SALVARE IL BUON SAMARITANO!
Una spiritualità per affrontare la sfida dei cambiamenti climatici
I personaggi della parabola del Buon Samaritano rappresentano diversi atteggiamenti o situazioni in cui si può trovare un essere umano. Il primo ad apparire in scena è l’uomo assalito e ferito dai briganti, che rimane tramortito al bordo della strada. Quest’uomo può rappresentare gli ‘scarti’, coloro che il sistema economico butta fuori dal mercato del lavoro perché non gli servono più.
Oggigiorno ognuno di noi è potenzialmente scartabile e smaltibile; nessuno più è al sicuro dalla voracità del Dio Mercato: se rimaniamo senza lavoro e senza soldi, siamo tutti esposti ad essere buttati fuori, anche chi fino a ieri godeva di una posizione privilegiata. Poi ci sono i briganti. L’uomo-brigante è il modello che ci propone la società: è l’uomo che ha un concetto consumistico delle relazioni umane: vede che tu puoi dargli qualcosa che gli interessa, e allora si avvicina per spogliarti e prendere ciò di cui ha bisogno; dopodiché se ne va e ti lascia lì mezzo morto. Il brigante crede di aver preso tutto quello che poteva rubare, ma in realtà c’è ancora tanta ricchezza in quell’uomo ferito…
A livello sociale, i briganti – come dice il papa - rappresentano quei poteri politico-economici che, con le loro decisioni, causano l’emarginazione e l’eliminazione di milioni di persone. Poi arrivano il sacerdote e il levita, gli indifferenti, che vedono ma non si fermano e passano oltre. Spesso anche noi ci comportiamo così di fronte alla politica e all’economia di morte che continua a scartare ed esodare tanti nostri fratelli: passiamo oltre, non ci interessa. Questo passo del Vangelo, dunque, ci dà un’immagine drammatica del mondo: un deserto in cui ci sono i violenti e i prepotenti, le vittime della violenza che rimangono tramortite, e una grande folla di indifferenti che vedono tutto questo e se ne fregano: ormai è normale vedere tante persone escluse ed emarginate, per cui non fa più notizia e nessuno se ne scandalizza. Il sacerdote e il levita sono completamente sconnessi dagli altri esseri umani: il fatto che quest’uomo davanti a me stia agonizzando non mi riguarda: non sentiamo nessuna connessione, nessun legame con lui.
Finalmente arriva il Samaritano, Gesù, che ha compassione dell’uomo ferito: lo porta in una locanda e lo affida all’albergatore. L’uomo-albergatore è colui che si lascia contagiare dalla compassione di Cristo: mentre il brigante ci percuote, e il sacerdote passa oltre, l’albergatore si prende cura di noi: vede in noi una fragile bellezza - esposta ai venti dell’indifferenza e della disumanità - e non vuole che vada perduta; così offre se stesso come dimora in cui questa bellezza possa continuare a vivere e crescere.
Oggi il primo povero, la prima vittima a rimanere tramortita dalla violenza dei briganti capitalisti è il Pianeta Terra. Come afferma Naomi Klein, fino a poco tempo fa c’era un tacito accordo tra le multinazionali e i paesi occidentali. In base a questo accordo, i lavori più sporchi e inquinanti si facevano in paesi ‘lontani’, abitati da popoli di serie B che si potevano tranquillamente sacrificare al Dio Mercato: potevi sventrargli le montagne, fratturargli il sottosuolo e avvelenarne i fiumi impunemente. Ma adesso questi crimini sono arrivati anche da noi. Negli Stati Uniti, ad esempio, si fa cracking come non mai, e la gente si rende conto che la voracità del Dio mercato non risparmia proprio nessuno. Da questo punto di vista, non esistono più nazioni di serie A e di serie B: tutti i popoli sono ugualmente inquinabili e ‘smaltibili’.
Gli uomini feriti e scartati dal sistema sono la priorità di Cristo-Samaritano: è su di loro che si fissa lo sguardo compassionevole del Nazzareno. Essere cristiano significa avere lo sguardo di Gesù, che non passa mai oltre la sofferenza e la morte dei nostri fratelli e sorelle. Ecco, dunque, il messaggio di speranza: E’ vero, viviamo in un deserto; eppure, in questo spaventoso deserto ci sono ancora locande. Certo, in generale, ognuno va per conto suo. Domina la ‘grande sconnessione’: non siamo mai stati tanto sconnessi come oggi: non ci interessa se tante terre e tanti fratelli soffrono e giacciono moribondi davanti ai nostri occhi. E allora in questo deserto missione è… scoprire e aprire locande. Ecco la bella notizia: in questo deserto è ancora possibile provare compassione, è ancora possibile trovare albergatori disposti ad aprire la propria casa e il proprio cuore, è ancora possibile creare spazi di umanità in cui insieme lottiamo per un mondo più giusto e più fraterno, cominciando a praticare noi la fraternità e la compassione.
Il neoliberismo ha creato un paesaggio umano da incubo: un mondo in cui ci sono solo briganti, vittime moribonde e indifferenti. I samaritani e gli albergatori sono stati eliminati, anche dal nostro immaginario collettivo. Il sistema dominante non prevede l’esistenza di locande: vorrebbe farci credere che tu puoi solo scegliere tra la violenza e l’indifferenza. Ma se davvero fosse così, chi si giocherebbe la vita per salvare una terra e un’umanità così mostruosa? Di fatto, il successo più subdolo e più velenoso del progetto ideologico neoliberale è l’averci convinti che l’uomo è irrimediabilmente egoista e avido.
Due giorni fa Tiziana, una ragazza cui faccio accompagnamento spirituale, mi esprimeva tutta la sua tristezza per il fatto che molti giovani dubitano che possa esistere una solidarietà autentica e una compassione sincera. E tanti cedono alla rassegnazione, dicendo: ‘In questo contesto, sarà molto difficile che il Pianeta Terra non sia distrutto’. In effetti, siamo tutti prigionieri della ‘spiritualità’ neoliberale, che si basa su questo ‘dogma: “Gli esseri umani sono unicamente concentrati sul loro profitto personale e sull’autogratificazione immediata, e non si può fare niente per cambiarli”.
Ma se fosse davvero così, chi sarebbe disposto a sforzarsi di cambiare stile di vita per salvare un’umanità così brutta? Per questo, commenta Naomi Klein, noi di fatto accettiamo l’ecocidio perché ci hanno convinti che “non solo non siamo capaci di autopreservarci come specie, ma anche che non siamo degni di essere salvati”.
Insomma, il neoliberismo vuole uccidere il Buon Samaritano, e crede di esserci quasi riuscito: ci ha convinti che nell’umanità non c’è più nessun sentimento di solidarietà, nessuna bellezza. Ma in realtà la battaglia è ancora aperta… La sfida dei cambiamenti climatici, dunque, è soprattutto una questione spirituale. Saremo disposti ad affrontare gli sforzi e i cambiamenti necessari per salvare il Pianeta solo se crediamo nella bellezza dell’umanità, solo se riusciremo a salvare il Buon Samaritano, cioè se non lo faremo sparire dalla nostra mente, dal nostro cuore e dal nostro immaginario. In questo senso, non credere nella bellezza dell’umanità è un vero peccato mortale, perchè questa mancanza di fede nella nostra bellezza ci toglie ogni motivazione per lottare contro i cambiamenti climatici e così ci porta alla morte.
Il Samaritano si ferma a fasciare le ferite dell’uomo ‘mezzo morto’ perché crede che ne vale la pena, crede che c’è ancora tanta bellezza in questo moribondo. La cultura neoliberale vuole invece convincerci che in questo moribondo non c’è più niente, perché è già stato spremuto tutto. Solo se credo nella bellezza di questa umanità ferita farò la fatica di scendere da cavallo per salvarla; sennò, tanto vale continuare per la mia strada e godermela finchè posso. Insomma, solo la bellezza e solo la fede nella bellezza ci salverà, perchè ci darà la motivazione e la forza per continuare a lottare per la vita della Terra. Impegniamoci dunque tutti a fare in modo che il Buon Samaritano continui a camminare in mezzo ai nostri deserti, tenendo viva la speranza in un’Umanità bella che si comporta umanamente.
Fratel Alberto Degan