Mt 15,21-28: “l’incontro con la donna cananea: una trasformazione reciproca”
In Tumaco la vita é intensa e imprevedibile. Qualche giorno fa una bomba ci sveglia alle 4 del mattino, a un centinaio di metri dalla nostra casa. Non causa danni né feriti: per strada dicono che é una avvertenza della guerriglia all’esercito: “si avvicina il Natale e faremo una tregua, guardate che che ci siamo, anche se non ci vedete per qualche giorno”. Ogni tanto anche i commenti di strada si sbagliano: due giorni dopo un’altra bomba sulla polizia nel quartiere Los Angeles, a poche metri da una scuola media, alle 8 del mattino, e quattro giorni dopo una granata lanciata da una motocicletta esplode dentro un camión carico di militari, causando 12 feriti gravi. Adesso il conflitto é tra guerriglia e forze armate: stiamo a vedere quanto tempo resteranno nascosti i paramilitari, per ora stanno tranquilli e non ne sentiamo per niente la nostalgia. Gli accordi cubani tra governo colombiano e FARC qui a Tumaco non hanno una grande incidenza.
Sembra che il tema di oggi siano le bombe … vi voglio invece parlare di una donna, che ha a che vedere con delle bombe, ma soprattutto con una trasformazione nella nostra prassi pastorale. Andiamo con ordine. Nel gennaio 2012 esplode una bomba davanti al negozio della famiglia Ponce nel quartiere Viento Libre: distrugge tutto, ma grazie a Dio non causa morti. Alcuni mesi dopo altre due bombe sono disattivate dalla squadra antiesplosivi dell’esercito. Varie persone vengono arrestate, con la accusa di terrorismo, tra queste una donna, Eugenia, chiamata “la Negra”.
Con Dora, un’amica psicologa, ci interessiamo di lei e della sua famiglia, e scopriamo che ha 7 figli, uno regalato a un’altra famiglia e 6 nel quartiere: vivono per strada, la figlia piú grande ha 14 anni e sembra si prostituisca, vari figli non hanno i documenti, nessuno di loro ha studiato, non sanno leggere nè scrivere. Siamo andati in carcere a trovarla varie volte, e le abbiamo portato dei disegni fatti dai suoi figli, e alcune loro foto. É per me chiaro che questa donna non é una stratega della FARC, né chissá quale leader: non sa leggere nè scrivere, non si sa esprimere bene, non ha saputo dare la minima attenzione ai suoi figli, allevandoli senza criterio né attenzione; é una pedina, nelle mani di altre persone, utile per i lavori sporchi. Davanti al tribunale tutte le accuse andranno a lei, povera e incapace di difendersi, altre persone invece si puliranno grazie alla sua condanna piena. In una di queste visite le ho fatto la promessa che avrei aiutato in qualche modo i suoi figli. Da quel giorno é nata una riflessione comunitaria per trovare piste concrete di realizzazione di questa promessa lanciata forse troppo rapidamente.
Abbiamo pensato di affittare un locale e di iniziare una piccola scuola di quartiere, per tutti i bambini che non possono andare in una scuola normale per differenti motivi: o perché appartengono a famiglie affiliate a gruppi armati e per questo non possono uscire dal quartiere, o perché sono in situazioni di miseria grave e devono lavorare per aiutare la famiglia, o perché non hanno nessun adulto che si prenda seriamente cura di loro e semplicemente rimangono in strada tutto il giorno. Un progetto piccolo, per 30 bambini al massimo, per un anno. Tra questi bambini ovviamente ci sono i figli di Eugenia.
Da questa idea iniziale sono partiti i miracoli. La familia Ponce, che fu vittima di una delle bombe del quartiere Viento Libre, viene in parrocchia e ci offre una casa nel quartiere a condizione che serva per un progetto sociale …. E non sapevano nulla del nostro progetto! Coincidenze?
La Diocesi di Tumaco aveva un progetto, terminato nel 2011, chiamato “Educar en la Calle”; nei magazzini della diocesi troviamo una stufa, una frigorífero, pentole, piatti, uniformi di calcio. Possiamo dar da mangiare ai bambini! Una scuola con una mensa scolastica, perfetto. Decidiamo di riprendere il nome del progetto diocesano: la scuola si chiama “Educar en la calle – Viento Libre”. Un sacerdote della diocesi di offre 3000 dollari che erano rimasti in un fondo diocesano per l’antico progetto diocesano: “utilizzatelo voi, che portate avanti la finalitá per cui sono stati destinati”.
Varie ONG ci hanno cercato e ci hanno regalato tavoli, sedie, quaderni, zainetti, materiale didattico e sportivo. Ha preso via una bella solidarietá locale: tutti i giorni giro con la mia bicicletta: lunedí ci regalano le banane, martedí il fornaio ci regala il pane, mercoledi un fruttivendolo ci regala la verdura per tutta la settimana, il municipio ci fornisce il riso, olio, zucchero, fagioli, regolarmente.
Tre persone della parrocchia, che coordinano i gruppi di famiglie dei quartieri Viento Libre e Carmelo, si sono offerte, Luzdary e Samira come professoresse e Marisol come cuoca. Come comboniani abbiamo un piccolo progetto, per aiutarle economicamente. Una quarta persona, Diana, ci aiuta come volontaria.
Questo progetto non poteva essere solo una intuizione o una promessa strampalata: era nel cuore di Dio!!! Che bello!
Quando Gesú incontró la donna cananea (Mt 15,21-28), lei gridava: “abbi pietá di me, mia figlia vive maltrattata da un demonio”; forse Eugenia non sapeva gridare queste parole, ma le viveva sulla sua pelle, come un tatuaggio maledetto, che qualcuno doveva vedere e interpretare con compassione. Il demonio della violenza armata, dei gruppi armati che utilizzano persone come pedine di morte, toglie vita, dignitá, impedisce di allargare orizzonti, rinchiude nella follia omicida. Quando sono andato in carcere a trovare Eugenia pensavo di incontrare una furia, temevo quell’incontro, ed ho trovato una donna dolce, fragile, bella, triste.
“Dio mi ha inviato solo alle pecore perdute della casa di Israele”: con tante persone che hanno bisogno di aiuto, perché andare all’incontro di quelle persone che sono in carcere per omicidio, terrorismo, narcotraffico, … Non sono persone maledette, da allontanare, da lasciare nel loro brodo?
Ringrazio di cuore Dora, la psicologa della diocesi, donna straordinaria, con una tenerezza divina, per avermi aiutato ad aprire gli occhi e amare questa donna e il suo dolore.
La scuola continuerá l’anno prossimo … se ci volete aiutare, non vi diciamo di no!!!! Un abbraccio.