Dicembre 2013- I sogni nel cuore
sr- Elianna Baldi
A 36 anni non sono più anagraficamente giovane e la mia percezione del tempo è sicuramente diversa. Sogno per il futuro? Sì, tantissimo, e con una passione ancora più concreta, perché ho visto che i sogni possono non solo diventare realtà, ma superare sé stessi incarnandosi in una vita che sa sorprendere.
Il presente non è più un passaggio veloce su un trampolino, ma il tavolo da lavoro di una progettista che gusta la preparazione, dà tempo alla ricerca, alle domande, alla prova... Il passato comincia a prendere più spazio... non come nostalgia di ciò che non ritornerà, ma come scrigno delle tessere preziose che stanno costruendo il mosaico della mia vita. Parole, insegnamenti, messaggi consegnati da chi ho incontrato e che non sono scivolati via, ma hanno messo radici in me. Volevo raccontarvi di padre Lele, martire comboniano in Brasile, poi però ho incontrato Carla, una lottatrice, un’amante della vita, una donna che non si arrende. Non ha opposto resistenza alla spada che ha squarciato il suo cuore quando, dieci anni fa, le è stato tolto improvvisamente Alberto, l’uomo con il quale stava progettando il suo futuro. Non gliel’ho mai detto, ma io l’ho letteralmente contemplata: si è lasciata mettere in croce e poi portare dall’affetto e la solidarietà della comunità di amici e sognatori del gruppo Gim (Gioventù impegno missionario). E in questo lasciarsi portare, ha potuto concedere ai suoi occhi di guardare in alto e trovare l’olio per le sue ferite e l’ossigeno per il suo cuore. Non so se abbia chiesto a Dio il “perché?”, ma non si è chiusa in sé stessa aspettando una risposta. Ha sostenuto l’esame di Stato di medicina ed è partita per il Kenya, esperienza che stava preparando assieme ad Alberto. Si è attaccata stretta a ciò che le dava vita, alle sue passioni, a ciò che la faceva sognare. Dopo sette anni, ci siamo riviste a Verona. Adesso ha una famiglia bellissima, che ama tanto, e condivide con suo marito la passione missionaria. Mi ha raccontato di sé, ho lasciato che le sue parole scorressero lievi e ve le consegno.
Tutto è cominciato nel 2000, quando mi sono imbattuta, quasi per caso (ma nulla è “per caso”), nel cammino Gim, dove ho incontrato bellissimi volti e cuori, e, ovviamente Gesù, attraverso il volto di Daniele Comboni... Ho avuto la sensazione di aver trovato finalmente il “vestito che calza a pennello”, cercato da tempo. L’incontro si è trasformato, ha iniziato a diventare non più un'esperienza, ma uno stile di vita, che ha chiesto e chiede concretezza, profondità e costanza nella preghiera, nei gesti e nelle scelte della vita quotidiana. Con alcuni giovani abbiamo iniziato un percorso di condivisione della Parola e della Vita, fino a quando si è deciso di formare una comunità di famiglie ... il Gruppo Malbes che rappresenta per noi la sfida che Comboni aveva lanciato, con successo, al suo tempo. Malbes, infatti, era un piccolo villaggio in Sud-Sudan dove laici e religiose/i vivevano insieme per far causa comune con ciascun essere umano, specialmente il più impoverito e debole, vivendo nello stile semplice di Gesù. Per noi, oggi, Malbes è il sogno di vivere insieme – ciascun nucleo famigliare con i propri spazi per il rispetto della sovranità della famiglia (per noi primo luogo di missione) e allo stesso tempo con spazi comuni – uno stile di vita sobrio ma felice, di fare comunità nella preghiera e nell’agire missionario che dipenderà dal luogo dove riusciremo “a trovare casa” (lavoro con immigrati, accoglienza di donne con bambini, di persone/famiglie in difficoltà, accoglienza di laici/che missionari in partenza e ritorno dalla missione, luogo di incontro e di formazione missionaria)».
Cara\o amica\o che hai letto fino a qui, decidi tu se non vale davvero la pena di seguire con passione il sogno che Dio ha messo nel tuo cuore!