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Con coraggio contro corrente

di p. Giuseppe Franzelli dal Sudafrica

Con coraggio
contro corrente!
di p. Giuseppe Franzelli
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TESTIMONI DELLA CARITA'

               PROVOCAZIONI DI P. ALEX

         

Carissimi,
E' meno di due mesi che mi trovo di nuovo in Sudafrica, ma se tentassi di
scrivere anche solo una riga per le tantissime cose che sono successe in
questo tempo, non basterebbero certo molte pagine. Ne scelgo un paio, cosi'
come mi si presentano alla mente, affollata da mille pensieri, emozioni ed
esperienze.
Comincio dai bambini di The Love of Christ Ministries, l'istituzione fondata
e portata avanti da Thea e Robin Jarvis. Ve ne ho parlato più volte, e
durante l'estate ho raccolto delle offerte per loro. Sono andato a trovarli,
e Thea mi ha chiesto di trasmettervi il suo grazie a nome di tutti i bimbi
che hanno potuto beneficiare del vostro aiuto. Quello che mi e' difficile
trasmettere invece e' l'emozione suscitata in me dalla giornata passata in
mezzo a questi innocenti, abbandonati alla nascita da giovani ragazze madri,
spesso ammalate di AIDS. Alcune fanno chilometri e chilometri e vengono a
partorire a Johannesburg per paura che nel dispensario o maternità del loro
villaggio si venga in qualche modo a scoprire la loro malattia e la gente le
condanni e isoli. Il loro numero sta crescendo. Ultimamente, Thea accoglie
in casa un nuovo bimbo ogni settimana, e si sforza di trovare famiglie
disponibili a riceverli e curarsi di loro. Purtroppo, non sempre ci riesce.
Negli ultimi mesi, due bambini sono morti. Sono stato a pregare sulla loro
tomba, all'ombra di alcuni alberi in un angolo della fattoria in cui sorge
la casa dei Jarvis. Riposano in pace accanto ad altre piccole vittime
innocenti, alle quali non è stato concesso di vivere e godere dell'affetto
di una famiglia come la maggioranza dei bambini italiani. A due anni di
distanza dalla mia ultima visita, ho potuto vedere come questa iniziativa
assume dimensioni sempre più grandi. E' cresciuta la sensibilità per questo
terribile dramma, ed ora ci sono alcuni volontari e volontarie che si
fermano per un periodo prolungato per dare una mano alla famiglia di Tea.
Purtroppo, c'e' anche chi fa marcia indietro, come una catena di
supermercati che prima forniva gratis alcuni prodotti alimentari appena
scaduti o un'altra ditta che vendeva loro i pannolini a costo di fabbrica.
Ambedue hanno smesso di aiutare, senza dare alcuna spiegazione. Un brutto
colpo per le finanze di Thea e per il benessere dei bambini! Pregate perché
si faccia avanti qualche altra istituzione o ditta che non guardi troppo al
suo profitto.
Scusate se mi sono dilungato su questo argomento, ma mi e' parso doveroso
farlo, data la generosità con cui avete risposto al mio appello in favore di
questi bambini. Mi preme inoltre che possiate vedere questa iniziativa nel
contesto di una lotta difficile ma urgente in atto contro un fenomeno che
sta acquistando dimensioni sempre più gravi ed allarmanti. E' uscito in
questi giorni l'ultimo rapporto sull'AIDS in Sudafrica, a cura del Medical
Research Council. Vi si afferma che il 40% delle persone morte fra i 15 e 49
anni l'anno scorso sono decedute a causa di HIV/AIDS. Considerando il numero
globale di tutti gli adulti morti nel 2000, la percentuale delle vittime di
AIDS e' intorno al 20%. Per quest'anno, 2001, le proiezioni indicano che
saranno 194.892 le persone che moriranno di malattie legate all'AIDS in
Sudafrica... Una vera catastrofe!
Non e' pero' questa l'unica battaglia che si sta combattendo nel paese.
Voglio accennare a un'altra importante campagna in atto, in cui anche noi
missionari ci stiamo coinvolgendo.
Si chiama GUN CONTROL, Controllo delle armi.
In Sudafrica moltissima gente possiede un fucile o una pistola.
La legge lo contempla e permette, per
motivi di sicurezza personale. In buona parte  ciò e' il risultato del
periodo dell'apartheid e della lotta di liberazione.  Oltre a quelle
possedute legalmente, si calcola pero' che ci siano nel paese da uno a
cinque milioni di armi illegali. Come vedete, non si tratta ovviamente di
una statistica precisa, ma se pensate che ogni mese 25.000 armi vengono
sottratte alla polizia o rubate ai legittimi proprietari vi potete rendere
conto che il fenomeno di un sempre maggior numero di gente armata sta
diventando un serio pericolo per tutta la società sudafricana. Lo prova il
fatto che ogni anno si contano ben 11.000 persone uccise da armi da fuoco
(mille in più delle 10.000 vittime di incidenti stradali). Per questo, gente
di buona volontà, appartenente a diverse confessioni religiose, si sta
organizzando per ottenere sempre più Gun free zones, zone in cui sia
proibito portare armi. E proprio domani, alcuni di noi parteciperanno ad una
marcia per chiedere maggior controllo da parte del governo. La marcia si
svolgerà a Soweto, teatro di tante battaglie per la liberazione della gente
nera, per concludersi con la Messa nella chiesa cattolica di Regina Mundi,
diventata un luogo sacro della resistenza all'apartheid da parte di
sudafricani appartenenti ad ogni classe civile e confessione religiosa.
Speriamo che non piova, e che non succedano guai. Sara' un modo diverso ma
indovinato di celebrare la 75ma giornata missionaria mondiale, che ricorre
appunto domani. Cosa e' infatti la missione oggi, se non l'annuncio del
vangelo di Gesu', che e' venuto perché tutti possano avere vita e vita in
abbondanza? Ogni passo che ci avvicina ad un mondo in pace, senza armi e
senza violenza, in cui venga rispettata la vita di tutti, specialmente dei
più poveri e deboli, e' un passo sulle orme di Cristo, un piccolo contributo
all'avvento del suo regno.
Qui con me quest'anno ci sono altri 14 missionari comboniani, sacerdoti e
fratelli, provenienti da Portogallo, Messico, Italia, Spagna, Germania,
Uganda e Sudan, con esperienza di missione in vari paesi dell'Africa e
dell'America. Stiamo facendo insieme un cammino di rinnovamento personale e
comunitario per diventare uomini e missionari migliori, a servizio del
popolo di Dio in tutto il mondo, nello spirito e con l'entusiasmo di Daniele
Comboni, che per l'Africa ha dato la sua vita. Siamo un po' tutti.
vagabondi, in quanto ci viene chiesto spesso di ripartire per altri paesi ed
accompagnare il cammino di altri popoli. Ma dove ci troviamo, e finche'
restiamo in un posto, ci preme "starci" sul serio ed in pieno, in comunione
con la gente del luogo. Per questo ci ha fatto piacere essere contati
assieme a tutti i sudafricani nel censimento in atto in questi giorni in
tutto il paese. Purtroppo, non posso fare a meno di riflettere che troppa
gente ancora - in Sudafrica e in tutto il mondo - conta solo sulla carta,
nei censimenti, ma poi non e' tenuta in conto e viene ignorata nella
società, che in pratica nega loro ogni diritto. La missione oggi - e la
giornata missionaria di domani ce lo ricorda - ci spinge a proclamare a
tutti, con le parole e soprattutto coi fatti che attraverso Gesu', che si e'
fatto nostro fratello ed e' morto per noi, tutti ora siamo chiamati a godere
della dignità e dei diritti dei figli di Dio, perché tutti, senza
distinzione di razza, condizione sociale od altro, siamo figli dello stesso
Padre, fratelli e sorelle fra di noi. So benissimo che tutto ciò sembra
un'utopia. Specialmente ora, dopo quanto e' successo cogli attentati di New
York e quanto sta accadendo di conseguenza in questi giorni. La nube di fumo
e di detriti delle torri del World Trade Center e quelle delle bombe in
Afganistan stanno diventando una grande coltre di paura, diffidenza,
risentimento e odio che rischia di dividere ancora di più il mondo,
oscurandoci gli occhi ed il cuore ed impedendoci di vederci e riconoscerci
tutti come fratelli. Per questo, la missione e' oggi più urgente che mai.
Questa mia lettera vuole essere un incoraggiamento ad andare controcorrente e a fare tutti la nostra parte, io qui in Sudafrica, e voi dove vi trovate, con le persone con cui vivete e lavorate. La luce del vangelo e dell'amore vinca le nubi dell'odio e della divisione.
Restiamo uniti nella preghiera.
Il Signore ci accompagni nel cammino! Ciao!      P. Giuseppe

p.Giuseppe Franzelli, missionario comboniano di origine bresciana, dopo una lunga esperienza in Uganda, ha dedicato alcuni anni del suo servizio missionario nella formazione dei postulanti comboniani. Ora vive e lavora in Sudafrica e Messico. E' responsabile dell'Anno Comboniano, momento di formazione permanente per tutti i comboniani dopo i loro primi dieci anni di missione.

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