzione le comunità di Giovanni non furono toccate. Ora erano sulla linea del fuoco.
La persecuzione di Domiziano fu molto dura: non aveva l'obiettivo di fare martiri, ma di provocare diserzioni, apostasia e rinuncia alla fede in Gesù. I cristiani erano attaccati con la seduzione o con il ridicolo, con la paura o con la minaccia, affinché abbandonassero la Chiesa e giurassero fedeltà all'imperatore. Solo quelli che resistevano erano condannati a morte.
Questa persecuzione porta Giovanni in esilio. Egli non muore nella persecuzione, perché la legge romana proibisce di condannare a morte persone con più di 70 anni e meno di 14. Giovanni ha più di 70 anni di età. Perciò non è condannato a morte, ma imprigionato e portato nell'isola di Patmos, isola dei prigionieri politici del mondo greco-romano.
Lì
Giovanni pensa alle sue comunità, sa ciò che sta loro
succedendo. Sa che stanno attraversando momenti molto duri di
repressione. Sa quanti compagni e compagne sono stati assassinati
dall'imperatore. Ma Giovanni sa soprattutto che nelle sue comunità
ci sono i "tiepidi", coloro che si lasciano vincere dalla
paura e rimangono nella comunità senza assumere l'impegno
dell'Evangelo fino alle sue ultime conseguenze. La persecuzione
provoca paura nella comunità, e Giovanni percepisce che la
paura ha la capacità di mettere fine all'Evangelo.
- Ap
2,9: "Tiepidi" sono coloro che vengono dal mondo giudaico
e farisaico, "la sinagoga di Satana"; essi tentano di
ridurre l'Evangelo ad una semplice legge morale, incapaci di vedere
la forza rivoluzionaria che la proposta di Gesù contiene e
che spinge l'imperatore romano a perseguitarli.
- Ap
2,24: "Tiepidi" sono coloro che vengono dal mondo
intellettuale greco, "quelli che sperimentano le profondità
di Satana"; essi vogliono ridurre l'Evangelo ad una dottrina,
ad alcune verità.
- Ap
2,14: "Tiepidi" sono coloro che vengono dal mondo
culturale asiatico, "quelli che insegnano la dottrina di Baal";
essi, abituati ad una religione di miracoli e di misteri, vogliono
ridurre l'Evangelo a celebrazione quasi magica di alcuni riti. Non
li conosciamo tutti: i Nicolaiti, la profetessa Gezabele, e
soprattutto quelli che sono ricchi e non vogliono rischiare tutto
nella persecuzione.
- "Tiepidi"
siamo noi che togliamo la forza irrompente dell'Evangelo per
scappare dal conflitto che ci mette paura. Il tiepido riduce
l'Evangelo a rito, morale, dottrina, religione accondiscendente,
così da evitare ogni persecuzione. Siamo perseguitati a causa
dell'impegno sul pane per tutti, sul servizio agli altri e
specialmente ai più poveri, sul perdono ai nemici, sulla non
violenza e sulla croce, garanzia di vittoria per tutti i crocifissi
della storia.
- "Tiepidi" che Dio vomiterà dalla sua bocca (Ap 3,16).
2. Il movimento apocalittico
II movimento apocalittico è la continuità del movimento profetico. Come ogni esperienza umana, non spunta da un momento all'altro ma ha uno sviluppo graduale.
Epoca persiana, 538-333 a.C.
Nell'epoca
post-esilica, Isaia 40-66 aveva presentato utopie che avevano
generato molta speranza e consolazione, ma che di fatto non
riuscirono a concretizzarsi in una forma di convivenza sociale
egualitaria.
Al
tempo di Neemia (445 a.C.), ma soprattutto con Esdra (398 a.C.), il
potere si era concentrato nelle mani della classe dirigente degli
scribi e dei sacerdoti che, alleati all'impero, avevano condotto il
destino del popolo.
Pian
piano la profezia incontra nuove forme di espressione. La voce dei
piccoli e degli esclusi, che grida e cerca di sopravvivere, si
esprime nei racconti popolari, nella letteratura sapienziale, nei
pellegrinaggi. Le visioni in Is 24-27 e 34-35 e in Ezechiele,
Zaccaria e Gioele creano l'ambiente dal quale nascerà il
futuro movimento. Anche la convivenza con i persiani, che ha portato
i giudei ad assimilare elementi della loro cultura e religione,
porterà in questa direziono.
Epoca ellenistica, 333-63 a.C
La
penetrazione della cultura ellenistica ha minacciato il popolo giudeo
nella sua identità; lo sfruttamento sistematico degli
agricoltori, nel nuovo sistema economico e politico, raggiunse
livelli mai visti prima.
Il
governo dei Seleucidi di Siria, e soprattutto di Antioco IV (175-164
a.C.), minacciò immensa-mente la sopravvivenza della
popolazione. Nella sua smodata sete di potere e guadagno, Antioco
riuscì a corrompere la classe sacerdotale di Gerusalemme.
Appoggiato dal sommo sacerdote Menelao e da un'ambiziosa élite,
occupò il Tempio, impedì il sacrificio perpetuo,
introdusse quella che la Bibbia chiama l'abominazione della
desolazione (Dn 11,31). Iniziò così un periodo di
persecuzione e i sacerdoti, che dovevano essere i difensori del
popolo, ne divennero gli aguzzini.
Il
popolo impoverito fu così minacciato fortemente nella sua
cultura e nella sua fede.
È
in questo contesto che nasce la rivolta dei maccabei (166-134 a.C.).
A
partire da questi avvenimenti, le idee apocalittiche si diffondono
sempre più e sorgono vari movimenti di resistenza tra i poveri
e oppressi: come quelli degli esseni, quelli di farisei e hassidim, i
pii.
Epoca romana, 63 a.C-13 d.C.
A
partire dall'epoca ellenistica, il movimento apocalittico ha prodotto
varie opere letterarie. Nel periodo romano questa letteratura è
abbondante, anche se nella Bibbia entreranno solo i libri di Daniele
e dell'Apocalisse.
Nel
periodo romano, segnato dall'assolutizzazione e dalla divinizzazione
dell'impero e dell'imperatore, periodi molto critici sono stati il
tempo della prima guerra giudaica, con la distruzione di Gerusalemme
(66-70 d.C.), e il tempo della seconda guerra giudaica (135 d.C.). In
quest'epoca il movimento apocalittico è abbastanza forte nelle
comunità cristiane. La dominazione romana con il suo
assolutismo, e l'ideologia dominante con la sua religione imperiale,
minacciano la vita delle piccole comunità cristiane. Queste si
sentono fragili e impotenti di fronte alla seduzione romana e alla
persecuzione che ogni tanto si scatena. La vita delle comunità,
la loro fedeltà devono essere sostenute: il movimento
apocalittico aiuta a togliere il velo che copre la realtà e a
dare forza per sostenere la resistenza e alimentare la speranza.
3. Genere letterario apocalittico
La
letteratura è l'arma che i movimenti adottano per esprimere e
divulgare le loro idee e i loro ideali. Ci sono molti modi di
trasmettere un messaggio: poesia, narrativa, racconti, fumetti, eco.
Nella Bibbia troviamo una varietà di forme per annunciare la
Buona Novella: storia, narrativa, salmo, racconto, proverbio,
sapienza, vangelo, lettera e anche apocalisse. Ogni epoca e ogni
situazione esigono la propria forma.
Sappiamo
che la parola "vangelo" vuoi dire Buona Novella. Apocalisse
è pure un'altra maniera di annunciare la Buona Novella di Dio.
Apo-kalypsis, lo ripetiamo, vuoi dire ri-vela-re, scoprire. La realtà
è coperta dall'ideologia, dalla religione, dalla propaganda; i
saggi a servizio del potere mascherano la verità e in tempo di
crisi colpevolizzano il popolo, gli impoveriti, perfino Dio.
Presentano chi è al potere come salvatore della patria usa un
linguaggio che spaventa, mostra un Dio vendicativo e che castiga,
alimenta utopie illusorie.
Gli
scrittori apocalittici aiutano il popolo ad avere l'occhio
penetrante, che vede i fatti dall'altro lato, il lato che solo lo
sguardo della fede può osservare. Questo sguardo penetrante
osserva sia le cause esterne della situazione di crisi, sia le cause
interne della paura, della mancanza di fede e di speranza. Nel suo
ri-velare la verità della storia, indicando le cause reali
della crisi, l'Apocalisse diventa Buona Notizia. Potremmo
sintetizzare così la Buona Notizia che gli apocalittici
annunciano:
DIO E’ IL SIGNORE DELLA STORIA.
LA STORIA NON E’ USCITA DAI BINARI, PERCHE’ DIO LA CONDUCE.
GLI OPPRESSORI SI ILLUDONO;
ESSI PENSANO DI ESSERE I PADRONI DEI POPOLI E DELL’UNIVERSO,
INVECE SARANNO SCONFITTI.
DIO E’ L’AUTORE DELLA STORIA E RELATIVIZZA IL SUO PIANO SI SALVEZZA ATTRAVERSO LA RESISTENZA E LA PERSEVERANZA DI COLORO CHE A LUI SONO FEDELI.
È un messaggio di speranza, non di paura. Chi usa l'Apocalisse per fare paura tradisce la parola di Dio. La Buona Novella, espressa in linguaggio apocalittico ha una sua propria forma e regole. Chi vuoi essere bravo a raccontare storie deve conoscere quest’arte. Così, per essere un buon apocalittico bisogna conoscere bene 3 elementi e mescolarli con arte.
Dividere la storia in tappe e situare il presente nell'insieme
L'obiettivo dell'apocalittico è quello di aiutare la gente a situarsi nel presente. Per mezzo di visioni egli si trasporta in momenti storici del passato e, fìngendo di essere nel passato, guarda il futuro e descrive la storia in tappe, fino alla vittoria finale. Tornando al passato e guardando il futuro, situa il presente e fa della storia una storia di salvezza. Il popolo, le comunità, ascoltando e leggendo, comprendono in quale contesto sono: il momento di crisi che vivono fa parte del cammino, ma è un momento che passerà e la meta finale, il piano di Dio, si realizzerà.
Esprimere tutto per mezzo di immagini, visioni e simboli
II mondo degli apocalittici è un altro mondo: un mondo pieno di visioni, animali strani, simboli che si uniscono formando figure, trombe, piaghe... È tutto molto lontano dal nostro linguaggio abituale. Ma qual è la finalità di tutto questo? Possiamo dire che è un linguaggio simbolico: solo chi vi è iniziato comprende, chi non lo è rimane fuori. Il linguaggio degli apocalittici è un linguaggio usato in tempi di persecuzione e comprensibile al popolo delle comunità. Molti simboli e immagini sono tolti dal passato, sono tratti dall'Antico Testamento. Ci sono più di 400 citazioni dell'Antico Testamento, nell'Apocalisse! Il passato, tempo in cui Dio ha fatto cose meravigliose per il suo popolo, rapportato al presente comunica la pace che viene da Dio, anima, conforta e infonde coraggio nella lotta.
Usare un linguaggio radicale, senza mezzi termini
Alla fine del I secolo la situazione politica è molto confusa. Luca, presentando gli inizi del movimento di Gesù negli Atti degli Apostoli, descrive l'impero romano in modo simpatico per i cristiani. Paolo, nella lettera ai Romani, sembra voler dire che dobbiamo obbedire alle autorità costituite (Rm 13,1-5). Nelle comunità incontriamo posizioni diverse: resistere in modo radicale... o fare un po' di gioco di cintura... accondiscendere, ma non troppo. C'è molta confusione. Sorge sempre più insistente una domanda: chi è il colpevole di questa situazione? L'impero o solo alcuni funzionari? Giovanni si inserisce nella corrente apocalittica e afferma: "L'impero è malvagio, perché ha la pretesa di essere il Signore del mondo". Egli vuole aiutare i credenti a non essere ingenui: devono resistere alla falsa propaganda, che vuole penetrare nelle comunità e svuotare la proposta evangelica.
Leggere
la storia con gli occhi della fede è "scrivere"
l'apocalisse. Il quale è un genere letterario che sorge nei
periodi storici nei quali valori come il rispetto della vita e la
ricerca della giustizia sono profondamente violati, e vengono
combattuti con violenza i gruppi e comunità che li vivono e
difendono. In nome del potere, gli imperi diventano assoluti e
divini, e combattono le comunità che si edificano sulla fede e
presentano cammini alternativi.
Alcuni,
preoccupati del loro potere, ricchezza e dottrina, accettano
l'ideologia dell'impero e si adattano alla mentalità corrente
della società.
Altri
si sentono sfidati da questa aggressione alla vita. Generalmente è
una minoranza che assume la propria debolezza e impotenza di fronte
al potere che la vuole schiacciare. Questi, sorretti dalla fede nella
vita e nel Dio della vita, elaborano una mistica e una spiritualità
che affondano le loro radici nei movimenti di resistenza del passato,
bevono alle fonti della loro saggezza e generano una spiritualità
nuova capace di resistere al dragone di turno.
I SIMBOLI
"Simbolo"
è una parola che come molte altre abbiamo ereditato dalla
lingua greca: sym-ballo significa unire, associare. L'opposto
è dia-ballo, che vuoi dire separare; da qui deriva la parola
"diavolo", colui che separa, che divide. Il simbolo unisce
due elementi che si illuminano reciprocamente. Per esempio il colore
bianco è associato alla pace; il colore rosso all'amore. Con
l'epiteto "vipera" noi usiamo nominare una persona che
inganna. Questo dipende molto, evidentemente, dalla cultura, dal
clima della regione, dalla tradizione e da altri fattori.
Il
simbolo agisce nelle persone senza che queste se ne rendano conto,
basta pensare agli effetti della pubblicità. Usando vari
simboli, si può elaborare una visione. Possiamo cogliere molto
bene tutto ciò nel libro dell'Apocalisse. Questa elaborazione
letteraria ci mette in allerta: non si può mai fermarsi al
simbolo, ai particolari di una visione, ma bisogna andare oltre,
risvegliare la creatività e percepire quello che il simbolo,
l'insieme dei simboli, e la visione vogliono richiamare. La
descrizione di una visione è usata per vari scopi:
- comunicare un'esperienza in modo che chi l'ascolta o la legge partecipi a questa esperienza;
- comunicare speranza;
- aiutare a leggere la realtà in profondità.
L'origine dei simboli presenti nel libro dell'Apocalisse viene da tre fonti: la natura, la vita, la storia del popolo di Dio. Alle volte si mescolano tra di loro, per questo è difficile catalogarli. Offriamo alcune piste per orientarci.
1. Elementi della natura e dell'universo
Colori
Ogni popolo da ai colori un significato. Nell'Egitto il nero è segno di speranza; per alcuni popoli il bianco è segno di lutto. Nel libro dell'Apocalisse:
• Bianco: vittoria, gloria, gioia, purezza, testimonianza (Ap 2,17).
• Rosso: sangue, fuoco, guerra, persecuzione, martirio (Ap 6,4).
• Viola: malattia, cadavere in decomposizione (Ap 6,7).
• Nero: fame, morte (Ap 6,5).
• Porpora, scarlatto, rosso vivo: lusso, dignità reale (Ap 17,4).
Numeri
II numero 13, nella nostra cultura, è sinonimo di sfortuna. Il numero 10 indica pienezza. Nel linguaggio della Bibbia:
• 3: pienezza, santità, superlativo ebraico (3 volte Santo: Ap 4,8; 21,13).
• 4: i 4 punti cardinali; i 4 elementi che compongono l'universo: fuoco, acqua, aria e terra; segno di pienezza e perfezione; è il numero cosmico (Ap 4,6; 7,1; 20,8; 21,16).
• 7 (3 + 4 = 7): pienezza, perfezione, totalità. Incontriamo anche 3 e mezzo: è la metà del 7; "un tempo, due tempi, mezzo tempo": sono tre anni e mezzo. Rappresenta un tempo limitato, il tempo controllato da Dio (Ap 1,4; 11,9; 12,14).
• 12 (3 x 4 = 12): numero della perfezione e della totalità; può indicare il popolo perfetto: le 12 tribù, i 12 apostoli (Ap 21,12-14).
• 24 (12 x 2 = 24): i 24 anziani; il popolo dell'A.T. e del N.T., la totalità del popolo di Dio (Ap 4,4).
• 42: quarantadue mesi, uguale a tré anni e mezzo, uguale a 1.260 giorni, metà di sette anni. Indica il tempo controllato da Dio (Ap 11,2; 12,6).
• 144 (12 X 12 = 144): segno di grande perfezione e totalità (Ap 21,17).
• 666: è il numero della bestia. Sei non arriva al sette, è la metà di dodici. E questo, per tre volte, indica il massimo dell'imperfezione. Nell'ebraico e nel greco ogni lettera ha valore numerico. Il numero di un nome è il totale della somma del valore delle sue lettere (in ebraico la somma delle lettere di Cesare-Nerone equivale a 666; in greco la somma delle lettere di Cesare-dio, equivale a 666; Ap 13,18).
• 1000: indica uno spazio di tempo lungo e completo; incontriamo il regno di Mille anni e altre combinazioni: 7 X 1.000 = 7.000; 12 X 1.000 = 12.000; 144 X 1.000 = 144.000 (Ap 20,2; 11,13; 7,5-8; 7,4).
Elementi della natura
Nei modi di dire popolari si usano molto i simboli della natura, per esempio si dice "Gode una salute di ferro" o "Mia mamma ha un cuore d'oro". Nell'Apocalisse:
• Sole e luna: la creazione che serve il popolo di Dio (Ap 12,1).
• Stella: il coordinatore della comunità (Ap 1,20).
• Stella del mattino: Gesù, fonte di speranza (Ap 2,28; 22,16).
• Arcobaleno: l'alleanza che Dio ha fatto con Noè, con l'umanità e con l'universo (Ap 10,1; Gn 9,12-17).
• Mare: il caos primitivo da cui viene il drago, simbolo del male (Ap 13,1; Gn 1,1-2).
• Abisso: luogo sottoterra dove gli spiriti malvagi rimangono prigionieri (Ap 9,2).
• L'acqua dalla bocca del serpente: il vomito, l'impero romano (Ap 12,15).
• Eufrate: regione da dove erano soliti venire gli invasori, qui i Parti (Ap 9,14).
• Cristallo: chiarezza, splendore, trasparenza, assenza del male (Ap 4,6; 22,1).
• Pietre preziose: rarità, bellezza, valore (Ap 21,19-20).
• Pietra bianca: usata dal giudice nel tribunale per dichiarare qualcuno innocente (Ap 2,17).
• Oro: ricchezza (Ap 1,13).
• Ferro: scettro di ferro, potere (Ap 2,27).
• Palma: trionfo (Ap 7,9).
• Due olivi: personaggi importanti che evocano una visione di Zaccaria (Ap 11,4; Zc 4,3-14).
2. Il mondo animale
II mondo animale è molto presente nella vita e per questo produce una grande varietà e ricchezza di significati: "Forte come un leone", "Furbo con una volpe", "Parsimonioso come una formica", "Mansueto come un agnello"... Qui sotto, nelle citazioni, collochiamo solamente il capitolo; completate voi la citazione, cercando i versetti corrispondenti:
• Drago o antico serpente: potere del male, impero romano (Ap 12).
• Bestia che esce dall'abisso del mare: l'imperatore e l'impero romano (Ap 11; Ap 13).
• Bestia che esce dalla terra: il falso profeta che diffonde il culto all'imperatore (Ap 13).
• II drago, la bestia del mare e della terra sono una caricatura della Trinità: l'anti-Dio, l'anti-Cristo, l'anti-Spirito (Ap 12; Ap 13).
• Pantera, leone, orso: evocano una visione di Dn 7, indicano crudeltà senza misericordia (Ap 13).
• Cavalli: potere dell'esercito che distrugge tutto (Ap 6), ricordano una visione di Zc 1.
• Agnello: immagine incontrata nell'uscita dall'Egitto (Es 12); qui indica Gesù (Ap 5).
• Leone, toro, uomo, aquila: i quattro esseri viventi (Ap 4), immagine che si ispira ad Is 6 ed Ez 10. Indicano gli esseri più forti che dirigono e governano il mondo fisico; i quattro elementi che formano l'essere umano: toro - istinto, leone -sentimento, aquila - intelletto, uomo - volto. I quattro, insieme, formavano l'essere mitologico di Babilonia, chiamato Karibu o Cherubino, e la Sfinge dell'antico Egitto.
• Aquila: indica protezione (Ap 12; Es 19; Dt 32).
• Cavallette: invasori stranieri, i Parti: (Ap 9); le piaghe d'Egitto (Es 10); la visione di Gioele che parla di cavallette con aspetto di cavalli (Gì 2).
• Scorpione: perfidia, tradimento (Ap 9), così il libro della Sapienza descrive l'esodo (Sap 16).
• Serpente: potere di morte (Ap 9).
• Rospo: animale impuro, simbolo persiano della divinità delle tenebre (Ap 16, Lv 11,12); le piaghe d'Egitto (Es 7).
• Corno: potere, in particolare del rè (Ap 5).
• Ali: mobilità, velocità (Ap 4; evoca Ez 1).
3. La vita, le cose della vita, le istituzioni
Come nella sezione precedente, nelle citazioni mettiamo solo il capitolo, voi completerete cercando i versetti.
Corpo
• Capelli bianchi: simbolo dell'eternità (Ap 1).
• Occhi brillanti: simbolo della scienza divina, capacità di penetrare nella realtà (Ap 1).
• Piedi di bronzo: fermezza, stabilità (Ap 1).
• Mano destra: simbolo del potere; evoca l'azione di Dio nell'Esodo (Ap 1; Es 19).
• Donna: le comunità in lotta, il popolo di Dio nella storia (Ap 12).
• Figlio della donna: Messia, Gesù (Ap 12; evoca Gen 3).
• Prostituzione: infedeltà, idolatria (Ap 2).
• Vergine: chi rifiuta l'idolatria (Ap 14).
• Fidanzata, sposa: la comunità, popolo di Dio (Ap 19; Ap 21).
• Matrimonio dell'agnello con la fidanzata: l'arrivo del Regno (Ap 19; Ap 21; Is 62).
Cose della vita
• Tunica lunga: il vestito simbolizza la realtà profonda delle persone, qui del sacerdozio (Ap 1; Es 28; Zc 3).
• Lino puro: la condotta giusta dei cristiani (Ap 15; Ap 19).
• Alfa e Omega: primo e ultimo, il principio e la fine (Ap 15; Ap 21; Ap 22).
• Chiave: potere di aprire e chiudere (Ap 3).
• Libro: il piano di Dio sulla storia umana (Ap 5).
• Sigillo: segreto (Ap 5).
• Falce: immagine del giudizio divino (Ap 14).
• Tromba: il suo rintocco annuncia gli avvenimenti della fine dei tempi (Ap 8).
• Timbro, segno, marchio: marchio di proprietà, di protezione (Ap 7; Ap 13).
• Bilancia: scarsità di cibo, costo della vita (Ap 6).
Gerusalemme e il Tempio
• Candeliere d'oro: il popolo di Dio, le comunità (Ap 1).
• incenso: la preghiera dei santi che sale fino a Dio (Ap 5; Ap 8).
• Colonna: fermezza e luogo di onore (Ap 3), evoca le colonne del Tempio (1 Re 7).
• Tempio: cuore di Gerusalemme, città santa, popolo di Dio (Ap3).
• Monte Sion: luogo dove si trova il Tempio, il trono di Dio (Ap3).
• Nuova Gerusalemme: il popolo di Dio finalmente riconciliato (Ap 3; Ap 21).
Impero romano
• Trono: maestà, dominio (Ap 1; Ap 4), evoca il giudizio divino annunciato da Dn 7.
• Spada affilata: parola di Dio che giudica e castiga (Ap 1; Ap 19), immagine usata dal profeta Isaia (Is 49) e dal libro della Sapienza (Sap 18).
• Arco: guerra, terrore; usato soprattutto per i Parti (Ap 6).
• Cintura d'oro: regalità (Ap 1).
• Corona: potere del rè (Ap 4).
• Re dei re, signore dei signori: titolo dell'imperatore romano dato a Gesù (Ap 1; Ap 19).
STRUTTURA DEL LIBRO DELL'APOCALISSE
II libro dell'Apocalisse è un testo difficile non solo perché è scritto con immagini, visioni e linguaggio lontani dai nostri, ma anche perché la sua struttura è molto complessa. Non ha un piano armonico, sembra quasi un ricamo realizzato in momenti diversi. Chi se ne intende, osservando il ricamo al rovescio, percepisce i diversi momenti e le mani con cui è stato realizzato.
Nel libro dell'Apocalisse, guardando le sue cuciture, i suoi colori, possiamo percepire tre momenti e quindi tre mani.
1. Nel leggere attentamente i capitoli dal 4 all'11, notiamo che lo sfondo è l'Esodo. L'autore interpreta il cammino delle comunità come un nuovo esodo; lo stesso aveva fatto il secondo Isaia prima di lui. È la parte più antica, probabilmente scritta durante la persecuzione dell'imperatore Nerone (64 d.C.) o all'epoca della distruzione di Gerusalemme (70 d.C.).
2. Nel leggere i capitoli dal 12 al 22 notiamo che appare e prevale il tema del giudizio: la storia umana è letta come rivelazione del giudizio di Dio. Siamo in un nuovo periodo storico, ci troviamo alla fine del governo di Domiziano (81-96 d.C.). L'ideologia romana è più sottile e più forte. Chi non si lascia corrompere e resiste, viene perseguitato in vari modi. Questi capitoli rispondono a una nuova situazione. Ora c'è bisogno di una nuova e più profonda riflessione. Probabilmente siamo attorno agli anni 90.
3. Per dare al libro il tono di una lettera affettuosa e di solidarietà nella sofferenza, persecuzione e resistenza, sono stati aggiunti i capitoli dall'1 al 3. Un redattore finale poi ha aggiunto i versetti 1,1-3 e 22,6-21 che sono il prologo e l'epilogo.
Possiamo ora guardare al libro nel suo insieme, anche se lo schema presentato non è l'unico possibile, ce ne sono altri. Importante è che qualsiasi divisione suggerita ed usata ci aiuti ad alimentare la speranza e a togliere la paura.