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Korogocho 15.6.2001
Caro Direttore,
Jambo!
> E' da tempo che dovevo scrivere questa lettera, ma mi è stato
impossibile, dato gli impegni quotidiani a Korogocho. Sono oltre sei mesi
che un primo abbozzo di lettera giaceva qui sul mio tavolo, per questo
chiedo scusa a te ed agli amici ai quali l'avevo promesso.
> Due anni fa avevo scritto al tuo predecessore chiedendo che il mio
nome fosse tolto da Transfair. La
> vostra reazione (30/7/99) è stata piuttosto dura, mi avete scritto
che eravate "molto amareggiati" e che non era giusto da parte
mia uscire da Transfair senza aver prima avuto la possibilità di parlare
faccia a faccia. Accettai la vostra proposta.
> Il 5 ottobre scorso a Bologna abbiamo avuto la gioia di un incontro
comune tra i rappresentanti di
Commercio Equo e Transfair. I rappresentanti del
Commercio Equo e Solidale (CES) hanno affermato, a chiare lettere, che la
via battuta da Transfair non era consona con il CES, non seguiva i
parametri del CES. Per assicurarsi che Transfair seguisse le regole
del commercio equo, i rappresentanti del CES sostenevano l'importanza di
avere la maggioranza assoluta nel direttivo Transfair. A me sembrava
chiedere troppo! Questo proprio nel momento in cui si arrivava ad un
codice di condotta che Transfair prometteva di seguire fedelmente.
> Purtroppo nulla di ciò fu eseguito. Nonostante le belle parole,
Transfair ha continuato per la sua strada, per cui la situazione è di
molto peggiorata.
Alcuni segnali sono stati:
1. I consiglieri del CES non hanno accettato di entrare nel direttivo
di Transfair.
2. CTM ed Equo Mercato hanno deciso di rinunciare al marchio di Transfair.
3. Nessuna bottega del CES ha più prodotti a marchio Transfair.
4. Transfair ha fatto pubblicità in Tv senza menzionare le organizzazioni
del Commercio Equo e
Solidale.
5. Transfair non rispetta alcuni criteri, ritenuti essenziali dal CES.
6. La strategia di Transfair è tutta rivolta al vendere e non
all'informare o a costruire alternative.
Anzi in Transfair non si parla di alternative.
A questo punto, dopo due anni di dialogo, a me resta solo di
ritirare il mio nome da Transfair. Lo faccio con dolore e sofferenza. Non
ho nulla contro Transfair, non ce l'ho con le persone che ci lavorano,
anzi sono disponibile a continuare il dialogo. Spero che questa mia
decisione di uscire da Transfair serva per un dibattito serio nel
Commercio Equo e Solidale, che ho sempre sostenuto e sostengo come
preziosa fionda di Davide contro il Gigante. Il dramma è che, se non
siamo attenti e vigili, rischiamo di buttare una perla ai porci. Il
sistema economico finanziario attuale è capace di fagocitare tutto,
anche le cose più belle che c'inventiamo per resistergli!
Ritengo fondamentale che il Commercio Equo e Solidale sia alternativo
al Sistema!
Ho potuto, lo scorso anno, parlare a lungo a Milano con S. Latouche
che insiste molto su questo aspetto. "Il pericolo della maggior parte
delle iniziative alternative volontarie è infatti di rinchiudersi nella
fortezza che ha permesso loro di nascere e svilupparsi invece di lavorare
alla costruzione ed al
rafforzamento della niche". Latouche intende per niche, non
un'oasi conviviale nel deserto del mercato
mondiale, ma un organismo in crescita che fa arretrare il deserto.
"Riuscire ad imporre i prodotti del
Commercio Equo e Solidale o dell'agricoltura biologica negli scaffali dei
supermercati, a fianco dei prodotti non "equi" ed
"anti-biologici" non è un obiettivo in se', va iscritto più in
una strategia di fortezza che nell'ottica del rafforzamento della niche.
E' più importante assicurarsi del carattere equo della totalità
del processo, dal trasporto alla commercializzazione, cosa che esclude in
prima battuta
il supermercato ed allarga il tessuto organizzativo", dichiara
Latouche.
Se questo obiettivo non è chiaro per tutto il CES, ho paura che nel
giro di dieci anni anch'esso sarà
assorbito dal grande mercato. E' un momento importante questo, di
riflessione, di autocritica per non perdere questo dono prezioso che ci è
stato affidato.
Sijambo!
Alex Zanotelli
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