Monsignor
Nervo: «Stare con i poveri e capire che il superfluo non
è nostro»
Monsignor
Giovanni Nervo, fondatore e per anni presidente della Caritas
italiana, ne ha parlato a Padova con i giornalisti dei
settimanali cattolici del Triveneto.
Carità
nella Chiesa - Caritas,
carità, non vuol dire elemosina. Cè il rischio di un
grave equivoco, perché anche allinterno della Chiesa è
diffusa questa interpretazione. «Invece caritas vuol dire
altro, bisogna tornare al suo vero significato che è amore:
è questo il termine squisitamente cristiano pur se ormai
esposto a equivoci». Fare caritas vuol dire esprimere
nei fatti lamore. Occorre tenerlo presente anche nelle
comunità parrocchiali, perché la Caritas non appaia come
un gruppo caritativo. Sui termini, occorre capirsi e
fare attenzione. Solidarietà,
per esempio, non sempre significa altruismo. Monsignor Nervo
ha citato il programma elettorale di Berlusconi nel 1994,
imperniato su cinque principi fondamentali uno dei quali era
proprio la solidarietà. «Ma una solidarietà affidata ai
meccanismi di concorrenza del mercato! Ben diverso», ha
sottolineato Nervo, «Giovanni Paolo II nella Sollicitudo
Rei Socialis, dove la solidarietà è la determinazione a
impegnarsi per il bene di tutti perché siamo tutti
responsabili del bene di ciascuno». Nella Chiesa, carità e
giustizia andrebbero sempre collegate. Un insegnamento che
non è scontato, ha detto monsignor Nervo, anche se Paolo VI
fu chiaro: non è da dare come carità ciò che è dovuto
per giustizia (Quadragesimo Anno). «La carità senza la
giustizia è falsa», diceva don
Milani. «Qui affiora il problema del superfluo e dello
stile di vita», ha puntualizzato Nervo, «superfluo non è
quello che ci avanza: bisogna ribaltare la prospettiva e
mettersi dalla parte di chi non ha, per capire che il
superfluo non è nostro e che ciò che ci è utile va
condiviso. Tra noi cè coscienza diffusa
dellelemosina, ma non della condivisione». Quale
solidarietà, dunque. La prima forma doverosa non è il
volontariato, ha provocato Nervo, ma fare bene il proprio
lavoro. La seconda è pagare le tasse e gestire
bene la cosa pubblica, la terza è sapersi mettere a
disposizione per gestire la cosa pubblica se si hanno le
capacità. «Attenti alle mistificazioni, alleccesso di
valorizzazione del volontariato: volontario è
aggettivo, da accostare a persona e lavoro. Il volontariato
ha valore prima di tutto in quanto è lavoro umano, non
perché è gratuito: quello è un valore aggiunto, ciò che
vale è il lavoro umano».
Carità
politica - Educare
alla legalità, documento del 1991 precursore di
Giustizia e pace, ci orienta. La società civile deve
riappropriarsi della sua funzione politica, troppo spesso
delegata ai professionisti. Si fa politica anche al di fuori
dei partiti, con
lassunzione di responsabilità, il controllo, lo
stimolo, la
lotta per la rimozione delle strutture sociali ingiuste.
Ci vuole una solidarietà lunga, ha detto Nervo, fatta
di leggi, di strutture. Si va sempre più verso la
cooperazione sociale, il non profit: un male? «Credo di no,
è una via per ringiovanire la solidarietà sociale, il non
profit crea anche lavoro e interessa i giovani. Però mi
chiedo: su cosa si regge? Qual è il movente? Attenzione: se
non cè anche volontariato, solidarietà sociale, amore,
molto rapidamente il non profit scivolerà nel profit, nel
profitto per qualcuno».
Fabbriche
di poveri - Monsignor
Nervo ha messo in guardia dalle fabbriche culturali della
povertà, «come la visione che indica il mercato e
limpresa come luogo dove meglio si esprime la moralità
del lavoro. La gente dovrebbe essere aiutata a riflettere:
se impresa e mercato sono la sorgente dei valori, da qui non
può scaturire solidarietà. Sono fabbrica di emarginazione,
basti vedere la legge
Fini-Bossi. Ascoltiamo, invece, le osservazioni del cardinal
Martini: si riduce il tempo per la famiglia, nel lavoro
cè troppa fatica e troppa incertezza». Il terrorismo?
«La fabbrica non è forse e principalmente negli arsenali
di Saddam o in Bin Laden, ma piuttosto nella miseria in cui
vivono due terzi degli abitanti della terra. Bisogna andare
alla radice: lha detto il Papa,
qualche volta Kofi Annan, timidamente lex ministro Renato
Ruggiero. La Chiesa non ha richiamato bene lindicazione
del Papa. Eppure, il presidente della Banca
Mondiale ha affermato che la migliore assicurazione
contro il terrorismo è laiuto ai Paesi poveri! Dobbiamo
dirlo», ha esortato Nervo, «dirlo almeno alla gente che
viene in chiesa. LAbbe Pierre disse che a distruggere il
mondo non sarà né il terrorismo né il blocco
comunista, ma la rabbia dei poveri».
La
scelta dei poveri - Scegliere
di stare dalla parte dei poveri. E la scelta evangelica,
del Signore, è «il marchio di fabbrica di un impegno
autentico», ha detto Nervo. Ma è anche dovere
costituzionale per tutti gli italiani: «Tutti i cittadini
hanno pari dignità sociale... E compito della Repubblica
rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che
impediscono il pieno sviluppo della persona umana...»
(articolo 3). Attenzione, però, che la scelta
preferenziale dei poveri non sia solo retorica. Ecco
alcuni indicatori per verificarlo, in ogni realtà
ecclesiale.
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Quale spazio occupano i problemi dei poveri nellordine
del giorno del Consiglio pastorale?
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I poveri compaiono fra le priorità del bilancio
parrocchiale?
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Come accogliamo i poveri in chiesa, nella canonica e nelle
opere parrocchiali?
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Rivolto anche ai sacerdoti: a chi si dà priorità nella
destinazione del nostro tempo e delle nostre attività?
Quanto spazio cè, oggi, per la cura danime? («Dovremmo
andare controcorrente!», ha esclamato monsignor Nervo).
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Quale spazio hanno i poveri nelle nostre preghiere?
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Quale spazio viene dedicato alla promozione della Caritas
non come gruppo caritativo ma come luogo di stimolo
per tutta la comunità e per la pastorale?
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Quali iniziative di formazione dei cristiani allimpegno
sociale e civile?
Su
tutto, una puntualizzazione: «non parliamo soltanto di
poveri in denaro, ma anche della famiglia che ha un figlio
tossicodipendente, della coppia di genitori che si divide
con un figlio da sistemare...».
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Noi
Mons. Nervo lo abbiamo incontrato ed ascoltato
durante
la Convivenza di
fine
2003 a Pesaro.
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lo speciale!!! |
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