[Il
testo è stampato - a cura dell'Emi di Bologna - in un
tascabile di 32 pagine contenente anche quattro
"proposte operative", in distribuzione sul
percorso della Carovana della Pace. Prezzo € 1,00]
Più
di uno si domanderà: "Ma perché un altro giubileo?
Non l’abbiamo già celebrato due anni fa? Il giubileo
biblico non si celebrava ogni cinquant’anni? Sono domande
legittime che richiedono una risposta. Per tentare di darla
è necessario capire cos’era il giubileo e qual era la sua
funzione sociale nella tradizione ebraica. La bibbia
riconosce che le disuguaglianze sono inevitabili in una
società umana decaduta. È inoltre un assioma sociologico
che ogni società lasciata a se stessa tenda a strutturarsi
nella disuguaglianza. Una realtà questa che il Dio di
Israele non può accettare perché Egli ha un Sogno per il
suo popolo: un’economia di uguaglianza. Il giubileo nasce
in Israele per cercare di tradurre quel Sogno di prassi
quotidiana.
Fino
a pochi anni fa era opinione comune degli esperti biblici
che il giubileo fosse un’istituzione post-esilio, cioè
dopo il ritorno dall’esilio in Babilonia (538 a.C.) che si
celebrava ogni 50 anni. Molti ritenevano che fosse solo un
pio desiderio che non fu mai praticato (se è per questo,
neanche il discorso della montagna fu mai praticato!).
La
recente ricerca biblica sostiene invece che il giubileo è
stato parte essenziale del "gran Sogno di Dio" che
chiamava Israele (1200 a.C.) a essere una società, una
comunità alternativa all’impero e alle città stato del
medio oriente. Purtroppo anche in Israele le tendenze alla
disuguaglianza si fecero ben presto sentire. Le istituzioni
giubilari furono fin dall’inizio gli strumenti giuridici
per tentare di riportare un minimo di uguaglianza in seno
alla tribù di Yahvè (Yahvè è il rifiuto di darsi
un nome).
La
prima istituzione giubilare è il sabato, settimo giorno
della settimana seguita dal settimo anno sabbatico che
diventerà poi il sabato dei sabati (il 7 x 7), il grande
Giubileo ogni cinquantesimo anno! Ma non si può capire il
giubileo se non si capisce il Sogno che Dio ha per il suo
popolo Israele. Dio sogna per il suo popolo liberato
dall’impero faraonico (un’economia di uguaglianza cioè
una più equa distribuzione dei beni perché tutti ne
traggano beneficio). Per realizzare questo c’è bisogno di
una politica di giustizia che persegue cioè un’equa
distribuzione dei beni e delle risorse. Ma un tale sogno
sottintende un’esperienza religiosa in cui Dio è
percepito come il Dio totalmente libero, totalmente Altro!
Per questo non può essere cooptato dal sistema o dal
faraone per essere il garante dell’ordine costituito. Dio
è il Dio che rimette in discussione ogni impero, che
necessariamente schiaccia ed uccide. Infatti ogni impero è
costituito su un’economia di opulenza (pochi straricchi a
spese di molti morti di fame) che necessariamente domanda
una politica di oppressione per tenere a bada la gente. La
religione diventa allora il collante della società, Dio il
garante del disordine costituito. Ma Yahvè sogna qualcosa
d’altro per il suo popolo. "Lo yahvinismo era una
forma di vita alternativa, sociale, economica, politica e
religiosa" – affermano due bibliste americane, Ross
Kinsler e Gloria Kinsler nel loro libro Il Giubileo
biblico e la lotta per la vita. Lo yahvinismo diede una
dimensione divina alla lotta dei popoli marginalizzati per
vincere i meccanismi dominanti e le ideologie oppressive e
creare un nuovo ordine sociale in cui tutti ne avrebbero
avuto "a sufficienza"".
Il
Sabato
La
prima e più fondamentale istituzione giubilare fu il Sabato
(il settimo giorno, giorno di riposo – shabat, per
tutti: uomini, animali, terra), che ricordava ad Israele il
sogno di Yahvè e diventava così il giubileo settimanale.
"L’osservanza del sabato richiede un salto di fede
– scrive il biblista americano Robert Lowery –, la ferma
fiducia che il mondo continuerà ad operare benevolmente per
un giorno senza lavoro umano e che Dio è pronto e capace di
provvedere all’essenziale per una vita umana serena. Il
Sabato promette sette giorni di prosperità per sei giorni
di lavoro!". Sia gli uomini, sia gli animali, sia la
terra possono essere liberati regolarmente dal lavoro come
dalla produzione e questo su base settimanale. È il
giubileo settimanale. Nella bibbia il primo accenno al
sabato è nel racconto della creazione (Gen 1); il secondo
è nella storia della manna (Es 16). È questo secondo testo
che ci aiuta a capire ancora meglio il significato del
Sabato biblico. Gli israeliti sono appena usciti
dall’impero faraonico (economia di opulenza!) e devono ora
confrontarsi con la dura realtà della vita: sopravvivere in
un deserto.
Gli
israeliti non potevano nemmeno immaginare un sistema
economico differente dal complesso militar-industriale
egiziano che li aveva oppressi. "La storia della manna
non è un bel miracolino, ma è l’alternativa di Dio
all’economia egiziana", scrive il biblista americano
Ched Myers, cui sono debitore di queste osservazioni. Questa
storia della manna narra come Dio metta alla prova Israele
per vedere se osserverà le istruzioni per
"raccoglierla (la stessa parola fu usata per la
raccolta delle messi). La prima lezione che Israele riceve
fuori dall’Egitto ha a che fare con la produzione
economica". Mosè da tre istruzioni al popolo per
"raccogliere".
Primo:
ogni famiglia raccoglie solo il sufficiente per il proprio
fabbisogno. "Colui che ne aveva preso di più, non ne
aveva di troppo, colui che ne aveva preso di meno non ne
mancava" (Es 16,18b). Nell’economia di Dio non ci
sono il "troppo" e il "troppo poco".
Secondo.
Questo pane non dovrebbe essere "accumulato".
L’economia imperiale egiziana era basata sull’accumulo.
Mentre a Israele è ingiunto di far circolare la ricchezza
attraverso strategie di distribuzione per evitare la
concentrazione di ricchezza in poche mani, tipica di ogni
impero.
Terzo.
Il giubileo settimanale, il Sabato. " Ma il sesto
giorno quando prepareranno quello che dovranno portare a
casa, sarà il doppio di ciò che raccoglieranno ogni altro
giorno… Sei giorni lo raccoglierete, ma il settimo giorno
è sabato: non ve ne sarà" (Es 16,5.26). La legge
fondamentale del Sabato è la strategia che Dio ha usato per
insegnare a Israele la sua dipendenza dalla terra come dono
da condividere equamente, non come possesso da sfruttare. La
terra è di Dio, i suoi frutti sono un dono: gli israeliti
devono distribuire quei frutti invece che accumularli.
"Il sabato significa ricordare ogni settimana due
principi fondamentali dell’economia di Dio: il fine del
sufficiente per tutti e la proibizione dell’accumulo –
scrive Ched Myers -. Questa visione (è il sogno di Dio) è
il contrario dell’economia capitalista". È questo il
giubileo settimanale presente fin dall’inizio perché
Israele non dimenticasse la sua vocazione ad essere società
alternativa". Questo ciclo sabbatico settimanale è
stato poi esteso al settimo anno nel codice dell’Alleanza
(Es 23,10).
"Per
sei anni seminerai la tua terra e ne raccoglierai il
prodotto, ma nel settimo anno non la sfrutterai e la
lascerai incolta: ne mangeranno gli indigenti del tuo popolo
e ciò che lasceranno sarà divorato dalle bestie della
campagna" (Es 23,10-11). Il codice del Deuteronomio
aggiungeva anche il condono del debito (Deut 15,1-8).
"Alla fine di ogni sette anni celebrerete l’anno di
remissione. Ecco la norma di questa remissione: ogni
creditore che abbia diritto a una prestazione personale in
pegno per un prestito fatto a un suo prossimo, lascerà
cadere il suo diritto" (Deut 15,1-2). Tutto questo per
contrastare la tendenza della società umana a concentrare
ricchezza e potere in poche mani, creando così paurose
stratificazioni sociali e relegando i poveri all’ultimo
posto. Il settimo anno troverà poi la sua piena
realizzazione nell’anno giubilare: sette per sette. È il
massimo della perfezione per gli ebrei e marco per tentare
di realizzare quella società alternativa che Dio sognava
per il suo popolo. È la piena espressione della logica del
Sabato.
"Conterai
anche sette settimane di anni, cioè sette volte sette anni;
queste sette settimane di anni faranno un periodo di
quarantanove anni… dichiarerete santo il cinquantesimo
anno e proclamerete la liberazione nel paese per tutti i
suoi abitanti. Sarà per voi un giubileo; ognuno di voi
tornerà nella sua proprietà e nella sua famiglia" (Lev
25). Il giubileo includeva la remissione del debito (Lev
25,35-42), la restituzione della terra al suo proprietario
originale (Lev 25,25-28) e la liberazione degli schiavi (Lev
25,47-55). "Queste leggi liberatrici del giubileo
provano l’esistenza di un’ideologia di giustizia sociale
in cui l’inclusione del povero, dell’indebitato, dello
schiavo, è centrale – scrivono le due americane R.
Kinsler e G. Kinsler –. La remissione dei debiti e la
liberazione degli schiavi sono mezzi essenziali per superare
le usuali tendenze verso l’esclusione. I contadini
vivevano sotto la perenne minaccia di perdere i loro
raccolti, cadere nell’indebitamento, perdere la propria
terra e finire in schiavitù. Potenti e ricche élite
cercavano un’opportunità per estendere la loro terra e
accumulare più ricchezza sfruttando la situazione miseranda
dei contadini offrendo prestiti ad alti costi, prendendo la
loro terra come caparra in caso di mancato pagamento, e
riducendoli poi in servitù. Questa situazione poteva in
lunga parte risolversi se Israele avesse obbedito al Signore
Dio che li aveva salvati dall’Egitto".
Comunità
alternative
L’evento
cruciale del giubileo è il ritorno alla situazione
originale dell’uguaglianza. "Ognuno ritorna alla
propria terra, la base per una libertà ugualitaria delle
famiglie. Coloro che hanno più accumulato devono restituire
– scrive Ulrich Duchrow nel suo splendido Alternative
al capitalismo globale -. Questo dovrebbe
accadere nel giorno dell’espiazione quando i sacerdoti
facevano penitenza scaricando sul capro i peccati del
popolo. L’emergere della disuguaglianza socioeconomica in
Israele è vista come peccato. Ma il popolo non è
abbandonato in balia dei peccati economico-strutturali. Dio
ha infranto questa struttura di peccati. Per cui il nuovo è
possibile e deve emergere dentro la storia.
È
questo il messaggio del giubileo. Gesù ha rilanciato in
quella "Galilea delle genti" il messaggio
dell’anno giubilare; ha proclamato l’economia sabbatica,
radicalizzandola. La Galilea era la regione della Palestina
che più pagava lo scotto dell’imperialismo romano che
utilizzava il tempio e il tetrarca Antipa per schiacciare e
strozzare i contadini. Il vangelo di Luca presenta il lavoro
di Gesù come rilancio dell’anno sabbatico, del giubileo.
Gesù si recò a Nazaret… entrò nella sinagoga… gli fu
dato il rotolo di Isaia… "lo Spirito del Signore è
sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione, e
mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio,
per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la
vista; per rimettere in libertà gli oppressi e predicare un
anno di grazia del Signore" (Lc 4,16-19).
"L’anno
di grazia del Signore è generalmente compreso come un
diretto riferimento all’anno giubilare o al settimo anno
– affermano R. e G. Kinsler -. Tutto il testo esprime
tutta la forza delle leggi sabbatiche. Portare un lieto
messaggio ai poveri significa cambiare le realtà
socioeconomiche e spirituali fondamentali dei contadini
indebitati, di gente senza terra, disoccupati o schiavi in
questo mondo. È importante notare che "l’anno di
grazia" che Gesù proclamò come l’arrivo del regno
di Dio non era più un anno di sette o un anno ogni
cinquanta, ma una nuova età di libertà perpetua per tutto
il popolo di Dio da ogni tipo di oppressione".
"Gesù
si ricongiunge così con l’idea ebraica che Israele doveva
essere "una società alternativa" – afferma U.
Duchrow – talmente attraente che tutti i popoli sarebbero
venuti spontaneamente a Sion cambiando vita, assumendo un
volto umano". Gesù in quella Galilea schiacciata e
oppressa, rilanciava alla grande "il gran Sogno di
Dio" partendo dalle piccole comunità di rinnovamento
nei villaggi della regione. "L’intuizione di Gesù
non era quello di pilotare i suoi seguaci verso comunità
disincarnate, ma invece di creare comunità alternative
incarnate che potessero resistere e sfidare i sistemi di
potere come Lui stesso ha fatto pagando di persona –
Richard Horsely e Neil Asher Silberman nel loro ottimo testo
Il messaggio e il Regno.
Il
regno di Dio che Gesù proclamava era precisamente
quell’ordine socioeconomico e spirituale inculcato nella
Legge e nei Profeti condensato nella visione del
sabato-giubileo. Gesù rinnovò la memoria sovversiva delle
tribù di Yahvè e l’aspettativa del Regno di Dio tra i
villaggi della Galilea". E Gesù nei villaggi della
Galilea diede inizio a piccole comunità alternative,
comunità di accoglienza dove l’emarginato,
l’indebitato, il lebbroso si sentiva accolto, amato,
perdonato. Comunità di condivisione dove quel poco che
c’era veniva spezzato, condiviso (lo spezzare il pane!).
Nessun episodio nei vangeli è così raccontato come la
moltiplicazione dei pani (sei volte!) che non è un bel
miracolino, ma è il cuore stesso della Buona Novella.
Se
sei capace di condividere quel poco che hai, vedrai fiorire
vita e vedrai che ce n’è abbastanza per tutti. È la
ritraduzione della storia della manna. "Pasti vissuti
insieme sono il cuore della nuova fratellanza-sorellanza che
spiazzano le norme della casa patriarcale. Tutti sono
invitati. Il regno di Dio come festa che da gioia a tutti
non è più qualcosa che appartiene al futuro. Inizia già,
nella presenza liberante di Gesù tra gli emarginati e gli
affamati – attraverso la condivisione e il mutuo
servizio" (U. Duchrow).
Questo
spiega il rifiuto radicale di Gesù dell’economia
monetaria di accumulo del sistema greco-romano. Lui la
chiama Mammona. Su questo Gesù è stato di una chiarezza
lapidaria: non potete servire Dio e Mammona (Mt 6,24). È
per questo che Gesù fu crocefisso, una morte riservata da
Roma agli schiavi e ai sobillatori contro l’impero. Fu
crocifisso "fuori le mura" come cane immondo. A
quel crocifisso l’Abba, il Papi come Gesù lo chiamava,
gli è rimasto fedele. "È vivo! È risorto, vi precede
in Galilea!" e di là verrà rilanciata la "Buona
Novella", "l’evangelo", il giubileo degli
oppressi.
Piccole
comunità alternative come quella di Gerusalemme che Luca ci
presenta negli Atti. "Nessuno infatti tra loro era
bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li
vendevano, portavano l’importo… e poi veniva distribuito
a ciascuno secondo il bisogno" (At 4,34-35). Memori
della parola del Deuteronomio detta nel contesto dell’anno
sabbatico "non ci sia un povero in mezzo a noi" (Deut
15,24). Piccole comunità alternative all’impero romano
come quelle fondate da Paolo in Grecia e Asia Minore che
avevano colto il cuore del Sogno di Dio: un’economia di
uguaglianza. Questo porterà Paolo anche alla famosa
colletta delle comunità ellenistiche a favore della comunità
dei poveri di Gerusalemme.
"Qui
non si tratta infatti di mettere in ristrettezza voi per
risollevare gli altri, ma di fare uguaglianza. Per il
momento la vostra abbondanza supplisca la loro indigenza
perché anche la loro abbondanza supplisca la vostra
indigenza e vi sia uguaglianza. Come sta scritto: colui che
raccolse molto, molto non abbondò e colui che raccolse poco
non ebbe di meno" (2Cor 8,14-15). È la lezione della
manna del giubileo dell’economia sabbatica ritradotta nel
contesto imperiale romano.
Tocca
a noi
Tocca
a noi ora ritradurre questa parola sabbatica giubilare nel
contesto dell’impero del denaro. Il nostro, come tutti gli
imperi, è costruito su un’economia di opulenza per pochi
a spese di molti morti di fame. Questo impero permette al
20% del mondo di papparsi l’82,7% delle risorse mondiali.
Questo vuol dire che l’80% del mondo deve accontentarsi
del 17% delle risorse mondiali. Per il 20% più povero
(coloro che vivono con meno di un dollaro al giorno) rimane
solo il 14% delle risorse. Questo significa la morte per
fame di 30-40 milioni di persone all’anno. Significa che i
poveri diventano sempre più poveri e i ricchi sempre più
ricchi. Tre famiglie americane hanno l’equivalente in
denaro del Pil di 48 stati africani che rappresentano 600
milioni di persone. È chiaro che questo stile di vita deve
essere difeso da un incredibile investimento in armi.
Soprattutto
a partire dall’11 settembre, l’apparato militare
industriale americano ha deciso di rilanciare l’economia
in recessione con ingenti investimenti in armi. Gli Usa
spenderanno quest’anno 500 miliardi di dollari in armi,
l’Ue 250 miliardi. Gli USA stanno investendo 60 miliardi
di dollari per rinnovare armamentario atomico che userà
ovunque i suoi interessi vitali siano minacciati. Gli Usa
hanno già dato il via alla costruzione dello scudo spaziale
stanziando 70 miliardi di dollari. Tutto questo per
difendere lo stile di vita del 20%. È la sicurezza di chi
ha. È la guerra e il terrorismo. Bush ha detto che sarà
una guerra infinita: Afganistan, ora l’Iraq… morti per
guerra: oltre due milioni di morti nella guerra del Congo.
Un dispendio di energie, di risorse incredibile in morte che
ci sta portando alla morte ecologica. Noi ricchi del mondo
negli ultimi cinquant’anni abbiamo speso più di quanto
abbia speso l’umanità in oltre un milione di anni.
Per
vivere così avremmo bisogno di quattro pianeti terra. Gli
scienziati ci danno 50 anni per cambiare. Dopo sarà troppo
tardi. Il nostro è un sistema di morte. È il contrario del
sogno di Dio che sogna un’economia di uguaglianza, che
domanda una politica di giustizia… è la negazione
radicale dell’economia sabbatica, del giubileo…
"L’economia in ultima analisi un problema teologico
– dice Ched Myers –. È questa la grande sfida giubilare
che deve essere costantemente richiamata". La
tradizione giubilare non è roba da celebrarsi ogni
cinquant’anni, ma uno sforzo costante di far passare il
sogno di Dio dentro questa difficile storia umana, in questo
difficile momento storico.
Testi
consultati
Ched
Myers, God speed he year of jubilee, Sojourners, June
1998.
Ched
Myers, Jesus new economy of grace, Sojourners,
July-August 1998
R.
Kinsler – G. Kinsler, The biblical jubilee. The
struggle for life, Orbis Books
Ulrich
Duchrow, Alternatives to global capitalism, Europe
Kairos
Wes
Howard-Brook, The church before christianity, Orbis
Books
|