UN GRIDO NELL’ARIA
Una riflessione dei Laici Comboniani di Palermo sulla visita di Francesco a Lampedusa
UN GRIDO NELL’ARIA
Una riflessione dei Laici Comboniani di Palermo sulla visita di Francesco a Lampedusa

“…..E le loro voci salgono fino a Dio!”
(papa Francesco)
“Ho sentito il grido del mio popolo..... sono sceso a liberarlo”
(Esodo)
(papa Francesco)
“Ho sentito il grido del mio popolo..... sono sceso a liberarlo”
(Esodo)
Da qualche tempo c’è un GRIDO nell’aria!
E’ un grido sordo, flebile, quasi soffocato, un grido che viaggia su altre lunghezze d’onda, non percepibili dal classico organo dell’udito.
E’ un grido che parla, anzi racconta, di terre lontane, di cieli stellati, di case, affetti e singhiozzando racconta di viaggi dolorosi, prigioni, violazioni, approdi mancati o mancanti.
E’ un grido che bussa alla nostra “indifferenza globalizzata”, alle nostre coscienze anestetizzate dalle urla chiassose dei nostri politici, troppo impegnati a salvaguardare il loro metro quadro di piccolo potere; edulcorate dai tanti culti religiosi delle nostre comunità che allontanano i nostri piedi dai solchi sacri della storia.
E’ un grido invece che i pescatori di Lampedusa conoscono bene, lo avvertono nella profondità delle loro viscere, la legge del mare è chiara: nessun uomo o donna può essere lasciato a naufragare, ed andando contro tutto e tutti si adoperano per salvarne almeno uno.
E’ un grido che, una sensibilità educata dal pianto di tante madri di figli “desaparecidos”, ha saputo cogliere ed accogliere e, facendo saltare tutti i protocolli, si alza e va.
Si mette in viaggio, papa Francesco, come ogni papà che vuole avere notizie di quel figlio, che alla ricerca di una vita degna di cui è stato privato, parte lasciando tutto.
Parte, questo papà vestito di bianco, con il desiderio di parlare al cuore grande di Lampedusa per chiedere, sapere, conoscere, farsi accompagnare là dove sono giunti i suoi figli “più piccoli”.
Ma perché chi arriva viene ospitato in un luogo circondato da recinti e sorvegliato da militari? Domanda che fa barcollare la “bolla di sapone” dentro cui abbiamo rinchiuso la nostra vita di benestanti.........già perchè??? Li ospitiamo o li imprigioniamo??!!??
E perché nel cimitero ci sono sigle e numeri sulle tombe di chi nel cercare vita ha trovato la morte? Altro scossone alla nostra “bolla”!
Già, perché gli uomini non possono circolare liberamente, come ogni cosa in questo mondo e cercare il loro posto nella giustizia e nella libertà?
La terra è per tutti e c’è vita per tutti!
Come nella parabola del “Padre misericordioso”, papa Francesco abbraccia i figli ritrovati, porta un fiore a chi non potrà più riabbracciare e parla al cuore sonnolente di noi tutti “figli maggiori” per risvegliare la nostra umanità.
Ci richiama al senso della responsabilità fraterna, per imparare a “patire - con”, a condividere sogni e speranze con gli uomini e le donne di questa storia, a riconoscere il volto dell’altro/a ed impegnarci perché possa nascere una relazione “etica” e veramente “umana”.
Nelle nostre mani c’è sempre la possibilità di realizzare una società accogliente, fraterna, rispettosa delle differenze e dove ogni persona possa esprimersi nella propria originalità e creatività.
E’ un grido sordo, flebile, quasi soffocato, un grido che viaggia su altre lunghezze d’onda, non percepibili dal classico organo dell’udito.
E’ un grido che parla, anzi racconta, di terre lontane, di cieli stellati, di case, affetti e singhiozzando racconta di viaggi dolorosi, prigioni, violazioni, approdi mancati o mancanti.
E’ un grido che bussa alla nostra “indifferenza globalizzata”, alle nostre coscienze anestetizzate dalle urla chiassose dei nostri politici, troppo impegnati a salvaguardare il loro metro quadro di piccolo potere; edulcorate dai tanti culti religiosi delle nostre comunità che allontanano i nostri piedi dai solchi sacri della storia.
E’ un grido invece che i pescatori di Lampedusa conoscono bene, lo avvertono nella profondità delle loro viscere, la legge del mare è chiara: nessun uomo o donna può essere lasciato a naufragare, ed andando contro tutto e tutti si adoperano per salvarne almeno uno.
E’ un grido che, una sensibilità educata dal pianto di tante madri di figli “desaparecidos”, ha saputo cogliere ed accogliere e, facendo saltare tutti i protocolli, si alza e va.
Si mette in viaggio, papa Francesco, come ogni papà che vuole avere notizie di quel figlio, che alla ricerca di una vita degna di cui è stato privato, parte lasciando tutto.
Parte, questo papà vestito di bianco, con il desiderio di parlare al cuore grande di Lampedusa per chiedere, sapere, conoscere, farsi accompagnare là dove sono giunti i suoi figli “più piccoli”.
Ma perché chi arriva viene ospitato in un luogo circondato da recinti e sorvegliato da militari? Domanda che fa barcollare la “bolla di sapone” dentro cui abbiamo rinchiuso la nostra vita di benestanti.........già perchè??? Li ospitiamo o li imprigioniamo??!!??
E perché nel cimitero ci sono sigle e numeri sulle tombe di chi nel cercare vita ha trovato la morte? Altro scossone alla nostra “bolla”!
Già, perché gli uomini non possono circolare liberamente, come ogni cosa in questo mondo e cercare il loro posto nella giustizia e nella libertà?
La terra è per tutti e c’è vita per tutti!
Come nella parabola del “Padre misericordioso”, papa Francesco abbraccia i figli ritrovati, porta un fiore a chi non potrà più riabbracciare e parla al cuore sonnolente di noi tutti “figli maggiori” per risvegliare la nostra umanità.
Ci richiama al senso della responsabilità fraterna, per imparare a “patire - con”, a condividere sogni e speranze con gli uomini e le donne di questa storia, a riconoscere il volto dell’altro/a ed impegnarci perché possa nascere una relazione “etica” e veramente “umana”.
Nelle nostre mani c’è sempre la possibilità di realizzare una società accogliente, fraterna, rispettosa delle differenze e dove ogni persona possa esprimersi nella propria originalità e creatività.
Laici Comboniani di Palermo