Franz Jägerstätter nasce il 20 maggio 1907 in un paesino St.Radegung,
nell’Alta Austria a pochi chilometri dal confine con la Baviera.
Può essere definito come un
“resistente” al nazismo, un semplice contadino che rappresenta uno dei
pochissimi testimoni che in terra tedesca, abbia osato opporsi al regime
hitleriano. La sua è una storia non “etichettabile”, vissuta in totale
solitudine, del tutto staccata da qualsiasi movimento di opposizione
interna al nazismo. Rifiutò ogni collaborazione con il nazionalsocialismo
dopo l’annessione del suo Paese alla Germania (1938).
Chiamato alle armi nel
1943, in pieno conflitto mondiale, dichiarò che come cristiano non poteva
servire l’ideologia hitleriana e combattere una guerra ingiusta.
La scelta e la vita di
Franz, sono riferibili ad una
radicalità evangelica che non ammette
repliche, anzi provoca ed interroga. Non è senza significato che il suo
parroco Josef Karobath, dopo la discussione decisiva nel 1943, pochi
giorni prima della chiamata all’arruolamento, abbia scritto:”Mi ha
lasciato ammutolito, perché aveva le argomentazioni migliori. Lo volevamo
far desistere ma ci ha sempre sconfitti citando le Scritture”. In Franz
c’è una serenità, anche se mediata e sofferta, di adesione al pieno
significato del messaggio evangelico: in lui la coerenza diventa fattore
distintivo, non per preconcetti ideologici o per un astratto pacifismo, ma
perché si lascia condurre dalla concreta e vissuta adesione ai valori, ai
significati, alle esigenze di ciò in cui crede.
Nella vicenda umana e
religiosa di F.Jägerstätter emerge con forza il
primato della
coscienza, vero faro per il comportamento di un semplice laico
cristiano. Senza eccedere a posizioni eterodosse, Franz si pone in fermo
ascolto di ciò che “gli sembra giusto”. Lo fa con enorme sofferenza,
perché deve andare contro ciò che ha di più caro, la famiglia (la moglie e
le tre figlie in tenera età) contro i pastori della Chiesa (ma non tutti),
contro i suoi concittadini, di cui “sente” la disapprovazione, lui a cui
era stato chiesto di diventare sindaco.
Il suo ascolto non è
improvvisato, Franz studia la Bibbia, legge i documenti della Chiesa, si
confronta con persone di cui ha fiducia, prega molto, medita, digiuna. Si
sottopone ad un percorso di formazione della coscienza, pur nelle
condizioni proibitive di quegli anni.
L’atteggiamento etico di
Franz fa leva sulle “cose ultime”, le cerca e le desidera. Non le pone
sullo sfondo del proprio agire, ma le fa diventare determinanti per
decisioni e comportamenti. Anche davanti alla
moglie, nei 20 minuti di
colloquio concesso in carcere, a Berlino, poche settimane prima
dell’epilogo, ricorda che ciò che li attende è il Cielo e “chi ama il
padre o la madre più di me non è degno di me ” (Mt. 8,37).
Franz viene ghigliottinato
a Brandeburgo (Berlino, nello stesso carcere si trovava anche Bonhoffer)
il 9 agosto 1943.
La testimonianza di Franz
si fonda su un altissimo senso della dignità della persona, sul valore
della coscienza, sull’importanza della responsabilità individuale anche di
fronte alle scelte collettive.
Essa ricorda inoltre il
sacrificio di coloro che hanno lottato contro le barbarie dei regimi
totalitari.
Per
saperne di più:
La maggior parte dei testi
sono in tedesco gli unici disponibili in italiano sono:
-Zahn Gordon, Il testimone
solitario. Vita e morte di Franz Jägerstätter, Gribaudi, Torino 1968
(traduzione di Dino T. Donadoni).
-Erna Putz, Franz Jägerstätter.
"Un
contadino contro Hitler", Editrice Berti.
- Il film:
"Franz Jaegerstaetter, un contadino contro
Hitler"
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