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Cosa e’ la Banca Mondiale?

La Banca Mondiale é una delle creature della Conferenza tenutasi nel 1944 a Bretton Woods (USA), che vide la nascita del General Agreement on Tariffs and Trade (GATT) e del Fondo Monetario Internazionale (IMF).  Secondo lo statuto, gli scopi della Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo (International Bank for Reconstruction and Development - IBRD - il nucleo iniziale di quello che ora è il gruppo della Banca Mondiale) erano i seguenti: “assistere la ricostruzione e lo sviluppo dei territori dei paesi membri, facilitando investimenti di capitali per finalità produttive e promuovere la crescita equilibrata del commercio internazionale ... incoraggiando gli investimenti internazionali, per contribuire all’aumento della produttività, al miglioramento delle condizioni di vita e lavorative”. La Banca avrebbe operato fornendo garanzie per gli investimenti privati, e prestando direttamente dal proprio capitale. Inizialmente la Banca era stata istituita per assistere i paesi distrutti dalla guerra nell’opera di ricostruzione. Il primo prestito fu concesso alla Francia per un valore di 250 milioni di dollari, seguito da altri prestiti ad Olanda, Lussemburgo e Danimarca. Il primo prestito ad un paese in via di sviluppo fu approvato nel 1948, e precisamente per la costruzione di un impianto idroelettrico in Cile del valore di 1,5 milioni di dollari. Solo con la creazione dell’IDA nel 1960, però, la Banca diventa una vera e propria istituzione di sviluppo. Il capitale originale della Banca venne fissato a 10 miliardi di dollari, circa 70-80 miliardi di ora. Il 20% del capitale sarebbe stato effettivamente sborsato dagli stati membri, ed il resto messo a disposizione a titolo di garanzia (il cosiddetto “callable capital”). Ciò permette alla Banca di muoversi liberamente nei mercati internazionali e cercare risorse per finanziare i propri prestiti oltre che chiedere fondi in prestito ai governi ed alle banche centrali. Questi versamenti hanno permesso di concedere prestiti per almeno 270 miliardi di dollari, reperiti con operazioni finanziarie sui mercati azionari internazionali, tramite la vendita di azioni IBRD garantite da Moody’s con tre A (AAA - il massimo dell’affidabilità finanziaria). Dalla sua nascita e fino al 1993 l’IBRD ha concesso oltre 3500 Prestiti per un totale di 235 miliardi di dollari. I prestiti dell’IBRD, in genere, vengono ripagati dopo un periodo di cinque anni di “grazia”, dopo il quale i governi hanno dai 15 ai 25 anni per ripagare il prestito ai tassi di mercato. I prestiti IDA destinati invece ai paesi poveri sono ad interesse zero. Mentre per l’IBRD la dotazione di capitale e’ assicurata dai pagamenti degli interessi suoi prestiti, e dall’emissione di azioni, per l’IDA almeno un terzo della dotazione e’ garantita con ricostituzioni di capitale su base triennale. I paesi donatori vengono quindi chiamati ogni tre anni a versare nuove quote associative all’IDA. Il gruppo della Banca Mondiale è oggi formato da IBRD, IDA (International Development Agency), IFC (International Financial Corporation), MIGA (Multilateral Investment Guarantee Agency) e ICSID (International Centre for the Settlement of Investments Disputes).

 

 

Cosa fa la Banca Mondiale?

 IDA e IBRD concedono: a. prestiti per progetti Ovvero progetti per la costruzione di dighe, strade, infrastrutture, sfruttamento delle risorse naturali, gestione delle acque, sanità, energia, etc. b. prestiti per settori Rivolti, cioè, a rafforzare determinati settori produttivi e dell’economia, e vincolati per lo più a programmi di privatizzazione. c.  prestiti istituzionali Elargiti allo scopo di ristrutturare le istituzioni locali al fine di ridurre le barriere al libero accesso di investimenti privati. Ad esempio in alcuni paesi la Banca ha istituito agenzie private nel settore energetico, che potessero facilitare i contatti con investitori privati stranieri (ad esempio l’Energy Generation Agency of Thailand - EGAT in Thailandia). d. prestiti per programmi di aggiustamento strutturale Questi si distinguono in SALs (Structural Adjustment Loans) e SECALs (Sectoral Adjustment Loans). Nel 1999, circa il 64% del bilancio della Banca (pari a 29 miliardi di dollari) sono stati destinati ai programmi di aggiustamento strutturale, ovvero a quelle misure che si ritengono necessarie affinché il paese possa godere della fiducia degli investitori privati e preparare le economie nazionali all’integrazione nell’economia mondiale. La stabilizzazione delle economie, fattore-chiave per creare un “clima favorevole agli investimenti”, viene garantita tramite l’imposizione di pacchetti di riforma economica che prevedono: * riduzione della spesa pubblica, inclusi tagli ai servizi sociali, (istruzione, sanità) considerati non produttivi in termini economici; * cancellazione dei sussidi per le classi più povere; * restrizioni all’accesso al credito; * privatizzazione delle imprese statali; * liberalizzazione degli scambi; * riorientamento dell’economia verso i mercati di esportazione; * rimozione delle barriere agli investimenti privati; * deregulation del mercato del lavoro. In un documento confidenziale del maggio 1999, la Banca ha dovuto ammettere che la stragrande maggioranza dei programmi di aggiustamento strutturale non rispettano le direttive sull’impatto ambientale, sono svolti senza alcuna consultazione con le popolazioni locali e la societa’ civile, ed hanno avuto un impatto quasi nullo sulla riduzione della poverta’. Gia’ nel 1996 la Banca aveva ha prodotto nel 1996 un documento intitolato The Social Impact of Adjustment Operations , nel quale venivano esaminati i piani di aggiustamento effettuati in 53 paesi dal 1980 al 1993. Secondo il documento, in 8 dei 23 paesi campione si é avuto un aumento della povertà, mentre in 11 dei rimanenti 15 paesi la povertà é diminuita meno del 2%. Le spese sociali procapite - inoltre - sarebbero diminuite in 60% dei paesi campione. Oltre agli aggiustamenti strutturali, la Banca e’ intervenuta dal 1997 ad oggi soprattutto in soccorso delle economie in crisi e per la liberalizzazione degli scambi commerciali. Insieme al FMI la Banca ha infatti aiutato i paesi sconvolti dalla crisi dinanziaria del 1997, concedendo prestiti per le cosiddette “reti di sicurezza sociale”, programmi cioe’ mirati da una parte a compensare gli effetti devastanti delle crisi finanziarie sulle classi marginali, e dall’altra a rendere meno indigeste le politiche di austerita’ imposte dal Fondo. Sempre relativo al quadro “macro” va menzionato, l’accordo di convergenza tra BM, IMF e WTO. La Banca ed il WTO operano insieme tramite l’Integrated Framework per sostenere i paesi poveri ad usare la liberalizzazione degli scambi commerciali come occasione di crescita e sviluppo. in Tanzania, la piu’ recente Country Assistance Strategy e i SALs e SECALs prendono in considerazione i regimi di scambio multilaterali. Tra il 1981 ed il 1994 la Banca mondiale ha concesso 238 prestiti per sostenere la liberalizzazione del commercio o politiche di scambio in 75 paesi. Dal 1995 54 operazioni di aggiustamento strutturale IBRD ed IDA, (il 65% di tutte le operazioni di aggiustamento strutturale) hanno sostenuto riforme delle politiche commerciali e del tasso di cambio con l’estero. La Banca finanzia ad esempio progetti come l’ International Trade and Integration Project” in Ecuador (21 milioni di dollari) per sostenere l’applicazione delle regole del WTO.  (export-oriented growth and liberalization).

 

Cosa fanno IFC e MIGA?

IFC e MIGA operano in supporto al settore privato, l’IFC partecipando direttamente a compagnie miste, o sostenendo programmi di privatizzazione, la MIGA concedendo alle imprese assicurazioni per la copertura del rischio politico: IFC e MIGA sostengono principalmente progetti infrastrutturali per lo sfruttamento di risorse naturali, quali centrali elettriche, oleodotti, porti, strade, progetti di estrazione mineraria, cementifici, ma anche alberghi ed impianti di imbottigliamento della Coca-Cola. Tristemente famosi per il loro impatto ambientale la diga di Bio-Bio in Cile (IFC) e la miniera di oro di Lihir in Papua Nuova Guinea (MIGA). Per altri progetti controversi vedi sotto. Come interviene nelle priorita’ di sviluppo dei paesi? I funzionari della Banca mettono a punto un documento di strategia, chiamato Country Assistance Strategy, negoziato con le autorita’ governative dei paesi destinatari. In questi documenti vengono elaborate ed identificate le principali linee di intervento, il quadro politico di riferimento per la assistenza allo sviluppo e per le linee di credito della Banca mondiale per un periodo indicativo di tre anni. Per fare un esempio la nuova Country Assistance Strategy per il Ciad, ruota intorno ai proventi derivanti dall’estrazione del petrolio, e sulla destinazione di questi a programmi di lotta alla poverta’. La Banca quindi definisce con la CAS quale saranno le direttrici di sviluppo e politica economica dei paesi. In passato le CAS sono state criticate duramente per la mancanza di trasparenza, e di consultazione pubblica – le Cas spesso erano stilate a tavolino senza il contributo ne’ l’approvazione dei parlamenti e delle organizzazioni sociali - al punto che nel corso dell’ultimo negoziato per il rifinanziamento dell’IDA i paesi donatori hanno chiesto l’impegno a rendere le CAS pubbliche. Inoltre di recente la Banca, sempre su pressione delle ONG e dei governi ha iniziato un programma per l’integrazione delle componenti ambientali nelle CAS. Il Comprehensive Development Framework (o quadro integrato di sviluppo) è una matrice per coordinare le iniziative dei vari attori della cooperazione in ogni paese “cliente”. IL CDF e’ composto di 3 caratteristiche: a. coerenza tra politiche economiche, sociali e strutturali e riconoscimento della loro inter-relazione; b. sostegno al ruolo centrale dei governi nel fissare le priorita’ ed i processi di sviluppo, con la partecipazione della societa’ civile, del settore privato e dei Parlamenti; c. coordinamento tra i donatori. Con il CDF la Banca tenta di risolvere il nodo gordiano rappresentato dal fatto che che i PAS non hanno portato allo sradicamento della poverta’, poiche’ danno tradizionalmente priorita’ agli obiettivi di stabilizzazione e aggiustamento macroeconomico sugli obiettivi di sviluppo sociale. Ciononostante, risulta poco chiara la scala di priorità data alla necessità di stabilizzazione macroeconomica e l’urgenza di garantire lo sviluppo sociale, o quantomeno tutelare gli interessi delle popolazioni più marginali e povere. La Banca riconosce certo l’importanza delle tematiche sociali nel processo di sviluppo. Tuttavia il CDF separa la sfera economica da quella sociale, secondo un approccio intersettoriale piuttosto che “olistico” nel quale cioè vengano prese in debita considerazione le conseguenze sociali delle politiche economiche.  Inoltre, il CDF non fornisce alcuna indicazione sulle modalità attraverso le quali la Banca dovrà recepire gli obiettivi indicati nel Summit sullo Sviluppo sociale di Copenaghen, né contiene un’analisi dei possibili conflitti tra politiche economiche ed effetti sociali.

 

Cosa sono le Poverty Reduction Strategy Papers?

Sono le nuove strategie integrate di lotta alla poverta’ le cosiddette Poverty Reduction Strategy Papers, lanciate da Banca mondiale e FMI nel loro ultimo Incontro Annuale del settembre 1999. Secondo quando affermato da Banca mondiale e Fondo Monetario Internazionale, le PRSP identificheranno le strategie per superare la poverta’, programmi nel settore sociale, azioni per promuovere la crescita, sviluppo rurale, infrastrutture locali, creazione di posti di lavoro da parte del settore privato, partecipazione pubblica, buon governo ed indici di prestazione stabiliti e monitorati con processi partecipativi. Il principale obiettivo istituzionale delle PRSP e’ quello di garantire maggiore coerenza tra gli interventi della Banca mondiale e del FMI in tema di lotta alla povertà, e di rafforzare, almeno sulla carta, la capacita’ dei governi di gestire programmi di sviluppo sociale e lotta alla poverta’.Questa presa di coscienza e’ da accogliere con interesse e soddisfazione, tuttavia permangono molti dubbi e preoccupazioni riguardo alla portata ed agli effetti di tale nuovo sviluppo soprattutto considerando che con questa iniziativa il Fondo Monetario entra in un campo che non gli compete, quello dello sviluppo a lungo termine e della lotta alla poverta’. Il PRSP e’ “venduto” da Banca e Fondo come un meccanismo che permetterebbe di superare l’approccio tradizionale seguito dalle due Istituzioni, centrato esclusivamente su imperativi di stabilizzazione macroeconomica, i cosiddetti Piani di Aggiustamento Strutturale (PAS). Non solo, ma tale nuovo sviluppo viene ora preso come “condizionalita’” per i paesi indebitati per poter accedere ai meccanismi di riduzione del debito nell’ambito della iniziativa Enhanced HIPC.  (Highly Indebted Poorer Countries’ Initiative). Al di la’ della retorica, pero’, i PRSP riaffermano lo status-quo, di due istituzioni che continuano a dettare dall’alto le priorita’ di sviluppo dei paesi, a non accollarsi le responsabilita’ dei propri errori, a dare centralita’ alle politiche macroeconomiche neoliberiste, deregulation, e liberalizzazione degli scambi commerciali e degli investimenti e dei conti di capitale.  Gli obiettivi sociali dello sviluppo, cioè la lotta alla povertà, la crescita finalizzata alla piena occupazione, lo sviluppo sostenibile e la coesione sociale resteranno di nuovo subordinati alle priorità di gestione macroeconomica. Cio’ e’ ancor piu’ grave se si considera che i PRSP non fanno chiarezza sul rapporto che intercorre tra politiche monetarie e lotta alla poverta’, nonostante il fatto che gia’ in occasione di una valutazione esterna dei programmi di aggiustamento strutturale dell’FMI , il Fondo era stato duramente criticato per l’eccessiva enfasi posta sulla stabilizzazione macro-economica rispetto alla riduzione della poverta’.

 

Chi controlla l’operato della Banca mondiale?

Al suo interno, il CODE, Committee on Dvelopment Effectiveness che e’ un organo del Consiglio Direttivo, incaricato di vagliare progetti e programmi secondo i loro obietivi iniziali. C’e’ una struttura di controllo di qualita’ chiamata Quality Assurance Group (QAG) ed una struttura di valutazione OED, Operations Evaluation Department che di norma effettua valutazioni ex-post su progetti e politiche settoriali.  C’e poi una struttura indipendente composta da tre esperti nominati dalla Banca e dal Consiglio dei Direttori, alla quale possono far ricorso individui, ONG o gruppi che si ritengano danneggiati da errori della Banca, ovvero dalla mancata ottemperanza da parte del personale, di politiche operative e norme interne. Questa struttura si chiama Inspection Panel ed e’ stata creata nel 1993 sulla scia delle forti critiche provenienti dall’interno e dall’esterno della Banca sul progetto idroelettrico di Narmada in India L’Inspection Panel, finora competente solo per IDA e IBRD puo’ svolgere indagini di campo, consultare le comunita’ locali e proporre misur di mitigazione o di rimedio a progetti dimostratisi errati o dannosi. Purtroppo le dinamiche politiche all’interno del Consiglio dei Direttori Esecutivi e la convinzione da parte dei rappresentanti dei PVS che il Panel possa rappresentare una ingerenza indebita negli affari interni del loro paese, hanno indebolito notevolmente il mandato originario di quest’ istituzione, invisa anche a molti funzionari della Banca.

 

Come e’ organizzata e chi decide?

Al vertice della Banca siede il Consiglio dei Governatori (Board of Governors ) dei paesi membri che si riunisce una volta l’anno, in settembre-ottobre, in occasione dell’Incontro Annuale della Banca. Il Governatore é di norma il Ministro del Tesoro o delle Finanze del paese.  Subordinato al Consiglio dei Governatori c’é il Consiglio dei Direttori Esecutivi (Board of Executive Directors ) che ha la facoltà di approvare i prestiti IBRD ed i crediti IDA. Le decisioni per la maggior parte vengono prese per consenso, e dipendono in gran parte dalla qualità delle proposte presentate dallo staff della Banca. Il Presidente della Banca Mondiale é anche presidente del Consiglio dei Direttori che lo elegge.  Tutti i presidenti della Banca Mondiale sono stati americani, fino all’attuale James Wolfensohn. Lo staff ed i funzionari della Banca competenti per singoli paesi sono suddivisi in dipartimenti regionali, ognuno dei quali é controllato da uno dei vicepresidenti della Banca.  Inoltre esistono 12 sezioni operative che si occupano di questioni quali personale, finanze, sviluppo sostenibile, sviluppo delle risorse umane, politiche operative e sviluppo nel settore privato. In seguito alla riforma iniziata dal Presidente Wolfensohn con il cosiddetto Strategic Compact, buona parte del personale e’ stato decentrato in sedi periferiche al fine di agevolare i rapporti con le realta’ locali e le autorita’ dei paesi destinatari degli aiuti.

 

A chi serve? Cos’e’ il Washington Consensus?

La Banca gioca un ruolo chiave nel promuovere gli interessi commerciali del settore privato. Negli ultimi anni si é notato un costante aumento dell’impegno del gruppo della Banca nel cosiddetto private sector lending e nel campo delle garanzie di credito agli investimenti ed assicurazioni di rischio politico, compiti espletati al momento dall’IFC e dal MIGA rispettivamente. L’IFC inoltre partecipa in quote azionarie di joint ventures con imprese multinazionali. Il ruolo di IFC e MIGA è costantemente in crescita in uno scenario globale che vede il volume di flussi di capitale privato dominare ormai il mercato. Il volume dei cosiddetti FDI (foreign direct investments ) delle imprese private e multinazionali verso i PVS supera ormai quello relativo agli aiuti ufficiali allo sviluppo. In questo scenario, la Banca sta tentando di cambiare il suo ruolo: sempre più finanzia piani di aggiustamento strutturale e concede prestiti di supporto alle politiche di privatizzazione e di garanzia agli investimenti privati, per creare così un ambiente favorevole agli investimenti delle società multinazionali.  Secondo alcuni osservatori la Banca si starebbe così trasformando in una banca commerciale pubblica piuttosto che in una banca di sviluppo. Di qui la critica mossa da più parti verso la Banca come istituzione del corporate welfare , non più fedele al proprio mandato di lotta contro la povertà. Un’istituzione che canalizzerebbe cioè denari del pubblico contribuente in operazioni di puro sostegno alle imprese commerciali.  Nonostante il tentativo di cambiare pelle, con il nuovo presidente Wolfensohn, esistono tuttora delle contraddizioni fondamentali tra quello che la Banca propugna e i risultati effettivi delle sue politiche. Da una parte il nuovo Presidente annuncia una serie di promettenti cambiamenti nelle politiche e negli atteggiamenti della Banca nei confronti delle popolazioni locali, delle Organizzazioni Non Governative e dei modelli di sviluppo da essa diffusi, nonché dell’ambiente e della trasparenza.

Dall’altra, però, resta invariato l’obiettivo principale della Banca:

liberalizzare la circolazione di capitali, stimolando la crescita economica quantitativa, nella speranza che la stessa produca benessere per le popolazioni povere. Banca mondiale e Fondo Monetario Internazionale applicano quindi alla lettera le prescrizioni del Consenso di Washington.

 

 

Banca mondiale ed ambiente

Dal vertice di Rio del ‘92 il Gruppo della Banca Mondiale, che riceve metà dei suoi finanziamenti dalle nazioni del G-8, ha speso 12,4 miliardi di dollari in progetti di sfruttamento di carbone, petrolio e gas. Le emissioni di gas-serra prodotte da questi progetti (9,9 miliardi di tonnellate di carbonio) supereranno di ben tre volte l’ammontare complessivo di emissioni di gas serra di tutti i paesi OCSE nel 1997 (2,7 miliardi di tonnellate di carbonio). Inoltre la Banca Mondiale spende circa cento volte di più nei progetti che aumentano il riscaldamento globale di quanto investe in progetti per contrastarlo, come quelli della Global Environmental Facility (GEF). Il 90% dei fondi concessi dalla Banca Mondiale in progetti di sfruttamento di combustibili fossili sostiene gli interessi di multinazionali operanti nel campo energetico.

 

La strategia ambientale della Banca mondiale

La Banca nel 2000 riscriverà la sua strategia per lo sviluppo sostenibile, entro la fine dell’anno. Nel contempo l’OED sta svolgendo un programma di ricerca dal titolo “Making Long Term Development more sustainable”, i cui risultati, previsti per settembre del 2000 potranno essere integrati nella versione definitiva della nuova strategia. Al momento la Banca non dispone di una vera e propria strategia ambientale.  Il dipartimento ambiente della Banca sta pertanto preparando una serie di documenti di discussione. Verranno svolte anche alcune valutazioni e pubblicati “Review papers” sui numerosi argomenti, tra cui: a. revisione del portafoglio prestiti della Banca b. revisione portafoglio IFC c.  Strategie ambientali regionali d. Revisione delle strategie settoriali e.

Revisione ambientale delle County Assistance Strategies f. Partenariato

g. Consultazione h. Vulnerabilità ai mutamenti ambientali Le nuove

priorità ambientali della Banca in riferimento alla lotta alla povertà

sono le seguenti: - Salute ambientale - Gestione sostenibile delle

risorse naturali e delle fonti di sostentamento - Vulnerabilità a

mutamenti ambientali - Capacita’ istituzionale ed empowerment -

Convenzioni Internazionali

 

Qualche esempio di progetti controversi

 

Ø      Western China Poverty Reduction Project: I 160 milioni di dollari (60 Ibrd e 100 Ida) richiesti per progetti di sviluppo agricolo serviranno anche all’insediamento di 68.000 contadini cinesi nell’area autonoma tibeto-mongola di Qinghai. Il progetto, che tra l’altro verrà attuato anche nella provincia in cui nacque il Dalai Lama, sembra rientrare nelle strategie cinesi per indebolire l’identità culturale delle minoranze. L’insediamento di altri gruppi etnici – Han, Hui, Tu e Salar – farà diminuire anche del 60% la loro presenza sul territorio, mentre l’arrivo di nuovi coloni islamici renderà difficili i rapporti con i buddhisti tibetani. Forti le preoccupazioni per l’impatto ambientale. Infatti il programma ‘anti-povertà’ prevede anche la costruzione di una diga e di infrastrutture per l’irrigazione ma, essendo stato inspiegabilmente classificato ‘non a rischio’ e quindi di categoria B e non A, non sarà sottoposto alle valutazioni e ai controlli previsti delle politiche operative della Banca. La parte piu’ controversa del progetto approvato a giugno del 1999, quella relativa al reinsediamento, e’ stata a suo tempo stralciata in attesa del risultato dell’indagine dell’Inspection Panel. -

Ø      Lesotho: Lesotho Highlands Water Project - Il progetto prevede la realizzazione di sei grandi dighe, 200 Km di tunnel sotterranei ed un impianto idroelettrico di 110 MW: entro il 2027, ben il 40 per cento della portata del fiume arancione, pari a 70 metri cubi al secondo, sarà deviata verso la regione sudafricana del Guateng a nord del Lesotho. La Banca mondiale e la Banca Europea degli Investimenti risultano tra i finanziatori della fase 1B del progetto che prevede la costruzione della diga di Mohale, alta 145 metri: l’impresa leader della cordata che ha vinto l’appalto è l’Impregilo di Milano, che già all’interno dello stesso progetto aveva realizzato la diga di Katse, la più alta d’Africa con la sua muraglia alta 182 metri. Il progetto non ha avuto una valutazione di impatto ambientale, gran parte delle persone interessate dal progetto hanno ricevuto una stima riduttiva delle compensazioni dovute, l’erosione è sempre più evidente, sono state concesse a rilento le compensazioni per le proprietà comuni, come le terre da pascolo, nessun progetto di sviluppo di reddito è stato realizzato, nonostante il trattato del 1986 parlasse di un ristabilimento di condizioni uguali a quelle preesistenti al progetto per le popolazioni locali interessate dai lavori. Le scosse sismiche causate nel 1996 dal riempimento del serbatoio di Katse hanno provocato pesanti danni ai villaggi adiacenti il bacino: in ben pochi casi i danni sono stati riparati.

Ø      Ecuador: Prodeminca Il progetto, per il quale la Banca mondiale ha stanziato 14 milioni di dollari, prevede il sostegno a modelli ecocompatibili di sfruttamento delle risorse minerarie nel paese, la formazione di quadri, e la mappatura dei giacimenti di minerali strategici nella regione andona della Sierra per agevolare gli investimenti privati nel settore. Le comunità locali della valle di Rio Intag a Nord del Paese rappresentate da DECOIN temono che la pubblicazione dei dati relativi ai giacimenti presenti nella regione a ridosso della importante riserva naturale di Cotacachi-Cayapas possa dare impulso allo sfruttamento illegale ed indiscriminato dei giascimenti di rame da parte di minatori artigianali. Le comunita’ locali, gia’ impegnate in campagne di resistenza contro le miultinazionali Rio Tinto Zinc e Bishimetal, denunciano la violazione da parte della Banca di alcune direttive interne relative alla valutazione di impatto ambientale , protezione degli ecosistemi a rischio e consultazione con le comunita’ locali.

Ø      Guatemala: Diga di Chixoy. Per costruire la diga di Chixoy, finanziata dalla Banca e costruita dalla Cogefar Impresit italiana, durante la lunga e sanguinosa guerra civile che ha fatto circa 200,000 vittime, l’esercito del Guatemala ha applicato una politica di pulizia etnica totale delle popolazioni che risiedevano nella zona del bacino.  L’intervento di sviluppo che il progetto doveva rappresentare si è concretizzato in massacri avvenuti dal marzo al settembre del 1982 e in uccisioni e sparizioni successive, che sono costati la vita a più della metà della comunità di Rio Negro (la più colpita) e il reinsediamento forzato in “villaggi modello” - dove tuttora risiedono- dei sopravvissuti. Nel rapporto apparso nel febbraio 1999 la Commissione della verità istituita dalle Nazioni Unite ha classificato la violenza avvenuta a Rio Negro come atto di genocidio. La Banca mondiale, solo dopo la denuncia dell’accaduto avvenuta a distanza di 14 anni da parte di Witness for Peace, un’organizzazione americana, ha riconosciuto i fatti, negando però una responsabilità negli stessi, e ha avviato un processo di compensazione inadeguato e tardivo. Le imprese di costruzione, testimoni durante tutto il periodo, non si sono mai pronunciate. Il governo è accusato, oltre che di genocidio, di avere utilizzato i prestiti internazionali, che dovevano coprire le azioni di reinsediamento e compensazione, per finanziare le attività di controinsurrezione. 

Ø      Ciad-Camerun: Il progetto “Chad-Cameroon Oil and Pipeline Project”, prevede lo sfruttamento dei giacimenti petroliferi di Doba, nel Ciad meridionale, e la costruzione di un oleodotto di circa 1100 km attraverso il Camerun per portare il petrolio fino alla costa. Il progetto promosso da un consorzio formato da Esso, Chevron e Petronas, prevede un finanziamento dalla Banca Mondiale pari a 350 milioni di dollari e di garanzie per attrarre investimenti privati dell’ordine di 1-1,5 miliardi di dollari. (vedi dossier su questo sito) India: Il National Thermal Power Corporation Power Generation Project prevede la costruzione di 15 centrali a carbone nei prossimi dieci anni. Secondo le ONG che hanno presentato il ricorso la BM ha violato le linee politiche su reinsediamento forzato, popoli indigeni, valutazione di impatto ambientale, partecipazione delle popolazioni locali, supervisione, monitoraggio e valutazione di progetti alternativi. I progetti finanziati a Singrauli hanno provocato distruzione di foreste, inquinamento atmosferico e delle acque: le popolazioni hanno di conseguenza subito gravi danni. Non hanno ricevuto risarcimenti o garanzie per il miglioramento delle proprie condizioni di vita, secondo quanto previsto dalle linee guida della BM per il reinsediamento forzato. I finanziamenti erogati non hanno portato alcun beneficio alle comunità locali: due terzi delle popolazioni minacciate da progetti nel settore energetico sono disoccupate. E, come se non bastasse, nonostante 5 megacentrali termoelettriche e 12 miniere di carbone già operanti nella regione, la maggior parte della popolazione non dispone di energia elettrica.

Ø      Brazil Land Reform and Poverty Alleviation Project. Il piano Banco da Terra, prevede prestiti per 750 milioni di dollari per un periodo di 4 anni per creare una banca alla quale i senza terra potranno chiedere prestiti per comprare terra dai grandi latifondistii. Secondo la Campanha Global pela Reforma Agraria no Brasil, Banco da Terra comporterà una serie di conseguenze negative sul programma di riforma agraria e sulle condizioni di vita dei lavoratori rurali. Il progetto è parte di una serie di misure adottate dal Ministro della Riforma Agraria, in seguito alla pressione dei grandi latifondisti sul governo brasiliano, che intendono riaffermare il potere delle oligarchie del latifondo, mantenendo i lavoratori rurali subordinati agli interessi dei proprietari terrieri. Banco da Terra provocherà una rapida espansione della speculazione fondiaria, conseguente all’aumento dei prezzi della terra, ed un maggiore indebitamento dei senza terra (Sem Terra). Infatti i prestiti dovranno essere ripagati entro dieci anni, dopo un periodo di grazia di tre anni, con interessi pari a circa il 18,06% l’anno, tra i più alti per finanziamenti in zone rurali del Paese.

Ø      Liberia: Liberia Agricultural Company Project --- il sostegno all'agribusiness da parte dell'IFC sta aprendo la strada allo sfruttamento illegale delle poche foreste tropicali rimaste nel paese

Ø      Azerbaijian-Georgia: . Azery-Georgia Oil Pipeline project: non è stata svolta alcuna valutazione di impatto ambientale, le popolazioni sono state reinsediate senza risarcimento, non c’e’ trasparenza Uganda:

Ø      Bujagali Falls Dam Uganda - la diga distruggerà habitat unici, e sarà del tutto inutile a soddisfare il fabbisogno energetico del paese Peru:

Ø      Yanacocha Gold Mine in Peru. L'IFC è azionista della Minera Yanacocha, la più grande miniera d’oro dell'America Latina una delle più grandi del mondo, di proprietà della Newmont Corporation americana che già opera con grande impatto sociale ed ambientale inaltri paesi, quali Filippine ed Indonesia. La miniera usa cianuro per sintetizzare l’oro, ed ha causato grave inquinamento delle sorgenti di acqua potabile utilizzare dai campesinos locali. Negli ultimi anni la miniera ha violato per almeno 200 volte gli standard fissati dall’Organizzazione Mondiale del Commercio;

Ø      Repubblica del Kyrgizstan: Il 20 maggio del 1998 si è verificata una disastrosa fuga di cianuro nella miniera aurifera di Barskaun, in Kirghizistan. Quattro persone sono rimaste uccise dalle esalazioni, mentre si contano a decine quelle avvelenate. Le notizie sul grave incidente non sono trapelate finché gli abitanti del luogo non hanno inscenato una dimostrazione di protesta: non solo per i rischi che correvano, ma anche per i casi di corruzione e di furto durante la distribuzione dei risarcimenti dei danni subiti dalle famiglie dei minatori. I dimostranti si sono scontrati con la milizia locale e sette di loro sono finiti in ospedale, mentre molti altri sono stati arrestati in via cautelativa. La denuncia è del Mineral Policy Center di Washington, che accusa l’International Finance Corporation (Ifc, agenzia del gruppo della Bm che si occupa di finanziare iniziative del settore privato) di coprire le violazioni delle due ditte responsabili dei lavori nella miniera: la Kumtor Operating Company (Koc) e la Cameco.