Maggio 2014 - Andate, ditelo a tutti!
sr. Elianna Baldi
ANDATE, DITELO A TUTTI
Questa mattina piove, e così non sentiamo più gli elicotteri francesi che controllano i quartieri attualmente infuocati. La gente corre ancora, ogni giorno da una decina di giorni. Armi leggere e pesanti rimbombano sulle strade, tra le case nei quartieri, nel cervello e nel cuore della gente.
Nella nostra località, che qualcuno ha ribattezzato «la Svizzera di Bangui» per la calma che la caratterizza («ancora»), capiamo che ci sono problemi perché sentiamo il «rombo» degli elicotteri che cala su di noi un’ombra di tristezza, messaggero di tristi presagi.
Di solito poco dopo comincia il via-vai dell’unica ambulanza dell’ospedale vicino. La sera o il giorno seguente arriva il conto dei corpi morti raccolti dalla Croce Rossa.
Piove, e il pensiero va alle migliaia di persone che vivono al campo dell’aeroporto, sotto foglie di palma secche: non hanno teli di plastica per ripararsi, sembra che gli organismi non abbiano più voluto distribuirli per obbligare la gente a ritornare alle loro case… bruciate, saccheggiate, situate nei quartieri ancora a grande insicurezza. Come tornare?
I tendoni per le classi provvisorie della scuola di sr MarieAnge sono stati abbattuti dal vento. La Direttrice non verrà alla nostra riunione. Sr Charlotte abita in piena guerra. Non verrà. Justin abita in un quartiere attualmente sotto tensione. Nemmeno lui verrà.
Ho voglia di gridare a tutti il non-senso, l’ipocrisia della comunità internazionale, le contraddizioni e la corruzione che caratterizzano una parte del mondo degli aiuti e delle ONG, il circolo di vendetta e odio fratricida che sta sprofondando Bangui e il Paese nelle sabbie mobili.
Però queste parole «Andate, ditelo a tutti!», fanno pensare alle donne del mattino di Pasqua, ai discepoli di Emmaus, a tutti quelli che sono invasi dalla gioia sconcertante e debordante di un annuncio di Vita.
Allora lo sguardo è chiamato ad alzarsi, e la parola diventa voce di Solange, una professoressa che dopo aver vissuto come sfollata all’aeroporto, è tornata nel suo quartiere ancora pericoloso, e ha ripreso a lavorare per affermare la sua dignità e tenere vivo il suo spirito. La voce di Réné, che oggi ha preso il suo cuore tra le mani, si è fatto coraggio e ha cercato un mezzo pubblico per arrivare a scuola e non lasciare gli studenti soli. La voce di Letizia che abita lontanissima da scuola, e ci ringrazia per i consigli e l’aiuto ricevuti che le permettono ora di arrivare ogni giorno in orario, profumata del pane dolce che vende per pagare l’autobus. La voce di Baudouin che non smette di sognare e desiderare un futuro migliore e continua a scrivere riflessioni sulla situazione del suo Paese e poesie che implorano a Dio di inviare uomini-folli… folli d’amore per il popolo e la giustizia. La voce dei giovani della Parrocchia di Fatima che ritrovandosi sfollati, hanno dato vita ad un gruppo di ascolto e sostegno reciproco, arrivando a scrivere e girare un piccolo film che parla di un conflitto insensato e di cammini di Pace.
Mentre queste buone-notizie risalgono la corrente del mio cuore, il vento si è calmato, la pioggia è cessata, la luce del sole attraversa di nuovo il cielo. Le voci lontane riaffiorano.
La vita è dura. Solo Dio è la nostra difesa e la nostra sicurezza. Il nostro spirito è l’unica cosa che resta come proprietà da proteggere gelosamente, perché il Male non abbia la meglio, non lo pieghi e non tolga l’anelito alla vita e alla speranza.
Questa è oggi la nostra Pasqua.
Andate, ditelo a tutti che in Centrafrica c’è ancora un resto di figli del Risorto che vivono, resistono, sperano!